[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]
Unipol Arena (Bologna) // 09 Dicembre 2019
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]
Il 25 ottobre è uscito Lo squalo, l’album di debutto di AvA, cantante e produttrice romana dall’attitudine forte e originale, assolutamente unica per il panorama italiano.
Il suo genere di riferimento, infatti, è il moombahton e lei è la prima artista a proporre in Italia queste sonorità di stampo house, influenzate dalla latin wave e dall’afrobeat. Su queste sonorità vengono presentate nei brani tematiche pungenti, in cui la cantante affronta la realtà con ironia e con l’utilizzo di immagini dirette e chiare, che non lasciano troppo spazio all’immaginazione.
L’album è stato anticipato dal singolo Shazam, in cui vengono poste delle provocazioni, con il suo stile irriverente e personale, ad alcuni artisti trap del panorama nostrano, proponendo un punto di vista totalmente femminile sul mondo, in cui si auspica un vero e proprio ritorno del matriarcato.
Per l’occasione abbiamo fatto quattro chiacchiere con lei per scoprire più cose sul suo progetto ed ecco cosa ci ha raccontato.
Ciao AvA! Ci parleresti un po’ delle tue esperienze passate e del tuo percorso che ti ha portato fin qui?
“Ciao, io sono una cantautrice e produttrice romana e per quasi dieci anni ho portato avanti un progetto elettropop chiamato Calypso Chaos. Dalle ceneri di quel progetto è nata AvA, figlia dell’esigenza di approcciarmi a dei concetti molto più forti ed espliciti di quanto avessi fatto in precedenza, avvicinandomi a un genere musicale che rispondesse meglio a questa necessità.”
A tal proposito, sei infatti esponenete di un genere non comune per il mercato italiano, ovvero il moombahton, e nei tuoi brani possiamo trovare influenze di vario tipo, dal Sudamerica all’Africa. Come ti sei avvicinata a queste sonorità?
“Il moombathon è un genere nato in America negli anni 2000 e che in Italia possiamo ascoltare nei club da circa 5-6 anni, è sempre stato un genere di musica che amavo, e tutt’ora amo, ballare. Il mio avvicinamento a queste sonorità è avvenuto, quindi, in modo abbastanza automatico e naturale, decidendo così per prima di applicare ad esse dei testi in italiano. Inoltre, volevo anche dimostrare che nei testi appartenenti a questo mondo sonoro non bisogna per forza dire delle stupidaggini.”
Ci sono degli artisti di riferimento che ti hanno ispirato in questo senso?
“Il principale esponente a livello internazionale di questo genere è Major Lazer, quindi sicuramente questo progetto è stato di grande ispirazione. Poi ti posso citare tutta la Latin Wave sudamericana che ha contaminato anche la produzione di artisti di punta del pop internazionale, come Beyoncè, Jennifer Lopez o Nicki Minaj.”
Raccontaci della lavorazione del tuo album: come ti sei approcciata alle fasi di scrittura e produzione?
“Tendenzialmente scrivo in maniera piuttosto spontanea e automatica, non mi metto mai seduta a tavolino a pensare a cosa dovrei dire. Di solito scrivo sempre prima la musica, su cui poi inserisco i testi: è comunque un approccio cantautorale nel vero senso del termine, l’unica differenza è che, invece della chitarra, utilizzo un computer.”
Figura portante del progetto è quella dello squalo: che significato ha per te?
“Lo squalo rappresenta il mio animale guida (ciò deriva da un incontro ravvicinato quando ero molto piccola) nonché il mio alter ego, era la figura perfetta per impersonificare il personaggio di AvA. A sua volta quest’ultima è l’alter ego di Laura, che è una persona tendenzialmente molto riservata, moderata e pacata, che non ha mai approfittato della propria immagine e, dato che sono stata aspramente criticata per questo motivo, AvA fa l’esatto contrario. È stata un po’ una liberazione del mostro che avevo dentro, e, piuttosto che combatterlo, ho deciso di lasciarlo libero, dando vita ad un personaggio molto estremo che lancia messaggi inequivocabili. Dunque, lo squalo era la metafora perfetta per questo concept.”
