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FA IL SUO RITORNO IN ITALIA MACHINE GUN KELLY MERCOLEDÌ 1°LUGLIO 2020 @ BOLOGNA, SEQUOIE MUSIC PARK!

OLTRE 600 MILIONI DI STREAMING PER “BAD THINGS (FT. CAMILA CABELLO)”, “I THINK I’M OK (FT. YUNGBLUD / TRAVIS BARKER)” E “WHY ARE YOU HERE”

IL NUOVO ALBUM “TICKETS TO MY DOWNFALL” PRESTO IN USCITA

UNO SHOW HIP HOP CON TUTTA LA CARICA ROCK

FA IL SUO RITORNO IN ITALIA

MACHINE GUN KELLY

MERCOLEDÌ 1°LUGLIO 2020 @
BOLOGNA, SEQUOIE MUSIC PARK



Prezzi biglietti:
Posto unico: € 30,00 + diritti di prevendita

Biglietti in prevendita esclusiva per gli iscritti My Live Nation
dalle ore 11:00 di giovedì 20 febbraio 2020


Biglietti disponibili su ticketmaster.it, ticketone.it e in tutti i punti vendita autorizzati dalle ore 11:00 di venerdì 21 febbraio 2020

L’organizzatore declina ogni responsabilità in caso di acquisto di biglietti fuori dai circuiti di biglietteria autorizzati non presenti nei nostri comunicati ufficiali.

Machine Gun Kelly, di nuovo in Italia per un’unica data mercoledì 1° luglio al Sequoie Music Park di Bologna.

Machine Gun Kelly, pseudonimo di Richard Colson Baker, è un rapper e attore statunitense originario di Cleveland.
Nel 2012 rilascia l’album di debutto Lace Up, subito alla #4 della Billboard200 con oltre 178.000 copie vendute. L’album, contenente alcuni tra i singoli più rilevanti della sua carriera come Wild Boy, Invincibile, Stereo, gli vale una vittoria agli MTV European Music Awards nella categoria Miglior Artista Statunitense.
Nel 2015 i singoli Till I Die e A Little More anticipano l’uscita del secondo album General Admission.
Nel 2016 pubblica il brano Bad Things in collaborazione con Camila Cabello: il singolo, subito in testa alla classifiche mondiali con oltre 454 milioni di stream su Spotify e quasi 300 milioni di views su Youtube frutta loro un Radio Disney Music Awards come Miglior Collaborazione.
Nel 2017 esce il singolo At My Best, una collaborazione con Hailee Steinfled che insieme a Bad Things fa parte del terzo album Bloom. Bloom debutta nella Top10 della Billboard200 raggiungendo la #3 della R&B/Hip-Hop Album Charts.
Binge è il titolo del suo EP rilasciato il 21 settembre 2018 e entrato nella top 25 nella Billboard.

Nel 2019 Baker rilascia Hollywood Whore, El Diablo e I Think I’m Okay con Yungblud e Travis Barker (110 milioni di streaming), singoli che anticipano l’album Hotel Diablo che debutta al numero #5 della classifica di Billboard 200.

L’artista negli anni decide di esplorare anche nuovi orizzonti oltre alla musica e a partire dal 2014 fa il suo debutto come attore in film come Beyond the Lights – Trova la tua voce e nel 2019 è tra i protagonisti di The Dirt in cui veste i panni del batterista Tommy Lee.

A dicembre 2019 pubblica il nuovo singolo intitolato Why Are You Here, un mix perfetto tra rock, rap e punk che raggiunge un enorme successo superando i 12 milioni di streaming e entrando in rotazione nelle radio italiane più importanti.

La traccia anticipa il nuovo album in uscita a breve. MGK ha rivelato che questo progetto avrà un’influenza prevalentemente pop punk e si chiamerà Tickets To My Downfall.

 

foto: Luca Ortolani

 

 

Info:
www.livenation.it

WILLIE PEYOTE ROCK IN ROMA – IPPODROMO DELLE CAPANNELLE 21 LUGLIO 2020

Orari
Apertura porte: 19.30
Inizio concerti: 21.45

Prezzi dei biglietti
Posto unico intero: € 20,00 + € 3,00 d.p.

I biglietti sono disponibili online su rockinroma.com e ticketone.it dalle 16:00 di mercoledì 19 febbraio
e in tutti i punti vendita Ticketone e Box Office Lazio dalle 16:00 di sabato 22 febbraio

Info e Contatti ROCK IN ROMA: www.rockinroma.comwww.the-base.it
mail to: info@rockinroma.com
Tel. 06.54.22.08.70 – Info diversamente abili: 06.54.22.08.70

 

Annuncio di fuoco, tutti sotto il palco: WILLIE PEYOTE live il 21 luglio all’Ippodromo delle Capannelle sul palco del ROCK IN ROMA!

