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Mese: Giugno 2019

Slipknot @ Bologna_Sonic_Park

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• Slipknot •

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+

Amon Amarth

Testament

Lacuna Coil

Coc

Eluveitie

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Bologna Sonic Park (Bologna) // 27 Giugno 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Eravamo 20mila, ieri sera, stagliati su ogni centimetro dell’Arena Parco Nord di Bologna, per quella che, evidentemente, sarebbe stata per tutti un’attesissima riunione di famiglia.

Gli Slipknot tornano in Italia dopo 3 anni, reduci da un periodo tutt’altro che facile e noi, nel pit, sul prato, attaccati alle transenne, siamo qui per farci sentire, per dimostrare quanto dobbiamo ai loro album, alla loro eclettica e catartica carriera.

Perché sì, i 40 gradi dell’incandescente giornata di ieri (a disposizione di tutti, gratuitamente, free refill di acqua, iniziativa atta a ridurre la produzione di plastica) non sono bastati per demolire la carica del pubblico del Bologna Sonic Park, ospite dell’Arena dalle 13 della mattina, orario d’inizio del festival aperto dai Black Peaks seguiti da Eluveitie, Corrosion Of Conformity, Lacuna Coil, Testament, e Amon Amarth.

Ma gli headliner, gli Slipknot, hanno intenzione ripagarci completamente della torrida attesa. Nonostante il loro anomalo ritardo sulla scaletta, con l’intro 515 e People = Shit la loro entrata in scena è così spettacolare che ci è tutto immediatamente chiaro: il sole doveva tramontare completamente per rendere giustizia al design del palco, di una potenza visiva in piena linea con la maturità artistica che la band dell’Iowa ha acquisito in questi 20 anni di onorato servizio al metal.

Entrando corre Corey Taylor, amatissimo frontman della band, corre per quel palco, ce lo vuole mostrare tutto, nei suoi tre piani ricoperti interamente da schermi e neon, completando una scenografia che, con (sic) ci trasporta in un laboratorio dove gli esperimenti sulla psicotica mente umana sono all’ordine del giorno.

Perché, ogni volta, si tratta proprio di questo: quando gli otto entrano in scena, con le loro maschere ispirate ai classici dell’horror, è un viaggio nella psiche che, vorticando tra eros e thanatos, lega il pubblico e la band in un abbraccio collettivo dove ognuno, nello sputare fuori il proprio lato oscuro, non si sentirà mai solo, mai abbandonato.

Dal canto suo, la band di Des Moines ci assicura uno show tutt’altro che affaticato da tanti anni di concerti. La performance è frizzante, fresca. Non sono invecchiati di un giorno quei ragazzi dell’Iowa, o meglio, lo sono, ma la tempra che li contraddistingue non ci delude, nemmeno questa volta. Corey Taylor, nonostante il recente intervento alle ginocchia, è davvero in forma e, dopo anni, continua ad utilizzare la voce con la padronanza ed il timbro che c’ha fatto innamorare di lui.

<<Siete la nostra famiglia>> ci grida Corey, dopo averci presentato alcuni brani da We Are Not Your Kind, l’imminente nuovo album in uscita <<una grande famiglia e non importa se nelle nostre vene non scorre lo stesso sangue, siamo tutti accomunati da questo grande amore per la musica. Siamo una famiglia, amici miei>>.

L’aria che si respira nell’Arena non mente, siamo sempre noi, quelli di 20 anni fa che sfoggiano le magliette consumate del tour di Slipknot l’omonimo primo album della band. Siamo cresciuti, siamo nostalgici, ora ci portiamo dietro i figli, le nuove leve da crescere a pane e Duality.

Non si resiste al desiderio di buttarsi in quel groviglio di rituali di appartenenza che caratterizzano il metal, costellando di tanti, seppur ordinatissimi, circle pit. E dove il pit non poga è commovente notare quanto i cellulari, vera piaga della musica dal vivo delle ultime generazioni, vengano lasciato negli zaini, mentre i nostri occhi ed i nostri corpi siano gli unici strumenti presi in considerazione per partecipare alla festa.

E che festa.

SCALETTA:

(515) / People = Shit

(sic)

Get This

Unsainted

Disasterpiece

Before I Forget

The Heretic Anthem

Psychosocial

The Devil in I

Prosthetics

Vermilion

Custer

Sulfur

All Out Life

Duality

Spit It Out

Surfacing

 

Valentina Gessaroli

 

Foto per gentile concessione di Bologna Sonic Park

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Non fate mai riflettere i Fast Animals and Slow Kids

<< Non era una di quelle persone di cui ti chiedi se è felice, quello. Lui era Novecento, e basta. Non ti veniva da pensare che c’entrasse qualcosa con la felicità, o col dolore. Sembrava al di là di tutto, sembrava intoccabile. Lui e la sua musica: il resto non contava >>

Novecento, Alessandro Baricco

Questa è un’intervista a cui tengo in modo particolare. I Fast Animals and Slow Kids sono una band che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere più approfonditamente un paio di anni fa, attraverso i loro dischi e qualche domanda che feci ad Aimone, Alessandro, Jacopo e Alessio durante il tour di Forse non è la felicità. È stato bello incontrarli, di nuovo, oggi, poco dopo la pubblicazione del loro quarto album, Animali notturni, uscito lo scorso 10 maggio. Tante curiosità ed esperienze da raccontare. Trasformazioni, come quelle che scorrono e si susseguono in Novecento, traccia che chiude il disco. Un numero che ho ricollegato, oltre al secolo, al libro omonimo di Alessandro Baricco, incentrato proprio sul profondo legame tra uomo e musica. Una ragione esistenziale, la luce inconfondibile che ho visto accendersi negli occhi di questi artisti. Li ringrazio, ancora una volta. E lascio che siano loro a dare il titolo alla nostra chiacchierata.