Nei tuoi testi si possono osservare messaggi di forte indipendenza e autodeterminazione, cosa vuoi trasmettere con le tue parole?
“Io mi auspico un ritorno dell’era del matriarcato, sia in ambito musicale che nella vita quotidiana. Non dobbiamo dimenticarci che la società occidentale, contrariamente ad altre, nasce proprio dalla forza del matriarcato e, di conseguenza, è necessario il ritorno di una figura femminile non solo pari all’uomo, ma anche superiore. Questo lo dico non per discriminare, ma proprio per una questione di contesto culturale attuale. Le donne potrebbero tornare ad essere le padrone del mondo, mettendo fine a questo sistema maschilista. Il problema spesso è rappresentato da quei gruppi di donne assuefatte da questa mentalità che non fanno nulla per ribellarsi, anzi paradossalmente legittimano il maschilismo più degli uomini.”
Parlaci del videoclip del tuo ultimo singolo Shazam, come lo avete ideato?
“È stata un po’ una follia mia e del regista Adriano Giotti, abbiamo deciso di realizzare questo videoclip dai colori piuttosto scuri, per differenziarci ulteriormente dall’immaginario molto frivolo e colorato tipico del moombahton internazionale, capace di scadere anche questo, purtroppo, nel maschilismo. In questo caso abbiamo voluto mettere in risalto la fisicità di AvA e di tutti ballerini per sottolineare che noi donne non siamo solo belle ma possiamo dire anche cose serie.”
Nei testi fai anche molto riferimento al panorama musicale italiano, come lo vedi oggi e come ti collocheresti al suo interno?
“Il panorama italiano attuale lo vedo molto appiattito, ci sono produzioni musicali monotematiche e dal suono tutto uguale. Basta prendere una qualsiasi playlist di Spotify per accorgersene, sembra di ascoltare un’unica lunga canzone di 45 minuti: vengono costantemente ripetuti gli stessi beat, c’è una totale assenza di composizione a livello di armonia e una quasi totale assenza di radiofonicità, per non parlare dell’abuso dell’autotune. Insomma ciò ha reso i brani italiani praticamente tutti simili, faccio molta fatica a distinguere i vari artisti l’uno dall’altro. La discografia italiana, che a livello mondiale conta praticamente nulla, preferisce puntare sui cloni di nomi già noti per andare sul sicuro piuttosto che rischiare con progetti del tutto originali. Per le donne la vedo ancora peggio, dal momento che a differenza degli uomini hanno una data di scadenza, un equivalente femminile di Ligabue non potrebbe mai esistere.”
Per concludere, una domanda di rito: quali sono i tuoi progetti futuri anche dal punto di vista live?
“Sicuramente nel 2020 faremo diversi live, il progetto di AvA si esplica al meglio in tale contesto, dove può avere completa realizzazione. Anche in questo caso ci distinguiamo particolarmente dagli show come vengono solitamente concepiti, nonostante sia un genere molto danzereccio e complesso da portare dal vivo, suoniamo tutto, senza ricorrere a delle basi. Poi, una peculiarità sono i miei musicisti, che hanno un’identità segreta e suonano con dei copricapi a forma di testa di squalo. Tra di loro posso menzionare il batterista, lo Squalo 1, che utilizza una batteria digitale in grado di produrre suoni acustici, il primo in Italia a proporre una cosa così e il dubmaster, ossia il deejay, il quale suona in real time tutte le sequenze, i bassi e i synth. Abbiamo il controllo totale di tutte le tracce per agire in prima persona su di esse e dare un’impronta di volta in volta diversa alle esibizioni. Non c’è l’effetto karaoke di chi canta sulle basi, sembra quasi un immenso dj set. A livello tecnico e a livello fisico è molto faticoso, è come fare un unico grande medley.”
