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Lorde @ Unipol Arena

Bologna, 29 Novembre 2025

Ebbene sì, sono riuscita finalmente a vedere dal vivo Ella, in tutta la sua forza, sensualità e vulnerabilità.

Ella Marija Lani Yelich-O’Connor, in arte Lorde, è semplicemente una delle più precoci e talentuose pop star internazionali degli anni 2010. Di origine neozelandese, mia coetanea e mio idolo indiscusso, non aveva ancora compiuto 17 anni quando pubblicò Royals nel lontano 2013, brano che le valse due Grammy Award.

Raggiungo il parterre con un paio di amici e veniamo accolti da The Japanese House, secondo opener della serata dopo Fabiana Palladino. Le note eteree della cantante britannica invadono il parterre, già considerevolmente gremito da un pubblico eterogeneo: tantissimi stranieri, ragazzine ventenni vestite con i top argentei – colore simbolo dell’ultimo album Virgin e del tour Ultrasound – e noi immancabili millennials. Lorde fa il suo ingresso sulle note di Hammer, addosso una maglietta e pantaloni da ragazza di tutti i giorni, semplice come si pone nel quotidiano, e un sorriso dolcissimo che solo Ella sa rivolgere ai suoi fan. 

La setlist tenta di incastrare a pettine le 11 tracce dell’ultimo disco Virgin, uscito lo scorso 27 giugno, con alcune pietre miliari dei tre album precedenti, pubblicati ognuno a quattro anni di distanza: Pure Heroine (2013), quel capolavoro che è Melodrama (2017) e Solar Power (2021). Con mia grande delusione, a quest’ultimo è stato dedicato un minimo spazio, solo due brani Oceanic Feeling, definita dalla stessa Ella la sua preferita dell’album,e Big Star che riempie l’Arena di luci per uno dei momenti più toccanti del concerto. Ciò rispecchia un po’ quello che si avverte da tempo sulle pagine social della community e dalle stesse interviste di Ella: sembra sia un capitolo in cui non si rispecchia a pieno e che non ha molto a che fare con il tipo di energia che le interessa portare sul palco al momento. Un piccolo lutto per la sottoscritta che invece deve a quell’album tanti ricordi, momenti di conforto e intima gioia. 

Laserata procede cantando e ballando le colonne sonore della mia adolescenza, Team, e dei miei vent’anni, Perfect Places. È però su Liability che il tempo si ferma: gli accordi al pianoforte creano un tappeto per un discorso che si rivela una confessione ai fan. Ella dice: “La nostra è come una relazione che dura da tanto tempo, è sempre bellissimo incontrarvi, ma a volte non è facile, a volte mettermi a nudo mi spaventa, mi sento vulnerabile”. Poi Ella cede il passo a Lorde, che infligge con la sua voce il momento emotivamente più alto della serata. 

Oltre alle vecchie hit, il concerto vuole celebrare principalmente il ritorno di Lorde al synth pop e a sonorità quasi più tendenzialmente techno come in What Was That, singolo d’esordio dell’ultimo album, diventato subito virale, che, seguito in setlist da Green Light rappresenta uno dei momenti più euforici della serata. Green Light è iniziata due volte: qualcuno nelle prime file ha bisogno di aiutoedElla, senza esitare, si ferma e aspetta la conferma che sia tutto risolto per ricominciare.

Gli ultimi brani prevedono un setting diverso: Ella intona David mentre scende tra la folla fino al B-stage, per una condivisione più intima in mezzo al pubblico. Sopra di lei l’accompagna una sorta di corridoio di luce sospeso a mezz’aria, in cui sembrano generarsi continue nuvole. Lorde ci gioca con le dita e comincia il brano successivo.
Per la prima volta in tutto il tour, Lorde esegue Hard Feelings: dal B-stage riusciamo a vederla meglio, col il suo bomber blu, si muove magnetica e decisa. Ribs chiude la notte con una un’ultimissima esplosione di felicità prima del buio finale.

Quando le luci si riaccendono, ci guardiamo un po’ spaesati cercando di tornare nel mondo reale, ma senza troppa fretta. Forse non vogliamo lasciare andare subito tutte le emozioni che abbiamo vissuto.
Un concerto così non passa. Rimane. E continua a vibrare.

Setlist

Hammer
Royals
Broken Glass
Buzzcut Season
Favourite Daughter
Perfect Places
Shapeshifter
Current Affairs
Supercut
GRWM
400 Lux
The Louvre
Oceanic Feeling
Big Star
Liability
Clearblue
Man of the Year
If She Could See Me Now
Team
What Was That
Green Light
David

Hard Feelings
Ribs

Tre Domande a: Black Wojtyla

Come e quando è nato il vostro progetto?

