Skip to main content

Film 2 releases Sorge*, a one song LP

Film 2 is a Swiss experimental noise-kraut band forming the vessel of the musical and energetical collaboration between Jonas Albrecht, Elias Bieri and Elischa Heller.

The three young musicians have been playing their way through the Swiss underground, drawing circles between dark cellars and niche festivals like «Bad Bonn Kilbi» for almost a decade. The explosive concerts full of brute emotionality, reaching from 20-minute-highspeed-sets to 4-hour-performances, have always been vital in searching for artistic and social urgency through high-volume sound and collective meditation.

Releasing their «Dark Sensual Krautrock» since 2017, their approach to publishing music has become more and more conceptual. Avoiding market-driven streaming-platforms, their 2020 LP «Unbewusste Liebe» is exclusively listenable on the website http://unbewusst.love, where it streams on every sunrise and sundown. With their new album «Sorge*», Film 2 continues this exploration of perceiving and celebrating music furthermore.

Declaring the phenomena of a one-perfect-version as a scam, Film 2 reports back with an album as a piece of meditation, named «Sorge*». Between concern and caution, worrying and caring, it depicts a state of calmness and vibration in midst of an overwhelmingly complex chaos, a gentle good-bye to an outdated home.

The LP consists of a ~40-minute song called «Welt», that has been performed, captured and processed three times in three different contexts, from raw material to collective practice: the same thing in three versions, differently, simultaneously, holistically. No one knows which version of «Sorge*» will end up on the turntable, not the DJ, not the critic, and certainly not the band. It’s an invitation to entangle authorship, work, and original, to challenge intuition, coincidence, and chance. To praise the shared labour on being emotionally precise, to burry perfectionism deep into the ground and let this three-headed dog sweep over it. Howling is healing, and we do it on every new moon and every full moon, when one version of «Sorge*» streams for 12 hours on http://unbewusst.love.

Tre Domande a: The Doormen

Come e quando è nato questo progetto?

Il nome The Doormen è stato rubato da una canzone degli Stereophonics una delle band preferite del nostro primo batterista e correva l’anno 2011 se non sbaglio. La formazione è la classica composta da quattro elementi (voce, chitarra, basso e batteria) anche se attualmente il nuovo disco è stato composto e suonato in due. Ci siamo incontrati nei posti dove si poteva fruire della musica, ai concerti, nei club e nelle sale prove. Abbiamo più o meno tutti lo stesso stile e background musicale che nel corso degli anni si è plasmato ed evoluto durante i quali le esperienze e le vicissitudini sono state numerose, sia dal punto di vista umano che artistico. Lo stare insieme e condividere ad esempio lo stesso furgone per andare in tour, suonare le nostre canzoni in giro sia in Italia che all’estero (Francia, UK) ha fatto sì che potessimo fruire di tutto ciò che ci circondava e trasformarlo in esperienza con il vantaggio di godere allo stesso sia della velocità di quando succedevano le cose e allo stesso tempo rimanere fermi per assaporare e godersi l’intero processo. Ascoltando le nostre prime produzioni possiamo dire che il nostro stile riconduce senz’altro al post-punk degli anni ’80 per poi passare al brit pop degli anni ’90 con qualche sfumatura shoegaze in certe canzoni.

 

Se doveste scegliere una sola delle vostre canzoni per presentarvi a chi non vi conosce, quale sarebbe e perché?

Senza ombra di dubbio sceglieremmo Glass Factory il primo singolo estratto dal nuovo disco The Truth in a Dark Age uscito lo scorso 5 Maggio su tutte le piattaforme digitali.
Il brano è nato in piena pandemia da un riff di chitarra suonato con il chorus. Il primo approccio è stato quello di creare quel suono sfasato e liquido per poi adattarlo alla traccia di batteria e basso che avevamo in mente. Una progressione di accordi veloce ma allo stesso tempo lenta come se il tempo si fermasse d’improvviso per poi ripartire.
Glass Factory non è altro che una metafora sul rapporto di coppia dove una delle parti ad un certo punto è costretto a prendere una decisione se andare avanti oppure no e per farlo è costretto a trasformarsi in un topo per riuscire ad adattarsi e a districarsi in quel labirinto che è la vita di coppia oppure rimanere un elefante che con le sue movenze e incurante di quello che trova sul suo percorso rischia di distruggere tutto.

