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Salmo @ Fiera Milano Live

Milano, 6 Settembre 2025

Sabato sera la Fiera Milano Live si è trasformata in un universo parallelo firmato Salmo. Il “Lebonski Park”, il mega evento ideato dal rapper sardo, è andato ben oltre il concetto di concerto: è stato un viaggio immersivo tra musica, spettacolo, energia e follia creativa.

Sin dal pomeriggio, i fan sono stati accolti in un vero e proprio parco a tema, con giostre, autoscontri, ruota panoramica, toro meccanico, street food e aree relax. Un’ambientazione a metà tra luna park e ranch postmoderno, che ha ricreato l’immaginario visivo del suo ultimo album, “Ranch”.

Uno show in tre atti e una scaletta da brividi

Alle 21 in punto, dopo i live di Dante e Shari, Salmo è salito sul palco aprendo il concerto con la potente On Fire, seguita da una sequenza serrata di brani nuovi e storici. Lo spettacolo è stato suddiviso in tre atti, ognuno con un’identità visiva e musicale distinta: dai pezzi tratti da Ranch alle hit esplosive come 90MIN, Il Cielo Nella Stanza e Russell Crowe.

Ospiti a sorpresa e momenti iconici

A rendere il tutto ancora più memorabile, una sfilza di ospiti speciali che hanno infiammato il pubblico: da Fabri Fibra e Noyz Narcos, a Zucchero, passando per Lazza, Kaos, Centomilacarie, Nitro e Luca Agnelli. In particolare, il duetto con Kaos su Bye Bye ha regalato uno dei momenti più intensi della serata, tra emozione e rispetto generazionale.

Un finale esplosivo e un assaggio di futuro

Nel gran finale, Salmo ha sorpreso tutti con la presentazione in anteprima del nuovo singolo Flashback, un brano che fonde elettronica e liriche introspettive e che promette di diventare un nuovo cult. L’evento si è chiuso con un DJ set ad alta tensione curato da 2P, che ha trasformato l’arena in una gigantesca pista da ballo.

Il Lebonski Park non è stato solo un concerto: è stato un manifesto artistico, una celebrazione collettiva dell’identità musicale e visiva di Salmo. Uno spettacolo dove ogni dettaglio (dalla scenografia alla scaletta, dagli ospiti all’energia del pubblico) ha funzionato alla perfezione.

Con questo evento, Salmo ha dimostrato ancora una volta di essere uno degli artisti più originali e visionari del panorama musicale italiano. E se questo è solo l’inizio del tour, non resta che aspettare la prossima tappa con ancora più aspettative.

Matt Berninger @ Store VEGA

It’s a mild September evening in Copenhagen and tonight Matt Berninger performs in a sold-out Store VEGA, full but still pleasantly liveable.

What shall we expect from this concert?
It’s not the first time that I happen to go and see prominent frontmen of iconic bands take the stage solo, but somehow the flavour was always different: Chris Cornell, Eddie Vedder, Billy Corgan played intimate, stripped down semi-acoustic shows, mostly covering the hits of their main bands while seeding their setlist of solo material, some with more to say than others.
How will it be with Matt, with two solo albums on his shoulders that flirt a lot with the soundscape of The National but at the same time are a completely different matter? Will there be room for covers? And if so, will we feel the absence of the twins couples or will this confirm that’s the voice that makes the band? Keep on reading to find the answers…

The evening is opened by the lovely Ronboy performing solid songs coated by her velvety voice. A nice appetiser ahead of the main course.

The stage is very minimalistic, just the instruments – a four piece band – and a vintage looking blue floor lamp, something to toy with in between songs.

The concert opens with three songs straight from the newest album, Get Sunk, and it’s clear that solo or with the band, the mood on stage is of physical involvement with the music, with the lyrics and with the crowd. From the very opening No Love, Matt crouches at the edge of the stage, leaning towards the first rows of public, taking my fellow photographer Christian a bit off guard when he hugged him in an impromptu interpretation of the verses “With careful hugs / And kisses off the cheek”, or, in this case, on the camera.