I Black Wojtyla nascono nel 2009. Lorenzo Tamberi, bassista con un drive funk e un registro che copre anche sonorità da chitarra, e Michele Nastasi, trombettista proveniente dalla classica e dalla progressive, si sono trovati a improvvisare insieme durante un capodanno. È stato amore a prima vista. Il giorno dopo hanno fissato una prova. Lorenzo ha chiamato Andrea Lamberti, batterista roccioso con un passato nel punk e nella patchanka: erano nati i Black Wojtyla. 
Il trio nasce allora e, a parte qualche periodo di inattività, è sempre esistito, e la formazione attuale è ancora quella originale, perché il nostro sound e la vita stessa del gruppo sono indissolubilmente legate alle nostre caratteristiche personali.
La band ha pubblicato il primo LP CMUI diversi anni fa, e due EP, PREIUS e 3MUCH, usciti nel 2023, tutti autoprodotti. Adesso è uscito il nuovo disco CARDIO. I Black Wojtyla sono classificati tra gli emergenti, ma potremmo, piuttosto, avviarci a diventare una band di culto. In un certo senso nell’underground milanese è già un po’ così, ci conoscono e ci hanno sentiti suonare moltissime persone, talvolta anche insospettabili.

Se doveste riassumere la vostra musica con tre parole, quali scegliereste e perché?

Vitale, emotiva, enigmatica. 
Vitale perché è una vera pulsione di cuore e di spinta. I nostri brani sono pieni di energia e i nostri concerti sono potenti, coinvolgenti, il pubblico ascolta, balla e si diverte. 
Emotiva perché nella nostra musica lasciamo spazio alle emozioni, non abbiamo preclusioni rispetto a eccessi melodici e performativi, alle armonizzazioni classiche, alle frasi struggenti, e non abbiamo paura di toccare il pop e di sfiorare il kitsch – credendoci sempre molto ma facendolo con una certa ironia.
Enigmatica perché la nostra è una musica prevalentemente strumentale, che sfugge a una categorizzazione per generi, e il cui significato non è dichiarato, stabilito e stabile. Riteniamo che il nostro compito di artisti non sia quello di confermare verità ovvie, ma di sollevare dubbi non banali. E lo abbiamo fatto sempre, a partire dal nome della band, o dal singolo Giubileo con cui abbiamo lanciato il nuovo album. È un modo di toccare temi sensibili come, ad esempio, quello del cattolicesimo e della sua eredità culturale (soprattutto in Italia, e soprattutto nel campo delle arti e della musica), senza prendere una posizione di elogio o di condanna, ma lasciando che sia la sensibilità del pubblico a dare un significato alla nostra musica. Oggi la musica è spesso puro intrattenimento, non presuppone nessun pensiero da parte dell’ascoltatore. Noi non siamo così. 

Se doveste scegliere uno solo dei vostri brani per presentarvi, quale sarebbe e perché?

I nostri brani sono molto diversi tra loro, per cui sceglierne uno solo significa non rappresentare completamente la varietà sonora e ritmica della band. Dovendoci sottoporre a questa scelta crudele, un brano che oggi ci rappresenta bene è Minimum. 
Siamo molto affezionati a Minimum per la complementarietà tra la potenza dei suoni e la dolcezza delle melodie, tra i pieni e i vuoti, e per l’atmosfera lirica e tragica, cioè del tutto inattuale che lo caratterizza (nonostante in tempi in cui viviamo siano ampiamente dolorosi). Il titolo, anche per contrasto, si riferisce a questo. 
Inoltre in Minimum abbiamo sperimentato delle sonorità per noi inedite, costruite da elementi incidentali, minimi ma sempre molto rifiniti. Nella prima parte, per esempio, i cluster di tromba derivano dall’impossibilità di eseguire, in un loop creato dal vivo, note che si sovrappongano perfettamente, uno sfasamento che tecnicamente è un errore e che qui diventa elemento espressivo. Oppure, nella seconda parte, gli accenti e le legature nelle note di basso in rapida successione creano un andamento proprio, così come fa, armonicamente, la modulazione ascendente del finale. Mescolando influenze molto diverse tra loro, come sempre capita nei nostri brani: rock e metal, elettronica, raggaeton, minimalismo, musica antica, pop italiano, progressive.

Tre Domande a: Den

Ci sono degli artisti in particolare che influenzano il tuo modo di fare musica o a cui ti ispiri?

