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Tre Domande a: Cal Birbanthe

Quando e come nasce il tuo progetto?

Il progetto Cal Birbanthe nasce col mio rientro in Italia, nel 2019, dopo un’esperienza di cinque mesi a Londra. Lì lavoravo come cameriere durante la settimana e nel weekend andavo ad esibirmi in alcuni club nella zona di Brixton. Avevo esaurito gli stimoli da strumentista, che il jazz mi aveva dato per anni, e sentivo il bisogno di dire qualcosa di mio in ambito “leggero”, soprattutto dopo aver ascoltato diverse realtà indie-rock in UK. In quel periodo, infatti, avevo scritto parecchi brani e pubblicato diversi self-released. Uno in particolare è stato Spero di No, brano di stampo R&B con un testo abbastanza indie che, con grande sorpresa (non avendo né etichetta, né ufficio stampa), riuscì comunque ad attirare l’attenzione delle radio siciliane e di molti DJ locali, che lo suonarono come breakdown hit nei club commerciali. Da lì non mi sono più fermato! L’anno successivo, iniziai a stendere le basi di Storie, album che ha visto la luce il 21 Ottobre e che sto portando in giro dallo scorso Marzo, assieme ad alcuni amici musicisti, con cui in passato ho condiviso altri progetti.

 

Cosa vorresti fare arrivare a chi ti ascolta?

Semplicemente le emozioni che vivo per strada e che percepisco negli altri. Amici, conoscenti e sconosciuti. Ad esempio, nelle trame delle tracce di Storie, spesso il sesso si confronta col sentimento, così come la fiducia con il tradimento. Si possono cogliere parallelismi sentimentali che stranamente si intersecano. Nella vita quotidiana, anche l’immagine di un figlio che, in crisi con la propria ragazza, guarda la madre portare a spasso il cane da sola, rievoca scenari e riflessioni su come il più nobile dei sentimenti sia soggetto a trasformazioni continue, in ogni fase della vita. Nei brani dell’album si colgono emozioni diverse ed emergono già a partire dalle timbriche: a volte retrò e nostalgiche, altre volte contestualizzate ai suoni contemporanei. Ogni espressione artistica è per natura individuale, ma funge da specchio collettivo, ed io vorrei che venisse fuori proprio questo: che in un calderone di elementi così diversi, sound nuovi e vintage, nostalgie e rasserenamenti, incoerenze e linearità, qualcuno si possa casualmente ritrovare.

 

Qual è la cosa che più ami nel fare musica?

Sicuramente potermi sentire me stesso, libero da ogni schema o ordine. Questa è una benedizione, perché pian piano accetti sia le tue parti di luce che quelle d’ombra. Nell’album Storie ho riversato diversi tipi di emozioni e stati d’animo. Nella traccia Mal di Mare c’è la mia parte in collera, sfatta e stanca; è un brano che, come dico spesso, anziché averlo concepito, l’ho proprio vomitato. In Domani c’è la rassegnazione serena di un amore che, in quel preciso momento, è finito. Insomma, quello che amo di più è che in musica si è nudi, dalla scrittura alla performance. E questo in un modo o nell’altro, arriva al pubblico.

The Lounge Society @ Covo Club

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• The Lounge Society •

 

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Covo Club  (Bologna) // 4 Novembre 2022

 

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ALTIN GÜN Annunciate tre imperdibili date italiane della band portabandiera dell’Anatolian Rock per presentare l’album YOL

ALTIN GÜN
Annunciate tre imperdibili date italiane
della band portabandiera dell’Anatolian Rock
per presentare l’album YOL

16.11– Locomotiv Club – BOLOGNA
17.11 – Largo Venue – ROMA
18.11 – Circolo Magnolia – MILANO

Biglietti solo su DICE

 

RADAR Concerti presenta ALTIN GÜN. La band di Amsterdam arriva in Italia per presentare dal vivo YOL, uscito il 26 febbraio 2021 per Glitterbeat dopo la pubblicazione dei singoli Ordunun Dereleri” / “Bir Of ÇeksemYüce Dağ Başında e Kara Toprak. Appuntamento al Locomotiv Club di Bologna (16.11.2022), al Largo Venue di Roma (17.12.2022) e al Circolo Magnolia di Milano (18.11.2022).
Biglietti solo su DICE
.