 

I biglietti sono disponibili online su rockinroma.com e ticketone.it dalle 16:00 di mercoledì 19 febbraio e in tutti i punti vendita Ticketone e Box Office Lazio dalle 16:00 di sabato 22 febbraio.

 

Alla vigilia della prima delle quattro date consecutive al Teatro Concordia di Venaria Reale – traguardo raggiunto per la prima volta da un artista italiano – l’artista torinese annuncia il nuovo tour estivo. Dopo il grande successo dei live invernali, attualmente in giro per l’Italia e completamente sold out, il cantautore e rapper è pronto per questa nuova avventura.

 

Willie Peyote sarà protagonista della stagione live estiva con un tour ricco di date, occasione per riascoltare i brani dell’ultimo disco “Iodegradabile”, che ha debuttato nella TOP 5 della classifica FIMI, e canzoni ormai culto come “Non Sono Razzista Ma…”, e “Metti Che Domani”.

 

Con 4 album in studio all’attivo, Willie negli anni ha ottenuto sempre più consensi da parte del pubblico ma anche della critica, che loda la sua capacità di fondere l’energia e la padronanza tecnica della musica rap con testi che guardano alla canzone d’autore per come affrontano le tematiche sociali e attuali, il tutto con un’ironia tagliente e divertente. Il suo progetto “Sindrome di Tôret”, pubblicato nel 2017, viene accolto molto positivamente e raggiunge la Top 10 della classifica FIMI degli album più venduti, contemporaneamente il brano “Ottima Scusa” viene certificato disco d’oro. Nel 2018 collabora con i Subsonica, con i quali incide la traccia “Incubo”, firmando un sodalizio che non si traduce solo in studio ma anche nella dimensione live: Willie, infatti, è ospite fisso di tutte le date nei palazzetti dello sport del tour del gruppo torinese.

WILLIE PEYOTE
Willie Peyote, pseudonimo di Guglielmo Bruno, nasce a Torino nel 1985 da padre torinese di Barriera e madre biellese. Il suo nome d’arte unisce Wile E. Coyote con il peyote, pianta allucinogena proveniente dall’ America settentrionale. Willie è un riferimento al suo vero nome, Guglielmo. È considerato una delle figure più interessanti e innovative della scena Indie italiana contemporanea. Nel 2011 pubblica il suo primo album solista, “Il manuale del giovane nichilista”, che già dal titolo suggerisce la sua visione del mondo e il suo modo di comunicarlo ai suoi ascoltatori, condensato in un provocatorio mix di cinismo, autoironia e denuncia sociale. Due anni dopo, nel 2013, esce “Non è il mio genere, il genere umano”, che sembra riconfermare il suo pseudo-pessimismo antropologico Nel 2015 pubblica per ThisPlay Music “Educazione Sabauda”, disco che lancia definitivamente Willie. L’album è costellato di citazioni più o meno dirette, rivolte ai grandi nomi del rap, del rock e della canzone d’autore (Cypress Hill, The Clash, Francesco Guccini), tanto che si chiude con un testo intenso e poetico “(E allora ciao)” in cui viene citato Luigi Tenco. Particolare attenzione ha suscitato la canzone “Io non sono razzista ma…”, contenuta nell’album, che è stato eseguito il 23 aprile 2017 nel programma televisivo Che tempo che fa presentato da Fabio Fazio. Il 6 ottobre 2017 esce “Sindrome di Tôret”, prodotto da 451. Il disco, che secondo Willie è la coniugazione ideale dei suoi due istinti musicali, quello rock e quello hip-hop, è stato accolto molto positivamente. Nel 2018 esce “8” dei Subsonica, contenente una collaborazione di Willie Peyote che canta nel brano “L’incubo”, pubblicato come singolo l’8 marzo 2019. Il 25 ottobre 2019 esce il suo nuovo progetto discografico, “Iodegradabile”, anticipato dal singolo “La Tua Futura Ex Moglie”, che ha ottenuto un ottimo riscontro sui principali network radiofonici.

 

Rock in Roma

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ReCover #5 – Queen ”Innuendo”

• A ritmo di una danza surreale •

È all’incirca l’una e mezzo del pomeriggio, sto tornando a casa da lavoro col solito carico di pensieri e stanchezza palpebrale: non mi accorgo che il DJ alla radio ha annunciato la mia canzone preferita dei Queen, Freddie Mercury comincia a cantare e in automatico le lacrime scendono. 

Il perché succeda questo ogni volta che sento i Queen, nei miei quasi trent’anni non l’ho mai capito: avevo qualche mese quando l’album uscì, per cui ero troppo piccola per ricordare quando il 24 Novembre dello stesso anno Freddie scomparve; sebbene abbia stampato nella memoria il ricordo di me a circa 4 anni, inginocchiata sui sedili posteriori dell’auto e la testa incastrata tra i poggiatesta, mentre nelle casse risuonava una voce celestiale. 