    Mi ispiro molto a girl in red, Billie Eilish e Sia. Di loro amo la sincerità, quella capacità di trasformare la fragilità in forza. Ascoltandole ho capito che la musica può essere cruda e delicata allo stesso tempo, e che l’onestà emotiva è la cosa più potente che puoi portare in una canzone.

    Cosa vorresti far arrivare a chi ti ascolta?

      Vorrei che a chi mi ascolta arrivasse quello che la musica ha sempre fatto arrivare a me: la sensazione di non essere soli, di sapere che da qualche parte c’è qualcuno che prova le stesse cose. Credo che una canzone, se è vera, possa diventare casa per chi la trova nel momento giusto.

      C’è un artista in particolare con cui ti piacerebbe collaborare/condividere il palco?

        Mi piacerebbe collaborare con Vasco Rossi, magari cantare un brano scritto da lui. Ha quella capacità unica di rendere vere anche le parole più semplici. Sul palco, invece, vorrei condividere tutto con girl in red, la sua energia, la sua libertà, il modo in cui riesce a essere se stessa davanti a tutti, mi ispirano tantissimo.

        FESTIVALINO: Torna il 28 e 29 novembre a Ferrara. Live, talk e showcase con JUNI, GIULIA MEI, MARCO GIUDICI e tanti altri.

        Prosegue l’esperienza della rete tra 

        Ferrara Sotto le Stelle, Arti Vive Festival e Acieloaperto


        SOLIDO

        presenta

        FESTIVALINO

        V edizione

        Sulle strade dei festival

        venerdì 28 e sabato 29 novembre

        Circolo Arci Bolognesi e Officina MECA – Ferrara

        Live / talk / showcase 

        GIULIA MEI | JUNI | ADELE ALTRO | 

        MARCO GIUDICI | KOROBU | CITRUS CITRUS | 

        CARLO PASTORE | ELISA GRACI 

        Ingresso libero riservato ai soci ARCI

        Prosegue la virtuosa esperienza di SOLIDO, il network tra i festival Ferrara Sotto le Stelle, Arti Vive Festival e acieloaperto, che presenta la quinta edizione del FESTIVALINO, in programma venerdì 28 e sabato 29 novembre a Ferrara.

        Giulia Mei, Marco Giudici con Adele Altro, Juni, Korobu, Citrus Citrus, Carlo Pastore e Elisa Graci sono tra gli ospiti di due giorni di live, talk e showcase Sulle strade dei festival, che prenderanno vita in due luoghi importanti per l’attività sociale e culturale della città: Officina MECA e il Circolo Arci Bolognesi.

        L’ingresso a tutte le attività è libero e riservato ai soci ARCI: per ottenere la tessera è possibile iscriversi tramite la piattaforma sito https://tessera-arci.it o nei luoghi dell’evento.

        Con questa nuova edizione, il FESTIVALINOaggiunge un ulteriore tassello nel percorso virtuoso di SOLIDO, reso possibile dal finanziamento della legge 2/2018 della Regione Emilia-Romagna relativa allo sviluppo del settore musicale e grazie al supporto dell’Emilia-Romagna Music Commission.

        Nato nel 2020 durante la pandemia come progetto spontaneo per favorire la collaborazione tra festival, SOLIDO si è trasformato in un coordinamento consolidato, capace di unire esperienza internazionale e radicamento locale. Un punto di riferimento che guida lungo un percorso di progettazione comune volto a costruire una rete sempre più stretta e capillare tra festival e operatori della musica dal vivo in Emilia-Romagna, che guarda alla cultura musicale dal vivo con una prospettiva innovativa e inclusiva, valorizzando artisti, pubblico e operatori culturali, mantenendo accesa la curiosità e la collaborazione tra chi immagina, produce, costruisce e vive la musica live.

        SOLIDO si sviluppa intorno a una sensibilità, una visione condivisa del fare cultura che mette al centro l’integrazione con il digitale, l’attenzione alla sostenibilità ambientale, al gender-balance e alle nuove forme di inclusività. A questo si affianca un’attenzione alla riscoperta e valorizzazione dell’identità del territorio: lo dimostrano i luoghi che ospitano il FESTIVALINO – due spazi accoglienti e accessibili che coltivano e stimolano il panorama culturale di Ferrara –  la volontà di coinvolgere nel cartellone ospiti e realtà emiliano-romagnole.

        IL PROGRAMMA DEL FESTIVALINO

        La line-up del FESTIVALINO è composta da nomi, voci e storie diverse che si incontrano per raccontare la musica dal vivo nel suo presente e nel suo futuro. Concerti ma non solo: attorno ai live si sviluppano talk, showcase e tavoli di lavoro. Momenti pensati per continuare a intrecciare idee, persone e visioni, stimolando anche la costruzione di nuove collaborazioni tra gli operatori del settore.

