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Mese: Gennaio 2019

SEM, l’Indie-Inspired-Pop che ci porta su un “Altro pianeta”

Solo vent’anni ma un talento da vendere.

Si chiama Samuele Puppo, ma per gli amici è solo SEM – rigorosamente tutto maiuscolo. Un ragazzo che fa della semplicità la sua arma vincente, ingrediente segreto di ogni suo brano e personale peculiarità caratteriale.

Di recente ha firmato per “La Valigetta”, un’etichetta cremonese che fin da subito ha dimostrato interesse nei suoi confronti, dandogli fiducia nonostante quattro chiacchere…su Instagram. (Ebbene sì, i social servono anche a questo!)

Attualmente sta lavorando al suo primo disco che, tra non molto – mi promette – verrà anticipato da un nuovo singolo prodotto da, nientepopodimeno che Erik Thorsheim, produttore del già affermatissimo Boy Pablo.

 

Abbiamo fatto quattro chiacchiere, ecco di cosa abbiamo parlato.

 

Ciao Samuele! Raccontaci un po’ di te.

Ciao VEZ! Io sono Samuele, ho 20 anni e vengo da Celle Ligure. La mia passione per la musica nasce grazie a mio papà: vederlo suonare, anche solo per diletto, mi ha spinto a studiare chitarra prima e canto poi, all’età di 15 anni. I miei primi testi e le mie prime demo sono state in lingua inglese, forte delle mie influenze artistiche che affondavano – e affondano tuttora – le radici nella musica anglosassone, soprattutto nel Pop americano.

Dopo il primo EP ufficiale, registrato ormai tre anni fa, io e il mio batterista Nicola Arecco, abbiamo deciso di dare vita ad un nuovo progetto che è quello attualmente stiamo portando avanti con il nome di SEM.

 

Nella tua biografia, nel genere musicale, è indicato “Indie Inspired Pop”: ce lo spieghi?

Indie-Inspired-Pop è un’etichetta che mi piace molto e che mi è stata attribuita da Erik Thorsheim, il produttore del mio ultimo singolo. “Indie”, oggi, specialmente in Italia, è un termine molto ambiguo e talvolta pericoloso: vuol dire tutto e non vuol dire niente. Ciò che erroneamente pensa la gente dell’Indie è che sia un genere con delle caratteristiche ben precise; in realtà è più un’idea che un sistema di regole: basti pensare ad artisti come Calcutta e Carl Brave, due tipologie di musica differenti che però vengono collocate sotto lo stesso nome.

Io, come dico sempre, scrivo canzoni Pop. Tuttavia sono ispirato dall’Indie estero, che inserisco all’interno dei miei brani in base a ciò che mi piace”.

 

E oggi cosa ascolti?

La musica inglese e americana rientra tuttora nei miei ascolti principali ma, rispetto al passato, ho deciso di aprirmi maggiormente verso le nuove uscite e i nuovi artisti del momento. Ci sono stati diversi musicisti che mi hanno colpito e dai quali ho cercato di carpire il più possibile, come Rex Orange County, nel quale mi sono rispecchiato molto. Oltre all’Indie-Pop straniero coltivo una grande passione per la Black Music e il Soul in particolare. E poi c’è la musica italiana, di cui sto approfondendo solo ora il cantautorato.

 

È bello che tu prenda spunto dalla musica straniera per poi renderla tua in italiano…

La scelta di usare l’italiano è dettata dall’esigenza di voler comunicare determinate cose in un determinato modo: solo in italiano ci riesco perfettamente. Non è stato un modo per prendere parte alla scena italiana perché – come dicevo – è poca la musica italiana che ascolto e che mi piace davvero. Cerco però di mischiare i miei gusti per tirare fuori il meglio.

 

Dal 2015 al 2017 hai partecipato a numerosi festival: qual è il tuo ricordo più bello?

Una bellissima esperienza è stata sicuramente l’aver partecipato all’Acoustic Guitar Meeting nel 2015 a Sarzana. Ricordo di aver preso parte molte volte a questo festival come spettatore e ogni volta era un’emozione. Aver avuto l’occasione di salire su quel palco non più come spettatore ma come musicista è stata una grande soddisfazione.

Anche il Pistoia Blues è stato particolarmente emozionante: è stato il primo festival a cui ho partecipato, insieme a mio padre, quando avevo 9 anni. Potermi esibire in quella cornice, anche solo per 10 minuti, è stato incredibile.

 

Il 27 luglio scorso è uscito il tuo primo singolo Anche se: come sta andando?