 

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Partiamo da Animali Notturni, il vostro ultimo album. Quali caratteristiche umane hanno questi animali? Chi sono?

Aimone: Si parla di Animali Notturni ma quello che intendiamo, chi intendiamo è la persona, l’uomo…e le caratteristiche umane principali sono due. Caratteristiche opposte ma che sono presenti, assieme, in ognuno di noi. Quindi capita che, nella stessa sera, puoi essere una persona estremamente superficiale, distaccato, che non riflette e non ragiona…anzi misragiona, cercando proprio di non utilizzare la testa e poco dopo…o il giorno dopo…una persona riflessiva, chiusa in se stessa e che non ferma mail il cervello. Alla base dell’album c’è questa idea dualistica dell’animale notturno inteso come quello che esce la sera e si spacca a merda, non ricordandosi come sia fatto…e il totale contrario…cioè quello che si ricorda bene come è fatto e anzi non si piace, si chiede cosa sta sbagliando e che cosa può migliorare.

Sulla copertina appaiono insegne al neon, in contrasto con la notte. Quale edificio o locale potrebbero illuminare?

Aimone: Pensavamo più che altro agli hotel scrausi. Hotel che hanno caratterizzato dieci anni di concerti…da quando sono diventati hotel. All’inizio non c’era niente che avesse a che fare con un hotel o motel. Già il passaggio all’insegna è stata una tappa importante: scoprire che non fossero divani o furgoni. Al di là di questo, se c’è un immaginario a cui ricollegare le insegne è proprio quello della strada, del furgone, dell’unione rafforzata anche da queste esperienze. Esistono ormai poche band in Italia con un percorso così lungo di concerti. Sono un po’ animali estinti. Abbiamo intrapreso un cammino particolare che ci ha fatto sperimentare un contatto profondo con i chilometri, con posti assurdi, persi così tanto nel nulla che ti chiedi: << Siamo ancora in Italia? >>. Molta della nostra poetica è connessa ai chilometri, alcuni pezzi sono stati scritti in tour. E il nuovo disco è ampiamente influenzato dal driving rock americano. Quei pezzi che ascolti guidando lungo le strade deserte. Sei tu, la musica e il paesaggio intorno. E magari qualche insegna.

 

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Il disco ha un respiro più “aperto” rispetto ai precedenti…

Aimone: Più aperto significa “più pop”…? È il nuovo modo del 2019 per dire pop…? (ride)

No aspetta, mi spiego…Con “aperto”, intendo un disco in cui si contemplano addirittura le parole “cuore” e “amore”, impensabili nei precedenti. Ho notato, però, una tendenza a riscoprire un sentimento o una persona dopo averne sperimentato la perdita.

Aimone: Madonna! Sono pienamente d’accordo con te. Al 100%. Ma ci conoscevamo noi prima? (ride) Quindi posso farti una domanda io ora. Invertiamoci ti prego. Ok torniamo seri. È assolutamente così. Riguardo al discorso di aperto, chiuso…All’esterno è sembrata quasi una rivoluzione. In realtà, non è cambiato un cazzo. Abbiamo sempre continuato a raccontare la quotidianità, le nostre giornate. Il musicista non è solo musicista. È una persona e vive una sua emotività.

Alessio: Quotidianità ed emotività che cambiano per fortuna, di giorno in giorno!

Aimone: Esatto. Ci sono le due anime che dicevamo prima. Vissute, spezzate in mezzo, ma sicuramente autentiche. Proprio in funzione delle rivoluzioni che accadono in questi frangenti, abbiamo pensato di togliere ogni sorta di maschera, finzione…in senso buono. Abbiamo voluto che nella nostra musica fossero evidenti gli step degli ultimi anni. Lanciare la nostra vita nella nostra musica, come sempre. Dunque questo disco si è trovato a raccontare un nuovo mondo, anche lessicale, dialettico. E lo dici “cuore”, lo dici “amore”. Cazzo. Sono parole che utilizzi davvero. Tuttavia, nel momento in cui si va a creare “arte”, c’è sempre quella stupida, infondata paura di esprimersi, di essere male interpretati. Soprattutto oggi, con tutta la merda che gira…dici “cuore”, allora sei it pop. È un attimo che sei lì dentro…e tutti in crisi con questa cosa qua. Ma il modo peggiore per reagire a un contesto che non ti piace è autocensurarsi e mettersi nella posizione della non libertà. La nostra posizione è l’opposto. Anzi ci sentiamo ancora più liberi, ancora più puri. L’apertura è massima coscienza, ecco.

