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Mese: Marzo 2023

Il TESORO di SAN GENNARO IL 14 APRILE ESCE IL NUOVO ALBUM “AMORE E GUERRA”

Il TESORO di SAN GENNARO

 

IL 14 APRILE ESCE IL NUOVO ALBUM

“AMORE E GUERRA”

 

in CD, sulle piattaforme digitali

e in edizione limitata e numerata REEL to REEL

 

Un disco unico che celebra Napoli e la sua ricca storia fatta di folclore, miracoli, arte e musica

rivoluzionando i suoni e le atmosfere tradizionali proiettandoli nel presente.

 

 

Il 14 aprile esce “AMORE E GUERRA” il nuovo album de Il Tesoro di San Gennaro (SoundFly | RTF Records | Distribuzione Self). Il disco è disponibile in CD, sulle piattaforme digitali e in edizione limitata e numerata Reel to Reel (http://soundfly.lnk.to/TDS).

 

Il Tesoro di San Gennaro è un progetto di Salvio Vassallo e Valentina Gaudini, coppia nell’arte e nella vita. Salvio ha una lunga storia come batterista pop, produttore e compositore di colonne sonore mentre Valentina, allieva del maestro Murolo, si diploma alla scuola di teatro drammatico. Forse per questo la loro musica restituisce all’ascoltatore teatralità e una componente cinematografica fondamentale.

Salvio ha fatto anche parte del gruppo Spaccanapoliensemble di punta dell’etichetta Real World di Peter Gabriel con cui raggiunge il successo internazionale testimoniato dai numerosi tour all’estero e prestigiose date come Sziget di Budabest, in Ungheria, uno dei palchi simbolo dedicati alla musica internazionale contemporanea.

Dopo l’esperienza con Spaccanapoli Salvio e Valentina danno vita al progetto Il Tesoro di San Gennaro: il primo omonimo disco è del 2013. Senza alcun tipo di promozione, l’album riesce a sedurre una gran fetta di pubblico anche fuori dai confini regionali e nazionali, nonché la critica e gli addetti ai lavori.

Il Tesoro di San Gennaro chiarisce sin da subito la volontà di dare vita ad un viaggio musicale e culturale assolutamente trasversale e ‘inclusivo’ che nasce da incontri, condivisioni e fusioni e questo viaggio, tra riletture e riadattamenti continua con “Remembering the Future” (rielaborazone delle folk songs di Luciano Berio) e “Arie, Lamenti and Other Noises” (adattamento di alcuni capolavori di Claudio Monteverdi).

Con gli anni, però, l’interesse per il progetto Il Tesoro di San Gennaro non accenna a spegnersi ed infatti, recentemente, al gruppo viene consegnato l’ambitoPremio Carosone, premio riservato alle eccellenze italiane in ambito musicale.

A questo punto Salvio e Valentina sentono l’urgenza creativa di tornare a lavorare sul repertorio napoletano e nasce così “Amore e Guerra”: assolutamente un disco ‘Crossover’ che si colloca sul confine tra la Controcultura e il Mainstream. Ma soprattutto “Amore e Guerra parla un linguaggio (il Napoletano) e racconta la musica e le canzoni della tradizione napoletana rileggendoli in chiave moderna. Questa fusione è possibile perché sposa, ad un livello più profondo, archetipi musicali vecchi e nuovi e concetti primitivi come il sacro e il profano (del resto San Gennaro è un “santo laico”).

«Come grido lucido e rotondo dal petto gonfio di Napoli al Terzo Millennio, irrompe la musica di questo disco, espressione moderna e necessaria di un viaggio condotto attraverso la tradizione antica e ricchissima di una città troppo spesso raccontata nell’evidenza più superficiale del suo folclore. Nascere e vivere a Napoli significa necessariamente misurarsi con la storia che trasuda densa e incessante dai vicoli della città e perfino letteralmente dal sottosuolo, ventre misterioso di una storia sotterranea, che pure esiste e resiste. Resistere. Ed esistere. Tra l’eredità della tradizione e l’urgenza della modernità. Tra il fuoco e l’acqua. Tra l’immagine mondiale di sé e l’essenza di sé. Contenendoli tutti, tra questi estremi si fanno largo come in un amplesso sonoro e carnale le voci e i ritmi di questo disco, disegnando l’ultimo tratto di una parabola che affonda le sue origini storiche nella canzone del milleduecento e procede via via nei secoli, tra influenze e dominazioni straniere. Una musica che narra dunque, e ripropone brani della tradizione, un viaggio che si fa racconto moderno senza cadere nelle facili lusinghe del folclore, ma lo ripensa, se ne appropria come emanazione ultima, autentica, completa, come figlio che si restituisce al ventre che lo ha partorito» afferma Salvio Vassallo.

