Location: Circolo Magnolia (Milano)
Turnstile @ Circolo Magnolia
Schiena che si incolla al sedile dell’auto, cappa di umidità sopra le teste a celare il sole, zanzare qui e lì… sì, siamo ufficialmente entrati in estate. E per noi adepti di Bruno Martino e del suo pezzo più celebre, conosciamo un solo metodo per non pensarci e combattere il disagio, ovvero andare a vedere un concerto (sì ok, anche chiudersi in casa con l’aria condizionata, ma abbiamo una coscienza green che ce ne limita l’uso).
Ed eccoci quindi al Magnolia per l’unica data italiana di quella che viene da più parti definita la miglior live band in circolazione, i Turnstile.
La serata tuttavia prevede un succoso antipasto, ovvero gli inglesi Ditz, quintetto di area post punk, capitanati da Cal Francis, frontman dalla personalità e magnetismo inversamente proporzionali alla bellezza della capigliatura, qualunque cosa questo significhi. Il set dei Ditz comunque è letteralmente spettacolare, una prima parte di chitarre taglienti, la batteria di Sam Evans mai banale, Cal Francis con la sua mimica facciale alla Buster Keaton, che organizza il pogo, separa la folla come un moderno Mosè, scende dal palco per arrampicarsi sul tetto della centrale termica, evidente citazione di Eddie Vedder al Pinkpop del 1992, in certi momenti più sguaiati mi riporta alla mente sua maestà David Yow, non ho timore a scriverlo. La seconda parte purtroppo è pesantemente segnata da un problema al microfono, ma i cinque non si risparmiano e portano a casa una prestazione mostruosa, sebbene praticamente strumentale. Andateveli a vedere perché meritano.
Poco prima delle 22 ecco che un boato del folto pubblico accoglie la band di Baltimora, e pronti via classica selva di bicchieri lanciati in aria, pogo allegro e Brendan Yates a caricare a testa bassa con la travolgente T.L.C.
I volumi e la resa invero impiegano un paio di brani a trovare la quadra, anche se l’impatto visivo e scenico colmano abbondantemente qualche minima lacuna. La scaletta attinge ovviamente principalmente da Glow On, il loro disco della consacrazione diciamo così. Il pubblico canta e partecipa con un entusiasmo travolgente, tanto che Brendan in più occasioni lascia fare per dedicarsi a tempo pieno nella sua ricerca di ripercorrere ed emulare i passi e le movenze di Patrick Swayze in Dirty Dancing (prima o poi qualcuno dovrà fare questo mash up, ovvero Yates che balla su The Time Of My Life o Be My Baby, io aspetto, nessuna fretta).
Mi incupisco solo un attimo, quando quattro quinti della band lasciano il palco al solo Daniel Fang per cinque minuti di assolo di batteria… cioè ma veramente?
Ma che siamo ad un live dei Dream Theater?
Vabbè poco male, possiamo soprassedere, anche perché è tempo del gran finale, ovvero Blackout, un paio di minuti per rifiatare e cantare in coro ad una voce Alien Love Call e il suo mantra “Can’t be the only one” e poi l’uno due finale, da stendere chiunque, Mystery e Holiday.
Tutto bello, bellissimo, forse un po’ troppo breve (50 minuti mal contati), ma non misuriamo certo le emozioni e le sensazioni in minuti o ore.
Per fortuna, da sempre e speriamo per sempre, sotto al palco il tempo scorre e si misura in altra maniera. L’unità di misura? La canzone. Penso.
Alberto Adustini
Ben Harper & The Innocent Criminals @ Circolo Magnolia
Milano, 11 Luglio 2023
Un martedì che sembra come un altro, ma quando c’è la musica ad animarlo, nulla è scontato.
Arriviamo al Circolo Magnolia di Segrate e non vediamo l’ora di goderci per un’ora quello che sembra sempre uno spettacolo per il corpo e per l’anima: quello di John Butler che si esibisce solo con alcune delle sue ultime canzoni dall’album Home. Ogni sua canzone inizia come un viaggio che prende strade imprevedibili e si ricongiunge con noi, il pubblico, e con le sue chitarre.
La sua musicalità è come sempre un mix di moltissimi generi ma che nascono dalla sua terra, l’Australia, dove ci racconta che proprio suo nonno gli ha insegnato a suonare la chitarra per poi ringraziare Ben Harper stesso per aver condiviso nel mondo, e reso famoso, quel mondo e quelle tradizioni.
Non poteva che non finire la session con la sua Ocean, una canzone solo strumentale che è quella che l’ha consacrato come mostro sacro della chitarra. Una canzone che ti trasporta dentro il suo mondo come non lo riesce a fare nessun’altra e che emoziona sempre, tanto.
L’atmosfera si fa calda, e non vediamo l’ora di sentire Ben Harper & The Innocent Criminals.
La critica lo ha osannato, Rolling Stone ha definito i suoi brani “gioielli di unico e squisitamente tenero rock and roll” mentre Entertainment Weekly ha lodato la sua “profondità casual” e Billboard ha scritto che la sua musica “ci ricorda del potere e della bellezza della semplicità”.
Il concerto sarà l’occasione per ascoltare dal vivo i brani di Bloodline Maintenance, l’ultimo album uscito la scorsa estate e recentemente pubblicato anche in una speciale versione in vinile.
Prodotto dallo stesso Harper – vincitore di tre Grammy Awards – insieme al collaboratore di lunga data Sheldon Gomberg, Bloodline Maintenance è quell’insieme di brani in cui si applica l’inventiva dell’hip hop ai paradigmi classici di soul, blues e jazz.
Nel debutto del tour italiano, intimo e accogliente, ascoltiamo i suoi brani più famosi, per lo più lavori minimali, armonie di chitarre, acustiche o elettrificate, che insieme al suo timbro iconico accompagnato da pochi altri strumenti, incantano il pubblico del Circolo Magnolia, guidandolo lungo un percorso travolgente tanto per gli ascoltatori quanto per Harper stesso.
Da Better Way a Fading, passando per Mama’s Trippin’, Walk Away, Power of the Gospel, She’s Only Happy in the Sun, più un encore con Please Bleed su richiesta del pubblico e With My Two Hands, Ben Harper si esibisce in una setlist fatta non solo dei suoi più grandi successi, ma anche di intervalli strumentali che mandano il pubblico in visibilio. Il picco di gioia ed emozione arriva con il secondo brano in scaletta, tra i più amati di Harper, un lavoro virtuoso, sensibile e onesto, che proprio per questo riesce a toccare le corde più tese di chiunque lo ascolti: Diamonds On the Inside trasporta anche il pubblico milanese.
“Make sure the fortune that you seek is the fortune that you need”: così, Ben Harper e la sua storica band, gli Innocent Criminals, ci hanno uniti tutti con un monito universale, per un destino universale, e così, in quel martedì che alla fine non era come un altro, ci ha fatto vibrare il cuore.
Valentina Carraro
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