The second song is already one of the reasons I really wanted to be at the show tonight: Frozen Oranges. I cannot really explain the feeling of listening to an album for the first time and being captured by a song. It popped over all the others and even during distracted listenings, that’s the one that always catches my attention. The live rendition is equally captivating and precise as on the record, with the added value of the moves and gestures that underline the meaning of the lyrics.

And here’s the magic of seeing Matt Berninger on stage, with or without The National: he embodies the songs, he interprets them with moves, dances and continuously painting figures in the air with his (impossible to grab in an isolated picture) elegant hands.

The songs flows easily one after the other, with room for a few words here and there by Matt to help getting more insights on what we’re about to listen to, like sliding into the skin that keeps the words and the feelings tight together.
There’s room also for a good dose of irony, like when introducing All for Nothing he started with “and here’s another optimistic…” and stopping there with a smile realising that “optimistic” and whatever else about one of his songs couldn’t fit the same sentence.

Hits from Serpentine PrisonOne More Second was one of the highest points of the concert in my opinion –alternate to Get Sunk played in its entirety and finally we get to the moment that should answer our questions. It’s time for two covers of The National, two immensely beautiful songs that melt also the coldest of the hearts: Gospel and Terrible Love.
The short answer is: it’s not the frontman that makes the band when it comes to Matt Berninger and the National.
The more articulate answer is that the re-arrangement for Gospel was a bit cold, flat, it missed the roundness and warmth of when it’s played with its original band, proving that The National are a full bodied music machine. Also the answer of the crowd was… I’d say standard. Not necessarily lukewarm, but not that screaming and cheering over the top of the lungs.
That to me was one of the best indicators of the evening, proving that Matt Berninger can deliver a concert with his own original material and people are there to see him, not just waiting and hoping for songs of his other band.

The main set closes with Bonnet of Pins and here we have our good old Matt-the-nightmare-of-security in full fashion, jumping the pit fence and venturing into the crowd.
It’s a collective embrace, the hugs he gave us all evening long with his warm voice are returned tenfolds by the dancing bodies around him.

A short encore of three songs closes the evening.
“We had a great time” Matt says before tuning in Inland Ocean.
“We too!” someone screams from the crowd. Couldn’t agree more.

Double Infinity

Double Infinity, il nuovo album di quelli che dieci anni fa erano i promettenti esponenti dell’indie folk americano e ora sono gli affermati e poppeggianti Big Thief, è una potenziale compilation di canzoni da inserire in una commedia romantica degli anni ’90 sul senso della vita e lo smarrimento dei giovani con Ethan Hawke. Ascoltando Words si può facilmente intravedere Winona Ryder che monta i suoi collage documentaristici e, senza muovere alcuna critica a Reality Bites (alias Giovani, carini e disoccupati), che è un film da non perdere con scelte musicali impeccabili, forse era lecito aspettarsi qualcosa di più da un disco che non è una colonna sonora. Le nove tracce che compongono Double Infinity, tuttavia, fanno proprio l’effetto di una colonna sonora regalando un piacevole sottofondo che, come un pianista di pianobar, non ci disturberà. 

Dopo i successi dell’ultima decade, dalla giovanile e fortemente alternative Masterpiece alla delicata e dolente Simulation swarm, si dava per scontata una conferma del trio/quartetto newyorkese che ha invece tradito le aspettative facendo una netta inversione a u nel suo percorso artistico. Ad onor del vero, questo lavoro in studio contiene alcune canzoni buone come l’inaugurale Incomprehensible, da ascoltare sorseggiando un tè quando fuori infuria la tempesta, che porta una ventata di dolce new wave nel repertorio del gruppo o la coppia finale composta da Happy with you (dal testo anaforico, si potrebbe dire per essere gentili e sorvolare sul fatto che in totale conterà venti parole spalmate su quattro minuti, ma caratterizzata da un’andatura che ricorda i Cure di Inbetween days e da una linea di basso di pregevole fattura) e How could I have known che richiama chiaramente le sonorità britanniche degli anni ’60 e si fa notare per i piacevoli cori country che accompagnano gli incisi. Ciò nonostante, l’album ha due, non trascurabili, punti deboli. Uno è la mancanza di soluzioni compositive la cui conseguenza diretta è la ripetitività dei brani, spesso simili tra loro e con una struttura pressoché immutabile che prevede un paio di strofe, altrettanti ritornelli e un finale strumentale con un assolo non trascendentale. L’altro è quel suono, fastidiosamente ultraraffinato e stucchevole, che si sente in quasi tutte le produzioni moderne e che avvolge anche questo lavoro. 