 

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E quali sono gli artisti che vi hanno maggiormente ispirato anche in questa concezione musicale. Il giorno dell’uscita dell’album, sulla foto che avete pubblicato, è apparsa una dedica ai Rem e Bruce Springsteen…

Aimone: Ecco, mi ricollego al discorso di poco fa. Uno può chiedere: << Quali sono le tue ispirazioni? >>. Risposta: << Rem e Bruce Springsteen >>. Allora, cazzo, fallo davvero! Suona in quel modo! Provaci! Con qualche anno di esperienza alle spalle, abbiamo anche imparato a conoscere il suono, a studiarlo, più scientificamente quasi… Abbiamo gli strumenti per avvicinarci a quello che sogniamo. Allora proviamoci. Per una volta, davvero. Artisticamente si tende sempre a fare un passo indietro. Ma perché? Chi dice che è troppo…Poi se non mi riesce, almeno ho tentato! È matematico, magari, che non ti riuscirà: sono i Rem e Bruce Springsteen…Do vai? Però tendi a quella cosa lì e ti impegni per avvicinarti il più possibile a quello che per te è il sogno musicale.

Alessandro: Soprattutto “Do vai?” è bellissimo, Aimo (ride).

La registrazione del disco a Milano è stata influenzata da questa ricerca sul suono? Vi è mancata la casa sul Lago Trasimeno che ha visto nascere i precedenti lavori?

La registrazione del disco a Milano è dipesa anche da una componente emozionale. Abbiamo scritto e registrato tre dischi nella stessa casa, nello stesso modo. Andarci una quarta volta avrebbe avuto senso? Oggi so benissimo come cucina Alessio. So benissimo come si riduce una casa tra persone che non puliscono mai. Ma abbiamo voluto cercare nuovi stimoli. Abbiamo fatto i musicisti per avere una vita incasinata, per essere sempre un po’ nella merda. Se ti crei un orticello e coltivi soltanto quello…prima o poi finisce la fiamma, finisce la voglia di arrivare e convincere qualcuno. E decadi. Questa è una cosa da evitare. Il musicista deve stare sull’orlo del baratro, sempre e comunque. Quindi ci siamo detti: << Ok ragazzi, ci piace fare dischi così? >>. << Si ci piace. Continueremo a pensare a quel posto come il posto della nostra vita…eppure…proviamo una cosa nuova! Usciamo! >>. Sullo stesso slancio, abbiamo provato cinque produttori e siamo finiti con Matteo Cantaluppi, il produttore dei Thegiornalisti ragà! Visto così può sembrare che essendo passati sotto Warner, la stessa Warner ha imposto il produttore.

Alessio: Invece no! Siamo arrivati da loro che avevamo già fatto tutte le scelte.

Aimone: Ammetto che, in termini comunicativi, abbiamo scatenato un po’ un casino con l’unione di FASK + WARNER + MATTEO CANTALUPPI. Che cazzo è successo? Cortocircuito completo.

Alessandro: La scelta fatta ha reso semplicemente giustizia alle canzoni, così come erano state pensate.

Aimone: Ecco, l’unico obiettivo che ci siamo prefissati è la realizzazione dei nostri brani così come ce li avevamo in testa. Tendere a una pulizia sonora messa in conto già durante la scrittura del disco. Come è sempre avvenuto poi negli anni… solo che, andando avanti, i cambiamenti di etichette o di riferimento non sempre vengono compresi e non sempre si ha il tempo di spiegarli (in realtà non ce ne frega nemmeno niente di spiegarli…). A prescindere da ciò… io dico sempre che i Fask sono un po’ anomali in questo periodo storico e uno dei motivi di questa anomalia è che son dieci anni che fanno come cazzo vogliono. E con questa base è difficile spostare degli artisti dal loro punto di vista. Noi continuiamo a comporre in quattro, come a diciassette anni, alle superiori. Quindi oggi, qualsiasi interlocutore con cui ci confrontiamo trova una band molto coesa, molto granitica sia a livello di pensiero che di composizione. Tutti i passaggi e i vari step sono delle scelte che imputiamo a noi stessi, essendo molto coscienti di quello che accade e di come lo stiamo facendo accadere. Secondo la nostra prospettiva, non è cambiato mai nulla: andiamo a registrare nella maniera con cui vogliamo registrarlo, provando tanti suoni, ottenendo quello migliore e più vicino a quello che volevamo. È un processo lineare, dritto e in funzione dell’aspetto più importante: la musica.