Per questo “Amore e Guerra” è un disco dinamico, eterogeneo, difficile da incastrare in una categoria perché si respira Dancefloor e al tempo stesso una World Music senza confini, dalla Musica Contemporanea alla Musica Barocca toccando punti che arrivano alla Trance e alla Psichedelia ma il tutto è miscelato in modo così organico da imporsi con una IDENTITA’ unica e propria.

Infine “Amore e Guerra è un disco che parla. È un continuo dialogo tra opposti (‘tradire la tradizione’) che alla fine si incontrano e il risultato è strabiliante perché è un racconto innovativo di cui tutti possono godere.

«Un viaggio in musica per chi non si è affezionato all’immagine cristallizzata di una Napoli da cartolina o da cronaca nera. Una musica dalla sensualità profonda ed assetata, per chi non vuole smettere di conoscere una città unica al mondo, che ha ancora molto da raccontare attraverso il lavoro dei suoi figli artisti» continua Vassallo.

 

«E mo’ basta, alzate il volume, fatevi ‘sto viaggio e ballate» conclude Salvio

 

IL TESORO DI SAN GENNARO

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Instagram www.instagram.com/iltesorodisangennaromusic

Yungblud @ Mediolanum Forum

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• Yungblud •

 

Mediolanum Forum (Milano) // 10 Marzo 2023

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto di Oriano Previato
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Sleaford Mods “UK GRIM” (Rough Trade, 2023)

Inglesi incazzosi e dove trovarli

L’immagine che automaticamente si fissa nel nostro cervello quando pensiamo ad un inglese è una persona fredda, scostante, stronza e dall’umore altalenante e, con il clima che si ritrovano, non mi sento di biasimarli. Le nuvole perenni, dalle quali il sole, di tanto in tanto, si affaccia timidamente per poi sparire e poi giù, di nuovo, diluvio. E gli rode il culo si, agli inglesi!

Nonostante questo, quel grigiore accompagnato da una perpetua nebbiolina umida, ha il suo fascino, malinconico e scocciante.

Patria del punk, dalla metà degli anni ‘70 questa subcultura ha sconvolto il mondo e gli inglesi stessi.

Tal genere, indirizzato verso la ribellione, ha subito una grossa evoluzione, conseguente al progresso della società, portando avanti la tradizione incazzosa dei predecessori, creando un genere con una sua personale identità, il post-punk. 

Gruppi come gli Editors, Idles, Fontaines D.C., Shame, Lice, Dry Cleaning, Black Midi, e tra i più giovani i Moin, Squid rispolverano i vecchi ideali punk sperimentando e miscelando musica elettronica e progressive con sorsi di alternative rock pur mantenendo l’inconfondibile identità inglese. Fortunatamente, negli ultimi anni, siamo testimoni diretti di un’ondata post-punk che sta portando questo genere ad un nuovo splendore. 

A cavalcare la big wave anche gli Sleaford Mods con il loro nuovo album UK GRIM. Qui, il duo di Nottingham attivo dal 2007 sulla scena post-punk si mostra in veste grime, un genere di musica dance elettronica molto popolare a Londra negli anni 2000, fondendo sapientemente l’indole ribelle, polemica e poetica a sonorità dichiaratamente hip-hop mantenendo la svogliata grinta punk.

La personalità del cantante Jason Williamson conserva lo stile provocatorio, arrogante e graffiante che si riflette nei suoi testi, il suo modo di essere si interseca alla perfezione con le doti da DJ di Andrew Feam, che, in questo disco, ha dimostrato il suo talento e la sua genialità.

In UK Grime, gli Sleaford Mods esprimono tutto il loro disprezzo per la società moderna, per la perdita dei veri valori ma soprattutto per l’opportunismo dei potenti verso i più deboli. Denunciano situazioni di abbandono da parte delle autorità.

