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Fast Animals and Slow Kids: “Dai club a suonare con l’orchestra, e nessuna voglia di fermarci qui”

Fast Animals and Slow Kids: “Dai club a suonare con l’orchestra, e nessuna voglia di fermarci qui”

| Alberto Adustini

Da Perugia e dai piccoli club ai tour nei palazzetti, ai principali festival italiani, un tour acustico, i teatri, le esibizioni col sestetto d’archi ed ora, alle soglie dei quindici anni di vita, i Fast Animals and Slow Kids alzano ancora di più l’asticella e pubblicano Dal Vivo Con Orchestra, un live registrato in due distinti concerti, a Ravennae a Cividale del Friuli con l’Orchestra La Corelli diretta dal Maestro Carmelo Emanuele Patti.

Abbiamo fatto una piacevole chiacchierata con Aimone Romizi (voce, chitarra, percussioni), Alessio Mingoli (batteria, seconda voce), Jacopo Gigliotti (basso) e Alessandro Guercini (chitarre), per capire qualcosa di più di questa uscita, la sua genesi, la realizzazione, con uno sguardo al prossimo futuro.

Ciao ragazzi, innanzitutto grazie della disponibilità. Se non vi dispiace inizierei non con una classica domanda, ma con direi più una considerazione. Mi spiego: quando avevo letto dell’imminente uscita di questo disco con orchestra ero rimasto un attimo perplesso e tra me e me avevo pensato “ammazza si stanno prendendo un discreto rischio i FASK”. Mi era venuto in mente ovviamente l’illustre precedente dei Metallica con S&M, per cui volevo sapere da voi se siete o eravate consci di “rischiare” in qualche maniera, oppure no.

Aimone: “Devo dire che sì, eravamo consci del rischio ma è anche vero che suoniamo da molto tempo e, almeno in ambito live, tendiamo a sentirci più sicuri di quello che produciamo e di qual è il livello a cui possiamo arrivare, anche in fase di post produzione quindi avendo chiare quali erano le fasi, anche il percorso di conseguenza ti si delinea in maniera più chiara. Voglio dire, sapendo di avere del tempo per provare in studio, del tempo per provare con l’orchestra, il tour con l’orchestra a sei elementi, sai che nel momento in cui arriverai a suonare con la sinfonica, le cose da suonare le avrai già interiorizzate. I problemi normalmente nei tour sono sempre le prime date, ma avendo avuto tempo per aggiustare prima il tutto abbiamo tolto una parte di incertezza. Ne è rimasta ovviamente, ma crediamo sia anche la forza di certi progetti, in quanto se fai qualcosa senza questo grado di incertezza, di rischio, stai nel tuo, ecco, artisticamente quello che stai facendo probabilmente puzza di m***a”.

Alessio: “Vorrei aggiungere solo che comunque avendo già avuto qualche esperienza, parlato anche con il pubblico, le reazioni, non era del tutto un salto nel buio ecco. Cosa che comunque a noi piace”.

Aimone: “Aggiungo una cosa riguardo al pubblico, che se vuoi è un pò stronza, ma in questo tipo di cose meno entra il pubblico e meglio è. Se tu proietti la tua testa su quello che potrebbe volere il tuo pubblico sei finito di partenza. Va bene essere consci di dove si è e tutto, ma ciò non deve invadere troppo i tuoi pensieri, perché finisce per schiacciarti e magari lasciarti a piedi”.

Quindi? Parliamo di un punto di arrivo o di una tappa di crescita? I locali, i club, i palazzetti, il tour acustico, l’orchestra da sei elementi, ora un’orchestra vera e propria. Quanto di tutto ciò era pianificato e quanto invece si è costruito man mano?

Aimone: “Diciamo che è un bel fiume… Da fuori è un pò difficile da spiegare. Da dentro la musica deve vivere di sensazioni, di stimoli, devi sentire la scintilla, altrimenti poi è anche difficile condividere queste cose con la gente che viene ad ascoltarti. Dal vivo si percepisce, la gente se ne accorge. Noi da sempre diamo forza ai nostri istinti, da quando avevamo 20 anni ad ora, che ne abbiamo 35, 36 mi sento di dire che quello che siamo oggi non è stato pianificato ma è la logica conseguenza di questo processo di crescita personale come esseri umani”.

Fast Animals And SlowKids DSF6388 ph. Francesco Rampi

E a livello invece di preparazione del disco come si sono svolte le cose?