 

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Mi ricollego alla musica… anche la musica è un po’ un animale notturno? Si sottolinea sempre un sentimento dicotomico di amore e odio rispetto ad essa. Vedi canzoni come Odio suonare o le “note che non sopporto più” di Un’altra ancora

Aimone: La musica rovina…. Aspetta, come la imposto questa. Allora… abbiamo trovato una via per definire noi stessi come persone, per sentirci meglio, per dare una risposta ai problemi esistenziali…e per crearcene una valanga dietro. La musica è qualcosa che ti prende come uno tsunami…e prende insieme a te tutto quello che hai intorno. Noi siamo diventati musica, parte di ferro del nostro furgone. In questo processo, viene coinvolto chiunque sia accanto a noi. Le relazioni, le amicizie, gli amori sono completamente devastati dallo tsunami musicale che ci ha mangiato dentro. Quindi, alcune mattine, ti alzi e pensi: << Stiamo sbagliando qualcosa? C’è davvero solo la musica e un concerto è più importante della tua stessa salute? >>. La risposta gira sempre attorno al fatto che la soddisfazione che ti dà la musica non arriverà mai da nient’altro…ma allo stesso tempo è impossibile non percepire l’energia che prosciuga. Nella musica dai te stesso, ti stai spiegando e stai anche cercando di convincere gli altri con le tue opinioni. È più vicino alla politica… un politico fallito che vuole trovare il suo spazio nel mondo…e urla e parla e canta e sgomita… C’è un sottofondo drammatico, ecco. E non molto normale…perché non è normale che un essere umano si metta lì a suonare, a farsi vedere, a farsi notare…. non è normale! C’è qualcosa che non funziona (ride). Per me, ogni concerto, è un po’ come chiedere a una ragazza: << Ti vuoi mettere con me? >>. Metti in campo tutto te stesso.

In Hybris cantavate Combattere per l’incertezza, in Alaska vi chiedevate Come reagire al presente, ora a chiudere il disco c’è Novecento con il suo sguardo fiducioso e con il suo brindisi al futuro. Quali sono state le tappe di questo cammino? O è stata più una svolta?

Aimone: Io credo che sia più una speranza, ragazzi (ride). Ci ho provato dai. Lasciatemi stare, fatemi sperare. Riflettiamo così tanto sulle nostre esistenze che forse, a un certo punto, anche una botta di ottimismo ci vuole. Quella canzone parla di cambiamenti coscienziosi, basati su una serie di ragionamenti precedenti. Non stravolgimenti. Trasformazioni in base all’età. Io ho trentuno anni…Ognuno di noi sta vivendo un passaggio da una vita musicale ad un’altra, dall’incoscienza alla coscienza di suonare solo per suonare. Sapere che non c’è futuro in questo, è una via senza futuro. Mia nonna diceva: << Se la cima è aguzza, il culo non ce lo posi >>. Io ci credo. Quindi, quel brano è un’esortazione a non vedere tutto questo come un qualcosa che svanirà e basta…ma come un arricchimento che porterà a un altro passaggio, a nuove fasi, diverse ma non per forza negative. Il brindisi al futuro è davvero un invito a continuare così, perché in termini emotivi stiamo facendo la cosa giusta, stiamo assecondando noi stessi e stiamo esaudendo il sogno che avevamo da bambini. Quella frase tipo: << Voglio fare l’astronauta >>. E poi lo fai.

Ultima domanda. Ad oggi, qual è il demone che vi fa più compagnia e qual è il demone che vi spaventa di più?

Aimone: Ah questa è personale…iniziate voi dai…

Alessio: Il demone del fallimento credo…

Aimone: Ma che demone è… quello lo devi accogliere…io ho già una stanza preparata per quello (ride)! Io, ad esempio, ho paura del demone di diventare un essere senz’anima. Di iniziare a vivere la musica come un lavoro, lontana da me stesso. Vale lo stesso per i rapporti…viverli in funzione di… di una posizione sociale, del potere, dei soldi. Questa è una paura che ho da sempre, di perdere l’umanità. Il mio vero demone è il timore di diventare io il demone senza cuore.

Alessio: Wow! Questa è pesante… Il demone Aimone!

Aimone: Ho una band scema!

Jacopo: L’altro giorno, mentre portavo mia figlia all’asilo, ho pensato alla morte. Mi è balenato in testa: << Se oggi morissi, mia figlia non mi ricorderebbe >>. La persona più importante della mia vita, non mi ricorderebbe. Questo mi fa davvero paura.

Aimone: La chiusura del cerchio con la morte. Evviva! Queste sono le riflessioni della nostra band. E la morale è: << NON FATE MAI RIFLETTERE I FASK >>. Deve essere questo il titolo dell’intervista. Più domande sul perché ci chiamiamo così. Per quanto riguarda le domande esistenziali…Beh lì, apri una porta verso l’inferno.

 

Intervista a cura di Laura Faccenda

Foto: Luca Ortolani

 

Grazie a Ma9 Promotion

 

 

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Calcutta @ Milano_Summer_Festival

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• Calcutta •

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 Milano Summer Festival

Ippodromo San Siro (Milano) // 25 Giugno 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Elisa Hassert

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Indimenticabile Festival: ce ne parlano i direttori artistici

Questa calda estate 2019 porta con se tante novità.

Una novità importante è proprio Indimenticabile Festival che si terrà il 12 e il 13 luglio nella ormai nota cornice dell’Arena Parco Nord di Bologna, già teatro di grandi concerti e palcoscenico di artisti internazionali.

Il 12 luglio sarà la Serata degli Ex-Otago, Gazzelle, Eugenio in via di Gioia, Postino, le Larve e Cecco e Cipo, mentre il 13 luglio calcheranno il palco Gemitaiz, Coma_Cose, Ghemon, Ketama126, Masamasa e Puertonico.