Il loro sdegno è espresso in testi taglienti a volta minimali, a volte ricercati e scivola su basi delicatamente ritmate come in Don o in Apart From You (dal timbro che ricorda molto i Joy Division), fino a pezzi più serrati e sconclusionati come Tilldipper,  Right Wing Beast e Tory Kong. L’impronta hip-hop è chiaramente visibile in Smash Each Other Up ed è una scossa elettrica che parte direttamente dal coccige e si estende su, verso la spina dorsale, scaricando direttamente a livello delle sinapsi, innescando il rilascio di adrenalina e noradrenalina.

Ad arricchire UK GRIM spuntano le leggende Dave Navarro e Perry Farrell dei Jane’s Addiction in So Trendy e la partecipazione dell’eterea Florence Shaw, eclettica frontwoman dei Dry Cleaning, nel terzo brano Force 10 from Navarone.

Celebrano il loro odio verso le istituzioni, e onorano la loro casa, la terra che li ha cresciuti, rovinata da chi si è approfittato degli ultimi solo per il dio denaro.

Urlano sarcasmo e orgoglio.

Ultima chicca. Il video del singolo UK GRIM è opera del visionario artista emergente inglese Cold War Steve, un capolavoro caustico, di satira, assolutamente da vedere.

Un album da sentire con le cuffie, che ti fa entrare direttamente in modalità Hooligans.

ATTENZIONE! NON ASCOLTARE IN AUTO, POTREBBE CAUSARE RISSE PER UN PARCHEGGIO RUBATO.

 

Sleaford Mods
UK GRIM
Rough Trade

 

Marta Annesi

Story of the Year “Tear Me To Pieces” (SharpTone Records, 2023)

Operazione nostalgia o semplice congelamento nel passato?

A sei anni da Wolves e dieci dalla reunion, gli Story Of The Year tornano in scena con il reboot album Tear Me To Pieces, pronti a cavalcare l’onda dell’emo-revival.

La formazione è quella della golden age di Page Avenue, anche i suoni e i testi vanno immediatamente a richiamare il passato della band di St. Louis; il terzo singolo 2005 inizia con l’auto citazione “Remember when we said: I spill my heart for you”, insomma all’appello di quella che è a tutti gli effetti una reunion adolescenziale, manca solo l’iconico produttore John Feldmann, ma in realtà pare che sia stato proprio lui ad indicare il nome del prescelto per questo progetto: Colin Brittain (All Time Low, Papa Roach, 5 Seconds of Summer, One OK Rock…), in pratica li ha lasciati nelle mani del suo fidato successore.

Intendiamoci, la band non è mai veramente uscita dai suoi vecchi schemi e ha sempre proposto la sua antica formula screamo early ’00, tra alti e bassi, con coerenza; in questo caso però, non stiamo parlando di attaccamento alle radici, ma di un prodotto che sembra pensato, scritto e suonato per scuotere i ricordi degli gli emo genitori ma anche per avviare i loro emo figli alla famosa fase non fase col ciuffo.

L’album inizia col botto, la title track Tear Me To Pieces e la successiva Real Life sono i primi due singoli estratti e, senza girarci troppo intorno, possiamo tranquillamente definirle le migliori delle undici canzoni totali. La prima, in pieno stile Story Of The Year, ha un ritornello che non ti molla più, la seconda ti obbliga a cantare senza ritegno quelle melodie iper catchy che ricordano i migliori All Time Low.
Da qui in poi si procede con il freno a mano tirato, ma anche questo è 100% SOTY, il quartetto infatti ci ha da sempre abituati all’alternanza tra tracce che funzionano e cosiddetti pezzi minori.
E allora si va da canzoni che sembrano quelle skippabili degli Yellowcard ad altre che invece sono effettivamente canzoni skippabili e degli Story Of The Year, passando per le immancabili ballad, come la malinconica Sorry About Me, che sembra una canzone non skippabile dei Simple Plan ed è capace di strappare anche un piantino.

Qualcuno si aspettava una svolta matura e concettuale? Non credo, a mio parere Tear Me To Pieces è un album di facile ascolto e piacevole spensieratezza, a cui è giusto volere bene, a lui, a tutti i suoi difetti e soprattutto agli Story Of The Year, per quello che hanno rappresentato e tentano di salvare oggi, a braccetto con i colleghi The Used, From First To Last, Silverstein, Hawthorne Heights e gli altri compagni di lacrime che quella fase non l’hanno solo vissuta ma hanno contribuito a crearla. 

 

Story Of The Year
Tear Me To Pieces
SharpTone Records

 

Stefano Cece Gardelli

Tre Domande a: Martina Di Roma

Come e quando è nato questo progetto?