Domenica 8 dicembreLUCIANO D’ABBRUZZO con il suo #Escodalboscotour farà tappa in uno dei locali più rinomati di Bologna, palcoscenico che ha ospitato i grandi nomi della musica jazz, pop, rock, soul e funk.
Il cantautore, reduce dalla recente pubblicazione del suo ultimo disco “Il Guardiano del Bosco” per Sony Music presenterà i brani del suo repertorio, che rievocano lo stile della grande canzone d’autore raffinato e con un forte potere evocativo.
Luciano, che attualmente si sta esibendo in Italia e all’estero ricevendo sempre più consensi di pubblico, si esibirà per l’occasione con la sua band: Alessandro De Berti e Giancarlo Boccitto (chitarre) Jacopo Coretti (batteria) e Giuseppe Mangiaracina (basso); l’artista canterà le canzoni del nuovo lavoro discografico per raccontare il suo mondo nella maniera che gli è più naturale e vera, in un’atmosfera intima, mettendo a nudo le sue storie da Guardiano del bosco.
Luciano D’Abbruzzo ha un’interessante carriera artistica, segnata da molteplici esperienze e soddisfazioni in ambito musicale: la vittoria del Premio De André nel 2016 (come miglior esecuzione con il brano L’Ultima Festa), la partecipazione al Premio Città di Recanati (ora Musicultura) e al concerto del Primo Maggio a Roma, solo per citarne alcune. Per Sony Music ha già pubblicato un EP, “Come Acqua”, contenente tre tracce, tra cui il brano vincitore del Premio De André; e i singoli Tempo e L’Ultima Estate. Ha all’attivo tre album: il primo, come MIG, dal titolo “N€uro” (2001 – Rossodisera/EMI); il secondo, come Luciano D’Abbruzzo e MIG, “Come un’Arancia in Norvegia”, del 2013. L’ultimo, uscito nelle ultime settimane, s’intitola “Il Guardiano del Bosco”. Recentemente ha aperto i concerti della cantante brasiliana Rosalia de Souza, di Fabio Concatoe diAntonella Ruggiero.
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]
Locomotiv Club (Bologna) // 07 Dicembre 2019
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]Foto: Alessandra Cavicchi
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]
Auditorium Parco della Musica (Roma) // 06 Dicembre 2019
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]Venerdì 6 Dicembre siamo stati a Roma al concerto di Giovanni Truppi. Poesia e civiltà è l’album di undici pezzi inediti che il cantautore napoletano sta portando in tour da Aprile di quest’anno.
Entrando all’Auditorium Parco della Musica si percepisce un’atmosfera elegante, molto diversa da quella dei concerti a cui siamo abituati. La sala Sinopoli è ampia, accogliente e raffinata nella sua semplicità.
Si abbassano le luci in sala e si accendono sul palco, illuminando ogni singolo strumento. Non c’è scenografia ma solamente uno sfondo nero come un abisso. La band entra in scena: Giovanni Truppi (chitarra, piano e voce), Paolo Mongardi (batteria), Giovanni Pallotti (basso), Daniele Fiaschi (chitarra), Duilio Galioto (tastiere) e Nicoletta Nardi (voce e tastiere) si posizionano.
È L’Unica Oltre l’Amore, uno dei singoli, ad aprire il concerto. “Noi siamo, viviamo, ci percepiamo in questo spazio e in questo tempo” canta Truppi che si muove dalla chitarra al piano. Il pubblico è concentratissimo e viene avvolto dalla voce di Nicoletta Nardi che coccola e che trasporta in un altro universo, rendendo questo pezzo un perfetto primo impatto.
Da qui la musica è incessante e le canzoni si susseguono una dietro l’altra, interrotte soltanto da qualche “grazie”. Conoscersi in una Situazione di Difficoltà, Adamo, Mia. Durante il concerto vengono proiettate delle luci sullo sfondo, semplicissime, perché non serve altro. L’attenzione della sala è tutta sulla band.
