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Maroon 5 @ Firenze Rocks

Location

Visarno Arena (Firenze)

Data

18/06/2023

Foto di

Diego Bianchi

“Che posto di merda il Firenze Rocks!”. Capiterà di sentirlo dire. Ma succede, perché eventi come Firenze Rocks suscitano sempre sentimenti divisivi quando non crollano alla prima edizione e diventano un appuntamento immancabile per chi ama la musica. Lo scopo della manifestazione è proprio questo: dare giorni pieni musica a chi ha voglia di riceverla. I consensi non sono la priorità, chi vuole può cercarli altrove, ma non qui all’Ippodromo del Visarno. In questa location dove ancora gareggiano i cavalli, per due giorni c’è la Firenze che spacca i timpani, la pazienza dei residenti, le barriere generazionali, le discriminazioni sonore; qui il rocker duro e puro accoglie quel peluche saltellante che è l’amante del pop. La manifestazione, nata inizialmente per ospitare nuove proposte e leggende del rock del panorama italiano e internazionale, ha aperto le porte al pop già con la partecipazione di Ed Sheeran nel 2019, e il 18 giugno è compito dei Maroon 5 continuare questa strada, esibendosi nell’unica tappa italiana del loro tour. 

L’Ippodromo del Visarno allestito per l’evento è un elisir di giovinezza: anche se è passato un anno dall’ultima edizione, superati i controlli, ti accoglie la familiare scritta Firenze Rocks che troneggia fiammante sopra il palco. La ruga che lo specchio rifletteva la mattina si distende subito. Il quotidiano è bloccato ai tornelli, la magia del suono ha di nuovo spazio per far tornare l’adolescente nascosto dietro la pelle matura. I grandi schermi ai lati sono valletti orgogliosi pronti a proiettare la immagini degli artisti per chi si trova lontano. Nell’aria si respira ancora il rock dei The Who della sera precedente, nei ricordi riecheggia l’ultimo urlo di Love Reign O’er Me, ed è ancora brividi sulla pelle. Ti chiedi come faranno i Maroon 5 a tenere un palco che il giorno prima ha accolto un pezzo di storia della musica contemporanea, fatta da leggende dal sapor di dei sulle labbra e sulla punta delle dita. 

Dubbi, scetticismo, curiosità sono i sentimenti che accantoni quando alle 17:00 I Soci aprono l’evento con il suo sound funk accattivante quel tanto da coinvolgere i primi spettatori. Nell’aria rimane però la voglia di rock e la nostra dose ce la offrono The Reytons: chitarre graffianti e bassi potenti fanno vibrare Red Smoke, On The Back Burner e Uninvited per sfidare un sole prepotente. Il pubblico è caldo in tutti i sensi quando si esibisce d4vd, al secolo David Burke, cantautore statunitense con brani tra le top 20 nella classifica di Spotify. Pantaloni e giubbotto di jeans, scarpe da ginnastica bianche, d4vd trasmette tutta l’energia dei suoi diciotto anni: domina il palco senza aggredirlo, stupisce gli spettatori con la sua eleganza interpretativa nella rarefatta Romantic Homicide. La sensazione è quella di aver ascoltato la bellezza, e la musica si conferma la migliore cura anti-age. Il clou della serata si avvicina, ma prima fa tappa dal frizzante progetto solista di Jake Shears, frontman del gruppo Scissors Sisters. Esplodono sonorità dance, Shears salta così velocemente sul palco che ti viene il fiato grosso solo a guardarlo. Il pubblico si aspetta e ottiene I Don’t Feel Like Dancing per scatenarsi, e lo fa al massimo. Si palpa l’eccitazione per il gran finale che sta per arrivare!

Cala il sole. Si alza l’attesa. Nel pit c’è una prevalenza di pubblico femminile, di qualunque età. Alcune boomer come me sono emozionate. Ci guardiamo e negli occhi riconosciamo lo sguardo dell’adolescenza carnivora. Chi si sistema lo scollo, chi fa un finto selfie solo per vedere se va tutto bene, giovani figlie si uniscono alle mamme con complicità. Eh sì, serpeggia la voglia di attirare lo sguardo, anche fugace, di Levine. Si accendono le luci, poi si spengono di nuovo per diventare pulsanti battiti rossi. I Maroon 5 sono accolti da applausi, gridolini di gioia e una foresta di telefonini pronti a catturare la prima immagine da condividere nei social. Moves Like Jagger apre le danze e la band suona in stato di grazia successi vecchi e nuovi, percorrendo la loro storia di icone della musica pop. Il loro look è informale, più da amici che si esibiscono per altri amici. Non c’è divismo, ma solo voglia di divertirsi insieme. Levine si muove agile e un po’ ammiccante e gioca spesso con la chitarra solista di Valentine, la sua voce è una spada che non sbaglia una nota e ripercorre brani come Animals e Sunday Morning, tra bassi, synth e corde infinite. La batteria di Flynn è una mitragliata di note che colpiscono in piena faccia e lasciano il posto a Love Somebody. Gli schermi ci propongono i musicisti in immagini sintetiche e multicolori alternate ad altre più normali. Un primo piano del frontman fa alzare uno spontaneo “Sei bellissimo!” corale, che inizialmente non capisce, ma poi intuisce e gradisce un po’ imbarazzato. Le voci lo accompagnano inizialmente in Payphone, per poi lasciare spazio alla canzone, ma è con Memories che il cantante ci abbraccia. In inglese, Levine ci ringrazia e ci chiede di cantare con lui pensando a chi amiamo. Il pubblico si cimenta in inglesi perfetti e masticati, in alcuni casi si sentono lingue totalmente sconosciute a orecchio umano, tutte quelle diversità diventano suoni in cui perdersi e un’emozione unica e condivisa ci unisce. La musica non deve essere sempre trasgressione fine a se stessa, può essere anche solo quel filo che abbatte ogni distanza e sfonda le mura del Visarno per fuggire libera. La magia ti cattura fino alla fine della prima parte del concerto. La realtà, invece, ti risveglia nella forma della solita marchetta del bis programmato, ma è quando le tue orecchie percepiscono le prime note di She Will Be Loved che la giovinezza si offre nella sua sfrontatezza. Voli lontano nel tempo, plani su ricordi che ti piace infastidire e vedi di nuovo gli occhi languidi di Levine che bucavano lo schermo della tv. Tra le mille voci estasiate, invade prepotente un “Ah, la canzone della milf”, ridi perché sai che la quotidianità ti richiama sulla terra per dirti che la serata sta per finire. 

Dal pit guardi le mani che si alzano per un ultimo tributo alla band. Non finiscono mai. Almeno così sembra. Alzi gli occhi verso le luci che lasceranno il posto alla notte e pensi che se c’è qualcosa oltre tutto questo, per stasera quel qualcosa è lì dentro quella folla infinita. C’amore nell’aria? Non lo so, ma si sta bene. Ringrazi. Di essere viva. Di essere lì. Ringrazi chi ancora le emozioni le cerca nelle note di un concerto. Ringrazi gli artisti che te le fanno provare. Ringrazi Firenze Rocks che queste emozioni ancora una volta ce le ha date. 

Alma Marlia