Mi sono chiesto a lungo come avrei potuto rendere, in modo allegorico, le sensazioni che provo ascoltando questo disco finché non ho capito che la risposta si trova nella città dove è stato concepito e registrato: la grande mela, la città che non dorme mai, Gotham City, New York. Ecco, dunque, la folgorazione di cui avevo bisogno: Double Infinity è come un quartiere di Manhattan dopo la gentrificazione, dove i piccoli caffè letterari frequentati da personaggi bohemien hanno lasciato il posto all’ennesimo starbucks pieno di hipster, dove il CBGB è morto e al posto di una piccola hamburgheria con la porticina verde fosforescente c’è lo sportello automatico di una banca. Allo stesso modo, il sound dei Big Thief si è ripulito, probabilmente un po’ troppo, si sentono meno le chitarre ed è tutto arrotondato e privo di mordente. E si potrebbe fare un discorso analogo riguardo ai testi, un cocktail di filosofia spicciola, delusioni amorose, aeroplani persi e storie di vita quotidiana che non riesce a lasciare il segno. 

In definitiva, non si può dire che Double Infinity sia terribile o inascoltabile (Metal machine music lo è, ma non vuol dire); è un disco di facile ascolto, un disco che non può non piacere, e forse è proprio questo il suo problema.   

acieloaperto 2025 • Superstition

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10 Luglio • Wolfmother + Dirty Honey