L’altro singolo, Borghesia, è un pezzo dalle dinamiche incredibili “per avere sempre un po’ di più, un pochino di più”. Scomparire rimarca le straordinarie capacità vocali ed emozionali del cantante che alla fine della canzone lascia il palco insieme al suo gruppo, accompagnato da forti applausi.
Applausi che non si arrestano se non al rientro di Truppi, solo: si siede al piano, una luce lo illumina. “Quando ridi mi fa pensare alle cascate di carta argentata che da bambino facevo per il presepe e quando sono insieme a te che c’è intimità è così calda e viscerale che qualche volta un po’ mi spaventa”. Quando Ridi ci abbraccia, ci fa sentire uniti, ci fa sentire soli, ci fa piangere. È il momento più intimo e privato del concerto e lo è per ognuno di noi.
La band rientra e suona Pirata, Hai Messo Incinta una Scema, Ragazzi.
Tutti si alzano: è standing ovation per Poesia e civiltà.[/vc_column_text][vc_column_text]
Dicembre. Le strade sono già invase da fastidiose luminarie, gli scaffali dei negozi da mesi sono infestati da panettoni e torroni. In TV le ipercolorate e strafelici famigliole delle pubblicità ci introducono il periodo dell’anno più noioso: il Natale.
La lotta al regalo più azzeccato forse è la parte più temibile di questa festività.
Cade a pennello quindi l’uscita di Exposition II, nuovo lavoro dei Nova Charisma, duo composto da Sergio Medina (chitarra in Stolas e Sianvar) e Donovan Melero (chitarra e batteria in Hail The Sun), due geni, oltre che profondamente amici.
Il loro è quel tipo di sperimentazione musicale che ci piace: spontanea e ben riuscita.
Artisti poliedrici e talentuosi, hanno deciso di unire le forze per combattere la musica di merda. Agli inizi del 2019 il supergruppo di Medina si scioglie, e dopo appena quattro giorni è su un volo per Londra per iniziare questo nuovo progetto con Donovan.
Legati emotivamente, sono riusciti a trovare subito un’armonia, fondendo la voce melodica e camaleontica, quasi femminile di Melero e la strabiliante abilità di Medina con la chitarra. Escono dalla loro confort zone nel modo più spettacolare possibile: si mettono in gioco e vincono su tutti i fronti.
L’album esce dopo quattro mesi dal precedente, Exposition I, molto apprezzato da critica e fans. Quattro minuti scarsi per quattro brani.Ascoltando questa ultima parte di Exposition viene voglia di averne ancora. E ancora.
I quattro brani sono entità separate, pervase da un senso di disillusione e isolamento. Il filo conduttore di questo album è l’idea di inseguire qualcosa (un’idea, un amore, un sogno) e fallire.
Ci introduce l’album Diary (Don’t Speak), toni malinconici e inquietanti, sul tema della scoperta dei segreti, dopo la morte di qualcuno. k
Gemini è il primo singolo pubblicato dal duo, dove si può apprezzare in toto i loro talenti.
Ci dimostrano che sanno cambiare colore e umore in Hoxton, finalmente qualcosa di sperimentale e che riesce a portare aria nuova. Pezzo profondo, grazie alla voce del cantante, rapisce le orecchie e il cervello.
Il pezzo finale è quello di cui avevamo bisogno per chiudere in bellezza questa raccolta. Sonya presenta un intro che cambia rapidamente e ineluttabilmente, trasformando un pezzo docile e di facile riproduzione in qualcosa di veramente personale e che riporta alle loro radici post-hardcore e ci sbalordiscono grazie ai cambi di voce di Melero.
Questa unione artistica è quel regalo sotto l’albero che non ti aspetti, ma che si rivela quello migliore.
Grandi musicisti e amici, riescono nell’intento di soddisfare l’ascoltatore con qualcosa di valore, ben fatto e talentuoso.