Qualche anno fa ho iniziato a pensare di voler fare uscire qualche mio brano e farmi scoprire come compositrice e autrice. L’idea dell’EP è arrivata subito dopo: negli anni ho collezionato testi e musiche ed è stato evidente che dovessi fare un lavoro più grande. Nell’EP, che uscirà tra poco, ci sono canzoni scritte tanti anni fa, canzoni che ho stravolto più volte e canzoni nate di getto come Bittersweet che è anche il mio singolo di esordio.

 

Progetti futuri?

Tra qualche mese uscirà il mio primo EP, che è stato preceduto dal mio primissimo singolo Bittersweet. Non vedo l’ora di condividerlo con tutti!

 

Qual è la cosa che amate di più del fare musica?

Creare qualcosa di mio e nuovo senza alcun giudizio. Fare musica mi permette di esprimermi, lasciarmi andare ed entro in uno spazio in cui esisto solo io con la mia musica e le mie parole ed è un flusso continuo di idee.

half.alive @ Santeria Toscana 31

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• half.alive •

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WizTheMc

Santeria Toscana 31 (Milano) // 08 Marzo 2023

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]foto di Federica Mulinacci

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WizTheMc

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Tre Domande a: Black and Blue Radio

Come e quando è nato questo progetto?

Questo progetto è nato nel 2017. Avevo realizzato delle demo in precedenza, senza mai però andare fino in fondo. Nell’estate del 2017 in preda a una sorta di crisi personale, sono partito andando un mese da solo a New York. Era la mia prima volta in America e tutto quel tempo in solitaria mi ha permesso di conoscere tanta gente, raccogliere storie e fare un punto personale della situazione. Avevo in mente la realizzazione di un EP ma non pensavo potesse interessare a nessuno. Alla fine interessava a me. E quello bastava. Tornato da New York sono entrato in sala a registrare. Non avevo aspettative, solo voglia di suonare, scrivere, fare. Realizzai Out Of Time, un EP che portava per la prima volta il nome di Black And Blue Radio. Questo EP fu realizzato a Torino e ci divertimmo tantissimo, sia a registrarlo che a suonarlo dal vivo. Nel video di Untitled Black And Blues si trova lo spirito di questo lavoro. Mentre il primo singolo Monsters fu preso in anteprima dal sito della rivista Rollingstone. Per me una sorta di medaglia al valore. Lo so, è esagerato, ma fu davvero un bel riconoscimento. Fu tutto molto difficile, non arrivarono risultati concreti ma per fortuna non mi tirai indietro e arrivai fino in fondo. E da lì, Black And Blue Radio è rimasta l’armatura con la quale ho deciso di andare in giro.

 

Se dovessi scegliere una sola delle tue canzoni per presentarti a chi non ti conosce, quale sarebbe e perché?

In questo nuovo album, This Order, c’è una canzone che potrebbe essere una sorta di mia personalissima carta d’identità. Il brano in questione è Mirror e questa cosa l’ho pensata nel momento in cui alcuni tra amici e conoscenti, scelti random per un ascolto in anteprima, hanno reagito tutti allo stesso modo. Senza parlarsi tra loro, hanno tutti immaginato che questa fosse la canzone portante del disco non tanto per la qualità finale del brano ma per il modo in cui questo arrivava e per il modo di raccontare. Il disco è stato scritto, registrato e masterizzato in tempi diversi, con musicisti diversi. E in città diverse. Da qui il titolo This Order che si rifà a una sorta di caos artistico e umano che hanno caratterizzato la realizzazione di quest’album.
Mirror è una canzone che ho scritto parecchi anni fa e, inizialmente, non doveva far rientrare nell’album in quanto troppo vecchia per farne parte. Risuonandola in un paio di occasioni, invece, ho pensato che, data la modalità di lavorazione del disco e del viaggio che volevo raccontare, poteva essere un buon pezzo di storia da raccontare. Nella fase torinese del disco Mirror fu scartata, considerata poco valida e già sentita.
Successivamente, nelle sessions romane, è stata completamente rivalutata. E per quanto forse possa suonare come un qualcosa di già sentito, rappresenta al meglio l’idea che ho di musica e di come una storia così personale vada raccontata.
Sonorità semplici, un folk tradizionale con un testo diretto e raccontato in prima persona. E quale parola meglio di Mirror poteva rappresentare una canzone così diretta?

 

C’è un evento, un festival in particolare a cui ti piacerebbe partecipare?