Il pezzo sta andando bene. Nicola ed io siamo rimasti piacevolmente sorpresi da questo successo, non ce lo aspettavamo. Avevamo realizzato diversi pezzi ma abbiamo pensato a questo come singolo dell’estate; non avevamo molto tempo ma abbiamo comunque rispettato le tempistiche. L’aspettativa non era molto alta ma il singolo è andato decisamente meglio e questo mi fa venire voglia di tirar fuori cose nuove.

 

Attualmente stai lavorando a nuovi pezzi? Quali sono i tuoi progetti futuri?

Sì, sto lavorando al nuovo disco che verrà realizzato per La Valigetta, un’etichetta cremonese che ha da subito creduto in me pur non conoscendomi di persona. Tra non molto il disco verrà anticipato da un nuovo singolo.

 

Di recente hai collaborato con Zibba: che esperienza è stata?

Ho la fortuna di conoscere Zibba da tanto tempo – siamo addirittura quasi vicini di casa – ed è stato il primo artista italiano che ho ascoltato davvero sin da bambino. Nel momento in cui ho iniziato a cimentarmi nella scrittura ho pensato subito a lui come punto di riferimento, una persona che potesse darmi i giusti consigli, data la sua esperienza nella musica. Tra un brano e l’altro è nata così la collaborazione che ci ha portati a lavorare insieme sui testi dei due singoli Anche se e Altro pianeta. Una bellissima collaborazione.

 

Che cosa pensi dei talent show? Parteciperesti mai?

Questa è una domanda che ritorna spesso. Ma no, non parteciperei ai talent. Mi trovi scettico a riguardo e non è perché io mi senta migliore di qualcuno. Ho avuto l’occasione di prenderne parte, più volte, ma alla fine ho sempre rifiutato in modo istintivo. Penso che i talent siano e restino sempre dei programmi realizzati per la tv: che ci siano o che non ci siano, in fondo, non importa. Inoltre, ciò che ne esce è spesso ingigantito e per questo non li ritengo una fedele fotografia della realtà; finché ci divertono va bene ma stiamo attenti a dargli la giusta importanza.

 

Giovanna Vittoria Ghiglione

Lo Straniero – Quartiere italiano, 2018 (Tempesta Dischi)

Camminare di notte, lungo le vie della città, assorti nei propri pensieri. In silenzio. Ritrovarsi, poi, in prossimità di un piccolo centro abitato. Palazzi vicini, finestre con luci accese, altre dormienti.

Ombre che abitano costruzioni animate di cemento. Le storie dentro, fuori e oltre quelle finestre si trasformano in canzoni nel nuovo album de Lo Straniero, Quartiere italiano, pubblicato lo scorso 12 ottobre per La Tempesta Dischi.

A distanza di due anni dal disco di esordio, riprendendo uno stile personale caratterizzato da campionature elettroniche, ritmi psichedelici e l’alternarsi di Giovanni Facelli e Federica Addari alla voce, la band piemontese dimostra di essere ambiziosamente evoluta nella composizione sia musicale sia lirica.

Quattordici brani, quattordici episodi autoconclusivi sospesi tra realtà e fantasia che, in corso d’opera, si intersecano fino ad assumere la forma di concept album.

Sotto le mentite spoglie di una mancanza di direzione, si dà il via all’esperienza all’interno del condominio virtuale con una domanda, con Dove vai.

Eppure la prima traccia, oltre ad omaggiare il grande compositore Armando Trovajoli, innalza la bandiera di un manifesto artistico: “Con un codice preciso inizia un regime di pura fantasia”.

Ogni uomo, ogni personaggio, ogni x prende vita attraverso immagini evocative, metafore, contrasti, chiaroscuri. La titletrack invita a salire su una sorta di ascensore di vetro da cui si scorgono, piano per piano, sene della quotidianità.

Etnie, lingue. Origini, vissuti differenti si muovono tutti all’interno di uno spazio condiviso che, però, non equivale a sinonimo di conoscenza approfondita.

Esistenze che si incontrano, si sfiorano, si superano, restando per lo più “solo facce che non si riconoscono”. L’eterogeneità fa da denominatore comune.

Ci sono Madonne che camminano di notte, si aggirano per la periferia, assaggiano il sapore amaro della violenza ma tornano, sempre.

In Sorella, invece, una donna chiede aiuto per scappare dai fantasmi della mente e del passato. Suo fratello accoglie la preghiera, solo a costo di portarla in salvo lontano dalla terra. Tutto accade in tempo reale, a ciclo continuo.

Sulla scia di ritornelli avvolgenti e melodie accattivanti, ci si ritrova ad essere sia spettatori che protagonisti delle narrazioni. Le nostre storie diventano le storie di Sedute spiritiche, di Intrecci di corpi e di relazioni, di Vampiri, di anime che si aspettano, immobili, al quinto piano.