Abbiamo fatto qualche domanda a Marcello e Roberto, i direttori artistici di questo bellissimo festival per conoscerli meglio e per sapere qualcosa di più di questo Festival che tanto attendiamo.

 

1) Quest’anno a Bologna si terrà la prima edizione di un Festival che ha tutte le carte in regola per diventare un punto di ritrovo e un appuntamento fisso per gli amanti della nuova scena musicale italiana fatta di tanti artisti che hanno contribuito in maniera importante alla sua formazione. Com’è nata questa collaborazione tra di voi e da quale realtà venite, insomma il vostro background.

Indimenticabile è un festival di 2 giorni inserito all’interno di Bologna Sonic Park, una rassegna che occuperà per gran parte del mese di Luglio la storica Arena Parco Nord. E’ il primo anno che Vertigo organizza una rassegna a Bologna. Ci è sembrato doveroso, in un cartellone con grandi nomi Italiani e Internazionali (Salmo, Afterhours, Greta Van Fleet, Weezer), dare spazio a quella nuova scena musicale Italiana che si è imposta negli ultimi anni nel nostro paese. Così è nata l’idea di Indimenticabile. Un festival “nel festival” che celebra la nuova musica Italiana.

 

2) La scelta del nome da dare a questo progetto è collegata all’ormai famosissima parola INDIe o semplicemente dalla volontà di rendere indimenticabile quello che poi effettivamente sarà “Indimenticabile”?

In effetti l’assonanza tradisce un po’ l’ormai diffusa tendenza a giocare con la parola indie e tutto sommato non ci dispiace. L’idea originale, però, è nata durante la visione di un film: il Pianista di Polanski. A un certo punto Adrien Brody dice languido a Emilia Fox: “mi creda, conoscerla in quel modo è stato meraviglioso”, “davvero?”, “sì, è stato… indimenticabile”. Ecco, la volontà è che il festival possa essere un’esperienza meravigliosa, un’opportunità per conoscere persone, amanti dello stesso genere musicale, delle stesse passioni. Insomma… un’esperienza indimenticabile 😉

 

3) Gli artisti che si alterneranno sul palco nelle due giornate del 12 e 13 luglio, hanno una sorta di denominatore comune: sono partiti da zero e hanno fatto leva sui social per diffondere la loro musica ottenendo grandissimi risultati. Quanto è cambiato il modo di fare musica negli anni e quanto ad oggi avere un buon profilo su una piattaforma online è più importante dell’avere una grande etichetta discografica alle spalle?

Diciamo che a Indimenticabile Festival si celebra un po’ anche quello: la rinascita di una scena musicale genuina, non dopata, sgorgata naturalmente e apprezzata altrettanto naturalmente. Sicuramente è l’avvento dello streaming ad aver rivoluzionato totalmente il mercato musicale; ha sovvertito gli equilibri e ha fatto un threesome perfetto con le piattaforme di video sharing e i social networks. Le armi sono queste e alcune piccole crew di giovani in gambissima, le hanno sapute usare alla perfezione; mi riferisco a quelle piccole etichette-movimenti che negli ultimi anni sono cresciute a tal punto da sedersi allo stesso tavolo delle major, hanno spiegato loro come si fa ed effettivamente hanno rilanciato un settore i cui toni erano eufemisticamente grigi.

 

4) Siete partner dell’Indie Pride che si terrà proprio a Bologna il 22 giugno ed è sicuramente una risposta importante al periodo che stiamo vivendo per allontanare ogni forma di discriminazione e razzismo. La musica ha un ruolo fondamentale in questo. Qual è il messaggio che l’INDIMENTICABILE FESTIVAL vuole lanciare facendo da supporto a questa bellissima iniziativa targata Indie Pride? 

Nella musica e con la musica non c’è, non ci deve essere e mai ci sarà posto per le discriminazioni di ogni tipo. Così sarà a Indimenticabile, e così deve essere in ogni angolo di mondo. Questo è il messaggio, semplice e limpido, e per questo siamo felici di avere Indie pride come partner. 5) Per concludere, cosa vi augurate per questo INDIMENTICABILE e per i prossimi a venire? Ci auguriamo che ogni singola persona presente viva un’esperienza serena, si senta a proprio agio, si diverta, si senta libera, possa conoscere altre persone, perchè no, possa innamorarsi, possa limonare, anche senza innamorarsi, possa lasciare fuori dal Festival i piccoli o grandi problemi quotidiani per vivere un esperienza immersiva fatta di buona musica, buon cibo, bella gente e “good vibes”!

 

Appuntamento quindi il 12 e il 13 luglio con tanta energia positiva e belle situazioni.

Noi ci saremo. E voi?

