Esiste un’emozione ben precisa quando sta per iniziare un concerto, quell’attesa infinita in cui non aspetti altro che vedere le luci nel palco illuminarsi e finalmente lasciarsi andare.
Ieri sera, i Pinguini Tattici Nucleari hanno trasformato l’Unipol Arena di Bologna in una casa, o meglio in “una scatola dove la gente si rifugia quando fuori piove”, in quella casa da loro descritta nella canzone Scatole. Non c’è un pubblico, non c’è un frontman, non c’è nessuno in sottofondo, siamo tutti lì, a sedere, attorno un tavolo che alimenta un flusso reciproco di emozioni.
I Pinguini Tattici Nucleari hanno l’unicità di essere empatici, di coinvolgere. Con una metafora, la capacità di farsi abbracciare, attraverso la potenza delle piccole e delle grandi cose, come del resto lo è, piccolo e grande, la nostra umanità. La loro musica non racconta una storia, ma la nostra storia, sotto questo unico e immenso tetto che ci unisce, in cui la band riporta anche a emozioni del passato come Caro Amico Ti Scrivo di Lucio Dalla, cantata a sorpresa a fine concerto, perla preziosa che ha fatto e farà sempre parte dell’anima di Bologna e di ognuno di noi.
La band dimostra il valore del singolo individuo e distrugge la classica gerarchia della band, infatti durante lo show Riccardo Zanotti, cantante e cantautore della band, passa lo scettro del frontman agli altri componenti della band. Tutti hanno una parte, tutti hanno un momento dove sono loro al centro del palco, per raccontarsi e raccontare.
In questa casa i PTN accolgono anche pensieri di attualità come quello dedicato al popolo palestinese, che una casa non ce l’ha, attraverso una meravigliosa poesia letta da Elio Biffi, scritta da Mahmoud Darwish, scrittore e poeta palestinese. Un pensiero va anche al vuoto che vivono i malati di Alzheimer attraverso la canzone Ricordi.
I concerti dei PTN sono un viaggio all’interno di stanze dove ogni componente della band racconta un autentico sentimento quotidiano, come la malinconia della fine di una storia, ma che risuona sempre sotto forma di un nuovo inizio. Una scatola dove ci si commuove con La Banalità del Mare, dove si balla con le paure e si ride con le lacrime negli occhi, perché “le canzoni infondo sono solo scatole dove la gente si rifugia quando fuori piove”.
Rebecca Galeotti