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VEZ5_2022: Massimiliano Mattiello

A dicembre scorso, mentre pubblicavamo per il secondo anno di fila le personali top 5 della redazione e degli amici di VEZ, ci eravamo augurati come buon proposito per l’anno nuovo di tornare il prima possibile e in modo più normale possibile ad ascoltare la musica nel suo habitat naturale: sotto palco.
Nel 2022 tutto sommato possiamo dire di esserci riusciti, tra palazzetti di nuovo pieni e festival estivi senza né sedie né distanziamenti. Però ormai ci siamo affezionati a questo format-resoconto per tirare le somme, quindi ecco anche quest’anno le VEZ5 per i dischi del 2022.

 

Horse Lords Comradely Objects

Entrarono già nella mia top 2020 per The Common Task che ne certificò il valore ed eccoli ancora. Il titolo del nuovo disco fa riferimento al movimento artistico del costruttivismo, il cui assunto fondamentale è che l’opera sia il frutto di una “costruzione”, l’unire insieme qualcosa a partire da una certa quantità e qualità di elementi. Le note sono concepite come delle figure geometriche, con un tiro e una genialità uniche e propongono interi multiversi sensoriali. Un sistema di composizione per pattern, che si intrecciano stagliandosi su ritmiche vorticose e incalzanti. Questo dà vita a qualcosa di estremamente coinvolgente che non lascia alcun punto di riferimento all’ascoltatore.
Un album che definirei gioia per orecchie curiose.

Traccia da non perdere: Zero Degree Machine

 

Širom The Liquified Throne of Simplicity

I tre polistrumentisti sloveni, Iztok Koren, Ana Kravanja e Samo Kutin, hanno realizzato il loro viaggio sonoro, dal suono ricco di riferimenti ma al tempo stesso inedito, dove la mescolanza di tradizioni, etnie e culture, sta al centro dell’ indagine.
Senza strutture rigide, figure ritmiche ripetute e improvvisazioni solistiche giocano di graduali crescendo, a volte sconfinando in un rito primitivo, altre in un vortice inquieto, altre ancora in momenti di intenso lirismo. Si rinnova così il viaggio nei territori sconosciuti e misteriosi di una musica che coniuga krautrock, ambien, folk balcanico e post-rock, e lo fa con attitudine psichedelica, ma al contempo suonando come qualcosa di mai udito. Strumenti come l’hurdy gurdy, la lira, il flauto, l’ocarina, il mizmar, il banjo, violini e percussioni varie creano un folklore sperimentale, alieno e ancestrale intercettando nuove forme di esoterismo. Il finale può evocare i duetti tra i musicisti di JoujoukaOrnette Coleman – Dio ha fatto che sia riuscito a vederlo live una volta, quel giovedì 23 novembre 2006 al teatro Verdi di Padova: magico, come questo disco.

Traccia da non perdere: Grazes, Wrinkles, Drifts into Sleep

 

Black Midi Hellfire

Spregiudicato e potente, l’album in studio dei Black Midi arriva ad allargare i confini della dimensione sonora del gruppo e, oltre a confermare la sua complessità, rivela nuovi impeti narrativi volti a riflettere lo stato caotico del mondo.
Un disco altresì ostico e non immediato dove tutti i tasselli sono al posto giusto, ma non per celebrare una normalizzazione lirica e armonica, quanto per svelare i segreti della destrutturazione sonora. Il disco appare come un film d’azione epico, un’apoteosi di conflittualità stilistica capace però di racchiudere in sé un potere viscerale tale da commuovere e sorreggere l’essenza delle immagini e dei personaggi protagonisti delle dieci canzoni. Spingendo l’acceleratore su una teatralità a perdifiato, i Black Midi sfruttano tutto il loro potenziale strumentale e creativo per un surreale e rocambolesco citazionismo, che mette in crisi qualsiasi tentativo di raffronto o accostamento. Un’epifania che orienta verso nuovi percorsi evolutivi.

Traccia da non perdere: Welcome to Hell

 

Black Country New Road Ants From Up There

Evitando di parlare dell’abbandono dei Black Country New Road, da parte del frontman Isaac Wood, possiamo constatare che anche questa volta la band è capace di stupire con un senso di travolgente instabilità.
La loro euforia, infatti, sembra essere a un millimetro dal collasso e i momenti corali paiono l’eco di soliloqui amletici. La difficoltà di mantenere una relazione amorosa è il filo rosso che collega quasi tutte le tracce del disco, ma questa volta il tema è affrontato senza ricorrere allo stile surreale. Il racconto è spesso metaforico e la metafora è il più delle volte collegata al cibo. Il secondo disco dei BCNR è un dedalo della subcoscienza in cui rischiamo di perderci alla ricerca delle nostre stesse emozioni.

