Skip to main content

Marnero @ Teatro del Baraccano

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Marnero •

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]

 

Teatro del Baraccano (Bologna) // 01 Febbraio 2022

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]Non giriamoci tanto intorno, via; le aspettative erano alte, l’hype attorno all’evento non trascurabile, anzi, biglietti bruciati in pochi minuti, teatro gremito in ogni ordine di posti, l’attesa per scoprire la scenografia e i visual, le indiscrezioni, gli ospiti a sorpresa, rumours che hanno animato queste settimane di avvicinamento a quello che, a conti fatti e senza timore di smentita, è stato il principale evento musicale accaduto, quantomeno in Italia (che la prudenza non è mai troppa) in questo freddo martedì di inizio febbraio: i Marnero in concerto a Bologna al Teatro del Baraccano.

I Marnero, il cui nome, coincidenza vuole abbia lo stesso numero di lettere e le vocali nella corretta sequenza di una nota cittadina costiera in provincia di Imperia, proporranno a poche decine di fortunati, selezionatissimi e soprattutto buongustai spettatori, l’esecuzione integrale di quello che è, a mio insindacabile giudizio, uno dei dischi usciti in Italia più importanti e belli degli ultimi, che ne so, facciamo venti, trent’anni? Un disco che io e il resto degli astanti, come mi sarebbe poi parso di capire dalle reazioni in sala, conosciamo a memoria, parola per parola, nota per nota; quei 31 minuti sono un sentiero, forse meglio un vortice, una spirale, nella quale smaniamo di addentrarci quanto prima. Un disco di mare, del tempo, non necessariamente atmosferico, di navi, di rotte, del perdersi; signore e signori, ecco a voi Il Sopravvissuto.

L’attacco del disco è una sberla in faccia, un pugno in pieno volto, un muro d’aria che ti sbalza a metri di distanza, l’impianto si satura subito, la voce dell’elegantissimo signor Raudo fatica a trovar spazio tra quel turbinio di distorsioni e fendenti di batteria, ma tanto stiamo già tutti urlando “Io sono il Sopravvissuto, son trino e non uno, son vuoto a metà e non mi aspetta nessuno” che a queste quisquilie diamo poca se non nulla importanza. 

I quattro baldi bardi (?) mostrano, ancora una volta, un affiatamento ed un’alchimia commovente da quanto risulta naturale ed intrinseca, e rapito come sono da quanto avviene sul palco, nel mentre attaccano gli inconfondibili violini di Non Sono Più Il Ghepardo di Una Volta, lo sguardo sale di qualche metro sulle immagini (ah, i visual di cui tanto si vociferava!) che scorrono sul fondale – non marino – giusto in tempo per intravedere, da lì in avanti, un individuo malmenare un malcapitato volatile, scorgere delle navi naufragare od in alternativa andare a fuoco (che io debba quindi intuire che sia giunta l’ora, chiedo eh…), vergini in bianca veste dalla bocca grondante sangue, lupi (ah, quanti lupi! sono loro i veri protagonisti della serata sia chiaro) un Cristo crocifisso sulla spiaggia, cadaveri presumo reduci di qualche cruenta battaglia, ed altre simpaticissime immagini che potrete rivedere nei prossimi giorni su Rai Gulp o Cartoonito.

(Che Non Sono Mai Stato) ci porta verso uno dei momenti più alti della serata, ovvero quel Il Porto Delle Illusioni che ti fa un po’ maledire il dover star seduto a con una mascherina sul viso ma tant’è, come dice nuovamente Raudo, “Scalpitate interiormente” (anche se non son sicuro fosse scalpitare il verbo, ma è il pensiero che conta, qui come altrove).

C’è spazio anche per l’imprescindibile (per una kermesse che aspiri ad essere tale) ospite a sorpresa, quel Francesco Zocca già ospite del disco in questione e poi un altro paio di passaggi video di lupi, un riferimento che non colgo (e che ancora mi rode) a Daniele Bossari, una cravatta legata in fronte, ed è tempo di volgere all’epilogo, virare verso il porto, sotto con Zonguldak, e tutti all’unisono con tutto il fiato che c’è rimasto gridiamo “Sono qui, fermo seduto, sopravvissuto ma stanco morto. Guardo le navi ormai arrugginite nel porto”, mentre con la mano sul telecomando digitiamo in maniera compulsiva 01, il codice per votare i Marnero, vincitori morali del Festival di Niente.

 

Alberto Adustini

Foto: Massimiliano Mattiello
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”21270″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”21269″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”21266″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”21268″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”21267″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”21265″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”21271″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row]

alberto adustini, Bologna, Live, marnero, massimiliano mattiello, Music, teatro del baraccano