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Korn “Requiem” (Lomo Vista Recordings, 2022)

Korn “Requiem” (Lomo Vista Recordings, 2022)

| Francesca Garattoni

Nu Metal Sentimentale

La credenza comune è che i metallari non piangano. La società ci giudica per il nostro modo di vestire, e soprattutto per la musica che ascoltiamo. Ci danno dei satanisti, solamente per i nostri abiti scuri, o l’aspetto funereo.
Ma anche noi metallari abbiamo emozioni.
Possiamo dire che il nostro stile comunicativo è un pochino sopra le righe, ma questo non esclude che anche noi sappiamo essere dolci, gentili e malinconici al tempo stesso.

E sono i Korn, con il loro quattordicesimo album Requiem, ad esporre questo lato quasi tenerello del nu metal.

Jonathan Davis, come un moderno Zio Tobia (Zio Tobia Picture Show era uno spettacolo televisivo horror su Italia1, NdA), ci introduce in un mondo spettrale ed emozionale.

La pandemia ha portato una dilatazione nel tempo di creazione del disco e questo ha permesso un lavoro più accurato sulla scrittura e più melodico, dando alla luce un album-viaggio dentro sé stessi che porta alla nascita di qualcosa di nuovo.

“Non siamo mai completamente formati ma sempre soggetti a una lenta evoluzione coscienziale” diceva Marcel Proust e così i Korn, (padri fondatori nel nu metal, attivi dal 1993) iniziano il loro viaggio alla scoperta di nuove sonorità.

Requiem è composto da nove brani, il cui cuore pulsante è il quinto, Disconnect, brano molto saturnino in cui traspare una certa vulnerabilità e, stranamente, dolcezza. 

Ma l’album si apre con tutt’altro che miele e parole soavi.

Primo nella tracklist troviamo Forgotten, con un’accattivante intro di basso che lascia il passo a frammenti melodici per poi esplodere nel ritornello e nel finale. L’epicità del brano successivo, Let The Dark Do The Rest risiede nell’energia che travolge dal primo secondo di ascolto, e procede in un alternarsi di cantato lento (le doti canore di zio Jonathan Davis sono sempre spropositate) e batterie pesanti e growl. 

Hopeless and Beaten e My Confession rappresentano l’anima nu metal del disco, mentre Lost in The Grandeur e Penance To Sorrow sono i pezzi più sperimentali per il sound del gruppo, un rollercoaster di armonia e caos.

L’album si chiude con un regalo per i nostalgici, Worst Is On Its Way, un ritorno alle origini pieno di scat (che ci mancavano tanto).

E per tutti quelli che dicevano che Korn erano finiti, erano morti… Beccatevi sto ritorno in grande stile!

 

Korn

Requiem

Lomo Vista Recordings

 

Marta Annesi