Traccia da non perdere: Concorde 

 

Stefano Pilia Spiralis Aurea

Ecco l’Italia (suona un po’ stonato di questi tempi)!
Che Stefano Pilia percorresse traiettorie mai banali, seppur profondamente intime, incredibilmente umane e tentendi  quasi naturalmente alla composizione classica-contemporanea, era evidente a chi ne seguiva le gesta. Di questa tendenza è perfetto esempio Spiralis Aurea: un gioiello di post-minimalismo ricco di concetti e forgiato da una profonda emotività.
La concezione compositiva di Pilia si staglia con emozionante nitore e richiede all’ascoltatore la capacità di interrogarsi in qualunque momento. Un lavoro stratificato e denso che svela intimità e confronto con stati di consapevolezza che ciascuno poi declina a seconda della propria sensibilità. Passaggio dopo passaggio, il disco trasporta in un luogo sospeso, in una selva di simboli, rituali, codici, indizi, ritorni ciclici che indubbiamente aprono una nuova fase nel percorso di questo alchimista sonoro.
Trattasi di una spirale che guida verso momenti di disarmante commozione, in cui gli ingranaggi fanno brillare l’oro dei dettagli.

Traccia da non perdere: CODEXIII (+)

 

Honorable mentions 

Tom Skinner Voices of Bishara Album breve (sei brani in mezz’ora scarsa), dove però accadono episodi notevoli. Non è facile annoiarsi con Voices Of Bishara. Facile piuttosto chiedersi fin dove potrà arrivare questo “rinascimento” jazz, che jazz non è se non nelle radici.

Birds in Row Gris Klein Trattasi di un lavoro meticoloso sotto il profilo della scrittura e della costruzione, il cui risultato è una creazione intensa e violenta, feroce e complessa, a tratti addirittura disperata. Un sound variegato e al tempo stesso perfettamente riconoscibile. Non sono tanti i dischi che arrivano dritti allo stomaco fin dal primo ascolto, questo lo è.

Crippled Black Phoenix Banefyre Il viaggio emotivo di Banefyre è sicuramente d’impatto. Il loro è un dark prog con sfumature hard, gothic, folk e psych, caratterizzato da chiaroscuri continui. Ancora un lavoro eccezionale dove la componente atmosferica è estremamente importante.

Kae Tempest The Line Is A Curve Questo lo possiamo definire il primo disco in cui Kae Tempest non ha paura di metterci la faccia e la ricerca dell’identità è finalmente completata, dichiarata. È proprio la bulimia poetica dell’artista a far fluire fiumi di parole il cui intento è chiaro e netto: nessuno slogan, nessun ritornello, nessuna bandiera, nessuna ipocrisia. Solo la consapevolezza dei temi centrali: accettazione, resilienza, abbandono, avvolti da un suono dub e hip-hop semplice, elettronico e lineare, alle volte essenziale, altre romantico.

Weyes Blood And In The Darkness, Hearts Aglow Nonostante non ci sia nulla di nuovo sotto il sole per quanto riguarda il lato musicale, ciò che è notevole nelle produzioni di Weyes Blood è proprio questa sua capacità di creare atmosfere surreali, esplorando, nei testi, le proprie paure e sensi di colpa.

 

Massimiliano Mattiello

VEZ5_2022: Isabella Monti

A dicembre scorso, mentre pubblicavamo per il secondo anno di fila le personali top 5 della redazione e degli amici di VEZ, ci eravamo augurati come buon proposito per l’anno nuovo di tornare il prima possibile e in modo più normale possibile ad ascoltare la musica nel suo habitat naturale: sotto palco.
Nel 2022 tutto sommato possiamo dire di esserci riusciti, tra palazzetti di nuovo pieni e festival estivi senza né sedie né distanziamenti. Però ormai ci siamo affezionati a questo format-resoconto per tirare le somme, quindi ecco anche quest’anno le VEZ5 per i dischi del 2022.

 

Loyle Carner Hugo

Il flow cockney di Loyle Carner, giovane rapper britannico classe 1994, mi ha accompagnato nelle lunghe giornate di reclusione del 2020, tra una dolce Ottolenghi in featuring con il mio amato Jordan Rakei e una Ain’t Nothing Changed in heavy rotation.
Mi ha sempre incuriosito il suo modo così British di rappare, seppur non l’abbia mai approfondito a dovere… fino all’uscita di questo suo terzo album in studio, di cui scopro l’esistenza per puro caso meno di un mese fa. Impazzisco letteralmente, lo divoro, cerco un volo per Bristol per assistere al suo prossimo tour UK, andato sold out in una manciata di giorni.
Un album già definito dalla critica un totale capolavoro rispetto ai precedenti, intimo, duro, vulnerabile, in cui le rime sono sputate fuori come bile matura, supportate da una sezione ritmica di puro godimento che spazia tra nu-soul, d’n’b, jazz e gospel.
Fatevi questo regalo e guardate su youtube il live del 5 novembre di Parigi, tutto d’un fiato.

Traccia da non perdere: Hate

 

Sampa The Great As Above So Below

Dopo il clamoroso The Return di Freedom e Final Form, aspettavo quest’album come una bimba aspetta la mattina di Natale.
Un disco spirituale registrato interamente in Zambia, che nasce dalla terra e dalla pancia, fatto di rap, soul, r&b, richiami allo zamrock, reggae e ritmiche tribali. Un disco di bassi cupi che suonano nel petto, che parla di autoaffermazione, origini e famiglia, che celebra radici in terre d’Africa.
Solenne.