Foto di Isabella Monti

17 Luglio • Marco Castello

Foto Di Isabella Monti

1 Agosto – Manu Chao

Foto di Lucia Adele Nanni

14 Agosto • Ivreatronic

Foto di Lucia Adele Nanni

23 Agosto • Joan Thiele

Foto di Lucia Adele Nanni

24 Agosto • Okgiorgio

Foto di Lucia Adele Nanni

29 Agosto • Franz Ferdinand

Foto di Lucia Adele Nanni

30 Agosto • Lucio Corsi

Foto di Lucia Adele Nanni

THE ZEN CIRCUS: “UN MILIONE DI ANNI” NUOVO SINGOLO E VIDEO

THE ZEN CIRCUS  ESCE OGGI 28 AGOSTO “UN MILIONE DI ANNI” IL NUOVO SINGOLO E VIDEO Terzo estratto dall’album “IL MALE” in uscita il 26 settembre Sold-out lo storico raduno Villa Inferno al Vidia Club di Cesena: annunciata una seconda data, il 27 settembre Multilink “Un milione di anni”: https://orcd.co/thezencircus-unmilionedianni “Un milione di anni” è il nuovo singolo e video di THE ZEN CIRCUS, disponibile dalle 12:00 di oggi, giovedì 28 agosto, su tutte le piattaforme digitali e terzo estratto da “Il Male”, il loro prossimo attesissimo album, già in preorder, in uscita in formato digitale il 25 settembre e formato fisico il 26 settembre, per Carosello Records. Link al videoclip ufficiale di “Un milione di anni” su YouTube: https://youtu.be/fE3MXIWNd4Y Una ballad rock che esprime l’essenza del linguaggio musicale del Circo Zen, attraversata da una profondità emotiva che cresce nel dialogo tra chitarra e voce fino a esplodere in un’intensità corale che rimanda alla tradizione dei grandi songwriter.  The Zen Circus presentano il brano“Cosa potrebbero capire di noi gli archeologi di un futuro lontanissimo, scavando fino a trovare i nostri resti? Fra un milione di anni l’essere umano proverà ancora dolore? Esisteremo ancora? Sarà finita l’epoca manicheista del Bene contro il Male? Di queste e tante altre cose parla questa canzone. E del fatto che comunque andrà, magari non su questo pianeta, ma la vita ci sarà ancora, e sarà bellissima. Di questo siamo certi.” Gli Zen Circus hanno costruito un percorso in continua crescita, diventando un punto di riferimento del rock italiano con oltre venticinque anni di carriera, migliaia di concerti, un nutrito pubblico transgenerazionale, dodici album alle spalle, di cui gli ultimi sei entrati nella Top Ten delle classifiche ufficiali di vendita, la partecipazione tra i big al Festival di Sanremo 2019 e un romanzo anti-biografico edito da Mondadori, che ha conquistato i lettori e le classifiche stilate dai maggiori quotidiani nazionali. Il ritorno della band, con l’uscita del tredicesimo album ormai alle porte, continua ad essere segnato da importanti novità. La prima è l’ottava edizione dello storico raduno degli Zen, “Villa Inferno”, in programma il 26 settembre al Vidia Club di Cesena, andato già sold out e a cui, vista la grande richiesta, si aggiunge una seconda data il 27 settembre. Per entrambi gli eventi l’ingresso sarà riservato esclusivamente a chi avrà acquistato online la musicassetta “Il Male – Villa Inferno Edition”, diversa per ciascuna giornata e non interscambiabile, da ritirare al Vidia Club presentando la conferma d’ordine. La seconda riguarda il tour, organizzato da Locusta, che a pochi giorni dall’annuncio ha registrato il tutto-esaurito in prevendita nelle date di Padova e Bologna, ora raddoppiate. THE ZEN CIRCUS – TOUR 202528 novembre – Padova, Hall (sold out)29 novembre – Padova, Hall (nuova data)03 dicembre – Milano, Alcatraz04 dicembre – Torino, OGR Torino05 dicembre – Firenze, Teatro Cartiere Carrara11 dicembre – Roma, Atlantico12 dicembre – Bologna, Estragon (sold out)13 dicembre – Bologna, Estragon (nuova data)26 dicembre – Molfetta (BA), Eremo27 dicembre – Senigallia (AN), Mamamia28 dicembre – Napoli, Duel29 dicembre – Perugia, UrbanI biglietti sono disponibili su https://www.thezencircus.it e sui circuiti di prevendita di TicketOne e DICE. “Il Male”, anticipato dai singoli “È solo un momento” e “Miao”, arriva a tre anni dal precedente lavoro ed è stato annunciato con un’originale televendita diffusa sui loro canali social: una pillola video che oltre a comunicare l’arrivo del nuovo disco, invita a chiamare il numero (+39) 02 401 365 89, attraverso il quale saranno svelate diverse sorprese fino all’uscita dell’album. Link al videoclip ufficiale di “È solo un momento”https://www.youtube.com/watch?v=oHEVUw2gByY
Link al videoclip ufficiale di “Miao”https://youtu.be/EX_-YcIAvCs  Link acquisto online musicassetta “Il Male – Villa Inferno Edition”:https://store.sonymusic.it/products/il-male-mc-black-escl-store-sony
THE ZEN CIRCUS – “UN MILIONE DI ANNI” Crediti del brano: Testo: Andrea AppinoMusica: The Zen Circus (Andrea Appino, Gian Paolo Cuccuru, Massimiliano Schiavelli) e Fabrizio “Thegeometra” PagniProduzione artistica: The Zen CircusRegistrato e mixato da Andrea Appino e The Zen Circus presso Iceforeveryone Studio di Livorno. Finalizzato da Andrea Appino, Marco Gorini e The Zen Circus presso Starwave Studio di Pontedera (PI). Masterizzato da Christian Wright presso Abbey Road Studios di Londra. Appino: voce, chitarreUfo: basso, coriKarim Qqru: batteria, cori Francesco “Il Maestro” Pellegrini: chitarre, cori Crediti del video: Produced by A71 StudiosDirected by Asia J. Lanni x Mòndeis Co-Director: Francesca BaniDOP: Sergio BagnoliCamera Op: Francesco Mancusi Edit: Asia J. LanniColor: Sergio Bagnoli Thanks to Boris Pimenov, Sartoria Caronte Etichetta: Carosello RecordsEdizioni musicali: ©Carosello C.E.M.E.D. S.r.l., Sony Music Publishing (Italy) S.r.l.