 

C’è un evento, un festival – italiano o internazionale -–in particolare a cui vi piacerebbe partecipare?

Uno dei nostri sogni sarebbe suonare al Glastonbury Festival in UK, sono anni che ci proviamo facendo application ma la direzione artistica del festival sceglie solamente band UK. Speriamo che in futuro si presentino altre strade per poterci arrivare ma una cosa è certa, mai mollare.

LUDWIG lancia il nuovo singolo uptempo e sfida i tormentoni dell’estate 2023

LUDWIG

 

lancia il nuovo singolo uptempo

e sfida i tormentoni dell’estate 2023

 

LA STESSA COSA

fuori in radio e in digitale da venerdì 12 maggio

 

Ludwig alza ancora una volta l’asticella e questa volta alle porte della stagione più calda: venerdì 12 maggio esce il nuovo singolo LA STESSA COSA(distribuzione ADA Music Italy) – prodotto da Danuske CELO – che inaugura la nuova stagione live dell’artista romano.

Il brano uptempo, un concentrato di sonorità pop/dance e sfumature rock/punk, strizza l’occhio all’estate 2023 e ha tutte le carte in regola per essere il nuovo tormentone da vibes radio-friendly, che si appresta a scalare le classifiche dei brani più ascoltati nei prossimi mesi.

Tra amori estivi brevi e fugaci, senza romanticismi retorici La Stessa Cosa ci presenta un Ludwig più consapevole delle sue potenzialità musicali, che conferma ancora una volta di essere in grado di mixare suoni e atmosfere con una scrittura fresca e spensierata, per evocare storie di sentimenti liquidi, momenti vissuti a pieno tra notti che non hanno durata, sguardi adrenalinici e relazioni che nascono e svaniscono.

La Stessa Cosa sa di party in riva al mare, di ansie generazionali, di attimi effimeri che esplodono nei club; consapevoli che, al tramonto di un’altra estate, ci sarà un altro treno, un’altra corsa.

Scritto da Ludovico Franchitti, Francesco Sponta, Fabio Pizzoli, Maximilian Dello Preite e composto da Pietro Celona e Daniele Autore, nel brano hanno suonato Daniele Autore (chitarre), Pietro Celona (synth).

Classe ‘92, Ludwig (all’anagrafe Ludovico Franchitti) nasce a Roma, città dove attualmente vive. Inizia ad appassionarsi alla musica elettronica da giovanissimo e in poco tempo riesce a imporsi nello scenario live dei club romani più in voga, come opening e main guest. Nel 2018 è ospite di festival importanti, tra cui il Nameless, entrando nelle line up di rassegne musicali prestigiose in Italia; parallelamente all’attività live, porta avanti vari progetti di beatmaking per altri artisti. A dicembre del 2018 pubblica il suo singolo d’esordio Un po’ de que,conquistando l’attenzione e il supporto di alcuni nomi di spicco della musica attuale: è il suo primo lavoro cantato e prodotto in maniera indipendente, da cui si percepisce la vena creativa e le sonorità non convenzionali.

Il 2019 è l’anno della svolta, con il primo sold out registrato all’Atlantico Live – a cui seguirà poco dopo un altro tutto esaurito allo Spazio900, uno dei più noti locali capitolini – e il primo disco dal titolo “Curioso” (che contiene Un po’ de que e Domani ci passa).

A settembre del 2019 pubblica il singolo Weekend, che ottiene da subito ottimi riscontri dal pubblico, soprattutto su TikTok, conquistando una challenge in home page.

Risale a novembre 2019 la sua prima certificazione Oro dalla FIMI, con il brano Domani Ci Passa (che verrà certificato nel luglio 2020 come Platino dalla FIMI).