Non penso a un evento in particolare. Ma mi piacerebbe partecipare a quei festival folk/blues che si svolgono a Nashville, in modo da poter vedere in azione chi con quella roba ci è cresciuto a contatto diretto. Magari anche qualche vecchio guitar hero del posto, sarebbe fantastico. Alla fine il blues viene da lì e per imparare al meglio una materia bisogna studiarla nel posto dov’è la storia è cominciata.
So che è molto settoriale come scelta, ma credo sia fondamentale imparare e conoscere quelle che ritengo essere le mie radici. Ovviamente sarei un pesce fuor d’acqua lì in mezzo, ma vuoi mettere quanto possa essere incredibilmente formativa come esperienza?
Per rimanere più con i piedi per terra e nelle vicinanze, mi piacerebbe partecipare a qualche festival italiano per portare un sound più classico che difficilmente si sente, soprattutto in questi ultimi anni. Mi è capitato spesso di partecipare a eventi indie dove con il gruppo eravamo lasciati in coda perché non in target. E puntualmente la gente si fermava ad ascoltarci anche se eravamo gli ultimi ad esibirci. Vorrei potesse succedere lo stesso con numeri possibilmente più grandi. 

Lady Blackbird @ Locomotiv Club

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• Lady Blackbird •

Locomotiv Club (Bologna) // 04 Marzo 2023

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]foto di Lucia Adele Nanni

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Flowerovlove @ Arci Bellezza

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• Flowerovlove •

 

Arci Bellezza (Milano) // 03 Marzo 2023

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto di Claudia Bianco
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Ron Gallo “Foreground Music” (Kill Rock Stars, 2023)

“This is foreground music you don’t need a background”

Canta così Ron Gallo nel secondo brano del suo ultimo disco, Foreground Music. Un album eclettico, sfaccettato, ma soprattutto difficile da tenere in sottofondo, perché altrimenti si rischia di perdersi delle chiavi di lettura (e forse anche perché appunto, come ci dice lui stesso, un sottofondo non ci serve).

Diverse le associazioni che si possono fare ascoltandolo: ci sono vibes (passatemi l’anglicismo) che ricordano gli ultimi lavori de The 1975 per un’associazione tra testi crudi e musiche a tratti allegre; altri pezzi invece – musicalmente parlando – ricordano vagamente gli Oasis (seppur in versione 2023), in particolare Vanity March e Yucca Valley Marshalls. Ma sarebbe riduttivo limitarsi alle associazioni con altri artisti, dato che l’album spazia dai chitarroni distorti a pezzi più dance passando per sentieri più malinconici.

Dunque malinconia, ma anche tanta ironia, quando non sfocia in vero e proprio cinismo. Questo fa sì che Foreground Music si ritagli il suo spazio in quel filone di prodotti artistici tipicamente millennial di cui la serie tv Fleabag è il massimo esempio internazionale: il racconto di una vita non esaltante e un po’ miserabile che si pone l’obiettivo di distrarre ma anche di far riflettere. Emblematica in questo senso è At Least I’m Dancing, dove appunto emerge un mondo che cade a pezzi, ma almeno si può ancora ballare.

Nessun accenno di poesia, anzi, tutto il contrario: da autore indie che si rispetti, Ron Gallo propone immagini estremamente prosaiche e quotidiane, come le tasse sempre in At Least I’m Dancing o i grandi magazzini in mezzo al deserto di Yucca Valley Marshalls. Tuttavia, sono proprio queste immagini quasi mediocri a raccontare sensazioni profonde e sentimenti  potenti: rabbia, solitudine, critica alla società della performance o all’idea che agli uomini sia tutto dovuto.

Insomma, i temi sociali non si sprecano e spesso quello che racconta è in netto contrasto con le sonorità adottate, molto più allegre e ballabili. D’altronde lo stesso artista ha definito l’album “what an existential crisis would sound like if it could also be fun”.

E probabilmente ha ragione: un’ipotetica, divertente crisi esistenziale suonerebbe proprio così.

 

Ron Gallo
Foreground Music
Kill Rock Stars

 

Francesca Di Salvatore

Father John Misty @ K.B. Hallen

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• Father John Misty •

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K.B. Hallen (Copenhagen) // 2 Marzo 2023

 

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Preoccupations @ Covo Club

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• Preoccupations •

 

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Covo Club  (Bologna) // 1 Marzo 2023

 

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