Traccia da non perdere: Never Forget

 

Serena Brancale Je So Accussì

Scalda il cuore, smuove il sentimento, fa shakerare il fondoschiena. Serena è straordinaria, “sta uagnedd che ride canta e sona”, con una voce che fa sognare e che non ha paura di far diventare il suo dialetto barese quasi sensuale. Finalmente un po’ di vero soul nella scena musicale italiana! Un album che è anche un inno al funk, alle ritmiche di un “basso anni ’70” e alla donna, celebrata anche grazie alle preziose collaborazioni con Rochelle e Margherita Vicario.
Un grande omaggio a Pino Daniele, maestro e faro di chiunque si approcci al funk all’italiana, con il rifacimento di tre brani caldi e avvolgenti, tra cui Je so pazz che incalza, un po’ lounge un po’ bossanova e una Alleria da lacrime.
Se poi ci mettiamo anche le collaborazioni con Davide Shorty su Rinascimento e Ghemon su Pessime intenzioni facciamo jackpot.
In loop per rinfrancare lo spirito.

Traccia da non perdere: Je So Pazz

 

Gabriels Angels & Queens

C’erano un direttore di un coro gospel, un regista e un compositore classico. Se fino a qui poteva sembrare una barzelletta, si dimostra essere una delle rivelazioni dell’anno.
Il primo disco del trio Gabriels stupisce con un mix pazzesco di gospel, soul e doo-wop, ballad spirituali e falsetti che ti strappano dentro, di linee tutte da ballare e godere come una hit di Lisa Stansfield e George Michael che viene dritta dritta dagli anni ’90 o un classicone di Prince.
Non c’è cosa più bella che scoprire buona musica nuova.

Traccia da non perdere: Angels & Queens 

 

Nu Genea Bar Mediterraneo

Il perfetto proseguimento di quel capolavoro (seppur un po’ inarrivabile) di Nuova Napoli.
Trascina nelle atmosfere malinconiche di una Napoli di 40 anni fa, che si trasforma in un vero porto di mare di contaminazioni sonore, frutto di una grande ricerca e della sperimentazione berlinese dei due producer Lucio Aquilina e Massimo di Lena, accompagnati da un pool di musicisti eccellenti e dalla sempre meravigliosa Fabiana Martone alla voce neomelodica.
Groove come se piovesse, profumo di ginestre, sorseggiando un Martini al Bar Mediterraneo, vista Vesuvio.

Traccia da non perdere: Marechià

 

Honorable mentions 

Kendrick Lamar Mr Morale & The Big SteppersHo sempre snobbato Kendrick Lamar, non so nemmeno perchè, preferendo un’altra scena rap americana. Un album forte, acido, complicato, fitto di contrasti che si sentono anche e soprattutto a livello di produzione, tra rap, trap e piano jazz. Intrigante.  

Swatkins Friends and other necessities Funky anni ’70 fresco e super godibile. Dopo tanti EP finalmente un album completo per questo master keyboard player della scuola di Stevie Wonder; ciliegina sulla torta, il feat. con il mio amato Allen Stone. Sicuramente da seguire.

Oscar Jerome The SpoonI singoli precedenti Do You Really e Sun for Someone si sono guadagnati un posto speciale nella mia playlist del feel good. Promette lo stesso anche questo nuovo album. Il nu jazz londinese non delude mai.

Kokoroko Could We Be MoreDa mettere in loop un sabato mattina di fine autunno, col sole che entra dalla finestra e una tazza di tè caldo in mano, come le note di un jungle jazz che scalda il cuore. 

Ishmael Ensemble The RebukeSi tratta “solo” del nuovo singolo di questo ensemble che scopro sul finire dell’anno. Penso proprio andrò indietro nel tempo a scoprire il resto.

 

Isabella Monti

Manuel Agnelli @ Mamamia

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• Manuel Agnelli •

Mamamia (Senigallia) // 17 Dicembre 2022

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]foto di Siddharta Mancini

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FINK, sette appuntamenti in Italia in versione acustica il prossimo aprile!

Barley Arts

presenta

FINK

SETTE APPUNTAMENTI IN ITALIA IN VERSIONE ACUSTICA

Dopo una lunga attesa, i fan italiani potranno finalmente tornare a vedere dal vivo Fink, al secolo Fin Greenall, che sarà nel nostro paese in versione acustica per una lunga serie di date, da nord a sud, durante la prossima primavera:

Mercoledì 12 Aprile – Milano, Arca

Giovedì 13 Aprile – Cesena, Big Barrè

Venerdì 14 Aprile – Napoli, Teatro Bolivar

Sabato 15 Aprile – Bari, Teatro Forma

Lunedì 17 Aprile – Roma, MONK

Martedì 18 Aprile – Prato, Il Garibaldi

Mercoledì 19 Aprile – Torino, sPAZIO211

I biglietti per i concerti sono già disponibili al pubblico su Ticketone (Cesena, Bari, Prato), Dice (Milano, Roma, Torino), Go2 (Napoli). Per accedere al concerto di Cesena sarà necessaria anche la tessera ARCI.

L’ultimo album del cantautore, IIUII (R’COUP’D, 2021) è la reinvenzione del classico best of: l’artista ha ri-registrato pezzi scritti nei dieci anni tra il 2006 e il 2016, «l’arco di tempo che va da quando me ne stavo in camera mia all’uscita della prima hit, i palchi dei grandi festival con produzioni importanti e tutto il resto».