La silhouette di Freddie Mercury nella cover della cassetta di Made in Heaven lasciava spazio alla mia fantasia: lo immaginavo alto, moro, coi capelli lunghi e senza baffi: mia mamma me l’aveva sempre descritto come bellissimo e con gli stessi baffi di mio padre, ma per me aveva più che altro un “carattere” che mi trasmetteva una forza indescrivibile, aveva la forma della sua voce.

Questa piccola digressione basta a giustificare l’emozione che provo ogni volta che sento i Queen? No. Sia chiaro, ho fatto le mie ricerche ed è un’esperienza condivisa. La mia migliore amica tempo fa mi disse “è tutto normale: è Freddie!”.

Forse è vero, è semplicemente Freddie.

Ma non è della mia amata cover blu di Made in Heaven di cui dobbiamo parlare oggi, ma di quella di Innuendo, uscito il 5 Febbraio del 1991, a soli 20 mesi di distanza da The Miracle: musicalmente un ritorno alle origini, per la felicità dei fan di lunga data. Il titolo stesso alludeva ai fasti di A night at the opera, e il singolo omonimo all’album ne ricalca il tono solenne.

Il processo di registrazione fu lungo a causa della malattia di Freddie Mercury, ancora nascosta al pubblico: ad ogni tre settimane di lavoro ne seguivano due di stop. 

Per la prima volta in copertina non troviamo i volti dei membri del gruppo, ma un’illustrazione di metà Ottocento riadattata e colorata da Richard Gray e Angela Lumley, che si occuparono dell’intero artwork.

L’idea fu del batterista Roger Taylor, che vide l’illustrazione in un vecchio libro e la propose come copertina. 

Jean Ignace Isidore Gérard, noto con lo pseudonimo di Grandville, è l’autore dell’ormai celebre illustrazione. Scomparso anch’esso giovane a soli 43 anni, Grandville ebbe una carriera estremamente prolifica. Si divideva fra caricatura e satira politica, illustrazione editoriale, grafica, ma fu molto di più che un eccellente illustratore: la sua mente, come fa quella dei grandi artisti guardava oltre il suo tempo, e le sue opere divennero fonte d’ispirazione per il movimento Surrealista.

Charles Baudelaire, che scrisse numerosi saggi sugli illustratori più influenti del proprio secolo, non aveva molta stima di Grandville: davanti ai lavori dell’artista provava disagio e inquietudine “come in un appartamento in cui il disordine è sistematicamente organizzato, dove bizzarre cornici poggiano sul pavimento, dove i dipinti sembrano distorti da una lente ottica, dove gli oggetti vengono deformati se spinti insieme, angoli in cui i mobili hanno i piedi in aria e in cui i cassetti spingono invece di estrarsi”.

I commenti del tutto percettivi, sono stranamente superficiali sebbene pronunciati dal padre del Simbolismo, ed estremamente classicisti per provenire dal padre della Modernità.

Nell’intera produzione artistica di Grandville c’è una forte disgiunzione fra le opere di maggior successo e quelle che passarono in sordina. Il critico contemporaneo Charles François Farcy, nel cercare di spiegare i vari tipi di graphic design ha stabilito una scala gerarchica di qualità: il primo livello è quello del piacere derivante dall’apparenza fisica del soggetto; il secondo livello riguarda i lavori che trattano questioni filosofiche e morali.

Ne consegue che alla prima categoria appartengono le opere più “facili” e pop, mentre alla seconda quelle di più difficile lettura, ma più valide artisticamente.

Per cui i lavori su commissione come Le Fiabe di La Fontaine, Don Chisciotte, I Viaggi di Gulliver, Robinson Crusoe, riscossero un grande successo, ma erano progetti editoriali estremamente rigidi dal punto di vista creativo: non lasciavano spazio ad un illustratore come Grandville di poter intervenire liberamente, poiché il lungo processo di produzione non consentiva sgarri e l’illustrazione era subordinata al testo.

Per cui la necessità di creare un libro del tutto “suo” lo portò a mettere nero su bianco Un Altro Mondo, il libro illustrato da cui i Queen trassero la cover per Innuendo.

Quanto di più vicino al concetto di albo illustrato contemporaneo ci possa essere, Un Altro Mondo mette in scena una vicenda in cui le immagini, protagoniste, mandano avanti una meta-narrazione accompagnata da pochissimo testo, un viaggio in cui gli antieroi scoprono un mondo altro, del tutto ribaltato ma spietato specchio di quello reale. La vera satira la fece proprio con questo libro, riuscendo a mettere in luce le assurdità della realtà tramite inversioni di ruolo che di norma hanno il compito di rafforzare lo status quo nel mostrare l’assurdità dei contrari, ma che in questo caso sortiscono l’effetto contrario: mettere tutto in discussione.