La pubblicazione della canzone Dopo Mezzanotte, con la produzione di DJ Matrix, sigla il primo contratto con la Warner Music Italy; un mese dopo esce la hit Courmayeur, in collaborazione con DJ Matrix, Gabry Ponte e Carolina Marquez, successo acclamato che piazza Ludwig tra i nuovi artisti dellaa scena della musica attuale mainstream. Il 2020 viene inaugurato da un altro sold out all’Atlantico Live; a maggio dello stesso anno Ludovico pubblica Boom Boom, hit scritta e prodotta durante la quarantena, dalle sonorità 2000s con i French Affairs My Heart Goes Boom; a luglio il singolo Non Spegnere la Musica, remake di Vamos a la Playa, sempre con DJ Matrix, a cui seguirà Adesso mi diverto, realizzato insieme a Cecilia Cantarano, e Partire, tormentone estivo che anticipa l’EP dal titolo “Neverland”, uscito il 25 Giugno 2021.

​Insieme a Gli Autogol, Arisa e Dj Matrix realizza il brano Coro Azzurro, che accompagna il cammino della nazionale Italiana durante il Campionato europeo di calcio nel 2023 e che viene presentato in diretta su Rai 1 in occasione del programma “Sogno Azzurro”.

Nel 2022 esce Super Cafoni, con Il Pagante e Piotta, remake della hit del 1999 Supercafone, che entra di diritto nella scaletta dei live di “Ludwig Summer Tour”, in Italia e in Europa, che conta oltre 50 date; nel frattempo esce una collaborazione importante: Tropicana, il featuring di Boro Boro, vero tormentone estivo che diventa l’inno dello storico locale di Mykonos, dove Ludwig si esibisce più volte nell’estate 2022. Chiude l’anno pubblicando a dicembre 2022 il suo singolo Ogni volta che ti penso. Attualmente Ludwig sta lavorando a una nuova produzione discografica, in attesa di tornare dal vivo quest’estate, con un fitto calendario di concerti in tutta Italia.

Tre Domande a: Iosonocobalto

Se dovessi riassumere la tua musica con un tre parole, quali sceglieresti e perché?

Insonnia, proprio come il titolo della terza traccia di Non avere paura del buio, perchè il modo in cui scrivo soprattutto i testi dei miei brani è frutto di un flusso di coscenza continuo, che non dorme mai.
Specchio, perchè sono la musica che racconto e la musica che racconti ti rappresenta e anche perchè cerco sempre di raccontare in modo che anche gli altri possano vedere nei miei brani il proprio riflesso.
Quadro, perchè il modo in cui interpreto la musica è prevalentemente immaginifico. Prima di dedicarmi completamente alla musica, dipingevo in senso letterale… Adesso è come se dipingessi con parole e melodie e io stessa fossi la tela bianca.

 

Se dovessi scegliere una sola delle tue canzoni per presentarti a chi non ti conosce, quale sarebbe e perché?

Se dovessi scegliere una canzone che rappresenta al meglio tutti i miei colori, sceglierei senza dubbio Non avere paura del buio che, non a caso, dà il titolo al mio primo album.

Non avere paura del buio racconta molto bene un tratto un po’ dualistico della mia personalità, nell’essere si leggera e spensierata, ma anche profonda e riflessiva. Racconta quanto io possa essere perseverante, testarda, racconta che sono tendenzialmente pessimista e questo mi porta ad avere delle paure che in realtà non mi appartengono, ed è questa consapevolezza a farmi trovare la forza di andare oltre.

 

Qual è la cosa che ami di più del fare musica?

Non so quale sia la cosa che più amo del fare musica, ma so che amo fare musica, di quel tipo di amore che ti fa sentire la mancanza quando pensi di averla persa o che sia finita. In qualche modo la impersonifico, è come un affetto a cui non posso rinunciare. Fare musica mi culla, mi abbraccia, mi emoziona, mi permette di mettere in ordine pensieri ingarbugliati. Quando sento l’esigenza di scrivere di qualcosa, il fatto di vedere le parole scritte nero su bianco e di dare loro vita per mezzo della melodia, mi dà la sensazione di vederle sotto un altro punto di vista, fuori da me, e mi aiuta a capirmi più a fondo. 