 

Sara Alice Ceccarelli

Me First And The Gimme Gimmes @ Rock_Planet

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• Me First And The Gimme Gimmes •

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Rock Planet Club (Pinarella Di Cervia) // 25 Giugno 2019

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Band (Live):

Spike Slawson (Voce)

Dave Raun (Batteria)

Chris Shiflett (Chitarra)

C.J. Ramone (Basso)

Stacey Dee (Chitarra)

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Luca Ortolani

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Teenage Bubblegums

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SETLIST:

image1

 

Grazie a Hub Music Factory

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Soap&Skin @ Ferrara_Sotto_Le_Stelle

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• Soap&Skin •

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 Ferrara Sotto Le Stelle

Cortile Castello Estense (Ferrara) // 25 Giugno 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Carlo Vergani

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Vinci due biglietti per Salmo e Calcutta al Goa Boa Festival!

Quest’anno VEZ Magazine è media partner ufficiale del Goa Boa Festival 2019 che si terrà come sempre a Genova nella bellissima cornice del Porto Antico.

Assieme all’organizzazione del Goa Boa Festival abbiamo pensato a voi, mitici lettori di VEZ Magazine!

In palio ci sono due biglietti per due differenti serate del Festival!

Leggi qui di seguito e Buona fortuna!!!!

 

Calcutta Goa Boa

 

CONTEST NUMERO UNO

 

Vuoi vincere un biglietto per la data di

Calcutta+Mecna+Giovanni Truppi

del 5 luglio al Goa Boa Festival di Genova?

Quello che devi fare è semplice:

 

1) metti like alla nostra pagina facebook

https://www.facebook.com/vezmagazine/

 

2) segui il nostro profilo Instagram

https://www.instagram.com/vezmagazine

 

3) rispondi a questa domanda su Calcutta

In quale centro cittadino Calcutta ha fatto una svastica per non litigare?

 

Inviaci la risposta e i tuoi dati all’indirizzo [email protected] entro il 3 luglio. 

 

Salmo Goa Boa

CONTEST NUMERO DUE

 

Vuoi vincere un biglietto per la data di

Salmo+Quentin40+Dani Faiv+Massimo Pericolo

del 20 luglio al Goa Boa Festival di Genova?

Quello che devi fare è semplice:

 

1) metti like alla nostra pagina facebook

https://www.facebook.com/vezmagazine/

 

2) segui il nostro profilo Instagram

https://www.instagram.com/vezmagazine

 

3) rispondi a questa domanda su Salmo

Quando ti svegli e non pensi ai soldi vuole dire che…?

 

 

Inviaci la risposta e i tuoi dati all’indirizzo [email protected] entro il 3 luglio. 

Alla fine del contest tra quelli che hanno risposto correttamente verrà sorteggiato un vincitore.

Cosa Aspetti? Partecipa!

Tom Walker @ Percuotere_la_mente

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• Tom Walker •

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 Percuotere la mente

Corte degli Agostiniani (Rimini) // 24 Giugno 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Valentina Bellini

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Julia Holter @ Ferrara_Sotto_Le_Stelle

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• Julia Holter •

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 Ferrara Sotto Le Stelle

Cortile Castello Estense (Ferrara) // 24 Giugno 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Carlo Vergani

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GOA BOA festival • 1998 ~2019 XXII EDIZIONE • 5,9 – 17,21 luglio 2019 @ Arena del Mare – Porto Antico, GENOVA

 

GOA BOA festival
1998 ~2019

XXII EDIZIONE
5,9 – 17,21 luglio 2019
@ Arena del Mare – Porto Antico, GENOVA
GOA BOA chiama LUNA:
a 50 anni dal primo passo dell’uomo sul suolo lunare, lo storico festival genovese propone un cast stellare con IZI, CALCUTTA, CARL BRAVE, GAZZELLE, SALMO, MAX GAZZÈ…

E quest’anno nasce GOAZILLA: lo  spin-off dedicato agli “intramontabili” inaugura con STEVE HACKETT e JETHRO TULL

 

 

Luglio 1969 l’uomo muoveva il primo passo sulla Luna.
50 anni dopo, a Luglio 2019, Goa-Boa sventola la bandiera della nuova musica italiana nel cuore del Porto Antico di Genova.Oltre 50 artisti, una manciata di poeti e dj in 9 serate programmate in centro città, giocando a Ping Pong sulla Luna, circondati dal mare.

Nel luglio del 1969, Neil Armstrong compie quel “piccolo passo per l’uomo” che per la prima volta unisce tutta l’umanità – oltre ogni frontiera geografica o ideologica – col fiato sospeso davanti al tubo catodico: l’uomo è sulla Luna!

La Luna. L’unico satellite terrestre, fin dall’antichità oggetto di fascinazione e ispirazione per gli artisti del nostro Pianeta, è la protagonista della 22a edizione del GOA BOA di Genova.  A 50 anni dall’allunaggio dell’Apollo 11, lo storico festival celebra questo importante compleanno ospitando un cast stellare pronto ad atterrare nel cuore del Porto Antico della “Superba” per una festa senza precedenti.