Con l’illustrazione Il Giocoliere, Grandville ci mostra la nostra insignificanza con un immagine apparentemente giocosa, che però dopo qualche secondo ci lascia un sorriso amaro.

È curioso come proprio questa illustrazione sia finita casualmente per essere la copertina di Innuendo: la band sapeva che sarebbe stato l’ultimo album con Freddie, e l’intero progetto rimane avvolto da un’atmosfera inquieta ma distesa, serena ma malinconica.

Ho trovato lo spirito di Un Altro Mondo estremamente in linea con I’m Going Slightly Mad: anche il videoclip ne condivide l’atmosfera surreale, con Freddie che indossa un casco di banane, Brian May con un becco da pinguino, Roger Taylor con un bollitore in testa e John Deacon con un cappello da giullare; per non parlare delle analogie tra il testo di Innuendo e Il Giocoliere di Grandville, il Matto, colui che danza al ritmo della sua melodia interna; libero di essere se stesso, consapevole della sua brevità su questa terra.

Nessuna maschera, non è più The Great Pretender, ma “anything you want to be”.

 

recover queen

Viaggio nell’Isola di Merio

Merio, classe 1988, inizia ad ascoltare hip hop nel 2005, poco dopo a scrivere testi e a fare freestyle. Ha cominciato il proprio percorso artistico nel duo Fratelli Quintale (assieme a Frah Quintale), con cui ottiene da subito ottimi riscontri grazie a performance live e a uscite come Weekend col Morto Mixtape.

Nel 2015, Merio e Frah decidono di separarsi per intraprendere delle carriere soliste. 

Merio pubblica diversi singoli e il 19 novembre 2019 esce Madame Putain, singolo che segna un cambiamento di stile musicale e l’inizio della sua collaborazione con l’etichetta Hokuto Empire. 

In occasione dell’uscita del nuovo singolo Isola gli abbiamo fatto qualche domanda per sapere di più sulla canzone e su come sta andando il suo progetto da solista.

 

Ciao Merio! Il 31 gennaio è uscito il tuo nuovo singolo Isola: come è nato e di cosa parla? 

“Diciamo che Isola fa parte di un capitolo composto da tre pezzi che sono Madame Putain, Isola ed il prossimo, che dovrà uscire tra un mesetto circa. In pratica ho voluto raccontare la mia ultima storia sentimentale ma al contrario, nel senso che Madame Putain parla della fine di questa relazione mentre Isola è come il ritorno a quel momento in cui ti accorgi che non ti trovi più bene con una persona e non riesci ancora a capirne il motivo, quindi è più l’espressione di una mia riflessione interiore. Questa considerazione era nata in una sera in cui mi ero ripromesso che avrei richiamato la mia ragazza il giorno seguente per raccontarle tutto ciò che mi ero minuziosamente studiato, ma poi, il giorno dopo, ho sentito in casa andare in loop questa base e questo fatto ha dato il via alla mia voglia di scrivere e mi sono scordato di tutto. In poche parole questo pezzo rappresenta un viaggio interiore che racconta di quel momento in cui nessuno dei due ha il coraggio di dirsi che la storia è finita.”

 

Nel brano racconti di un’inaspettata svolta. Ci sono state altre giornate in cui ti sei accorto che bastava poco: il sole, un evento inatteso per dimenticare tutti i propositi della sera prima? 

Si esattamente, nella canzone in particolare, quando dico “volevo chiamarti ma è spuntato il sole”, è ovviamente una metafora. Il sole può essere inteso sia come una bella notizia ricevuta, o conoscere una persona che ti piace e ti fa dimenticare un po’ tutto, oppure anche semplicemente una meravigliosa giornata di sole che dà una svolta al tuo umore e fa cambiare tutti i tuoi propositi.”

 

Dopo aver intrapreso il tuo percorso da solista, ti senti ancora influenzato dall’esperienza Fratelli Quintale con tuo fratello? 

“Sicuramente con mio fratello ho iniziato a fare musica quindi questa esperienza me la porterò sempre dietro. Sono molto cambiato rispetto ad alcuni anni fa e cerco di far crescere la mia musica insieme a me e alla gente che mi segue, perchè non mi piace fare sempre le stesse cose, diciamo che mi annoio facilmente ed ho sempre bisogno di nuovi stimoli.
Ad esempio rispetto al mio disco da solista Pezzi di Merio che è uscito nel 2018, i contenuti sono molto diversi e anche i prossimi singoli che pubblicherò in futuro avranno nuovi orizzonti. Sto attualmente creando una mia identità musicale a livello di suono ma senza forzarla, facendola venire fuori nel modo più naturale possibile e quindi lascio che le cose facciano il loro corso.”

