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Trophy Eyes @ Santeria Toscana 31

Location

Santeria Toscana 31 (Milano)

Data

19/04/2024

Foto di

Ilaria Maiorino

Al Santeria Toscana 31 di Milano, in una serata all’insegna dell’emo più spensierato, i Trophy Eyes hanno confermato il loro momento d’oro con uno show fatto di energia, emozione e unione strettissima con i fan.

La band di apertura: i britannici Out of Love, un antipasto breve ma delizioso per i palati più punk. Cantante statuario e chitarre sbarazzine riescono subito nel compito di scaldare l’ambiente. Set troppo corto per una valutazione oggettiva, ma al pubblico si è aperto lo stomaco. Missione compiuta, li riassaggerei.

Si prosegue in tempi molto serrati con gli Hippie Trim: la band tedesca, in giro dal 2019, ci presenta un mix di punk, hardcore e power-pop. Sul palco non mancano potenza, sudore, divertimento e attitudine che ricordano i Drug Church e i Superheaven. Alcune aperture e passaggi shoegaze/dreampop sono coinvolgenti, ma la percezione è che siano solo piccoli momenti a farci battere il piede; la mezz’ora complessiva mi è risultata un po’ stucchevole e confusa. Da rivedere.

I Trophy Eyes sono uno di quei gruppi di cui si dice: “Dal vivo sono ancora meglio che su disco”. Non me la sento di smentire questa voce, se contiamo che strumentalmente sono delle spade e John Floreani, dall’alto dei suoi 2 metri e 3 centimetri, sfodera una voce dalla vibrazione tanto accurata quanto imprevedibile, e se a questo aggiungiamo un’interazione col pubblico quasi fraterna e un’esibizione tutt’altro che statica del quartetto australiano…ascolto su disco, levati proprio.

A distanza di pochi mesi dalla loro ultima performance in Italia dello Slam Dunk dell’estate 2023, è uscito il freschissimo ultimo lavoro Suicide And Sunshine, di cui in scaletta troviamo tre singoli che sono già tra le hit che più esaltano i fan dal vivo. Il pubblico è regolarmente sul pezzo con la discografia dei Trophy Eyes, che possono pescare dove vogliono e quando vogliono, va bene tutto! 

Un’ora di repertorio che attinge in ordine sparso e nella stessa misura da tutti e quattro gli album. Nessun momento morto, ad ogni attacco un’ovazione. Se dovessi proprio trovare dei difetti – e dovrei sforzarmi – direi che la loro formula che miscela emocore e pop-punk in maniera piuttosto originale, fino ad ora vincente, rischia di esaurire le cartucce e, a lungo andare, calare di entusiasmo. Ma ancora non ho avvertito questa mancanza di varietà, il mio è solo un lieve sentore.

Come spesso accade nei migliori concerti l’affluenza non è stata esagerata; è in dubbio che l’intimità migliori l’esperienza dei presenti, ma non nego di aver provato un certo dispiacere. Di fronte al palco non ci sono transenne, si salta, si urla, ci si commuove e ci si abbraccia spesso; il clima che questo gruppo ha creato con la propria fanbase pervade la sala, e il concerto diventa una community in cui ci si sente parte di qualcosa. È un classicone dire che la musica unisce, è più arduo metterlo in pratica: con i Trophy Eyes ci si sente in famiglia.

Stefano “Cece” Gardelli