Nel 2019, dopo tre anni di tour intensi insieme alla band, Greenall si è imbarcato in un tour solista in acustico che l’ha riportato alla semplicità dei suoi esordi, e lavorare a un album che rispecchiasse questa semplicità gli è sembrato il modo migliore per raccontare la sua storia.

L’uscita è stata anticipata dal primo estratto Warm Shodow (IIUII), la rivisitazione di una delle canzoni d’amore più amate di Fink. «Warm Shadow è stato per anni il brano di apertura perfetto di ogni set – trascinante, ritmato e piacevole – che permette a tutti noi di far cominciare lo spettacolo nel modo giusto. È una di quelle canzoni che possiamo suonare anche nel sonno e non ci stanca mai, la amiamo sempre di più, e nei festival arriva a durare più di 10 minuti!».

IIUII è allo stesso tempo una retrospettiva e un riferimento al presente. Registrare di nuovo certi pezzi con la maturità che Fin e gli altri membri della band hanno acquisito nel tempo in questo caso non significa rimasterizzarli e ripeterli, ma guardare al passato analizzandolo attraverso le esperienze vissute. Questo lavoro ha costituito anche un’occasione per riascoltare i vecchi album apprezzandoli per quello che sono e riservare a ogni canzone la considerazione che merita, al di fuori dei soliti discorsi su quale pezzo funziona meglio sul pubblico.

finkworld.co.uk

FINK

Solo Acoustic

Mercoledì 12 Aprile 2023

Milano, Arca – via Rimini, 38

Biglietti disponibili su Dice.

Biglietto: € 20,00 + prev.

Giovedì 13 Aprile 2023

Cesena, Big Barrè – via Fossalta, 2621

Biglietti disponibili su Ticketone.

Biglietto: € 22,00 + prev.

Ingresso consentito ai possessori di tessera ARCI.

Venerdì 14 Aprile 2023

Napoli, Teatro Bolivar – via Bartolomeo Caracciolo detto Carafa, 30

Biglietti disponibili su Go2.

Biglietto: € 15,00 + prev.

Sabato 15 Aprile 2023

Bari, Teatro Forma – via Giuseppe Fanelli, 206/1

Biglietti disponibili su Ticketone.

Biglietto: € 25,00 + prev.

Lunedì 17 Aprile 2023

Roma, MONK – via Giuseppe Mirri, 35

Biglietti disponibili su Dice.

Biglietto: € 20,00 + prev.

Martedì 18 Aprile 2023

Prato, Il Garibaldi – via Garibaldi, 69

Biglietti disponibili su Ticketone.

Biglietto: € 25,00 + prev.

Mercoledì 19 Aprile 2023

Torino, sPAZIO211 – via Francesco Cigna, 211

Biglietti disponibili su Dice.

Biglietto: € 18,00 + prev.

Gazebo Penguins “Quanto” (To Lose La Track / Garrincha Dischi, 2022)

Partendo dall’assunto, incontrovertibile, che Nebbia sia il miglior disco dei Gazebo Penguins, i quali a loro volta sono una delle migliori band nate in Italia negli ultimi diciamo vent’anni, quando appresi la notizia qualche mese fa che avremmo avuto un quinto lavoro in studio, pensai subito “Eh, non sarà facile mantenere le (mie) attese. Vi aspetto al varco, cari miei”.

Ebbene, al boh, decimo ascolto di Quanto (così s’intitola il nuovo disco) negli ultimi venti giorni devo dire che ce l’hanno fatta. Con margine. A mantenere le attese intendo.

Non che ci fossero grossi dubbi in effetti, lo hanno mai sbagliato un disco Capra, Sollo, Piter e Rici? La risposta è no. 

E sapete quale potrebbe essere il loro segreto? Che sanno scrivere, hanno idee, tante, i testi sono sempre più curati e danno l’impressione di divertirsi e amare enormemente ciò che fanno.

Nel tempo è poi cresciuta la componente della consapevolezza, della cura per l’arrangiamento (l’inserimento del sax è una chicca non da poco), l’affiatamento, quello che volete, ma ad ogni giro in studio i quattro ne escono con degli album che vivono di vita propria, con una propria identità e credibilità.

Sì perchè, se è vero che di Senza di Te ne nasce una nella vita, l’effetto live di una Nubifragio è clamoroso (ne sono stato testimone qualche giorno fa a Bologna), una detonazione che poco ha a che invidiare a Il Tram Delle 6 per dirne una, così come la potenza di una Cosa Fai Domani (che richiama lontanamente, come andamento, Pioggia), o l’immediatezza di Cpr14, il crescendo di Se Non Esiste Un Vuoto, ormai quasi un marchio di fabbrica della band di Correggio, cioè delle sette tracce che compongono questo Quanto faccio fatica a trovarne una più debole delle altre, uno di quei brani messi a mò di riempitivo per arrivare alla durata ideale.

Qui tutto conta e tutto è funzionale, e non a caso i testi di Gabriele CapraMalavasi sembrano seguire questo mood, questo andazzo, nell’evitare la sovrabbondanza, il molto, l’affettato, ma ricercano con grande abilità le parole misurate, giuste, per scavare sempre più a fondo negli affetti, nelle relazioni, nell’io.