 

Quali sono gli artisti che ascolti più spesso in questo periodo? 

“Non saprei darti una risposta ben definita in quanto ascolto praticamente qualsiasi cosa spaziando tra i vari generi dalla musica sudamericana, elettronica fino alla trap e vado a periodi a seconda del mio stato d’animo. Mi piace lasciarmi ispirare un po’ da tutto.”

 

Quali obiettivi hai per il tuo futuro? Hai in mente delle collaborazioni con altri cantanti?

“Collaborazioni per il momento ancora non lo so, sicuramente voglio fare qualcosa e ho alcune idee ma ancora niente di deciso. A breve usciranno altri singoli fino ad arrivare alla pubblicazione di un nuovo album.”

 

E per quanto riguarda i live?

“Per il momento siamo fermi, però sicuramente faremo qualche apertura ad alcuni festival questa estate anche se saranno comparse relativamente brevi.”

 

Margherita Lambertini

Milky Chance @ Fabrique

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• Milky Chance •

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+
Mavi Phoenix

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Fabrique (Milano) // 15 Febbraio 2020

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Foto: Annalisa Fasano

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Mavi Phoenix

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Management @ Locomotiv Club

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• Management •

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Locomotiv Club (Bologna) // 15 Febbraio 2020

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Foto: Siddharta Mancini

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Calibro 35 @ Locomotiv Club

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• Calibro 35 •

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Locomotiv Club (Bologna) // 14 Febbraio 2020

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Foto: Isabella Monti

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The Maine @ Circolo Ohibò

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• The Maine •

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+
Stand Atlantic

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Circolo Ohibò (Milano) // 14 Febbraio 2020

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Il quintetto dell’Arizona (“We’re not from the Maine” cit.), è parso particolarmente ispirato, divertito e gasato dalla situazione intima, punk e calda nel quasi-sold-out dell’Ohibò.

Tutti i fan de The Maine conoscono il loro pittoresco rapporto con il pubblico, la totale devozione e umiltà nei confronti di chi li supporta e li ascolta e, se la cosa è evidente sui social, dal vivo è praticamente tangibile. Questo è di certo il maggior punto di forza della band, tutto il live ruota intorno ad un senso di grande famiglia, se qualcuno cade ci si ferma, se qualcuno ha voglia di cantare, ballare, mascherarsi, urlare, essere se stesso, John O’Callaghan lo percepisce e fa in modo di condividere quell’energia con tutti.

La scaletta, come previsto, è stata molto You Are OK oriented, con apertura e chiusura dedicate appunto all’ultimo acclamato album. A mio avviso non si poteva chiedere di meglio, c’è tutta la freschezza, la potenza e la genuinità di un disco suonato da poco, anche se The Maine sembrano divertirsi allo stesso modo anche con le canzoni della MySpace era, o con qualunque momento karaoke improvvisato, come se si esibissero da un paio d’anni in tutto, e la cosa arriva.

Momenti morti zero, suoni giusti, voce bene bene, più che un concerto è sembrata una festa, in cui tutti erano coinvolti, grazie sicuramente a John, leader esagerato che tiene il palco come ho visto fare in pochi al mondo e improvvisa, strappa risate spontanee, ti tiene in suspence con quel suo sguardo folle ed il suo modo assurdo di cantare. In pratica John O’Callaghan è tutto ciò che manca a Sanremo.

Concludo consigliando un’ora e mezza di The Maine a tutti per San Valentino, c’è più amore in quella festa che in tutta Parigi.

 

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Testo: Stefano Gardelli

Foto: Luca Ortolani

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Stand Atlantic

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SETLIST:

Scansione 14 feb 2020 22.04

 

Scansione 14 feb 2020 21.17

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Grazie a Hellfire Booking Agency

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ANGEL OLSEN • LA FOLKSINGER AMERICANA ANNUNCIA IL TOUR EUROPEO: AD AGOSTO DUE DATE IN ITALIA

 

27 agosto 2020 Romano D’Ezzellino (VI) — AMA Music Festival

Info e Tickets: www.amamusicfestival.com
28 agosto 2020 Torino — sPAZIO211 / TOdays Festival

Info e Tickets: www.todaysfestival.com
Maggiori info su www.dnaconcerti.com 

Quello della discesa nelle tenebre è un tema ricorrente e sempiterno, che ritroviamo costante nel tempo, attraverso la storia, la letteratura e il cinema: il protagonista si tuffa, e sprofonda sempre di più, sopra di lui l’abisso. E poi c’è una scala bianca che sale verso l’ignoto, ogni gradino, ogni curva, richiede più audacia e più sicurezza rispetto a quello precedente. È questo il viaggio di Angel Olsen.