(Se non sapete cosa regalare ad un’amante della musica, c’è anche le versione in vinile, più indicata per tutti gli indie)
Alexis Ffrench, uno dei più promettenti musicisti del momento che mischia sapientemente il mondo della musica classica con quella contemporanea, arriva in Italia per presentare il suo nuovo album Dreamland. Due date assolutamente da non perdere: martedì 28 aprile alla Santeria Toscana 31 di Milano e mercoledì 29 aprile nella Sala Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. I biglietti saranno in vendita su Vivaticket e Ticketone dalle 10 di lunedì 9 dicembre.
Dreamland è un album senza barriere musicali: non importa se si preferisce Bach o Kendrick Lamar. Diplomato alla Royal Academy of Music, a dieci anni Alexis Ffrench vince una borsa di studio per bambini di talento e frequenta la Purcell School prima di trasferirsi alla Guildhall School of Music. Ancora prima della sua educazione accademica, fin dai sette anni Alexis è l’organista della sua chiesa a Bagshot, nel Surrey. Cresciuto in una casa in cui spesso si ascoltavano Stevie Wonder e Marvin Gaye, Alexis ha iniziato a scrivere i suoi primi pezzi a cinque anni, spingendo i suoi genitori a regalargli un pianoforte di seconda mano.
Il precedente lavoro di Alexis, Evolution, ha raggiunto la posizione numero 1 nelle classifiche di musica classica e il pianista, compositore e producer ha conquistato più di 100 milioni di stream. Alexis ha suonato da headliner alla Royal Albert Hall, composto musiche per campagne pubblicitarie di Miyake, Hugo Boss e diversi film, collaborato con Paloma Faith e fa parte del management di Little Mix. Il mix di Kendrick Lamar e Bartok, Shostakovich e Ariana Grande, è ben rappresentato nello show settimanale di Alexis su Scala Radio, in cui il compositore illustra l’arte della creazione di brano, che sia pop o classico.
www.alexisffrenchmusic.com
IAMDDB ARRIVA PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA A MARZO PER UNA DATA UNICA.
IAMDDB, cantante e produttrice di Manchester, le cui radici musicali affondano nel jazz, nel soul e nel R’n’B, si esibirà durante il primo giorno di primavera, tra le mura del Circolo Magnolia, per una data unica in tutti i sensi.
La giovane artista, che scrive musica da quando aveva sette anni e si è ispirata alla samba, a Bob Marley, a Nat King Cole e soprattutto alla sua esperienza in Africa dove si è dedicata al jazz insieme al padre sassofonista, è a tutti gli effetti tra le punte di diamante della scena musicale inglese.
Pochi possono vantare un suo curriculum alla sua età: vincitrice del premio della BBC “Sounds of 2018”, featuring con Flying Lotus e Inka, è stata scelta come apertura per il tour inglese di Ms. Lauryn Hill.
Potremmo andare avanti ancora a narrare le sue gesta passate e presenti oppure possiamo aspettare con ansia che arrivi il 21 Marzo questo primo giorno di primavera.
Londra, venerdì 6 dicembre 2019. Oggi gli Aerosmith, band americana 4 volte vincitrice ai GRAMMY AWARDS, hanno annunciato le date del loro nuovo tour europeo che avrà inizio l’anno prossimo proprio dall’Italia. Il gruppo si esibirà, infatti,sabato 13 giugno agli I-DAYS MILANO 2020, che si terranno al MIND Milano Innovation District (area expo). La band farà tappa anche in Svizzera, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Spagna, Portogallo, Austria, Polonia, Gran Bretagna, Ungheria, Danimarca e Germania.
Aerosmith sono una delle più grandi band americane mai esistite. Il gruppo, formato da Steven Tyler (voce), Joe Perry (chitarra), Brad Whitford (chitarra), Tom Hamilton (basso) e Joey Kramer (batteria), ha venduto oltre 150 milioni di dischi in tutto il mondo, ha vinto una miriade di premi ed è entrato nella Rock and Roll Hall of Fame, dopo una carriera stellare iniziata 50 anni fa.