Lo Psicobisogno di una tregua, di un attimo per addormentarsi. Una necessità tanto impellente che a cantarla, nel disco, si aggiunge una voce di eccellenza, quella di Gian Maria Accusani (Prozac +, Sick Tamburo). Impronta inconfondibile de Lo Straniero è, infatti, la polifonia, la complementarietà delle voci e la presenza di cori.

L’inconscio non è più un sottofondo e parla: “Senti che cos’è che non va…”. Ci si può addormentare ma si rischia di fare il sogno sbagliato e risvegliarsi con la consapevolezza di dover accettare anche i nostri lati più tormentati e oscuri. È concessa, tuttavia, una pausa.

L’ascensore giunge al punto della corsa più alto. Il sesto piano, traccia strumentale di un minuto, frangente per placarsi, affacciarsi, guardando le stelle, respirando calma.

A rendere coesi tutti questi elementi è la produzione artistica di Alessandro Bavo (Subsonica, Levante, Virginiana Miller), raffinata e curata nei minimi dettagli. I suoni sintetici si amalgamano con naturalezza a quelli di chitarre, pianoforti, batterie. Ritmi etnici e orientaleggianti prendono per mano, da una parte, la melodia, dall’altra, la componente elettronica, creando arrangiamenti sperimentali davvero interessanti.

Un disco, un viaggio, uno spaccato di mondo. Molteplici dimensioni che si intrecciano, come fili colorati. Come quei fili colorati che, sulla copertina del disco, disegnano i profili dei protagonisti di Quartiere italiano. Punti di partenza e di arrivo disparati. Ma oltre i veli, le maschere, i progetti, i segreti, tutto Ritorna qui: all’uomo.

 

TRACKLIST:

  1. Dove Vai
  2. Quartiere Italiano
  3. Matematica e Aspirina
  4. Cardio
  5. Madonne
  6. Il Sesto Piano
  7. Seduta Spritica
  8. Sorella
  9. Intrecci
  10. Vampiro
  11. Psicosogno
  12. Il Quinto Piano
  13. Lastricato
  14. Ritorna Qui

Laura Faccenda

A cavallo con Tex… Alla Permanente di Milano

 Tex Willer, il cowboy italiano, compie 70 anni e Milano ha pensato di festeggiare il suo compleanno dedicandogli una mostra, curata da Gianni Bono.

L’Aquila della Notte, personaggio creato dalla penna Gianluigi Bonelli e dalla matita di Galep (Aurelio Galleppini) nel lontano 1948, è uno degli eroi di maggior successo del fumetto italiano e ha riscosso un’accoglienza più che positiva persino all’estero.

 

Gianluigi Bonelli

 

 

 

 

 

 

Gianluigi Bonelli

 

Aurelio Galleppini

Aurelio Galeppini

 

Ma chi è Tex Willer?

Per chi non lo conoscesse bene a prima vista potrebbe sembrare uno dei tanti cowboy, quelli che abbiamo visto tante volte nei film western, ma dietro questa facciata troviamo un personaggio molto più complesso.

Tex è un ranger, ma dalla parte degli indiani: Aquila della notte è infatti il saggio capo bianco delle tribù Navajos.

Questo mix fa di Tex un eroe senza pregiudizi: la sua missione è quella di prestare soccorso a chiunque ne abbia bisogno, indipendentemente dalla sua razza o dal suo credo.

 

annuncio 15 lire   chiedilo a Tex

 

La mostra celebra il compleanno del ranger nostrano attraverso foto, immagini e tavole inedite.

Ma perché una rivista di musica, nella sezione di arte, parla di una kermesse dedicata ad un fumetto?

La risposta è molto semplice.

Tex è stato l’eroe di diverse generazioni ed è ovvio che con le sue avventure abbia influenzato anche tutta una serie di musicisti, più o meno noti.

Partiamo con uno dei gruppi più conosciuti che hanno dedicato al nostro eroe un brano: i Litfiba. La band di Piero Pelù nel 1988 nell’album Litfiba 3 ha incluso un brano dal titolo Tex.

Quello dei Litfiba è solo un rimando all’eroe buono della Bonelli perché il testo è una critica al genocidio dei nativi americani.

Anche Loredana Bertè, che quest’estate ci ha fatto ballare con il singolo Non ti dico no, nel 1994 si è fatta ritrarre sulla copertina del suo album Bertex ingresso libero, nei panni dell’Aquila della notte.

L’ultimo esempio che vi farò è la ballata di Tex Willer scritta da Giorgio Bonelli, il figlio di Gianluigi, ed interpretata da Marco Ferrandini e Francesco Pozzoli.