Bravi.

E bravi.

 

Gazebo Penguins
Quanto
To Lose La track / Garrincha Dischi

 

Alberto Adustini

VEZ5_2022: Andrea Riscossa

A dicembre scorso, mentre pubblicavamo per il secondo anno di fila le personali top 5 della redazione e degli amici di VEZ, ci eravamo augurati come buon proposito per l’anno nuovo di tornare il prima possibile e in modo più normale possibile ad ascoltare la musica nel suo habitat naturale: sotto palco.
Nel 2022 tutto sommato possiamo dire di esserci riusciti, tra palazzetti di nuovo pieni e festival estivi senza né sedie né distanziamenti. Però ormai ci siamo affezionati a questo format-resoconto per tirare le somme, quindi ecco anche quest’anno le VEZ5 per i dischi del 2022.

 

Fontaines D.C. Skinty Fia

Il disco esce ad aprile, nel 2022 sono sotto il loro palco per tre volte. Ho ufficialmente una relazione amorosa con la band di Dublino, quindi sarò partigiano.
Miglior opening track degli ultimi anni, a mani basse. Semplicemente una canzone che al minuto 2:20 diventa una promessa che viene mantenuta fino all’ultima canzone del disco.
Fatico a trovarci difetti, ed è un luogo in cui torno spesso, che, poi, è quello che cerco in un album.
I Fontaines in esilio londinese cantano la loro saudade ungulata, e suona benissimo

Traccia da non perdere: In ár gCroíthe go deo

 

Black Country New Road Ants From Up There

È un disco di una bellezza accecante, commovente e allo stesso tempo viscerale e cerebrale.
Mi auto copio-incollo: è un dialogo senza regole tra strumenti, che diventano attori di un racconto e che entrano in scena con urgenza, per mostrare un punto di vista, a costo di farlo fuori tempo.
Un Satie con la sindrome di Tourette.
Perché loro sono minimali e orchestrali. Sono emozioni a dimensione variabile. Sanno essere oscuri ed entusiasti, attraverso flussi disordinati esplodono in ubriacature di suoni, sanno essere solitari e sanno suonare “in grande”.

Traccia da non perdere: Concorde

 

Wet Leg Wet Leg

Se la vostra band nasce su una ruota panoramica durante un festival e sul palco in quel preciso istante ci sono gli IDLES, il vostro destino è segnato, almeno per le stelle. Le Wet Leg hanno macinato più concerti che ore in sala di registrazione, hanno singoli da milioni di stream e dal vivo sono proprio un bel giocattolino. Il disco è cafone, sboccato, sfrontato ed è proprio divertente.
È un disco che contiene sentenze. Sentenze sui denti. Ciò non impedisce di sorridere coi buchi.

Traccia da non perdere: Wet Dream

 

Dry Cleaning Stumpwork

Mani avanti: è sicuramente un disco inferiore al suo predecessore, ma l’asticella rimane alta, altissima. Siamo nuovamente di fronte a un flusso di coscienza musicato, in un lockdown mentale e forse ancora un po’ materiale, forse autoindotto, forse di comodo. Il tutto condito da riff mai troppo puliti, slow-core, lo-fi.
Per la recensione mi sono costati un viaggio verso le montagne di casa, perché è macinando chilometri in loro compagnia che sono arrivato alla messa a fuoco di questo lavoro. 

Traccia da non perdere: Gary Ashby

 

Porridge Radio Waterslide, Diving Board, Ladder To The Sky

Mea culpa, il disco che avrei voluto recensire e che mi sono perso. Almeno all’inizio. Perché le Porridge Radio sono entrate di prepotenza negli ascolti seriali estivi. E poi mi sono perso nella voce di Dana Margolin che enuncia tremando, ti sbatte in faccia piccole verità senza guardarti negli occhi. Una tazza di tè tra un attacco di panico e una sbronza. Trema tutto, è tutto instabile, ma è pieno di colori.
Sottotitolo: tastiere per chitarre, forse non un piccolo capolavoro come l’album precedente, ma sicuramente sono le mie guilty pleasure del 2022.

Traccia da non perdere: Back to the Radio

 

Honorable mentions 

Kae Tempest The Line Is a Curve  – Lei è un gradino sopra tutti. Ma anche di lato, quindi categoria a parte, meritevole di podi che al posto dei numeri abbiano spiegazioni un po’ più articolate. 

Yard Act The Overload  – Fuori top 5 perché mi risultano sempre troppo paraculi. Sarà questione di pelle, sarà un tasso di innovazione non comparabile con i soci di oltremanica già citati, o sarà perché sono troppo bravi anche loro. Però ricordiamoli, che valgono.

DEHD Blue Skies – Visti su un live di KEXP (cheiddioliabbiaingloria), è stato amore alla prima nota. Nulla di che, gli voglio bene. Canzone (Bad Love) sempre in playlist, da luglio in avanti. 

 

Andrea Riscossa

Nada @ Locomotiv Club

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• Nada •

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Locomotiv Club (Bologna) // 16 Dicembre 2022

 

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Tre Domande a: Bengala Fire

Come state vivendo questi tempi così difficili per il mondo della musica?