Molte le tappe disegnate sulla mappa intergalattica di questa edizione, a partire dalle due ghiotte anteprime in cui saranno protagonisti Calcutta (5 luglio) e Gazzelle (9 luglio).  Scaldati i motori si decolla seguendo le rotte più avventurose cui ci hanno abituati gli esploratori dell’Associazione Psyco, organizzatori della kermesse genovese sin dal 1998. Ed è così che una miscellanea di coraggiosi artisti, uniti da quella voglia di perlustrare costellazioni musicali sempre nuove, si avvicenderanno dal 17 al 21 luglio: dal rock incediario dei Fast Animals and Slow Kids, alle declinazioni transgenerazionali della canzone nostrana proposte da Carl Brave, Ghemon e Max Gazzè, sino alle commistioni rap di Salmo e IZI, che chiudono Goa Boa 2019 proprio tra il 20 e 21 luglio, gli stessi giorni in cui 50 anni fa gli statunitensi misero piede sull’Astro d’Argento. In mezzo c’è spazio per tutti quegli esponenti del nuovo corso che, con ogni probabilità, saranno le stelle delle prossime stagioni: Dutch Nazari, PriestessLeyla El Abiri, Eugenio in Via Di Gioia Quentin40, Mecna, Alfa sono solo alcune delle sorprese in cartellone.

Ma sul pianeta Goa Boa c’è ancora spazio per le novità ed è così che nasce GOAZILLA, un nuovo format dedicato agli “intramontabili” della storia del rock, un altro tassello che testimonia l’attitudine di chi è capace di guardare sempre avanti mantenendo ben salde le radici nel passato. Goazilla apre ufficialmente i battenti il 14 luglio con Steve Hackett – mitico chitarrista dei Genesis che, per la prima volta in Italia, eseguirà integralmente “Selling England by the Pound”, l’album definitivo della band britannica – e a seguire i leggendari Jethro Tull di Ian Anderson, che il 16 luglio sbarcano a Genova per festeggiare, insieme alla Luna, il prezioso anniversario d’oro.

 

ECCO IL PROGRAMMA COMPLETO

 

venerdì 05 luglio 2019

CALCUTTA
Evergreen Tour”

MECNA

GIOVANNI TRUPPI

Leyla El Albiri

TICKET 05.07.2019

Apertura porte ore 18

biglietti in prevendita: 30€ +dp

 

martedì 09 luglio 2019

GAZZELLE

EUGENIO IN VIA DI GIOIA

FULMINACCI

SEM

TICKET 09.07.2019

Apertura porte ore 18

Bigliettin prevendita:  28€ + dp

 

GOAZILLA 
Gli intramontabili invadono la Superba:

domenica 14 luglio 2019

STEVE HACKETT

“Genesis Rivisited Tour”

TICKET  14.07.2019

martedì 16 luglio 2019

JETHRO TULL

“50th Anniversary Tour”

TICKET 16.07.2019

 

mercoledì 17 luglio 2019

FAST ANIMALS AND SLOW KIDS

RANCORE 

GIORGIO CANALI

I’M NOT A BLONDE

OPHELYA

GIUNGLA

MARTE

TICKET 17.07.2019

Apertura porte ore 17

Biglietti in prevendita: 15€ + dp

 

giovedì 18 luglio 2019

CARL BRAVE

ALFA

DUTCH NAZARI

PNKSAND

GHEMON

DOLA

OLLY

FADI

 TICKET 18.07.2019

Apertura porte ore 17

Biglietti in prevendita: 26€ + dp

 

venerdì 19 luglio 2019

MAX GAZZÈ

On the Road Summer Tour

DIMARTINO

ROVERE

EUGENIA POST MERIDIEM

EMMANUELLE

DELLACASA MALDIVE

+ tba

TICKET 19.07.2019

Apertura porta ore 17

Biglietti in prevendita: 27€ + ddp

 

sabato 20 luglio 2019

SALMO

Playlist Summer Tour

QUENTIN40

MASSIMO PERICOLO

SPERANZA

DANI FAIV

PSICOLOGI

FUERA

TICKET 20.07.2019

Apertura porta ore 17

Biglietti in prevendita: 35€ + ddp

 

domenica 21 luglio 2019

IZI

ERNIA

SIDE BABY

PRIESTESS

MAGGIO

IRBIS37

TAURO BOYS

MATSBY

TICKET 21.07.2019

Apertura porta ore 17

Biglietti in prevendita: 25€ + ddp

 

GOA-BOA è realizzato da Associazione Psyco
in collaborazione con Comune di Genova, Regione Liguria, Porto Antico di Genova

INFORMAZIONI AL PUBBLICO:
scopri tutto ciò che c’è da sapere su GOA BOA 2019 > CLICCA QUI

INFOLINE:
+39 377 69 83 574
email

 

 

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GOA BOA 2019
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Summer VibEZ

• La nostra playlist per l’estate•

 

“Oh, when I look back now/That summer seemed to last forever/And if I had the choice/Yeah, I’d always wanna be there/ Those were the best days of my life.” (Summer of ’69, Bryan Adams)

Ogni anno, quando mi aggiro per la città, avvolta nel mio piumino ho un solo pensiero che mi spinge ad affrontare il rigido l’inverno: arriverà l’estate prima o poi.

E mentre tutti contano i giorni che li separano dal Natale io conto quelli che mi tengono lontana dal 21 giugno.

Per me l’estate è una stagione magica in cui tutto diventa più bello; vedo il mondo con occhi diversi perchè i miei ricordi più felici sono sempre legati alla bella stagione.