La band ha vinto 4 GRAMMY AWARDS, 8 American Music Awards, 6 Billboard Awards,12 MTV Video Music Awards e 1 Soul Train Award per il miglior Singolo Rap nel remix di RUN DMC di “Walk this Way”.
A gennaio Aerosmith verranno onorati dalla Recording Academy con il prestigioso premio MusiCares Person of the Year. Tra dischi multiplatino e successi stellari, gli Aerosmith continuano ad ispirare intere generazioni e rimangono una delle band più seguite ed amate di tutti i tempi!
Nel 2020 celebreranno i 50 anni di carriera con il loro nuovo tour, che arriva dopo il successo incredibile della residency a Las Vegas, AEROSMITH: DEUCES ARE WILD, cominciata lo scorso 6 aprile e che terminerà il 4 giugno 2020. Le oltre 50 date di cui si compone la residency al Park MGM hanno portato la band ad occupare la vetta della classifica dei migliori incassi di Billboard e la posizione n.2 in quella degli Hot Tours.
La grande influenza che gli Aerosmith hanno avuto nella musica rock e nell’industria musicale mondiale è innegabile. Il gruppo ha scalato le classifiche e battuto molti record: quello di aver piazzato nove singoli alla #1 nella classifica Mainstream Rock Tracks e quello di essere l’unica rock band ad aver debuttato in vetta alla Billboard Hot 100 con il brano “I Don’t Want to Miss a Thing”. Sono inoltre il gruppo americano ad aver conquistato più certificazioni ORO con i loro dischi di sempre, ad aver ottenuto più certificazioni in generale (oro, platino e multi-platino insieme) e con i Van Halen sono il gruppo statunitense con più album multi-platino.
Calendario tour europeo 2020: 13-giu-20 Milano, Italia – iDays (Festival) 16-giu-20 Zurigo, Svizzera – Hallenstadion 21-giu-20 Dessel, Belgio – Graspop Metal Meeting (Festival) 24-giu-20 Praga, Rep. Ceca -O2 Arena 30-giu-20 Parigi, Francia – Accorhotels Arena 03-lug-20 Madrid, Spagna – Wanda Stadium 06-lug-20 Lisbona, Portogallo – Altice Arena 09-lug-20 Vienna, Austria – Stadthalle 12-lug-20 Cracovia, Polonia- Tauron Arena 15-lug-20 Londra, UK – The O2 18-lug-20 Manchester, UK – Manchester Arena 21-lug-20 Middlefart, Danimarca – Rock Under Broen Pladsen 24-lug-20 Budapest, Ungheria – Puskas Stadium 27-lug-20 Mönchengladbach, Germania -Sparkassenpark
Live Nation Entertainment
Live Nation Entertainment è l’azienda leader nel mondo nel campo dell’intrattenimento live che include: Ticketmaster, Live Nation Concerts e Live Nation Sponsorship. Per maggiori informazioni: www.livenationentertainment.com.
Virgin Radio è la radio ufficiale della data italiana.
O no! It is an ever-fixed mark,
That looks on tempests and is never shaken;
It is the star to every wand‘ring bark,
Whose worth’s unknown, although his height be taken.
W. Shakespeare
Sarà anche vero che siamo attratti dagli opposti, ma è ancora più vero che per creare, per vivere, per sentirci ispirati cerchiamo la metafora autoriferita, cerchiamo un luogo, un simbolo, un totem che ci garantisca che quello che vediamo, per come lo vediamo, sia per sempre in sintonia col nostro sentire. Una sorta di golem a protezione della nostra Musa, una trottola in Inception, un luogo sacro, pagano — sia chiaro —, che sia recinto per la vita.
Un faro, un’isola a ovest della Bretagna, l’estremo confine occidentale, per di più circondato dal mare, che diventa doppiamente finis terrae, uno di quei luoghi dove potevano vivere selkie e banshee, un luogo dove il grande faro sfida l’ Oceano Atlantico e si prende cura degli uomini in mare.
