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Massive Attack @ TOdays

Location

Parco della Confluenza (Torino)

Data

02/09/2024

Meme, tormentone, chiamatelo come la vostra generazione desidera, ma a sentire i commenti tra la gente sul prato e a vedere i social oggi, si potrebbe chiosare con un laconico “c’è della musica nella politica dei Massive Attack”.
E sarebbe sbagliato e sarebbe ingiusto, quantomeno distorto, come lo specchio usato dalla band di Bristol, perché ieri sera abbiamo assistito a un live che si potrebbe definire come “un’esperienza”.
Il concerto è un menù stellato, in cui ogni particolare ha un valore enorme, ogni ingrediente contribuisce a una sana, consapevole e pesantissima sensazione di appagamento. Di testa, sia chiaro, di pancia qui c’è poco, molto poco.
Musica e immagini hanno raccontato una storia, lavorando su assonanze e dissonanze, accarezzando il pubblico fino alla fantasmagoria, come bambini al cinema.
Peccato che sullo schermo dietro ai nostri scorressero immagini di Gaza e boschi ucraini, immagini forti, immagini che hanno prodotto una involontaria (?) anestesia al dolore e all’impegno. Una nuova sensibilità, fatta più di contenuto e di messaggio e libera da certezze e imbellimenti, sembra essere evocata dagli artisti sul palco.
Il concerto inizia con domande esistenziali di varia natura, sulla musica di Gigi D’Agostino, e da quel momento vivremo un’Esperienza collettiva, lontana dall’idea di concerto-birretta e più vicini all’idea della grotta di platoniana memoria, o al teatro brechtiano.
A eseguire una setlist perfetta, i due storici fondatori della band, Robert Del Naja e Grant “Daddy G” Marshall, c’erano tutti, o quasi, coloro che sono stati parte del collettivo: Horace Andy, gli scozzesi Young Fathers e Shara Nelson. Ma è soprattutto Elizabeth Fraser, voce storica dei Cocteau Twins, a prendere più volte la scena. Come in Teardrop, o come nell’omaggio al suo amato Jeff Buckley, che la definì la sua “sirena scozzese”, e così, in un cortocircuito di arte, amore e parentele, ci regala un pezzo di Tim Buckley, Song to the Siren, voce e chitarra slide. La mia pelle d’oca è ancora visibile in un angolo dell’avanbraccio.
Il live è perfetto, tecnicamente altissimo, non esiste un solo momento in cui sia visibile un calo di qualità e intensità. Il pubblico è adulto, direi quasi maturo, azzardo anche consapevole, e spesso i pezzi sono accompagnati dal più totale silenzio. Del resto l’ho già scritto, siamo lontani dalla normale esperienza-concerto, o dal clima festival. 

Postilla finale sull’organizzazione. A Torino, da anni, c’è una serena e saggia consapevolezza nella gestione dei TOdays. Al netto del luogo suggestivo, tra fiume e collina sullo sfondo con tanto di basilica di Superga illuminata, all’ingresso si è accolti da alcune persone dotate di repellenti per zanzare. Facile, basso costo, ottimo impatto. Code per cenare lunghe ma veloci, forse perché si è deciso di usare del normale denaro per i pagamenti.
Ed è stato uno dei live con l’acustica migliore cui abbia assistito. I Massive Attack si sono sentiti in tutte le loro sfumature, con volumi corretti, senza una sola sbavatura. Insomma, se ai TOdays avessero inventato anche il mixer ipogeo avremmo pronto il manuale per il festival perfetto. 

Torno a casa con un senso di pesantezza e di meraviglia, conscio che gli artisti sono sul palco non solo per smuovere nostalgie e intrattenere il nostro bisogno di fare festa. La sensazione però, a differenza di un post concerto di Waters, ad esempio, è di positività e militanza.
La musica smuove coscienze e se lo fa con tanta bellezza incide più a fondo.
Del resto:

“Love, love is a verb
Love is a doing word”

Andrea Riscossa