Basterebbe ricordare la candidatura ai Grammy Awards ottenuta con il secondo disco Gece (2019) per riassumere il successo della band, che torna con un disco destinato a ricalcare la loro acclamatissima esplorazione nei meandri dell’Anatolian Rock, esaltato da influenze psichedeliche e dreamy. Yol è per la stessa band l’episodio più avvincente e particolare della loro carriera e segna molte differenze nel processo creativo e di produzione: “we were basically stuck at home for three months making home demos, with everybody adding their parts. The transnational feeling maybe comes from that process of swapping demos over the internet, some of the music we did in the studio, but lockdown meant we had to follow a different approach.”

Rimane tuttavia intatta quell’attitudine di totale sperimentazione e ricerca, immersa tra Omnichord, 808 e rintocchi new age e synth pop che ha conquistato pubblico e critica internazionale e che risuonerà il 16, 17 e il 18 novembre 2022 rispettivamente al Locomotiv Club, al Largo Venue e al Circolo Magnolia.

Biglietti solo su DICE
16.11.2022 – Locomotiv Club – BOLOGNA: dice.fm/8vciHmzTWdb
17.11.2022 – Largo Venue – ROMA: dice.fm/a2UIJ6GUWdb
18.11.2022 – Circolo Magnolia – MILANO: dice.fm/xXQICVOw5db

Phoenix “Alpha Zulu” (Loyaute/Glassnote Records, 2022)

Nell’immaginario, spesso la Francia è un paese di arte, moda e cucina dove la baguette regna sovrana, ma per la musica, il primo pensiero va a sonorità languide e canzoni che sanno di bistrot parigini. Perciò non può non stupire la presenza di un gruppo come i Phoenix, un gruppo musicale pop rock nato a Le Chesnay e formatosi a pochi chilometri da Parigi, più esattamente a Versailles, che deve il suo successo a un lavoro minuzioso fatto sul suono e le sfumature musicali trasformandoli da una band di quartiere a star del pop sintetico con già sette album in studio all’attivo e il nuovo progetto Alpha Zulu per Loyaute/Glassnote Records.

Il synth domina l’album, con un forte richiamo alla new wave, ma con un uso così sapiente e combinazioni sonore calcolate talmente nel dettaglio che la band è riuscita ad evitare l’omologazione tra i brani per farli vivere della loro peculiarità. La title track Alpha Zulu apre l’album esplodendo con la forza di un beat potente come un martello, ma chiunque si lasciasse fuorviare dal titolo per trovare qualche richiamo tribale in questi suoni rimarrebbe deluso; quei colpi così decisi non sono altro che la riproduzione della potenza degli elementi naturali, o meglio della tempesta, la stessa in cui si è trovato durante un volo il frontman Thomas Mars che della frase di emergenza pronunciata dal pilota ne ha creato una canzone. L’emergenza diventa quindi bisogno creativo e filo conduttore del brano e di tutto il progetto attraverso un ritmo incessante di musica e parole. Il beat diventa più cupo e ovattato per Winter Solstice, mentre Mars crea della sua voce un sussurro leggermente robotico, per una canzone emozionante, dalle note più lunghe, che quasi si adagiano per poi ripartire e non fermarsi mai. La sensazione di ipnosi pervade l’ascoltatore mentre il solstizio invernale ci avvolge in un profondo mistero. Altrettanto eterea, anche se con un ritmo più veloce è All Eyes On Me dove, attraverso il flusso sonoro, l’ascoltatore si perde in un loop di sguardi. Con Tonight, invece, i Phoenix si muovono, per la prima volta nella loro carriera discografica, in un featuring con lo statunitense Ezra Koenig dei Vampire Weekend per una melodia disinvolta ed accattivante di un brano semplice e ricercato al tempo stesso. 

Alpha Zulu è un progetto di eleganza e ricercatezza, ma non per questo un inutile giro di note che ripetono e finiscono se stesse. Si vive nel ritmo a cui ci si può lasciare andare per ballare, oppure per vedere come i testi sono perfettamente incastonate nei suoni, quasi a diventare melodia della melodia stessa, senza languide sospensioni, solo cadenze che giocano su combinazioni senza sbavature, anche se con una certa sfumatura naif che rende la loro produzione fresca e godibile in qualsiasi momento. I Phoenix non sono una banda per chi cerca gigioneschi suoni oscuri, qualche rantolo che gratta il microfono e pose da artisti compassati. Loro sono semplici e diretti, eppure molto minuziosi in ciò che fanno, per questo motivo possono soddisfare chiunque desideri farsi trascinare dalla musica.