Alessio: “Noi abbiamo iniziato a lavorare al progetto ancora un anno fa, e la prima cosa era stata appunto la scelta dei brani, e già lì fu molto sofferta. Quindi abbiamo iniziato a riarrangiare i vari brani, togliendo anche parti importanti nella versione originale, siamo andati a scavare nell’esistenza dei nostri brani per permettere poi al direttore d’orchestra di riempire con l’orchestra quei vuoti”.

Aimone: “Carmelo è senza dubbio la figura chiave di questo progetto perché è un direttore molto contemporaneo. Il lavoro con lui è stato quello di mantenere quell’energia del concerto dei FASK all’interno di contesti che non sono a noi “congeniali” diciamo così, come può essere un teatro. Il lavoro poi è stato molto lungo in quanto registravamo le prove, le riascoltavamo, le ascoltavamo con l’orchestra e capivamo cosa limare, cosa togliere, passo passo”.

Immagino non sia stato semplice…

Aimone: “No, anzi, è stato molto complesso. Nonostante ormai abbiamo una certa dimestichezza ed esperienze col palco e lo studio e tutto, eravamo lì belli stressatini, spaventati, in quanto non hai il controllo di tutto, sei in un insieme molto più complesso, o banalmente non hai la stessa formazione loro. Noi dicevamo “ripartiamo dal ritornello”, e loro ci chiedevano “Si, ma da quale battuta?””

Infatti mi chiedevo se si fosse avvertita questa potenziale distanza a livello di formazione con gli orchestrali o un certo qual “peso” o responsabilità verso di loro.

Aimone: “Direi di no, alla fine erano persone come noi, alcuni ci conoscevano, conoscevano le nostre canzoni, quella distanza tra orchestra e rock band non credo esista più. Abbiamo invero preso la cosa molto seriamente, non tanto nei loro confronti quanto proprio nei confronti della musica, perchè anche se abbiamo un fare spesso casinista, confusionario, proviamo molto, siamo molto precisi e meticolosi, vogliamo fare le cose per bene. In realtà è stato proprio uno sprone a suonare ancora meglio di come facciamo di solito”.

Fast Animals And Slow Kids DSF6415 ph. Francesco Rampi

Qual è stato il brano più difficile da arrangiare? E collegato a questo vi chiedo anche: ascoltando il disco penso ad un brano tipo Come Un Animale, che probabilmente si prestava meglio ad un arrangiamento orchestrale, mentre sono rimasto assolutamente stupito da Animali Notturni, che rispetto all’originale è quasi stravolta. Quindi la domanda è se vi ha stupito scoprire queste duplici identità dei vostri brani, che possono essere vestiti con chitarra, basso e batteria, così come con ottoni ed archi.

Aimone: “Direi che la più difficile in assoluto è stata Fratello Mio, senza dubbio. Ha un ritmo particolare, lì è stato proprio difficile anche gestire le dinamiche, che poi sono un po’ il centro nevralgico del disco.

Per quanto riguarda l’altra domanda, assolutamente no, scoprire questa duplice natura non ci ha stupito. Noi abbiamo la teoria secondo cui ogni linea che compone un brano, sia quella di chitarra, voce, batteria, quello che vuoi, deve vivere di vita propria. Quindi quando scomponi un brano in questa maniera ti accorgi che questo può vivere senza una linea, o senza un’altra, perché alla base c’è una forma canzone, l’idea di una melodia, che comunque la scomponi rimane valida”.

Ma, curiosità: quando avete fatto i due concerti di Ravenna e Cividale lo sapevate già che sarebbero stati registrati e che soprattutto sarebbero diventati un disco?

Jacopo: “Purtroppo per noi sì!”

Quindi pressione a mille.

Aimone: “Ahahah non hai idea! Non hai idea! Tra l’altro io tra un pezzo e l’altro volevo ringraziare la gente però stavo zitto per paura di rovinare il disco”. 

Alessio: “Eravamo dentro ad un grande one take, e questa cosa in effetti non mette molta serenità”.

E ora? Visto che avete continuato ad alzare l’asticella?

Aimone: “Continueremo ad alzarla. Prima però c’è una problematica, comune ai musicisti, che è quella di scrivere belle canzoni, per cui adesso siamo in quella fase in cui raccogliamo le idee, spremiamo il cervello e cerchiamo di scrivere dei pezzi ancora più belli dei precedenti”.

Beh ragazzi, direi che siamo giunti al termine. Vi ringrazio ancora molto, complimenti sinceri per il disco e ci risentiamo alla prossima.

FASK: “Grazie a te e ciao!”

Foto: Francesco Rampi