Sull’isola di Ouessant (o Ushant) un uomo ha deciso di vivere e di scrivere musica. A giudicare dalla sua storia, fatta di studi classici e di amore per il punk, e ancor più a giudicare dalla sua opera, viene da pensare che abbia, in realtà, deciso di mettere in note la terra che ha scelto. E i suoi cieli, le sue nebbie, i suoi verdi. Del resto ci sono incontri fortuiti che cambiano storie e destini. E chissà quale sarebbe potuta essere la storia di Yann Tiersen, se i suoi occhi non si fossero posati sul grande faro di Ushant. Un uomo che a tredici anni poteva già definirsi polistrumentista, che abbraccia la musica degli Stooges e dei Joy Division, che poi si perde e decide di fare da solo, in una stanza, con un registratore a otto tracce, sinth e drum machine.
E quello che ne nasce è ispirato al grande classico Freaks di Tod Browning del 1932 e ai fantasmi giapponesi di Aya no Tsuzumi. Suona cinquanta strumenti, il nostro protagonista, ma ha in testa un mare burrascoso, e trova la pace solo nel 1998, quando riesce a mettere su pentagramma il suo demone e lo ingabbia, lo esorcizza, lo chiama per nome. Un terzo album chiamato Le Phare, e una canzone, Monochrome che arriva alla cinquantesima posizione della classifica francese. Iniziano i tour, una collaborazione con i Noir Désire, il successo mondiale grazie a Le Fabuleux Destin d’Amélie Poulain nel 2001. Il resto è storia, nuove colonne sonore, nuovi tour con orchestra e mille collaborazioni.
Questo album, che andrebbe ascoltato solo nell’edizione in vinile (e vi spiegherò il perché), è la summa di questa strana storia e di questo fortunato incontro, tra un uomo e il suo faro.
Yann Tiersen sulla sua isola ha costruito uno studio di registrazione, battezzato The Eskal, in cui accoglie i numerosi artisti che hanno partecipato a questo suo ultimo progetto. Di fatto questo Portrait è un’antologia dei pezzi più noti e amati del compositore bretone. Ma Tiersen ha voluto rivisitare ogni traccia, e le ha reinterpretate tutte, ibridandole con idee nuove, lasciando che non ingiallissero col tempo. Ha così chiamato alcuni amici a lavorare con lui: Gruff Rhys dei Super Furry Animals, John Grant, Stephen O’Malley dei Sunn O))), Blonde Redhead.
È un’opera volta a riappropriarsi della musica nata dalla propria storia e immaginazione, che ha vissuto altre storie, che a volte è stata fraintesa. È una setlist rivisitata e che crea un nuovo contesto e una nuova chiave di lettura. Ma è ancora di più: l’intero album è registrato in presa diretta su nastro e inciso su vinile senza passaggi in digitale. Un vero album analogico, suonato con spirito da artigiani, da musicisti di strada, un po’ troubadour un po’ esploratori, sospesi tra minimalismo e malinconia. Del resto Tiersen in passato è stato accostato a Erik Satie e al Teatro dell’Assurdo.
Quest’opera, così definita a livello temporale, trova una sua dimensione anche spaziale, geografica: sembra la colonna sonora di un isola con faro, più che di una storia d’amore. È un lungo piano sequenza pieno di spiriti inquieti, di note che escono da pianoforti giocattolo, da strumenti improvvisati. E un suono antico e solo apparentemente semplice, in realtà è quasi sempre portatore di un lato nascosto e, spesso, oscuro.
E’ come il suo faro, Yann Tiersen. Calmo, osservatore, impassibile, testimone di eventi, di storie, di maree. E, come il faro di Shakespeare, sovrasta le tempeste e non vacilla mai.
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]
Express Festival 2019
Locomotiv Club (Bologna) // 03 Dicembre 2019
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]Foto: Isabella Monti