 

Phoenix
Alpha Zulu
Loyaute/Glassnote Records

 

Alma Marlia

LA TERZA STAGIONE DI INDIE JUNGLE Un viaggio nella musica dal vivo con 12 concerti SABATO 05 NOVEMBRE: PROTAGONISTI STUDIO MURENA

SKY ARTE

presenta

 

LA TERZA STAGIONE DI

INDIE JUNGLE

Un viaggio nella musica dal vivo con 12 concerti

SABATO 05 NOVEMBRE: PROTAGONISTI STUDIO MURENA

IN ONDA OGNI SABATO ALLE 20.10 SU SKY ARTE

IN STREAMING SU NOW E ON DEMAND

CIASCUN LIVE SARÀ INOLTRE DISPONIBILE PER TUTTI SUL SITO DI SKY ARTE PER UNA SETTIMANA

 

La nuova stagione di INDIE JUNGLE libera la musica in TV.


Prosegue l’appuntamento settimanale con il programma di approfondimento musicale che propone 12 puntate monografiche per altrettanti concerti dedicati al pubblico televisivo.

Lo STUDIO MURENA è il protagonista della nuova puntata di INDIE JUNGLE andrà in onda sabato 05 novembre alle ore 20.10 su Sky Arte (canale 120 e 400 di Sky) e sarà disponibile in streaming su NOW e on demand.


Nato a Milano nel 2018, lo STUDIO MURENA si impone fin dall’esordio come il gruppo capostipite italiano portatore di un nuovo sound che attinge dal jazz e dall’elettronica per poi trovare nel rap il linguaggio che contraddistingue la sua tagliente narrazione. Con il primo lavoro discografico datato 2021, la band ottiene importanti riscontri dai principali media nazionali e comincia un cammino in ascesa sulle piattaforme digitali, fino ad arrivare al posizionamento di due brani nella prestigiosa playlistglobal Jazz Rap di Spotify.

L’estate del 2022 vede lo Studio Murena impegnato nei principali festival della penisola, con un lungo tour che si chiude davanti a quasi 200mila persone a Melpignano, per la Notte della Taranta 2022 diretta dal Maestro Concertatore Dardust. Attualmente al lavoro su un nuovo disco che vede la produzione artistica di Tommaso Colliva, la band, nella esclusiva session realizzata per Indie Jungle, si esibisce anche nei due inediti “Corri” e “Marionette” di prossima uscita.

In attesa della puntata che vede protagonista lo Studio Murena è disponibile per tutta la settimana in streaming gratuito per tutti su https://arte.sky.it/ la puntata precedente, dedicata a Willie Peyote.

INDIE JUNGLE – IL PROGRAMMA

Dopo il successo delle prime due edizioni, che hanno visto raccontare la musica e la storia artistica di alcuni tra i nomi più rappresentativi della scena musicale contemporanea, e dopo laspeciale parentesi live con “Indie Jungle Fest” al Lido di Veneziapresso l’aeroporto Nicelli durante le giornate della 79ª Mostra del Cinema, è partita la terza stagione del format televisivo dedicato al mondo dei live che propone sullo schermo l’esperienza immersiva di un intero concerto dal vivo.

Il programma, prodotto da ERMA PICTURES in collaborazione con Sky Arte, è in onda da sabato 15 ottobre alle ore 20.10 su Sky Arte, disponibile anche in streaming su NOW e on demand. Ogni puntata sarà inoltre visibile in streaming gratuito per tutti su https://arte.sky.it/ per tutta la settimana successiva alla messa in onda.

Protagonisti della nuova stagione di INDIE JUNGLE sono:DITONELLAPIAGA, GIORGIO POI, WILLIE PEYOTE, STUDIO MURENA, LAILA AL HABASH, MOBRICI, FRANCO 126, BARTOLINI, GIOVANNI TRUPPI, HU, DUTCH NAZARI, RANCORE.

Fin dalla prima stagione, Indie Jungle si è distinto nel panorama televisivo italiano per la novità della proposta e per le peculiarità del format che vede per la prima volta sullo schermo gli autori della musica attuale italiana raccontarsi in speciali interviste ed esibirsi in esclusive live session, attraverso un accurato ritratto che rende le puntate dei veri e propri mini documentari. Il tutto corredato anche da materiali di repertorio, con foto e video spesso inediti.