        Si comincia venerdì 28 novembre al Circolo Bolognesi: a inaugurare la prima serata è il concerto dei Citrus Citrus. La band padovana presenta dal vivo il suo nuovo album In The Belly Of Eternal Draw in arrivo il 14 novembre per l’etichetta romagnola Bronson Recordings. Il loro è un ribollente mix sonoro che viaggia tra psichedelia, funk robotico e suggestioni folk provenienti da latitudini lontane, attraversando influenze jazz-rock giapponese anni ’70, kosmische musik e minimalismo. A seguire, sul palco arrivano i bolognesi Korobu con l’ultimo lavoro K for Key, uscito per Locomotiv Records (spin-off dell’omonimo club del capoluogo emiliano). Un disco di pop estatico, un’esplosione primordiale di onde spigolose dal sapore art rock, che gioca sul contrasto con sperimentazioni elettroniche e dark-wave, tra galassie sci-fi e math-rock.

        La musica dal vivo sabato 29 novembre si sposta a Officina MECA a partire dalle ore 17 con lo speciale showcase di Marco Giudici in cui il cantautore, produttore e polistrumentista, in duoinsieme a Adele Altro, presenta il suo nuovo album Trovarsi soli all’improvviso, in arrivo il 21 novembre per 42 Records. Canzoni che nascono dal cuore e arrivano dritto a quello di chi le ascolta con una delicatezza potentissima, fondendo testi intimi e cesellati a un sound etereo e raffinato.

        A seguire il live di Juni, il progetto musicale solista di Ilaria Formisano, voce della band GOMMA. Un nome fluido, plurale, che assume molteplici identità ed è un esperimento, il tentativo disperato di dare una forma a tutto ciò che non ha un suono che prende corpo nel suo album d’esordio, nero, attimo, in arrivo il 21 novembre.

        In chiusura, alle ore 23, il concerto di Giulia Mei. Artista rivelazione del 2024 con il brano Bandiera, che ha conquistato i giudici di X Factor 2024 e ha ricevuto più di 3 milioni di stream, presenta al FESTIVALINO il suo ultimo disco Io della musica non ci ho capito niente: un elogio alla vita semplice, il diario di una bambina che parla liberamente di tutto, creando un inno al caos e al disordine che dominano la vita quotidiana e ordinaria.

        Nella mattinata e nel pomeriggio del 29 novembre, sempre a Officina MECA spazio a talk e incontri che riuniscono direttrici e direttori artistici, operatrici e operatori culturali, artiste e artisti, istituzioni, agenzie e media del settore musicale per discutere insieme su come affrontare le sfide della direzione artistica, dell’identità e della parità di genere, della comunicazione e, soprattutto, del fare rete e condividere un percorso comune.

        Si comincia alle ore 11 con Sostenibilità ambientale e sociale negli eventi musicali, tra costi e opportunità per gli organizzatori e le comunità, un talk intorno alla Survey regionale Sostenemus “Fattori di sostenibilità negli eventi musicali in Emilia-Romagna” tenuto da Marco Mancini, architetto e ricercatore in Design, responsabile del MUIND – Music Industry Design Research Unit (Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Ferrara) e Giulia Mattioli, avvocato amministrativista e ricercatrice in diritto amministrativo, specialista in Studi sulla pubblica amministrazione e vicedirettrice del Master in materia di appalti pubblici, prevenzione della corruzione, sostenibilità ed innovazione organizzato dall’Università degli Studi di Ferrara e di Milano (Dipartimento di Economia e Management, Università degli Studi di Ferrara).

        Nel pomeriggio è previsto un tavolo di lavoro a porte chiuse tra diverse figure che operano nei festival per discutere sul futuro della musica dal vivo, tra logiche di mercato, ostacoli strutturali e evoluzioni della comunicazione.

        Alle ore 18 infine l’incontro “La circuitazione nei festival: dalle alleanze occasionali alla coprogettazione strutturale”, per parlare di quanto sia importante, soprattutto negli ultimi anni, stringere proficue collaborazioni al fine estendere anche le attive nel campo dell’organizzazione di festival. Intervengono l’Assessora alla Cultura della Regione Emilia Romagna Jessica Allegni, il giornalista, host, speaker e direttore artistico del MI AMI Festival di Milano Carlo Pastore, la cantautrice e polistrumentista Adele Altro, in arte Any Other,e l’autrice redattrice e conduttrice radiofonica (al momento di base a Radio Popolare) Elisa Graci.

        Info

        solidoretedifestival.it
        www.ferrarasottolestelle.it
        acieloaperto.it
        www.artivivefestival.it