Ciaooooooo! Sono tempi bui, sì, ma anche tempi di giganti possibilità. Siamo tutti nostalgici del cd, così come del vinile i nostri predecessori, alcuni di noi rimpiangono persino i torrent… MA, ed è un grosso ma, Spotify e company sono ineluttabili realtà. Non solo, sono comodissime, accessibili a tutti, e offrono delle opportunità inedite, prendete per esempio i canvas (i mini video che in loop accompagnano i brani), o l’home page dell’artista, in cui trovate biografia, foto, prossimi concerti ecc. Pensiamo che il futuro della discografia parta da qui, da una sorta di “ipertestualità” della musica, dal creare un mondo – facilmente accessibile – attorno alle canzoni. Poi siamo tutti d’accordo che, assieme alla comodità, venga anche la superficialità, ma non possiamo biasimarla più di tanto, siamo convinti che se un disco o un pezzo ti piace, lo ascolterai con pazienza e attenzione, che sia in vinile o nel metaverso.

 

Cosa vorreste far arrivare a chi vi ascolta?

Ne parlavamo tra noi giusto qualche giorno fa. La domanda aveva assunto un po’ la forma del “Chi vorremmo essere per il pubblico, e per quale pubblico?”. E le risposte andavano per esempi, tipo “La nuova bandiera del rock alternativo italiano”, piuttosto che “i nuovi Verdena/Arctic Monkeys/Beatles” e chi più ne ha più ne metta. Ma, in tutta onestà, sono sciocchezze. Un artista /compositore/performer deve (nell’accezione di “must” e non di “have to”) contentare prima di tutto se stesso. Una canzone, un disco, uno show, una creatività x devono far godere chi le ha create, vuoi per gusto, per emozione o anche solo per soddisfazione. Lo si fa per sé, attraverso ciò che presuntuosamente chiamiamo arte, che si declina nella forma che a ognuno più si addice (suono, parole, immagini, esperienze..). Dopodiché, naturalmente, viene la cura per i destinatari, e ci si fanno mille domande, tutte importanti, perché non saremmo niente senza gli altri, come il famoso albero che cade in una foresta disabitata, senza nessuno che lo possa sentire e decretare caduto.

 

Quanto puntate sui social per far conoscere il vostro lavoro?

Lo ammettiamo, siamo delle mezze pippe nei social…
Il discorso pressappoco potrebbe essere lo stesso della domanda precedente: cioè che il nostro modo di usare i social dovrebbe contentare prima di tutto noi stessi. Però non è altrettanto facile che nella musica, almeno per noi. Ci sono dei periodi in cui ci impegniamo molto, su Instagram soprattutto, ed è molto soddisfacente, ma toglie anche un sacco di tempo ed energie. I social offrono enormi possibilità, un po’ come Spotify ecc (vedi domanda 1), ma sinceramente dobbiamo ancora capire come usarle bene. Ogni consiglio è ben accetto, se volete mandarcene qualcuno!

VEZ5_2022: Alberto Adustini

A dicembre scorso, mentre pubblicavamo per il secondo anno di fila le personali top 5 della redazione e degli amici di VEZ, ci eravamo augurati come buon proposito per l’anno nuovo di tornare il prima possibile e in modo più normale possibile ad ascoltare la musica nel suo habitat naturale: sotto palco.
Nel 2022 tutto sommato possiamo dire di esserci riusciti, tra palazzetti di nuovo pieni e festival estivi senza né sedie né distanziamenti. Però ormai ci siamo affezionati a questo format-resoconto per tirare le somme, quindi ecco anche quest’anno le VEZ5 per i dischi del 2022.

 

Black Country New Road Ants From Up There

Dall’esordio, altrettanto clamoroso, più orientato verso il post rock, la band inglese rimescola tutto e ci consegna uno dei dischi più emotivamente coinvolgenti e musicalmente interessanti dell’anno. La dipartita (speriamo temporanea) del cantante e chitarrista Isaac Wood rende Ants From Up There un lascito di valore ancora maggiore se possibile.

Traccia da non perdere: Snow Globes

 

Kae Tempest The Line Is A Curve

Un disco di spoken word che raggiunge livelli di intimità e poesia abbacinanti, nel quale attualità e introspezione convivono in maniera quasi magica. Un lavoro che mostra un’assoluta urgenza di raccontare e raccontarsi. 

Traccia da non perdere: Grace

 

Birds in Row Gris Klein

Terzetto francese, i cui componenti (B., J. e Q.) con questo Gris Klein ci regalano uno dei migliori dischi post hardcore da molti anni a questa parte. Violentissimo e super raccomandato.

Traccia da non perdere: Trompe l’Oeil

 

Vieri Cervelli Montel I

Una folgorazione autentica questo I, un disco che avanza per sottrazioni, per sussurri e bisbigli, tra racconti autobiografici e ricordi per un cantautorato poetico e minimale.

Traccia da non perdere: Primo

 

Cassels A Gut Feeling

Due fratelli inglesi, chitarra e batteria, la ferocia del post hardcore, le ritmiche sghembe del math rock, un disco pieno di idee, creatività e sana cagnara.