Come da tradizione, anche le nuove puntate ci accompagneranno alla scoperta di alcuni tra i principali autori del panorama attuale, introducendo un importante cambio di studio e di allestimento: i live, infatti, quest’anno hanno trovato casa presso lo storico Teatro 1 di Cinecittà, con una scenografia inedita e suggestiva rappresentata da un’enorme gabbia esplosa che “libera” idealmente le performance e il racconto degli artisti coinvolti.

Con 12 nuove puntate e nuovi artisti, INDIE JUNGLE si conferma uno speciale appuntamento con la musica dal vivo in uno spazio, sempre inedito e coinvolgente, interamente dedicato algrande pubblico televisivo.

Protagonisti della prime due stagioni sono stati Frah Quintale, Fulminacci, Calibro 35, Coma Cose, La Rappresentante di Lista, Gazzelle, Ghemon, Eugenio in via di Gioia, Colapesce e Dimartino, Selton, Lucio Corsi, Lucio Leoni, Ministri, Motta, Joan Thiele, Fast Animals and Slow Kids, Myss Keta, Francesco Bianconi, Melancholia, Tutti Fenomeni, NAIP, Vasco Bondi, Margherita Vicario.

INDIE JUNGLE è un programma scritto da Max De Carolis e Fabio Luzietti e prodotto da ERMA PICTURES in collaborazione con Sky Arte. In onda dal 15 ottobre su SkyArte (canale 120 e 400 di Sky) e disponibile in streaming su NOW e on demand. Ogni puntata sarà inoltre visibile in streaming gratuito per tutti sul sito di Sky Arte https://arte.sky.it/ per tutta la settimana successiva alla messa in onda.

Tutti i concerti sono stati registrati in studio presso il Teatro 1 di Cinecittà a Roma.

CALENDARIO PUNTATE TERZA STAGIONE

15 Ottobre 2022 Ditonellapiaga

22 Ottobre 2022 Giorgio Poi

29 Ottobre 2022 Willie Peyote

05 Novembre 2022 Studio Murena

12 Novembre 2022 Laila Al Habash

19 Novembre 2022 Mobrici

26 Novembre 2022 Franco 126

03 Dicembre 2022 Bartolini

10 Dicembre 2022 Giovanni Truppi

17 Dicembre 2022 Hu

07 Gennaio 2023 Dutch Nazari

14 Gennaio 2023 Rancore

Tre Domande a: Brida

C’è un artista in particolare con cui ti piacerebbe collaborare/condividere il palco?
Ci sarebbero tanti artisti con cui vorrei collaborare, penso che sia un buon momento per la musica in Italia, ma se dovessi scegliere adorerei collaborare con Mahmood. Penso che sia uno degli artisti più intriganti che abbiamo in Italia, sia dal punto di vista della scrittura, sia da quello del sound. Mi piacerebbe chiudermi ore ed ore in uno studio con lui e vedere cosa succede. Sarei molto curiosa di sentire i nostri mondi musicali insieme, ma soprattutto di unirmi alle sue pazze coreografie sul palco. 

 

Quanto punti sui social per far conoscere il tuo lavoro? Ce n’è uno che usi più di altri?
I social, se usati bene, oggi possono davvero essere uno strumento efficace, permettendoti di connetterti con tante persone, sono, a mio avviso fondamentali perché possono far volare il tuo progetto musicale potenzialmente ovunque. Non bisogna certo far confusione, la musica non si fa solo sui social con chi ti segue; il supporto della propria community si vede soprattutto live. Io, ad esempio, punto tanto su instagram per esprimere me e la mia musica, sono una persona estroversa e molto autoironica, quindi adoro creare contenuti come foto e video e mi piace moltissimo raccontarmi attraverso le stories.

 

Qual è la cosa che ami di più del fare musica?
La cosa che amo di più del fare musica è la libertà che si può avere nello sperimentare più sonorità diverse, tutte in un unico pezzo. Adoro quando mi connetto con quei pezzi che iniziano in un modo e finiscono in un’altra maniera; come fa Rosalia nel suo album Motomami: punto ad arrivare a quella consapevolezza nello sperimentare diversi stili, vorrei tanto creare un album di quel calibro. Penso che la libertà che ti da la musica, ti permetta anche di conoscere sempre artisti diversi e penso che questa sia una cosa importantissima: conoscere nuove persone, nuove realtà e nuovi suoni per arricchirsi e per creare legami. La musica, in fin dei conti, unisce sempre.