Pubblicato lo scorso 4 ottobre sull’etichetta Jagjaguwar, “All Mirrors”, è il quarto album della songwriter americana che, dopo quasi dieci anni di brillante carriera, non ha di certo bisogno di presentazioni. Il suo ultimo album è stato semplicemente considerato all’unanimità da pubblico e critica come uno dei dischi più belli del 2019, ricevendo recensioni positive dalle più importanti testate musicali e piazzandosi in cima alle classifiche di genere e non. È un lavoro immenso, complesso, orchestrale, definizione quest’ultima che insieme alla parola “sontuoso” sembrerebbe essere quella più gettonata nelle recensioni, per (provare a) tracciare delle linee, dei contorni, a questo lavoro la cui bellezza non potrà mai essere descritta in modo esaustivo.

Quello della Olsen è un volo sia verso l’alto che verso l’interno, in una dimensione introspettiva. Nel processo di creazione di questo album, ha trovato un nuovo suono e una nuova voce, un’esplosione di rabbia mescolata ad un’auto-accettazione duramente conquistata: “Sembra come se parte della mia scrittura fosse tornata da qualche punto nel passato, mentre un’altra parte di essa fosse ancora in attesa di esistere” dice.

C’è sempre quel particolare vibrato, sempre così vicino – le frasi solo apparentemente semplici e fluide, che a un certo punto si espandono diventando pensieri enormi sull’incapacità di amare e sulla solitudine universale. Ed ecco che qui, all’improvviso, si levano questi imponenti arrangiamenti di synth e corde come un’apocalittica onda anomala. “Questo disco, da qualsiasi punto di vista in cui lo si guardi” dice la Olsen “dalla realizzazione, ai testi, a come ho affrontato personalmente la sua stesura, riguarda la presa di coscienza del proprio lato più oscuro.

È stato concepito come un disco solista back-to-basics, registrato con il produttore Michael Harris ad Anacortes, Washington. Appena completato però, nella sua mente iniziò ad aleggiare una versione più ambiziosa di quella appena scritta. Evoluzione che si deve al lavoro del produttore John Congleton, l’arrangiatore Jherek Bischoff, il musicista / arrangiatore Ben Babbitt e un’orchestra di 14 strumenti.

Vederla dal vivo sarà un’esperienza totalizzante e rigenerante, tra l’angoscia e la beatitudine, lasciandoci ammaliare e condurre da Angel Olsen nelle profondità del suo abisso.

ANGEL OLSEN – Lark

 

 

BIOAngel Olsen nasce il 22 gennaio 1987 in quell’antico baluardo sudista sulle rive del Mississippi, nel profondo Sud degli States. A tre anni viene adottata da una famiglia affidataria che si era presa cura di lei da poco dopo la sua nascita.

Ai tempi del liceo, si appassiona ai concerti di gruppi punk e noise e comincia a scrivere la propria musica con pianoforte e chitarra. Due anni dopo essersi diplomata alla Tower Grove Christian High School, Olsen si trasferisce a Chicago e nella windy town cerca di farsi largo tra le nutrite schiere della scena indie. È però un incontro a far svoltare l’intera carriera della Olsen: quello con Will Oldham, ovvero sua maestà Bonnie “Prince” Billy, guru del cantautorato indie-folk americano, che intuisce subito le potenzialità di quell’affascinante e sfrontata fanciulla dalla frangetta scomposta alla Françoise Hardy.

Il suo nome comincia a circolare con insistenza, tanto che è la rinomata Jagjaguwar a pubblicare il suo secondo album: Burn Your Fire For No Witness(2014) che segna un’ulteriore tappa nel processo di affrancamento della Olsen dalle scarne ballate folk degli esordi.
Prodotto da John Congleton (Bill Callahan, St Vincent) e composto dalla cantautrice e chitarrista di St. Louis per la prima volta in versione full-band, l’album nasce da una sessione piuttosto vivida e istintiva: dieci giorni di fuoco nella chiesa sconsacrata di Echo Mountain ad Asheville, in North Carolina, insieme al batterista Josh Jaeger e al bassista Stewart Bronaugh.
Due anni dopo è la volta di My Woman (2016), terzo album a nome Angel Olsen, che si muove verso uno stile decisamente più classico, in un delicato equilibrio con la proposta idiosincratica dell’americana. Ambizioso anche l’obiettivo delle liriche che, uscendo definitivamente dall’asfittica dimensione autobiografica degli esordi, si aprono a un vero e proprio “commentario” sull’essere donna oggi, con un taglio personale e anticonvenzionalmente femminista, nel quale convivono dolore e speranza, furore e lucidità.