Traccia da non perdere: Mr. Henderson Coughs 

 

Honorable mentions 

Pinegrove 11:11 – Ritornati alla grandissima e Orange è la canzone più bella del 2022 e you can’t change my mind mi dispiace.

Mario Pigozzo Favero Mi commuovo, se vuoi – Si mette in proprio una delle figure fondamentali dell’indie italiano con una gemma cantautorale che cresce esponenzialmente con gli ascolti.

Micah P. Hinson I Lie To You – Il cantautore americano piazza il colpo di coda di questo 2022. Un disco intenso ed implacabile, bellissimo. Bentornato Micah.

 

Alberto Adustini

LA TERZA STAGIONE DI INDIE JUNGLE Un viaggio nella musica dal vivo con 12 concerti SABATO 17 DICEMBRE: PROTAGONISTA HU

SKY ARTE PRESENTA:

LA TERZA STAGIONE DI

INDIE JUNGLE

Un viaggio nella musica dal vivo con 12 concerti

SABATO 17 DICEMBRE: PROTAGONISTA HU

 

IN ONDA OGNI SABATO ALLE 20.10 SU SKY ARTE

IN STREAMING SU NOW E ON DEMAND

CIASCUN LIVE SARÀ INOLTRE DISPONIBILE PER TUTTI SUL SITO DI SKY ARTE PER UNA SETTIMANA

La nuova stagione di INDIE JUNGLE libera la musica in TV.

Prosegue l’appuntamento settimanale con il programma di approfondimento musicale che propone 12 puntate monografiche per altrettanti concerti dedicati al pubblico televisivo.

HU è la protagonista della nuova puntata di INDIE JUNGLE, in onda sabato 17 dicembre alle ore 20.10 su Sky Arte (canale 120 e 400 di Sky) e disponibile in streaming su NOW e on demand.

HU, al secolo Federica Ferracuti, è una cantante, producer e polistrumentista Italiana che con la sua musica prova a riportare in Italia le correnti europee dell’elettronica da club, arricchendola con una veste “pop”. Nel 2020 partecipa all’edizione di AmaSanremo con “Occhi Niagara”, brano con cui cattura l’attenzione degli addetti ai lavori e del pubblico. Nell’autunno 2021, dopo aver calcato alcuni dei più grandi palchi sia come artista solista, sia come polistrumentista nel ‘Fortuna Tour’ di Emma Marrone, è sulla copertina di ‘Radar’, la playlist di Spotifyche dà rilievo ai migliori artisti emergenti, divenendo poi anche testimonial della campagna ‘Claim Your Space’, sempre a cura della piattaforma. Nel febbraio 2022 è in gara al Festival di Sanremo affianco a Highsnob con il brano “Abbi cura di te”, che la consacra tra le promesse della musica italiana.

In attesa della puntata che vede protagonista HU è disponibile per tutta la settimana in streaming gratuito per tutti su https://arte.sky.it/ la puntata precedente dedicata a Giovanni Truppi.

Non mancano inoltre le sorprese di fine anno: il format,infatti, riprenderà con gli ultimi 2 episodi di stagione il 7 e il 14 gennaio 2023 con protagonisti Dutch Nazari e Rancore, ma non mancherà di regalare prima una puntata speciale al pubblico del canale, con un appuntamento eccezionale in programma il prossimo 31 dicembre, tutto da vivere.

INDIE JUNGLE – IL PROGRAMMA

Dopo il successo delle prime due edizioni, che hanno visto raccontare la musica e la storia artistica di alcuni tra i nomi più rappresentativi della scena musicale contemporanea, e dopo la speciale parentesi live con “Indie Jungle Fest” al Lido di Venezia presso l’aeroporto Nicelli durante le giornate della 79ª Mostra del Cinema, è partita la terza stagione del format televisivo dedicato al mondo dei live che propone sullo schermo l’esperienza immersiva di un intero concerto dal vivo.

Il programma, prodotto da ERMA PICTURES in collaborazione con Sky Arte, è in onda da sabato 15 ottobre alle ore 20.10 su Sky Arte, disponibile anche in streaming su NOW e on demand. Ogni puntata sarà inoltre visibile in streaming gratuito per tutti su https://arte.sky.it/ per tutta la settimana successiva alla messa in onda.

Protagonisti della nuova stagione di INDIE JUNGLE sono:DITONELLAPIAGA, GIORGIO POI, WILLIE PEYOTE, STUDIO MURENA, LAILA AL HABASH, MOBRICI, FRANCO 126, BARTOLINI, GIOVANNI TRUPPI, HU, DUTCH NAZARI, RANCORE.

Fin dalla prima stagione, Indie Jungle si è distinto nel panorama televisivo italiano per la novità della proposta e per le peculiarità del format che vede per la prima volta sullo schermo gli autori della musica attuale italiana raccontarsi in speciali interviste ed esibirsi in esclusive live session, attraverso un accurato ritratto che rende le puntate dei veri e propri mini documentari. Il tutto corredato anche da materiali di repertorio, con foto e video spesso inediti.