The Cure @ Nelson Mandela Forum

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• The Cure •

+

The Twilight Sad

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Nelson Mandela Forum (Firenze) // 01 Novembre 2022

 

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THE TWILIGHT SAD

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”26631″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”26630″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”26632″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a Barley Arts[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

Tre Domande a: Kenai

Se dovessi riassumere la tua musica con tre parole, quali sceglieresti e perché?

Probabilmente definirei la mia musica contaminata, ricercata e personale. Contaminata si riferisce al fatto che i miei pezzi, in particolare il mio ultimo singolo Calzini Bucati, intersecano trasversalmente più generi musicali tra loro anche distanti; il pezzo già citato è propriamente indie, ma sono presenti moltissimi richiami alla musica anni ’80, e lo stesso discorso vale anche per i pezzi in uscita. La mia musica è ricercata perché sia io che Paci Ciotola, il produttore che cura tutti i miei brani, spendiamo davvero tanto tempo nell’arrangiamento, cambiandolo più o più volte e curando anche il minimo dettaglio, perché spesso sono proprio i dettagli a fare la differenza. Per i testi, poi, ogni parola ha un suo perché, non è mai lasciato nulla al caso e, alla fine, il risultato è frutto di una costante ricerca di suoni e significato. L’ultimo aggettivo, personale, è riferito al fatto che racconto, in qualche modo esperienze a me molto vicine e faccio di tutto per creare un legame tra me e ciò che scrivo; questo arriva all’ascoltatore. Vince sempre la verità.

 

C’è un artista in particolare con cui ti piacerebbe collaborare/condividere il palco?

Questa è una bellissima domanda. Per quanto riguarda la scena internazionale penso subito a Bruno Mars, che per me incarna il prototipo della pop star: canta, performa, danza ed interpreta magistralmente tutti i pezzi che affronta. Diciamo che per il momento i nostri generi sono forse diametralmente opposti, però penso che se avessi l’opportunità di dividere il palco con lui, suonerei anche musica classica. Guardando invece il panorama italiano, mi affascinerebbe dividere il palco con Cesare Cremonini, che ha per me un penna straordinaria oltre ad essere un artista eclettico e sempre al passo con i tempi. In riferimento alla scena indie, mi piace molto il modo particolare di scrivere di Calcutta, ha una voce che arriva diritta al cuore ed è in grado di muovere in me i tasti giusti.

 

C’è un evento, un festival – italiano o internazionale – in particolare a cui ti piacerebbe partecipare?

Penso che il sogno di tutti gli italiani sia Sanremo: ha un’atmosfera incredibile, un hype assurdo ed un pubblico vasto capace di raccogliere sia le istanze dei più grandi che dei giovanissimi, basti pensare a Sangiovanni e Massimo Ranieri dell’ultimo festival. È un’opportunità enorme per tutti gli artisti, dai big agli emergenti, e non è necessario vincere o occupare posizioni particolarmente alte per riscontrare il favore del pubblico, vedi Tananai. Per quanto riguarda i festival internazionali, penso che il Lollapalooza sia in pole position in quanto sono presenti i migliori artisti della scena internazionale in uno scenario a dir poco sublime… magari ne avessi l’occasione.

Verdena @ Estragon Club

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• Verdena •

 +

CACAO

 

Estragon Club (Bologna) // 29 Ottobre 2022

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1667087266650{margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Finalmente. Finalmente abbiamo potuto assistere al ritorno dei Verdena, all’Estragon Club di Bologna.
Scendiamo dall’auto, avvertiamo subito una sensazione parecchio suggestiva.
Sembra il minuto che precede l’apocalisse.
La gente all’esterno parla sottovoce, mangiucchia qualcosa, beve birre da sessantasei. La staticità dell’aria si contrappone al costante e rumoroso passare delle auto nella tangenziale, a qualche metro da noi.
Il palco, già allestito e illuminato, fa da sfondo alla sensazione suggestiva che aleggia nell’aria, riempiendo una fotografia già carica di significato. Persino i vestiti del pubblico lasciano poco spazio all’immaginazione: fra calze, jeans, vans e felpe dei Nirvana e Pink Floyd si respira aria rock alternativo a tonnellate.