Nel 2017 a un anno di distanza esce Phases che segna un momento di riflessione, di quiete e di intimismo dopo l’anno frenetico dell’uscita di My Woman, unanimemente considerato come una delle uscite migliori dell’anno. Contiene una selezione di b-side, demo e brani inediti, e include alcune canzoni provenienti dal lontano passato della cantautrice, inclusa l’inedita Special, registrata nel corso delle session per il precedente My Woman.
Nella raccolta sono presenti, inoltre, il brano Fly On Your Wall composto per la compilation anti- Trump Our First 100 Days, e alcune versioni alternative dei brani contenuti in Burn Your Fire For No Witness (2014). Angel Olsen, da molti definita come la Regina dell’indie folk americano, è diventata uno dei nomi di punti della scena indipendente USA, un’artista con uno stile influenzato tanto dal folk rock, quanto dall’indie e dall’alternative rock degli anni ’90.

Primo corposo annuncio del Sziget 2020!

SZIGET FESTIVAL – L’ISOLA DELLA LIBERTÁ
5-11 Agosto 2020
Budapest, Ungheria
szigetfestival.com | @szigetofficial | #sziget2020

 

Oggi il Sziget pubblica il primo comunicato svelando 80 nomi della line-up che come sempre si rivela molto varia nei generi musicali. Il Festival con oltre 530,000 visitatori su un’isola verde nel Danubio è il quinto festival più grande al mondo, e forse il più internazionale di tutti. Ogni anno raduna Szitizen provenienti da 100 nazioni diverse con il solo intento di passare insieme 7 giorni tra musica, arte, divertimento e amicizia. In occasione di questa settimana il tranquillo parco naturale di Budapest si trasforma nell’Isola della Libertà, una città incantata con oltre 35.000 campeggiatori, installazioni artistiche, servizi di altissimo livello, e 60 venues, che garantiscono uno svago adatto per tutti i gusti.

Gli abbonamenti (7-Day, 5-Day e 3-Day Pass) e moltissime opzioni glamping sono già in vendita sul sito ufficiale szigetfestival.com/it/ e tra pochissimi giorni si potranno prenotare anche i viaggi comodi ed ecologici in pullman da varie città italiane. L’abbonamento per 7 giorni al prezzo Early Bird di 299€ con il campeggio incluso sarà disponibile fino al 03 Marzo, data in cui i prezzi aumenteranno.

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Per la prima volta sul Main Stage i The Strokes, band leggendaria di New York in tour per presentare il nuovo attesissimo disco. I ritorni acclamati quelli della band di Nashville, i Kings of Leon, e di Dua Lipa, cantante di origine Kosovara, ormai superstar internazionale in cima alle classifiche in tutto il mondo. Non ha bisogno certamente di presentazioni Calvin Harris, produttore di innumerevoli hit dance planetarie, che insieme ad un altro illustre trio della scena l’electro-dance Major Lazer saranno headliner in diverse giornate sul Main Stage. Diplo, in più, raddoppierà la sua presenza con un solo show durante il festival. La scena pop britannica sarà massicciamente rappresentata anche grazie alle performance di Lewis Capaldi, Tom Walker e Mark Ronson, uno dei personaggi, quest’ultimo, tra i più importanti dei nostri tempi, che può vantare produzione di nomi come: Amy Winehouse, Queens of the Stone Age, Bruno Mars, Lady Gaga e di sir Paul McCartney.

Il Sziget è amato per la sua incredibile varietá di programmi, musicali e non. Nella line-up 2020 segnaliamo band indie-folk come Of Monsters and Men dall’Islanda, Lola Marsh, Daughter, e potentissime artiste femminili come Anna Calvi, Princess Nokia, Jade Bird, Sevdaliza, Sigrid e tante altre ancora. Per gli amanti dei suoni piú rock e punk consigliamo l’ascolto dei Clutch, Fever 333, Black Honey, Viagra Boys, Bikini Kill, METZ, Amyl and the Sniffers e i Parquet Courts.

Molto presente la scena rap e R&B con i superstar A$AP Rocky, Khalid, Denzel Curry, poi blackbear, Stormzy, Loyle Carner e Little Simz ma non solo. Non mancano certamente i DJ set dalla house alla techno, dalla dance all’EDM: R3HAB, Troyboi, NGHTMRE, Sam Feldt, Camelphat, Caribou, Kaytranada, etc. La sezione techno è guidata dall’italiano Joseph Capriati, poi ci saranno Dixon, Jamie Jones, Chris Liebing, gli attesissimi I Hate Models, e tantissimi altri nello stravagante Colosseum dedicato alla techno e all’electro più sperimentale, mentre il gigante Party Arena ospiterà i DJ set house e dance.

