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Des Rocs: “La felicità è su un palco“

Des Rocs: “La felicità è su un palco“

| Alberto Adustini

Read the interview in English here

Daniel Rocco, in arte Des Rocs, è un nome che probabilmente non dirà molto ai più. Ma è solo questione di tempo. Parliamo di un musicista originario di New York che è da poco passato anche in Italia per il suo primo tour europeo da headliner, dove ha portato in giro il suo stile, la sua foga chitarristica e la sua energia. Fresco di nuovo album, Des Rocs ha accettato il nostro invito per rispondere a qualche domanda, sul suo nuovo Dream Machine, sulla sua idea di musica e di felicità.

Ciao Daniel, grazie del tuo tempo e benvenuto su VEZ Magazine. Allora, iniziamo: sei emozionato per (se non ci sbagliamo) il tuo primo tour in Italia?

“Mi sento benissimo. Sognavo da tanto di suonare qui, quindi sono davvero emozionato. Bologna è una bella città.”

Non è però la tua prima volta in Europa, hai suonato una manciata di concerti in Inghilterra nei giorni scorsi e un po’ negli anni passati, perciò la domanda è se trovi differenze tra il pubblico Europeo e quello Americano. Ho visto un paio di video su YouTube di te che suoni a Chicago qualche mese fa e il pubblico era così rumoroso e felice, e la tua performance era uno schianto. Mi sembra che più il pubblico è rumoroso ed energetico, meglio suoni la band, che vi nutriate del loro entusiasmo.

“No, sono già stato qui, ma non ero mai stato headliner in Europa, quindi è un tipo di performance completamente diverso. Penso che il pubblico europeo sia più aperto mentalmente, e penso abbiano un maggior apprezzamento del rock a livello di cultura trasversale. Negli Stati Uniti tutti i generi musicali vivono in un universo a sé stante. Ad alcuni piace il pop, ad altri piace il rock, ad altri ancora piace il rap. Ma in Europa sento che le persone apprezzano tutti i generi musicali equamente, quindi puoi avere la stessa quantità di persone ad un concerto rock come ad un concerto rap, e questo penso sia davvero bello. Non ti deve piacere solo il rock per andare a vedere rock in Europa. Capisci cosa intendo? Negli States hai gente a cui piace solo il rock e non ascoltano gli altri tipi di musica.”

Parliamo di Dream Machine. Hai detto che in un’intervista che il tuo lavoro precedente, A Real Good Person in a Real Bad Place, è nato da “una tremenda quantità di tenebre”. Dream Machine ha portato un po’ un po’ di luce? E quanto quello che senti e quello che ti circonda influisce sul modo in cui scrivi? 

“Assolutamente. Dream Machine è l’opposto del mio lavoro precedente. È una molto più grande, grandiosa re-immaginazione di tutte le cose firmate Des Rocs. Quello che mi circonda è molto importante per quello che scrivo. Molto, molto importante. Sono sempre influenzato dai posti. I posti mi ispirano molto. Se oggi facessi un album in Italia o se andassi a New York per fare un album, sarebbero due dischi completamente diversi. Si, i posti giocano sempre un ruolo molto importante.”

Puoi dirci qualcosa sul significato della copertina del tuo album? È stata un’idea tua?

“Si, è un’idea mia, è un simbolo. È il mio simbolo. È un simbolo che ho creato per rappresentare la forza. È una specie di due zanne connesse nel mezzo da una sbarra. È come un simbolo fondamentale di forza e il messaggio principale di Des Rocs è di perseveranza contro ogni avversità e forza.È tutto quello che significa. E ho voluto avere questa statua, come in un deserto, in un posto molto ostile per dimostrare che puoi sempre perseverare.”

Quanto sono cambiati la tua scrittura e il modo di comporre negli anni? 

“Non molto. Ho scritto sempre alla stessa maniera, come quando ero un ragazzino. Se non altro, cerco sempre di tornare a come scrivevo prima che ci fossero aspettative sulla mia musica. È davvero la cosa migliore. In un certo senso, le cose si sono raffinate col tempo, ma ora sono molto più consapevole del pubblico, che penso sia un male per il processo creativo, ed è meglio quando crei in totale isolamento, senza pensare al pubblico.”

Quindi credi di cercare una maggiore libertà nel modo in cui scrivevi in passato? 

“Oh si. Quando scrivi e non pensi che qualcuno possa ascoltare quello che fai, puoi davvero scrivere quello che vuoi. Sei completamente libero perchè non pensi mai che quello che scrivi possa fare qualcosa. È veramente liberatorio quando scrivi agli inizi.”

Guardando al presente, c’è un artista o una band con cui vorresti collaborare o andare in tour insieme?

“Artisti dei nostri giorni, decisamente i Foo Fighters.”

Per concludere, siamo soliti terminare l’intervista con una domanda fuori dal comune. Qual è la tua idea di felicità? 

“La mia idea di felicità? Poter fare musica a tempo pieno, tutto il tempo e non dovermi preoccupare di nient’altro. Poter suonare dal vivo. Ogni giorno in cui posso suonare un concerto è un giorno in cui sono molto felice. Non lo do mai per scontato. Ho intenzione di essere felice ogni secondo che sono su un palco.”

Foto di copertina di Luca Ortolani