I Cacao, la band di apertura, sono accolti con caldissimo affetto. Tempo qualche secondo per accordare gli strumenti e partono immediatamente a suonare. Le distorsioni del basso e della chitarra aprono subito le porte di un mondo al di fuori dal nostro. Guardarsi attorno significa vedere persone che picchiettano il piede a tempo, con lo sguardo sgranato verso il chitarrista, completamente persi. Mentre l’Estragon inizia a riempirsi, la gente sotto palco è già in sintonia con gli strumenti dei due musicisti. Non hanno suonato: hanno lasciato che chitarra e basso parlassero la loro lingua d’amore. Nonostante una performance particolarmente statica, limitandosi a suonare ma rimanendo fondamentalmente immobili sul palco, gli artisti escono di scena ringraziando il pubblico e sorseggiando una Beck’s. Ci hanno regalato uno spettacolo unico nel suo genere.

C’è da dire che la musica d’intermezzo ha spezzato un po’ l’atmosfera; probabilmente i battiti trap ci hanno agevolato a distrarci da quell’universo che la band aveva creato all’interno dell’Estragon.

Attaccano i Verdena, è subito magia.
La band viene accolta da un lunghissimo fischio generale. La lunga attesa per il loro ritorno è stata ripagata attraverso i suoni e la carica che da sempre li contraddistinguono.
Attorno a me, gli ascoltatori sono molto posati. Battono la testa a tempo, ma nessuno si scompone più di tanto. Sotto palco, invece, le persone diventano quasi le onde del mare. Saranno state le luci a strobo, la distorsione della chitarra o le loro voci, calde e accoglienti sebbene graffianti, io non lo so; so soltanto che al quarto brano ci siamo lasciati tutti trasportare dalla musica.
È stato come vedere un treno partire: calmo, lento, ma sicuro di sé, per poi raggiungere una velocità folle, rimanendo coerente e costante. A qualche metro da me due amici iniziano a pogare, ma smettono quasi subito per poi concentrarsi completamente sulla musica. A questo punto non c’è più una singola persona ferma all’interno del club.
Alberto Ferrari (chitarra e voce) riesce a interpretare le canzoni in modo teatrale: le corde vocali stanno vivisezionando le canzoni, per aprirle e porgerne l’anima al pubblico. Il gruppo è una potenza: impattano come onde d’urto mentre si scatenano sopra il palco. La bassista, Roberta Sammarelli, si interrompe spesso per l’headbanging mentre fa urlare il basso con impeto dirompente. 

Mentre gli assoli di chitarra proseguono verso un climax che pare non aver più limite, le luci si fanno via via sempre più psichedeliche. Ormai è appurato: i Verdena ci hanno trasportato in una realtà a sé stante.

Il cambio di chitarra da elettrica ad acustica, con la canzone Certi Magazine, è riuscita a svoltare un concerto che all’apparenza sembrava correre senza fermarsi. Sono riusciti a lasciar spazio a sentimenti più dolci, teneri, malinconici. A questo punto, abbiamo avvertito una sorta di decompressione, come se avessimo finalmente espulso tutta la carica emotiva che avidamente ci eravamo tenuti dentro, rilasciandola in aria. 

Alberto Ferrari cambia di nuovo strumenti, tornando alla chitarra elettrica, per poi finire alla tastiera. Attraverso la moltitudine di sonorità che caratterizza il gruppo, i Verdena sono riusciti a porre un punto fermo in un concerto già consolidato a livello di tecnica, riportandoci verso suoni più distorti. Tutti ballano, probabilmente con molta più foga di prima.

Le ultime canzoni sono servite da collante, coronando perfettamente l’atmosfera che aveva tenuto fede fino a quel momento. La voce del chitarrista, la potenza del basso e i battiti estremi della batteria ci hanno tenuti incollati al palco fino all’ultimo secondo.

Una volta concluso, non siamo più riusciti ad uscire da quel mondo parallelo. Non volevamo più magia, i Verdena sono riusciti ad instillarcela, a tatuarla sulla nostra pelle, come un tatuaggio.