Ma attenzione perchè questi nomi costituiscono solo una prima lista iniziale, seguiranno altri 2 headliner sul main stage, molte altre band per gli altri palchi e tutte le performance non-musical. Molto attesi anche i programmi del Circus Tent, del Teatro e Danza, il lounge Sziget Beach, gli incontri e attività organizzate dalle varie NGO sui temi come l’inclusione, ecologia e sostenibilità più ancora laboratori d’arte e gare sportive. Sull’Isola la vita non si ferma mai e ad ogni angolo si potrà essere sorpresi da un’esperienza speciale da viviere con gli altri Szitizen. Una settimana a Budapest, ma fuori dal mondo e dalla consuetudine, sull’Isola della Libertà!

ALTERNATIVA EVENTS PRESS

27° Sziget Festival
5-11 Agosto 2020
Budapest, Isola di Obuda
Szigetfestival.com

 

Ecco la line-up di Beaches Brew 2020

Associazione Culturale Bronson presenta
BEACHES BREW 2020

Dall’8 all’11 giugno 2020
INGRESSO LIBERO

Beaches Brew 2020 si svolge dall’8 all’11 giugno nella località balneare di Marina di Ravenna. Giunto alla sua nona edizione, il festival a ingresso libero mira a rompere la barriera tra artista e pubblico, celebrando insieme le comunità della musica e dell’arte.

Tra gli artisti che si esibiranno a Beaches Brew 2020 ci sono Jehnny Beth dei Savage, che pubblicherà il suo album di debutto da solista, “To Love Is To Live”, l’8 maggio su Caroline Records; il supergruppo maliano Les Amazones D’Afrique; Jessica Pratt; i Ndagga Rhythm Force di Mark Ernestus, un progetto di collaborazione tra un gruppo cangiante di musicisti sabar senegalesi e il pioniere della techno tedesca Mark Ernestus; Horse Lords; il ritorno dei migliori psico-punk nichilisti australiani Tropical F*ck Storm; provenienti dall’underground newyorkese, i 75 Dollar Bill; la rock band americana Endless Boogie; il gruppo garage-punk-rock giapponese Otoboke Beaver; il musicista e produttore londinese Klein; il collettivo psichedelico afrobeat Golden Star Arkestra; gli Automatic; il noise rock post-No-wave dei Live Skull; Angel Bat Dawid; da New Orleans, Delish Da Goddess e il suo mash-up di musica lo-fi rap e bounce; il DJ Fitz; e il trio olandese noise-pop Sweet Release of Death.

Beaches Brew 2020:

JEHNNY BETH
LES AMAZONES D’AFRIQUE
MARK ERNESTUS’ NDAGGA RHYTHM FORCE
TROPICAL FUCK STORM
ENDLESS BOOGIE
ANGEL BAT DAWID
75 DOLLAR BILL
OTOBOKE BEAVER
JESSICA PRATT
KLEIN
AUTOMATIC
HORSE LORDS
GOLDEN DAWN ARKESTRA
LIVE SKULL
DELISH DA GODDESS
SWEET RELEASE OF DEATH

DJ FITZ
+ more tba

Beaches Brew è presentato da Bronson Produzioni, con il sostegno del Comune di Ravenna-Assessorato alla Cultura e della Regione Emilia-Romagna.

Per chi viaggia a livello internazionale, Ravenna è raggiungibile in treno da diverse città vicine, come Bologna, Venezia e Firenze. Marina di Ravenna è raggiungibile in autobus o in auto. Ci sono molte possibilità di alloggio in tutte le fasce di prezzo, dalle suite e bungalow degli hotel alle roulotte e ai campeggi. Per maggiori informazioni su viaggi e alloggi:
beachesbrew.com

MUDHONEY in concerto a Bologna: primo annuncio del COVO CLUB 40 YEARS

Venerdì 9 ottobre il Covo Club porta i Mudhoney in concerto al TPO di Bologna per l’unica data italiana del loro tour 2020. La band di Seattle, portabandiera del grunge americano da più di trent’anni, presenterà al pubblico l’EP “Morning In America”, uscito il 20 settembre 2019 per Sub Pop Records.

 

Il live dei Mudhoney farà parte della rassegna COVO CLUB 40 YEARS prevista per l’autunno 2020, dove i grandi artisti che hanno calcato il palco del Covo, insieme a prestigiosi nomi e nuove promesse della musica italiana e internazionale, celebreranno questo anniversario unico in Italia!

 

DATA UNICA IN ITALIA

venerdì 9 ottobre 2020 | TPO | Bologna

(via Casarini 17/5 – Bologna)

MUDHONEY

in concerto per

*COVO CLUB 40 YEARS*

www.covoclub.it

 

PREZZI
in prevendita: 22€ + d.p.
alla cassa: 25€ + d.p.

Biglietti in prevendita disponibili online su boxerticket.it a partire dalle ore 10:00 del 14 febbraio 2020.