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Anno: 2022

Tre Domande a: Marcello Capozzi

Come e quando è nato questo progetto?

Nel 2012 scrissi la musica del brano Offshore, che dà il titolo all’album. Il testo arrivò lentamente, credo tra il 2013 e il 2014. Una volta conclusa la composizione (e mentre venivano fuori altre idee in parallelo), compresi col tempo che il brano avrebbe rappresentato il fondamento filosofico di un nuovo progetto discografico: andava coordinato un intero album intorno a quella canzone. Nel frattempo, intravedevo l’orizzonte della migrazione e tanti stimoli andarono a mescolarsi: un certo desiderio di abbracciare ampie prospettive, uno sconfinato attraversamento del nostro tempo verso l’oltre, partendo da un contesto iniziale di miseria. Veder muovere simultaneamente macrocosmo e microcoscmo come in un unico gesto, essere dentro al tempo e fuori dal tempo. Londra divenne a quel punto centrale per mettere in scena il racconto di una storia legata a un unico personaggio in transizione nel Regno Unito, nel suo personale percorso verso l’universale.

 

Se dovessi scegliere una sola delle tue canzoni per presentarti a chi non ti conosce, quale sarebbe e perché?

L’album Offshore ha mediamente arrangiamenti molti ricchi e dettagliati. Ma a un certo punto accade che, dopo il percorso ascensionale sviluppato a partire dalla prima stagione, con il folk oscuro di Mors Tua si torna a muoversi ad altezza uomo. Il brano è il racconto del momento in cui il personaggio protagonista della storia si imbatte in circostanze legate al terrorismo internazionale: l’atmosfera da western urbano si addice al contesto in cui si narra del fatale incrocio di sguardi tra due uomini separati da un’arma da fuoco. La timbrica vocale è più carica rispetto ai brani precedenti del disco, a voler interpretare la maturazione del personaggio protagonista, in un percorso dilatato nel tempo. Essendo un brano arrangiato in maniera scarna intorno al mio temperamento espressivo (con molti meno elementi affastellati in stereofonia rispetto alla maggior parte degli altri brani dell’album), inevitabilmente finisce anche per rappresentarmi da vicino come interprete musicale.

 

Progetti futuri?

Smontare il set immaginario di Offshore, toglierlo da Londra e portarlo dalle parti del Nord Africa: “Certo le circostanze non sono favorevoli / E quando mai” (come cantavano i PGR). Anche questo, non sarà un progetto di facile realizzazione.

 

Tre Domande a: Andrea Cappi Multibox

Come e quando è nato questo progetto?

Questo è progetto è nato e cresciuto in tempi molto rapidi. Con le prime restrizioni legate all’aumento di contagio da Covid, nel Marzo 2020 mi sono ritrovato improvvisamente con tanto tempo libero. Ho cercato di gestire e organizzare al meglio le mie giornate concentrandomi sullo studio dello strumento, l’ascolto e la composizione. Ho voluto dare vita a un progetto che assimilasse l’esperienza e le intenzioni musicali del mio trio Flown, con cui ho inciso un disco omonimo nel 2018, e aggiungesse del nuovo materiale proveniente da mondi musicali diversi e strategie compositive per me inconsuete. Ho cercato di realizzare tutto in poco tempo così da “cavalcare l’onda” di quella particolare situazione in cui mi trovavo, anche per non disperdere le idee e far si che tutti i brani avessero una matrice e un metodo comune. Subito dopo è avvenuta la scelta dei musicisti, con i quali avevo già collaborato e collaboro tutt’ora in altri progetti.

 

Ci sono degli artisti in particolare a cui vi ispirate per i vostri pezzi?

Gli artisti che hanno influenzato la musica dell’album Eleven Tokens vengono da ambienti musicali diversi e sono frutto di ascolti assimilati negli anni. Alcuni di questi sono molto lontani musicalmente dal progetto Multibox ma hanno in qualche modo fornito elementi e spunti concettuali. È sempre difficile fare un elenco perché molte influenze sono implicite e frutto di assimilazioni durate anni, ma posso dire che, almeno negli ultimi tempi, ho ascoltato molto i seguenti artisti: Phronesis, Donny McCaslin, Now vs Now, David Binney, Craig Taborn, Kendrick Scott Oracle, Aaron Parks, Kneebody, Mark Guiliana, Pericopes (progetto di cui fa parte il nostro sassofonista Emiliano Vernizzi)… anche influenze dall’elettronica come Hudson Mohawke, Binkbeats, Flying Lotus, Apparat, Aphex Twin per fare qualche nome.

 

Progetti futuri?

L’obiettivo primario è quello di portare in giro il più possibile il nostro album d’esordio Eleven Tokens che uscirà per l’etichetta Emme Record Label a Gennaio 2022. Abbiamo in calendario alcuni concerti ad inizio anno all’interno di rassegne/festival nel nord Italia e speriamo di aggiungerne altri. Poi stiamo cercando di organizzare qualcosa anche all’estero, in ambito europeo, magari durante la prossima estate.
Sempre in estate ci piacerebbe registrare qualche concerto dal vivo ma dobbiamo ancora scegliere dove e in quali modalità.
Poi ci sono alcune idee in cantiere per il secondo album che speriamo di registrare a fine 2022.
La nostra speranza ovviamente è che tutti questi progetti risentano il meno possibile della pandemia.