Tre Domande a: Henry Beckett

Cosa vorresti far arrivare a chi ti ascolta?

Vorrei che chi si sente generalmente solo e in lotta perenne con le sfide necessarie a trovare il proprio posto nel mondo possa trovare la compagnia di una voce che racconta e vive situazioni simili. Lo immagino come un incontro casuale che può avvenire in un viaggio in solitaria mentre si riflette su se stessi ponendosi tante domande ma trovando poche risposte. Incrociare qualcuno con cui condividere alcune delle proprie preoccupazioni può essere un momento per sentirsi meno allo sbando, prendere un profondo respiro e trovare un po’ di forza per proseguire con più decisione. Vorrei che le mie canzoni riuscissero a essere questo anche solo per una persona. Un incontro simile è capitato anche a me quando a quindi anni ho iniziato a drogarmi di musica scoprendo tanti nuovi cantautori. È questo che mi ha portato a produrre la mia.

 

Se dovessi scegliere una sola delle tue canzoni per presentarti a chi non ti conosce, quale sarebbe e perché?

Some People Get Lost: è la più rappresentativa del mio presente, anche se l’ho scritta tanti anni fa. Parla di come ci si perda nel tentativo di riconoscere e trovare la propria natura e di come si debba sempre trovare la forza di rialzarsi ad ogni caduta, purtroppo inevitabile in questa ricerca. Ha la dimensione che più rispecchia il momento intimo in cui mi siedo a scrivere un pezzo e l’ho cantata come se il microfono fosse il mio orecchio a cui sussurrare di non arrendermi. Inoltre, per questo brano ho prodotto anche un videoclip con il regista Nicola Schito che mette in scena diversi personaggi che metaforicamente cadono e si rialzano. Lo potete trovare sul mio canale YouTube! 

 

Qual è la cosa che ami di più del fare musica?

Domanda molto difficile perché credere e investire in un progetto musicale a volte può portare a un totale esaurimento nervoso! Però se non ho mai smesso un motivo sicuramente c’è. Probabilmente la cosa che più mi carica è scrivere nuovi pezzi, trovando parole e frasi che non avrei mai pensato se non avessi abbracciato la chitarra. Ma anche gli step successivi per me sono magia, come quando entri in uno studio e insieme ad altre menti si arrangia e registra quella canzone, donandole un vestito che potrà indossare solo lei. E infine suonare con i miei musicisti, fare squadra, riuscire a condividere con loro gli alti e bassi e sentire di avere un sostegno su cui poter contare. E ovviamente dimostrare tutto questo sul palco in un live.

Ne Obliviscaris @ Pumpehuset

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Ne Obliviscaris •

+

PERSEFONE

Asymmetric Universe

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]

 

Pumpehuset (Copenhagen) // 10 Maggio 2023

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]Foto: JP Molloy
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28718″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28720″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28722″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28717″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28723″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28721″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28716″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28724″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28719″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

PERSEFONE

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28711″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28709″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28710″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

ASYMMETRIC UNIVERSE

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28715″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28713″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28714″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28712″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Thanks to Ne Obliviscaris [/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

Tokio Hotel @ Fabrique

[vc_row css=”.vc_custom_1552435921124{margin-top: 20px !important;margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

• Tokio Hotel •

 

Fabrique (Milano) // 10 Maggio 2023

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto di Claudia Bianco
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28703″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28706″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28705″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28704″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28702″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28707″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a BPM Concerti
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

Jonathan Roy @ Biko

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Jonathan Roy •

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]

 

Biko (Milano) // 10 Maggio 2023

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]Foto: Chiara Pozzi
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28694″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28688″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28693″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28690″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28689″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row]

Mick Harvey @ Locomotiv Club

[vc_row css=”.vc_custom_1552435921124{margin-top: 20px !important;margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

• Mick Harvey •

Locomotiv Club (Bologna) // 09 Maggio 2023

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]foto di Daniel Carnevale

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28645″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28649″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28651″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28648″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28647″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28650″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28644″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28646″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row]

Tre Domande a: CATE

Cosa vorresti far arrivare a chi vi ascolta?