La mostra che rimarrà aperta fino al 27 gennaio è ospitata al Museo della Permanente di Milano ed è dedicata non solo a chi conosce ed ama Tex ma anche a tutti i curiosi che vogliono avvicinarsi e vedere da vicino un pezzo della storia popolare italiana.

Se volete provare a calarvi nelle atmosfere del selvaggio west, e capire cosa si provava a cavalcare con il vento tra i capelli in compagnia degli indiani, Milano è il posto che fa per voi…almeno fino al 27 gennaio.

 

Laura Losi

Finley @ Alcatraz

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• Finley •

 

Alcatraz (Milano) // 12 Gennaio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Con l’ultimo concerto del tour i Finley lasciano un ricordo scoppiettante giocando in casa, a Milano appunto.
Un sabato 12 gennaio davvero “hot”, in una giornata incredibilmente soleggiata, anche se non caldissima. Questo strano sole di gennaio che saluta i Finley e ci accoglie, ci fa sentire a casa a noi della Riviera Est.
Ma anche se ci fosse stata la nebbia, la pioggia e il vento sarebbe stato lo stesso.
Lì all’Alcatraz avremmo comunque potuto ricevere il nostro premio: il live dei nostri quattro amici che con la consueta gentilezza ci riservano un pass photo+palco per poterli fotografare al meglio.
Scegli me poi come penultima canzone, come un regalo al proprio fedele pubblico in prima fila.
Una canzone alla quale i ragazzi sono molto legati e che è come sempre il top dell’emozione, per lo meno per il pubblico.
Frasi, parole e sentimenti di questa canzone sono stati ripresi più volte in tatuaggi e in citazioni online.
Abbiamo visto i Finley numerose volte in diverse parti d’Italia, ma mai come durante questa data questa volta si sono divertiti.
Super carichi per una serata con protagoniste le loro famiglie e anche tutto quel pubblico che ormai è come una famiglia allargata.

 

Come sempre un Grazie di cuore a Barley Arts.

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SETLIST:

 

ARMSTRONG

GRUPPO RANDA

DIVENTERAI UNA STAR

TUTTO QUELLO CHE HO

IL TEMPO DI UN MINUTO

SOLE DI SETTEMBRE + DENTRO LA SCATOLA

KEEP CALM AND CARRY ON

DOMANI

UN’ALTRA COME TE

RICORDI

MEDLEY

ADRENALINA

7 MILIARDI

AD OCCHI CHIUSI

ODIO IL DJ

FUMO E CENERE

FAT LIP

SCEGLI ME

TUTTO E’ POSSIBILE

 

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Foto e Testo: Luca Ortolani

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Anggun @ Bravo_Caffè

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• Anggun •

Bravo Caffè (Bologna) // 09 Gennaio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Non ero mai stato al Bravo Caffè di Bologna.

Sono quelle prime volte che sanno di imbarazzo, come una bocca nuova da baciare.
Intimità.

Curiosità.

Il locale è grande il giusto per contenere la sensualità e l’energia di Anggun, la  cantautrice indonesiana che vive attualmente in Francia e che molti di voi ricorderanno sicuramente per la hit Snow on the Sahara (1997).

Anggun sarà presente per ben tre date al Bravo Caffè (9/10/11).

Un click, poi un altro, e un altro ancora.

La voce di Anggun mi trasporta in atmosfere Lynchane, un po’ come essere al Bang Bang Bar di Twin Peaks.

Ma al posto dell’odore di birra e  dei mozziconi di sigaretta lasciati a finire di bruciare sul pavimento, c’è il profumo di ambra nera della ragazza vicino a me e del vino rosso nei calici sui tavoli del Bravo Caffè.

Le persone presenti intanto, cantano sulle  note di A Rose in The Wind.

La serata è una di quelle giuste, quelle che ti fanno sentire su di giri.

Metto via la macchina fotografica, chiudo gli occhi e ascolto. Solo, con me stesso.

Immagino le storie delle persone vicino a me e immagino la vostra faccia che sperando di trovare una recensione dettagliata del live in realtà vi state immergendo nei miei viaggi senza senso.

Per una degna conclusione, finisco la serata a comprare libri in una libreria di nicchia a pochi passi dal Caffè, che rimane aperta fino a tarda notte.

Ok, posso chiudere word, la macchina si è scaldata e posso tornare a casa.

Passo e chiudo.

 

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[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Foto e Testo: Luca Ortolani

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Naftalina @ Vidia_Club

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• Naftalina •

+
IESSE | Drive Me Dead

Vidia Club (Cesena) // 05 Gennaio 2019

 

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IESSE

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Drive Me Dead

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