 

Riccardo Rinaldini

Foto di Luca Ortolani
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CACAO

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Thrice @ Estragon Club

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• Thrice •

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Coheed and Cambria

+

Touché Amoré

 

Estragon Club (Bologna) // 28 Ottobre 2022

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COHEED AND CAMBRIA

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TOUCHÉ AMORÉ

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Ásgeir “Time On My Hands” (One Little Independent Records, 2022)

Cronache emotive di lande gelide

 

Scritto sulla sabbia

Fuori attende la sabbia nera
sottile e umida
Il dito si ghiaccia un poco
a scrivervi
Il corpo si scalda un poco
e anche il groviglio che si chiama
spirito
mente
anima
Le onde si avvicinano
il respiro
pieno di mestizia
di gioia di vita
Le onde si avvicinano

Sigurður Pálsson

 

Uno dei più grandi poeti Islandesi descrive appieno il clima in cui si diventa grandi in quest’isola glaciale.

Con le nostre caotiche metropoli, la bellezza dei piccoli centri storici, le distese verdeggianti a perdita d’occhio, la brulicante gioia di vivere delle nostre spiagge, il profumo del nostro cibo, la particolarità dei paesini arroccati nelle montagne è davvero arduo anche solo immaginare di vivere in un luogo così sperduto e quasi surreale.

L’ambiente che ci circonda influisce sulla percezione di noi stessi, sui nostri bisogni e sulle nostre priorità. Così, in uno dei paesi meno popolati del nostro continente, si resta a casa, si coltiva la propria individualità. Un popolo di introversi; nel tempo libero spesso poeti, scrittori, musicisti o cantanti.

Come se il gelo infiammasse i loro animi e li spingesse a scavare sempre più a fondo, a sviscerare ogni emozione, aprendo una finestra su sé stessi e vedere colori vivi e rigogliosi, quando ogni altra finestra affaccia sul grigio dei paesaggi appiattiti da un inverno pressoché perenne.

Una landa quasi desolata, tra ghiacciai, montagne, vulcani e fiumi gelati, ma abitata da esseri umani che mantengono il loro sangue caldo e il cuore pulsante.

Questa piccola isola glaciale ha donato varie gemme musicali tra cui Björk, Sigur Rós, i Múm e gli Of Monsters and Men per citare i più conosciuti.

Dal 2012 è apparso un ulteriore diamante grezzo, Ásgeir, diventato subito famoso nella sua terra, riuscendo a vendere più di Björk, e nel 2014, traducendo i suoi pezzi in inglese, ha intrapreso la conquista verso il mondo. 

Ora prova a rivendicare il suo spazio e la sua identità con un nuovo album, Time On My Hands, sperimentando e tentando di portare il suo stile ad un livello nettamente superiore rispetto ai suoi primi lavori.

La sua natura introversa e riflessiva lo ha portato a sfornare un album eccelso, lontano dal “classico” folk melodico con cui  è stato in passato etichettato. Una crescita di questo giovane uomo concreta, riscontrabile nella ricercatezza delle parole, delle melodie e nella potente sfumatura malinconicamente introspettiva, solenne, che assume ogni testo.

Mescolando l’acustica con l’elettronica, riesce a rendere anche i pezzi più intensi più eleganti.

Già dal primo brano, Time On My Hands, che porta il nome del disco, la delicatezza nella voce di Ásgeir colpisce come il vento gelido islandese; un pezzo molto classico, chitarra morbida e batteria che accompagna senza spezzare il brano. Il secondo brano Borderland ci mette subito in difficoltà, accostando la finezza della voce con la sfrontatezza di un synth e una base più elettronica.

Il terzo pezzo Snowblind è il primo singolo estratto dall’album è il matrimonio perfetto tra elettronica e sonorità ricche di sensibilità. In Waiting Room il suo falsetto leggero riesce ad emozionarci, e, socchiudendo gli occchi, ci troviamo esattamente dove lui vuole portarci: una stanza con vista su una terra di nessuno. Giantess è un pezzo altisonante, dove Ásgeir si avvale di un ritornello folk molto orecchiabile, mentre in Limitless riesce a dare davvero l’idea di qualcosa di illimitato con la dolcezza della sua voce, facendoci planare sull’eternità di un ghiacciaio immacolato.

Time On My Hands non è solo l’ultimo album di questo cantautore, non è solo un connubio tra falsetto, synth ed elettronica, è molto di più. Un lungo viaggio nella sua interiorità, un lungometraggio di terre lontane, di venti gelidi che sferzano le acque, di paesaggi impervi. 

Un riassunto di anni di lavoro e impegno sulla sperimentazione con vari suoni, che riesce egregiamente a padroneggiare per creare qualcosa di davvero caratteristico.

 

Ásgeir
Time On My Hands
One Little Independent Records

 

Marta Annesi