Emozioni, sia “belle” che “brutte”, se così sono definibili. Vorrei riuscire a far star malissimo chi ascolta brani come Stracci e La mia generazione, ma, soprattutto nel secondo caso, anche far riflettere chi non ha mai vissuto certe cose e accendere una lucina in fondo al tunnel a chi invece le sta vivendo. Far capire che non si è mai soli. Condividere il dolore. E condividere la gioia, l’amore. SMN ha la capacità di far rivivere a me in primis l’emozione fortissima che provavo prima di vedere la persona che amavo (nel mio caso in stazione) e spero che chi l’ascolta riesca a percepire almeno in parte quell’adrenalina e quella voglia di vivere che solo l’amore, secondo me, riesce a far provare. 

 

Se dovessi scegliere una sola delle tue canzoni per presentarti a chi non ti conosce, quale sarebbe e perché?

Tra quelle uscite finora, sicuramente Manchi Tu, perché è la prima che ho scritto, e nonostante sia passato tanto tempo, quattro anni, è quella da cui è nato tutto. Anche per la scelta di pubblicarla piano e voce, che poi è come scrivo la maggiorparte delle volte. Mi ci sento più vera, più nuda, più io, nonostante la mia scrittura sia abbastanza diversa adesso. È la base, le fondamenta della persona e dell’artista che sono oggi. 

 

Quanto punti sui social per far conoscere il tuo lavoro?

La mia musica in realtà è nata sui social. Quando a 14 anni ho scritto la mia prima canzone, Manchi Tu, avevo una fanpage su Ultimo su instagram con un discreto seguito, su cui facevo spesso delle live in cui cantavo e suonavo le sue canzoni. Poi una volta provai a fare, appunto, Manchi Tu, e piacque molto. Da allora fino a quando non ho abbandonato quella pagina, ho sempre cantato e suonato i miei pezzi in live, è stato il mio primo pubblico. Tuttavia, non sono molto social. TikTok non lo so usare, sto iniziando adesso a fare qualcosina ma mi sento molto stupida. Instagram lo uso più per raccontare e condividere che per farmi conoscere. Per quello, parlo con la gente per strada e canto in giro. Letteralmente, fermo i passanti. Se fatto con un minimo di cervello e gentilezza, lo trovo molto carino, mi ha permesso di conoscere un sacco di persone interessanti e di ricevere dei feedback molto diversi. Non capisco quando e perché le persone abbiano smesso di parlarsi (ma questo è un altro discorso). Comunque, per quanto secondo me i social siano il mezzo più potente che abbiamo iniziato questo periodo storico, continuo a preferire la strada.

Lazza @ Unipol Arena

[vc_row css=”.vc_custom_1552435921124{margin-top: 20px !important;margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

• Lazza •

Unipol Arena (Bologna) // 06 Maggio 2023

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]L’Unipol Arena di Bologna stasera è praticamente tutta tinta di bianco per il colore delle magliette dell’album Sirio, del rapper milanese Lazza. Il pubblico è composto quasi esclusivamente da fedelissimi e giovanissimi: i ragazzi si rivedono nel cantante, cercano libertà, a volte sono spocchiosi, a volte malinconici e romantici. Respiro un’aria fantastica: forse è l’aria di rivalsa del rap italiano, che dopo tantissimi anni riesce a vedere diversi artisti che riempiono i palazzetti di tutta Italia.

Il pubblico è già caldissimo, ma viene caricato ulteriormente da un breve DJ set che riproduce le hit rap italiane più famose, come Non Lo Sai di Shiva e Blauer di Paky, poi si spengono le luci. Una volta riaccese, si notano, sul palco, un quartetto d’archi, la band (composta da tastierista, batterista, chitarrista e bassista) e un pianista, quasi al centro.