Come da tradizione, anche le nuove puntate ci accompagneranno alla scoperta di alcuni tra i principali autori del panorama attuale, introducendo un importante cambio di studio e di allestimento: i live, infatti, quest’anno hanno trovato casa presso lo storico Teatro 1 di Cinecittà, con una scenografia inedita e suggestiva rappresentata da un’enorme gabbia esplosa che “libera” idealmente le performance e il racconto degli artisti coinvolti.

Con 12 nuove puntate e nuovi artisti, INDIE JUNGLE si conferma uno speciale appuntamento con la musica dal vivo in uno spazio, sempre inedito e coinvolgente, interamente dedicato al grande pubblico televisivo.

Protagonisti della prime due stagioni sono stati FrahQuintale, Fulminacci, Calibro 35, Coma Cose, La Rappresentante di Lista, Gazzelle, Ghemon, Eugenio in via di Gioia, Colapesce e Dimartino, Selton, Lucio Corsi, Lucio Leoni, Ministri, Motta, Joan Thiele, Fast Animals and Slow Kids, Myss Keta, Francesco Bianconi, Melancholia, Tutti Fenomeni, NAIP, Vasco Bondi, Margherita Vicario.  

INDIE JUNGLE è un programma scritto da Max De Carolis e Fabio Luzietti e prodotto da ERMA PICTURES in collaborazione con Sky Arte. In onda dal 15 ottobre su Sky Arte (canale 120 e 400 di Sky) e disponibile in streaming su NOW e on demand. Ogni puntata sarà inoltre visibile in streaming gratuito per tutti sul sito di Sky Arte https://arte.sky.it/ per tutta la settimana successiva alla messa in onda.

Tutti i concerti sono stati registrati in studio presso il Teatro 1 di Cinecittà a Roma.

CALENDARIO PUNTATE TERZA STAGIONE

15 Ottobre 2022 Ditonellapiaga

22 Ottobre 2022 Giorgio Poi

29 Ottobre 2022 Willie Peyote

05 Novembre 2022 Studio Murena

12 Novembre 2022 Laila Al Habash

19 Novembre 2022 Mobrici

26 Novembre 2022 Franco 126

03 Dicembre 2022 Bartolini

10 Dicembre 2022 Giovanni Truppi

17 Dicembre 2022 Hu

07 Gennaio 2023 Dutch Nazari

14 Gennaio 2023 Rancore

Against The Current @ Legend Club

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• Against The Current •

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Legend Club (Milano) // 14 Dicembre 2022

 

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VEZ5_2022: Alessandra D’aloise

A dicembre scorso, mentre pubblicavamo per il secondo anno di fila le personali top 5 della redazione e degli amici di VEZ, ci eravamo augurati come buon proposito per l’anno nuovo di tornare il prima possibile e in modo più normale possibile ad ascoltare la musica nel suo habitat naturale: sotto palco.
Nel 2022 tutto sommato possiamo dire di esserci riusciti, tra palazzetti di nuovo pieni e festival estivi senza né sedie né distanziamenti. Però ormai ci siamo affezionati a questo format-resoconto per tirare le somme, quindi ecco anche quest’anno le VEZ5 per i dischi del 2022.

 

Viagra Boys Cave World

Probabilmente sarò ripetitiva, perché ogni volta che c’è una classifica da fare li inserisco sempre, ma al cuor non si comanda, e tra me e i Viagra Boys è amore vero. Terzo disco per la band di Stoccolma capitanata da Sebastian Murphy e anche stavolta per me è un grande, gigantesco, sì. Chitarre rumorose, ironia pungente e quella classica aria strafottente di ogni band punk che si rispetti.

Traccia da non perdere: Troglodyte

 

Wet Leg Wet Leg

Album d’esordio per questo talentuosissimo duo britannico, che in poco tempo ha scalato le classifiche mondiali ed è stato prodotto nientepopodimeno che dalla Domino. Testi irriverenti e sarcastici accompagnati da riff di chitarre incalzanti che non puoi fare a meno di canticchiarli per giorni e giorni.

Traccia da non perdere: Ur Mum

 

CLAMM Care

Dopo un anno dal loro debutto, questa chiassosa band australiana torna a far parlare di sé. Quindici brani veloci e furenti, dove traspare tutta l’ansia dei tempi attuali, tra pandemia e cambiamenti climatici. Consigliato a chi piace fare headbanging in cameretta o in macchina verso il lavoro.

Traccia da non perdere: Monday

 

Beach House Once Twice Melody

Un’opera musicale di ben 18 brani, suddivisa in quattro album pubblicati a circa un mese di distanza l’uno dall’altro. Un lunghissimo sogno psichedelico, ma mai ripetitivo. I Beach House dimostrano ancora una volta di saper giocare sapientemente con synth, chitarre elettriche e acustiche, creando quel suono vellutato ed onirico tipico della band.

Traccia da non perdere: Hurts to Love 

 

Crack Cloud Tough Baby

Il collettivo americano nato da un gruppo di aiuto per uscire dalle dipendenze, ha prodotto un disco decisamente fuori dall’ordinario. Le loro origini post punk si sentono ancora, ma ogni brano ha vita a sé, ricchi di influenze post rock passando dal trip hop fino al gospel. Una sorpresa continua.

Traccia da non perdere: Costly Engineered Illusion

 

 

 

Alessandra D’aloise