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Tre Domande a: CATE

Tre Domande a: CATE

| Redazione

Cosa vorresti far arrivare a chi vi ascolta?

Emozioni, sia “belle” che “brutte”, se così sono definibili. Vorrei riuscire a far star malissimo chi ascolta brani come Stracci e La mia generazione, ma, soprattutto nel secondo caso, anche far riflettere chi non ha mai vissuto certe cose e accendere una lucina in fondo al tunnel a chi invece le sta vivendo. Far capire che non si è mai soli. Condividere il dolore. E condividere la gioia, l’amore. SMN ha la capacità di far rivivere a me in primis l’emozione fortissima che provavo prima di vedere la persona che amavo (nel mio caso in stazione) e spero che chi l’ascolta riesca a percepire almeno in parte quell’adrenalina e quella voglia di vivere che solo l’amore, secondo me, riesce a far provare. 

 

Se dovessi scegliere una sola delle tue canzoni per presentarti a chi non ti conosce, quale sarebbe e perché?

Tra quelle uscite finora, sicuramente Manchi Tu, perché è la prima che ho scritto, e nonostante sia passato tanto tempo, quattro anni, è quella da cui è nato tutto. Anche per la scelta di pubblicarla piano e voce, che poi è come scrivo la maggiorparte delle volte. Mi ci sento più vera, più nuda, più io, nonostante la mia scrittura sia abbastanza diversa adesso. È la base, le fondamenta della persona e dell’artista che sono oggi. 

 

Quanto punti sui social per far conoscere il tuo lavoro?

La mia musica in realtà è nata sui social. Quando a 14 anni ho scritto la mia prima canzone, Manchi Tu, avevo una fanpage su Ultimo su instagram con un discreto seguito, su cui facevo spesso delle live in cui cantavo e suonavo le sue canzoni. Poi una volta provai a fare, appunto, Manchi Tu, e piacque molto. Da allora fino a quando non ho abbandonato quella pagina, ho sempre cantato e suonato i miei pezzi in live, è stato il mio primo pubblico. Tuttavia, non sono molto social. TikTok non lo so usare, sto iniziando adesso a fare qualcosina ma mi sento molto stupida. Instagram lo uso più per raccontare e condividere che per farmi conoscere. Per quello, parlo con la gente per strada e canto in giro. Letteralmente, fermo i passanti. Se fatto con un minimo di cervello e gentilezza, lo trovo molto carino, mi ha permesso di conoscere un sacco di persone interessanti e di ricevere dei feedback molto diversi. Non capisco quando e perché le persone abbiano smesso di parlarsi (ma questo è un altro discorso). Comunque, per quanto secondo me i social siano il mezzo più potente che abbiamo iniziato questo periodo storico, continuo a preferire la strada.