Lazza inizia a cantare Ouverture prima di salire sul palco e, chiaramente, una volta entrato fa impazzire il pubblico. Prosegue con altri due banger, poi si interrompe per un breve discorso, una piccola intro per la canzone successiva, poi riparte a cantare.

Il live non ha difetti. L’artista non sbaglia un colpo, né nei ritornelli più melodici, né nelle strofe più aggressive (tipo ZONDA). Tiene bene il palco, cavalca come un cavallo pazzo, salta, urla, scherza e gioca con gli altri musicisti. A buon proposito, sia la band che la strumentale classica è di altissimo livello. Vedere (come ha sottolineato lo stesso Lazza) dei violini dal vivo ad un concerto rap è effettivamente inusuale, ma riesce a regalare dinamicità e freschezza al live, unendo l’autenticità degli strumenti suonati dal vivo.

Certo, il rap è evoluto tantissimo negli ultimi anni, ed è cambiato altrettanto. Oltre ai brevi spezzoni che fanno da ponte fra un pezzo e un altro (tipo il rapper che firma un pallone Super Santos portato da un fan) , il concerto vede presenti diversi ospiti, consueto in un live di Lazza; inutile dire che con artisti del calibro di Capo Plaza e Fred De Palma siano state messe a dura prova le strutture antisismiche dell’Unipol Arena.

Un live davvero speciale, per chiudere il tour di Lazza, che ancora una volta si è imposto come uno dei migliori rapper nella scena nazionale. Ma d’altronde, è vero che “se scrivi Zzala leggi garanzia”.

 

Riccardo Rinaldini

foto di Luca Ortolani

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28620″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28612″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28621″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28608″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28616″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28611″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28614″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”28617″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”28607″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”28618″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28610″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28619″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28623″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28606″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28615″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28605″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28613″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a Goigest | Studio’s
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

The Band Camino @ Santeria Toscana 31

[vc_row css=”.vc_custom_1552435921124{margin-top: 20px !important;margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

• The Band Camino •

+

Boy Bleach

Santeria Toscana 31 (Milano) // 05 Maggio 2023

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]foto di Chiara Pozzi

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28676″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28670″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28674″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28671″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28673″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28672″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28678″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28677″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28675″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Boy Bleach

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28669″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28679″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row]

The Smashing Pumpkins “Atum: A Rock Opera in Three Acts” (Martha’s Music/Napalm Records, 2022)

Act Three: l’atto di fede.

Premetto che questa recensione sarà atipica rispetto a una di quelle con una struttura canonica, perché non c’è più molta necessità di presentare il gruppo né il progetto (leggi qui le recensioni di Act One e Act Two, NdR). Gli Smashing Pumpkins hanno pubblicato l’atto finale di un’opera quantomai attesa e discussa. Come il secondo atto ha avuto il sapore dolce amaro di L’amore ai tempi del colera, l’ultima parte di Atum: A Rock Opera in Three Acts non può fare altro che richiamare alla mia un’altra opera di Gabriel Garcia Marquez: Cronaca di una morte annunciata. L’associazione non riguarda i contenuti, quanto l’impressione che il terzo atto ricorda più il sospiro agonizzante di Santiago Nazar che non il seguito dei rimpianti Mellon Collie e Machina.

