VEZ5_2025: Lucia Rosso
Ed arriva, come di consueto, il momento di fermarsi e guardarsi indietro; non troppo, fino a gennaio. Inizia infatti il sempre più difficile lavoro di ripercorrere a ritroso questi quasi dodici mesi in musica, dove cercare di far saltar fuori quella manciata di dischi che credi abbiano dimostrato di avere quel qualcosa in più degli altri, un quid, una scintilla, un motivo per il quale chiunque stia leggendo dovrebbe prendersi la briga di premere play. Dischi che sono usciti a febbraio e che ti sembrano vecchi di anni, dischi che avevi rimosso totalmente nonostante al primo ascolto, il giorno dell’uscita, ti avevano fatto esclamare “ah questo sicuro disco dell’anno per me”, dischi che con gli ascolti sono cresciuti, dischi che andrebbero menzionati solamente per meriti-acquisiti-sul-campo-negli-anni da parte dell’autore. Tra scelte obbligate e rinunce dolorose, ecco (almeno) cinque motivi per i quali anche il 2025 non ha tradito le attese.
Bon Iver SABLE fABLE
Era ottobre 2024 quando Speyside si è insinuata per sempre nel mio cuore, giusto in tempo per potermici avvolgere con l’inverno alle porte. Poi arriva aprile 2025 e i Bon Iver regalano un nuovo racconto, una favola con un inizio e una fine, forse meno folk di quanto atteso, ma a questo punto per fortuna, perché il soul che c’era ad aspettarmi è stata una sorpresa gradita. Pieno di intenzioni, respiri, uno per ogni stato mentale, ogni umore. Non poteva che piazzarsi in testa.
Traccia da non perdere: Speyside
Yungblud Idols
Un trionfo, un’opera…un rischio (nel 2025).
In un mondo in cui le canzoni per diventare virali devono ormai aggirarsi sui due minuti di durata, Dominic pubblica un album con un’overture di 9 minuti. E TikTok muto!
È stato proprio questo pezzo a catturarmi per primo, tre canzoni fuse in una sola, in un crescendo che fa sentire invincibili, anche alle 7:00 del mattino, quando con la nebbia, si va ligi al lavoro. Non solo Yungblud azzarda sul tempo, ma anche sul genere: dopo circa dieci anni in cui la compagnia discografica gli preclude il rock, quello vero, per riuscire a tutti i costi a comparire nelle classifiche, Dominic se lo va a prendere e lo impone alla compagnia stessa. Questa forse non si aspettava l’avrebbe fatto con una credibilità degna di Mercury o dell’amico Osbourne.
Traccia da non perdere: Hello Heaven, Hello
I Cani Post Mortem
La mia unica quota italiana in questa VEZ5. Doverosa, aggiungerei.
È facile destare clamore quando si ritorna dopo una lunga assenza.
Se poi ti chiami Niccolò Contessa e torni con un lavoro come Post Mortem, c’è caso che alla tua festa di bentornato si unisca molta più gente del previsto.
L’ho capito dalla prima traccia, Io, che questo album aveva molto da dirmi. Non pensavo sarebbe stato quello che avrei ascoltato di più di tutto il 2025.
Sì è cupo, sì è lontano dal post-punk brioso degli esordi, ma matcha perfettamente con la sensibilità di chi scrive.
Traccia da non perdere: Un’altra onda
Hayley Williams Ego Death at a Bachelorette Party
Il titolo parla per me. E l’artista pure.
L’album è candidato ai Grammy Awards come Best Alternative Music Albume la tracklist è stata stabilita in seguito ad un sondaggio sottoposto alla community.
In ciò che scrive la mia cantante preferita trovo sempre il chorus che non mi tolgo dalla testa: questo è il caso di Glum (nominata anche questa ai Grammy Awards come Best Rock Song), ma anche Love Me Different e Hard ce le ho sempre in loop.
Non siamo davanti a un “no-skip” album, del resto è lunghissimo, 20 tracce.
Ma il punto è un altro: Hayley Williams, mattoncino su mattoncino – registrando e suonando da sola quasi tutto – costruisce un’opera coraggiosa, camaleontica ed estremamente personale. Afferma la sua identità, di cui ci canta le sfumature parlando alle donne, alle trentenni, incoraggiando a non perdere sé stesse, anche davanti a decisioni cruciali e aspettative disattese. È dalla pandemia che Hayley prova a dirci altro, al di là dei Paramore. Forse ora è il caso di ascoltarla.
Traccia da non perdere: Glum
CMAT Euro-Country
La ascolto da un paio di mesi, scoperta completamente a caso nei suggeriti di Spotify, non ne posso più fare a meno. È quel boost di femminilità che metterei come soundtrack se Bridget Jones fosse girato nel 2025. Non fatevi ingannare dal titolo dell’album, CMAT ha solo la vibe country, il suo è un pop irresistibile. Mi ricorda i dischi che metteva mia madre in macchina per caricarsi quando ero piccola. Questa energia decisa, ironica, che sa un po’ di rivalsa mi è molto familiare. In più è irlandese, per me già ottima premessa.
Traccia da non perdere: When A Good Man Cries