Nonostante il tempo a nostra disposizione sia sempre lo stesso sembra che si dilati offrendoci maggiori opportunità per stare con gli amici e fare le cose che ci rendono felici.

E finalmente quel momento è arrivato. Oggi è ufficialmente il primo giorno d’estate.

Sole, mare, ferie, gelati e ovviamente concerti e festival.

E’ quel momento dell’anno in cui ci apprestiamo anche a scoprire quale sarà il tormentone estivo che ci accompagnerà da giugno a settembre…entrandoci in testa e perseguitandoci poi fino a Natale.

Enrique Iglesias, Alvaro Soler, Giusy Ferreri, Baby K…chi vincerà il premio quest’anno?

Curiosa di sapere quali fossero i gusti dei miei amici VEZ ho chiesto loro di farmi sapere quali fossero le canzoni che per loro sono sinonimo di estate e il risultato è tutto da ascoltare.

La playlist Summer VibEZ raccoglie musica di ogni genere: rock, dance, indie ce n’è per tutti i gusti (tranne forse che per chi ama il latino americano, scusate amici).

A nome di tutto lo staff vi auguro un’estate meravigliosa che possa regalarvi dei momenti indimenticabili.

#lovez

 

Laura Losi

 

 

 

 

The Clash: white riot, black riot

Se parliamo di punk la mente corre a Londra, sul finire degli anni ’70, quando le strade della capitale britannica erano piene di giovani che volevano fare sentire la loro voce.

Il periodo storico non è dei più rosei: il razzismo è all’ordine del giorno e, in prossimità delle elezioni, il National Front il partito di estrema destra rischia di risquotere un grande successo.

Qua e la si fanno sempre più forti i richiami alle ideologie naziste e per questo motivo iniziano a nascere associazioni per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema.

E’ grazie a Rock Against the Racism e l’Anti Nazi League che il 30 maggio 1978 viene organizzato un grande concerto al Victoria Park di Londra ed è forse grazie a questo evento che la musica punk abbandona le tendenze nichilistiche degli albori per politicizzarsi sempre più.

Un gruppo più degli altri è riuscito a far sentire la sua voce, a usare la musica come un arma per combattere le proprie battaglie: The Clash.

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The Clash in Belfast – 1977 ©Adrian Boot

Forse, proprio per questo motivo, Ono Arte Contemporanea, nella sua sede di Bologna, ha deciso di ospitare una rassegna dedicata a Joe Strummer, Mick Jones, Paul Simonon e Topper Headon.

La mostra dal titolo Clash: White Riot, Black Riot racconta la band attraverso gli scatti di Adrian Boot e sarà possibile visitarla da 12 giugno al 15 settembre.

Nonostante siano passati più di 30 anni da quando i Clash incendiavano le scene musicali mondiali, da quando London Calling ha invaso le radio, oggi più che mai la loro musica e la loro ribellione sono attuali.

I Clash hanno fatto la storia, hanno messo a ferro e fuoco il mondo, incitando le persone a portare avanti le loro battaglie.

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The Clash – London Westway Photosessions – 1977 ©Adrian Boot

Fin al loro primo dingolo White Riot appare chiara la loro ideologia e la loro missione: dare una voce a tutti. Non si tratta solo di una canzone ma di una sorta di inno che incita i giovani a portare avanti una rivolta personale e collettiva.

Ma i Clash non sono solo punk, sono un misto esplosivo di generi diversi.

“Vorrei che non si dicesse che i Clash sono stati solo un gruppo punk. Il punk è uno spirito molto più ampio della musica grezza e semplice che solitamente si identifica con quella parola. I Clash sono stati un gruppo di fusione, non una band di genere. Abbiamo mischiato reggae, soul e rock and roll, tutte le musiche primitive, in qualcosa di più della somma dei singoli elementi. Soprattutto in qualcosa di pù del semplice punk di tre accordi.”

Strummer ci teneva a sottolineare questa cosa e quando la loro musica si è allontanata dal punk tradizionale i fan non sempre lo hanno apprezzato.

Non tutti, fin da subito, si sono resi conto della portata rivoluzionaria della loro musica. Eppure in 10 anni hanno lasciato il segno.

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The Clash ©Adrian Boot

La mostra ospitata a Bologna il cui ingresso è gratuto racconta i Clash visti dall’obiettivo non solo di Boot, fotografo che li ha seguiti nel corso della loro carriera dagli esordi al successo, ma anche di Syd Shelton e Pennie Smith. 

I 40 scatti in esposizione a Bologna ci raccontano questa band che ha fatto della musica un arma e ha smosso, e continua a farlo ancora oggi, la coscienza di milioni di persone. Ognuno deve farsi sentire, la voce di chiunque è importante.

“Questo è il lascito che i Clash hanno trasmesso alle generazioni che sono venute dopo: lo spirito, l’impulso a cambiare, per continuare a guardare in faccia al futuro.”

Questa per Mick Jones, il chitarrista della band, era l’eredità che i Clash hanno lasciato ai posteri.

E noi non vogliamo essere ricordati come la generazione che non ha colto il loro lascito.

Laura Losi