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Širom @ Hangar 11

Location

Hangar 11 (Belluno)

Data

14/04/2024

Artefici, a mio parere, di uno dei dischi più belli del 2022, The Liquified Throne Of Simplicity, gli sloveni Širom giungono all’Hangar 11 di Belluno (un progetto molto suggestivo di riqualificazione di un ex hangar militare in uno spazio d’arte di circa 300mq) per mettere in scena il loro avant-free-folk dal fascino alchemico e a tratti freak.

Dagli ascolti su disco, la loro musica si manifesta come una trance sonora che sublima nel miracolo di un noise totalmente acustico, a tal punto da creare una lieve ansia per la loro resa live.

Si comincia alle 19:30, con i tre che, senza troppe presentazioni, si palesano on stage, salutano e annuncia che il programma del loro spettacolo prevederà tre pezzi.

Si riveleranno poi come tre brani (più un encore) che hanno sostenuto il concerto come muscolatura esposta, rivelando tre esperienze in forma di suite tra orchestrazioni psichedeliche e suoni polifonici e che saranno la reale sostanza di potenti evocazioni emotive e ancestrali.

Ma facciamo un passo indietro. I Širom sono Ana KravanjaSamo Kutin e Iztok Koren, suonano e giocano con un numero incredibile di strumenti, alcuni autocostruiti come vere e proprie opere d’arte do it yourself, altri provenienti della tradizione popolare slovena di cui riporto alcuni di seguito in ordine sparso: viola, violin, ribab, daf, ocarinas, balafon, mizmar, guembri, banjo e molti altri.
Inutile cercare di definire la loro musica con nomi o correnti note.
Uno spazio importante è rappresentato dagli elementi percussivi e molti strumenti sono suonati in modo del tutto originale come pentole o sassolini versati da una ciotola all’altra, a ribadire che la musica può essere creata da qualunque oggetto. 

Descrivere quello che accade sul palco non è così semplice. Forse, quello che più cattura la mia attenzione è l’estrema naturalezza di ogni gesto.
Il banjo suonato con l’archetto, tubi che agitati vicino ad un microfono producono effetti sonori, il violino pizzicato, la frantumazione di oggetti non meglio identificati, i piatti non solo percossi, ma suonati con l’archetto, un risuonatore acustico che amplifica la ghironda e la lira, dettano un profondo dialogo che tende a scappare da una contabilità immediata, colpendo con una proposta affascinante e inclassificabile allo stesso tempo.
Il destreggiarsi tra questi strumenti non è una mera esibizione da giocolieri ma il nucleo da cui parte la genesi dei brani.
Allo stesso modo possiamo descrivere l’interplay del trio: una singolare empatia a tre che li fa sembrare nati per suonare assieme questa musica stravagante che a volte pende verso l’ esoterico o un che di psichedelia rurale da camera.

La cosa sorprendente è la loro abilità di tirar fuori da ogni strumento sonorità inedite e inattese. 

La costante di uno stupore matematico è la maestria nell’indagare in un ampio spettro di timbri che diventano forme di un unico linguaggio estremamente equilibrato. L’incanto di un suono in purezza (tutto può produrre una sonorità: da piccoli flauti a parti meccaniche, da violini ad una corda, a bassi e tubi di plastica o di metallo) definisce una grazia dettata anche da idee melodiche mai fuori fuoco.
Ed è con questa narrazione che diventa soprattutto forma comunicativa, che paradossalmente i Širom diventano fruibili anche a chi masticasse normalmente poco di queste sonorità. 

Nell’alveo degli artisti definibili come “sperimentali” i Širom, ora, sono senza dubbio tra i più evocativi e poetici.
La magia creata dall’abilità tecnica dei musicisti è avvincente e si palesa anche in un’attitudine live esposta in poco più di un’ora di musica, ma con la sensazione che sia molto meno, tanto la musica incanta. 

Concentrati e completamente immersi nelle loro azioni, i tre contagiano gli spettatori presenti, prima che il tutto venga ricomposto all’insegna di un’algida calma.
Il pubblico, scivola via via verso il bar e l’uscita quasi in silenzio per non rompere l’incantesimo di una musica capace di tenere insieme rigore e stupore, dramma e commedia, accademia e deriva.