Ascoltare la conclusione di un progetto così ampio e coccolato dal suo creatore dovrebbe essere un momento di magica estasi per l’ascoltatore. Eppure, questo momento tanto aspettato, cercato, voluto non arriva mai. A partire dall’apertura con Sojourner fino a Of Wings si passa da brani come Pacer, Harmageddon e Cenotaph dove il titolo rimane più impresso della musica stessa. Si possono incontrare delle chitarre distorte in qua e là, dei violini, synth, strumenti che trasmettono solo l’idea di un lungo lamento. La sensazione è che la musica non esploda mai, che l’emozione non decolli, anzi che venga proprio schiacciata da qualcosa che non riesce a librarsi nelle note. L’atto è impregnato di un desiderio incompiuto, senza la vibrante sensazione che il desiderio stesso dà. Le canzoni sono sempre lì, sulla linea di partenza, e se questo poteva essere accettabile, anche se non scusabile, nel primo atto, nel terzo no, non lo è, mentre la voce di Corgan non basta più a lenire il dolore per un amore che si è rotto, anzi diventa a tratti fastidiosa perché butta solo sale su una ferita ormai aperta. Se poi queste undici tracce si ascoltano nell’insieme del progetto completo, la delusione aumenta, e l’affetto per chi ti ha regalato un’adolescenza piena di momenti che ancora senti sulla pelle è inutile. Possiamo dire che ci sono degli spunti qui, o in questa canzone là, oppure in quel passaggio dove la chitarra elettrica emerge, e così via. Io aggiungerei che ci mancherebbe altro che qualcosa non sappiano fare, perché queste osservazioni vanno bene per chi non ha esperienza e fa i primi passi, non per chi ha un posto importante nel panorama musicale. Ascoltando tutto il progetto ti chiedi, però, se forse le tue aspettative non sono troppo alte, se non riesci più a capirli e quella frequenza che loro avevano trovato con altri progetti ora non esiste più dentro di te. Tuttavia, quando ascoltare è più un atto di fede che non un piacere, allora qualcosa non va. Realizzi che l’affetto nato dalla nostalgia di un tempo che fu non basta, che il tempo è passato e non solo per te, che il tiro va aggiustato. 

Atum: A Rock Opera in Three Acts – Act III va ascoltato per realizzare che niente è per sempre, perché la vena creativa può esaurirsi come l’oro del Klondike, le storie di Happy Days, le gomme da masticare preferite al bar sotto casa. Tuttavia, esaurire questa vena non vuol dire essere destinati a sparire, bensì fare la scelta di Klimt, che quando capì di non poter più dare molto al mondo dell’arte decise di usare la sua fama e il suo intuito per scoprire e promuovere nuove correnti, nuovi artisti. Si può essere sempre presenti e importanti nel mondo che sentiamo nostro, solo che è possibile farlo in altro modo e gli applausi, poi, verranno da soli per ciò che si fa nel presente e non solo per uno sbiadito omaggio a ciò che è stato vivo nel passato. 

 

Smashing Pumpkins
Atum: A Rock Opera in Three Acts
Martha’s Music/Napalm Records

 

Alma Marlia

Baustelle @ Estragon Club

[vc_row css=”.vc_custom_1552435921124{margin-top: 20px !important;margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

Baustelle

Estragon Club (Bologna) // 05 Maggio 2023

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Luca Ortolani[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28598″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28601″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28600″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28602″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28599″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28590″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28595″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28592″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”28597″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”28593″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”28594″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28589″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28591″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28588″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a Astarte | Words For You
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

Tre Domande a: Wuz

Come e quando è nato questo progetto?

I Wuz sono un collettivo musicale nato nel 2019 da un’idea di Mattia Boschi che insieme al fratello Jacopo e Nico Roccamo si ritrovano a comporre brani strumentali partendo dalla centralità tematica del violoncello ed elaborando arrangiamenti e strutture dove la contaminazione di genere e sound è fulcro fondamentale.

 

Ci sono degli artisti in particolare che influenzano il vostro modo di fare musica o a cui vi ispirate?

La realtà musicale a cui ci ispiriamo maggiormente è quella de The Cinematic Orchestra, dove i concetti di Collettivo, Contaminazione e Trasversalità sono centrali nella composizione nella composizione e produzione dei brani. Il nostro EP Wuz Deluxe Edition uscito il 21 aprile vuole comunicare appunto questo. Anche l’immagine di copertina ne è emblema. La classicità del violoncello (radici/leggio) si spezza al contatto coi diversi generi musicali.

 

Cosa vorreste far arrivare a chi vi ascolta?

La cosa che maggiormente ci interessa comunicare a chi ci ascolta è innanzitutto l’importanza della melodia e la trasversalità del progetto.
Concerti, onorizzazioni, colonne sonore, reading teatrali sono solo alcuni dei svariati modi in cui la musica dei Wuz può trovare ottimo utilizzo.

Lorem Ipsum Dol