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VEZ5_2024: Francesca Garattoni

VEZ5_2024: Francesca Garattoni

| Francesca Garattoni

Viviamo tempi incerti. Incerti e frenetici. Assorbiti da quotidianità sempre meno “a misura di persona”, oramai anche leggere un libro, ascoltare un disco, sta diventando un atto quasi elitario, per pochi. Anche noi della redazione di VEZ siamo presi dentro a questa gigantesca centrifuga, ma cerchiamo ancora, spesso a fatica, di ritagliarci del tempo per continuare a starci, in quella élite, e nutrirci di arte, in qualunque declinazione essa si presenti. E quindi eccoli qui i nostri 5 dischi del 2024 che ci hanno in qualche maniera aiutato a sentirci, anche per poco, più felici, migliori.

The Decemberists As It Ever Was, So It Will Be Again

Pensi Pacific Northwest e pensi pioggia-umido-viscido, grunge, camicioni di flanella e scene da Singles. E invece no: per una volta ci spostiamo da Seattle, WA, scendiamo nella ridente e hipster Portland, OR (“where young people go to retire”, cit.) e troviamo il baffone simpatico e pacioccone di Colin Meloy alla guida di quel meraviglioso caravanserraglio che sono The Decemberists.
As It Ever Was, So It Will Be Again ascolto dopo ascolto si è conquistato la prima posizione di questa mia classifica di fine anno, con le sue sonorità solari contrapposte a testi spettrali, melodie coinvolgenti e Joan in the Garden, un piccolo capolavoro che per i suoi quasi venti minuti ti si infila sotto pelle, si attorciglia intorno allo stomaco e non lascia scampo con il suo grandioso crescendo.

Traccia da non perdere: Joan in the Garden

Fontaines D.C. Romance

Era sabato 24 Agosto, il giorno dopo l’uscita di Romance. Qualche giorno prima avevo programmato la pubblicazione della recensione di Andrea, che mi aveva assai incuriosito, complice l’apertura con una citazione particolarmente apprezzata, ma non abbastanza da precipitarmi ad ascoltare il nuovo album dei Fontaines D.C. appena sfornato.
Era sabato 24 Agosto ed ero a spasso per Notting Hill, a Londra, e sono entrata alla Rough Trade. Varcata la soglia, la folgorazione: cosa sto mai ascoltando?! Non riesco davvero a spiegarlo a parole, ma è stato come essere rapiti dagli alieni: una luce chiara, irresistibilmente attraente e musica cristallina.
“Ciao, è il nuovo disco dei Fontaines che sta suonando?”
“Si”
“Lo prendo. In CD, grazie”.

Traccia da non perdere: Here’s the Thing

Humanist On the Edge of a Lost and Lonely World

Prima era un post su instagram di Peter dei Black Rebel Motorcycle Club, poi qualche accenno qua e là da parte di Ed Harcourt e infine Jimmy Gnecco che piazzava rare date europee degli Ours durante il tour con questi Humanist. Chi è questo gruppo che riesce a mettere insieme alcune delle voci così interessanti? Perchè? Da dove vengono? Come si direbbe in Romagna “mo te, ad chi sit é fiol?” (traduzione: ma te, di chi sei il figlio?).
Il progetto Humanist è figlio di Rob Marshall, forse meglio conosciuto come il co-autore di Mark Lanegan su Gargoyle, prolifico musicista inglese che provvede alle melodie e chiama a raccolta nomi eccellenti per scrivere e cantare i testi.
In un anno dove, a guardare le classifiche, sembra che siano usciti solo 4 o 5 album, diamo spazio all’inaspettato, alla scoperta figlia di pura curiosità.

Traccia da non perdere: Born to Be (feat. Peter Haynes)

Beth Gibbons Lives Outgrown

Un disco notturno, canzoni a lume di candela. Cupo q.b., seducente, elegante.
Il primo disco solista della Bettina in più di vent’anni è un bozzolo morbido e sofficioso in cui rifugiarsi quando il mondo fuori diventa troppo ruvido.

Traccia da non perdere: For Sale

The Cure Songs of a Lost World

Ci sono voluti 24 anni per ritrovare l’oscurità decadente di Bloodflowers che tanto mi rapì da adolescente. Songs of a Lost World non è un album facile al primo ascolto, bisogna essere pazienti come quando gli occhi si devono adattare ad una stanza buia, così si devono adattare le orecchie per capire la bellezza di questo lavoro.
Songs of a Lost World è la colonna sonora del tempo che passa inesorabile, è brutale consapevolezza, è il freddo marmo di eterni angeli piangenti.

Traccia da non perdere: Alone

Honorable mentions

Father John Misty Mahashmashana
Per poco – ma proprio un pelo – non ce l’ha fatta Joshua a finire in cinquina anche quest’anno. Mahashmashana è un compendio delle sonorità a marchio Father John Misty e non sbaglia un colpo.

NewDad MADRA
Giovani, carini e shoegaze.

The Smile Wall of Eyes
Fondamentalmente un disco stupendo dei Radiohead con un batterista jazz. Godevolissimo.

Nick Cave & The Bad Seeds Wild God
Una messa laica, una celebrazione di salvifica bellezza.

Ed Harcourt El Magnifico
Date a quest’uomo un pianoforte e vi solleverà il mondo.