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Double Infinity

Double Infinity, il nuovo album di quelli che dieci anni fa erano i promettenti esponenti dell’indie folk americano e ora sono gli affermati e poppeggianti Big Thief, è una potenziale compilation di canzoni da inserire in una commedia romantica degli anni ’90 sul senso della vita e lo smarrimento dei giovani con Ethan Hawke. Ascoltando Words si può facilmente intravedere Winona Ryder che monta i suoi collage documentaristici e, senza muovere alcuna critica a Reality Bites (alias Giovani, carini e disoccupati), che è un film da non perdere con scelte musicali impeccabili, forse era lecito aspettarsi qualcosa di più da un disco che non è una colonna sonora. Le nove tracce che compongono Double Infinity, tuttavia, fanno proprio l’effetto di una colonna sonora regalando un piacevole sottofondo che, come un pianista di pianobar, non ci disturberà. 

Dopo i successi dell’ultima decade, dalla giovanile e fortemente alternative Masterpiece alla delicata e dolente Simulation swarm, si dava per scontata una conferma del trio/quartetto newyorkese che ha invece tradito le aspettative facendo una netta inversione a u nel suo percorso artistico. Ad onor del vero, questo lavoro in studio contiene alcune canzoni buone come l’inaugurale Incomprehensible, da ascoltare sorseggiando un tè quando fuori infuria la tempesta, che porta una ventata di dolce new wave nel repertorio del gruppo o la coppia finale composta da Happy with you (dal testo anaforico, si potrebbe dire per essere gentili e sorvolare sul fatto che in totale conterà venti parole spalmate su quattro minuti, ma caratterizzata da un’andatura che ricorda i Cure di Inbetween days e da una linea di basso di pregevole fattura) e How could I have known che richiama chiaramente le sonorità britanniche degli anni ’60 e si fa notare per i piacevoli cori country che accompagnano gli incisi. Ciò nonostante, l’album ha due, non trascurabili, punti deboli. Uno è la mancanza di soluzioni compositive la cui conseguenza diretta è la ripetitività dei brani, spesso simili tra loro e con una struttura pressoché immutabile che prevede un paio di strofe, altrettanti ritornelli e un finale strumentale con un assolo non trascendentale. L’altro è quel suono, fastidiosamente ultraraffinato e stucchevole, che si sente in quasi tutte le produzioni moderne e che avvolge anche questo lavoro. 

Mi sono chiesto a lungo come avrei potuto rendere, in modo allegorico, le sensazioni che provo ascoltando questo disco finché non ho capito che la risposta si trova nella città dove è stato concepito e registrato: la grande mela, la città che non dorme mai, Gotham City, New York. Ecco, dunque, la folgorazione di cui avevo bisogno: Double Infinity è come un quartiere di Manhattan dopo la gentrificazione, dove i piccoli caffè letterari frequentati da personaggi bohemien hanno lasciato il posto all’ennesimo starbucks pieno di hipster, dove il CBGB è morto e al posto di una piccola hamburgheria con la porticina verde fosforescente c’è lo sportello automatico di una banca. Allo stesso modo, il sound dei Big Thief si è ripulito, probabilmente un po’ troppo, si sentono meno le chitarre ed è tutto arrotondato e privo di mordente. E si potrebbe fare un discorso analogo riguardo ai testi, un cocktail di filosofia spicciola, delusioni amorose, aeroplani persi e storie di vita quotidiana che non riesce a lasciare il segno. 

In definitiva, non si può dire che Double Infinity sia terribile o inascoltabile (Metal machine music lo è, ma non vuol dire); è un disco di facile ascolto, un disco che non può non piacere, e forse è proprio questo il suo problema.   

acieloaperto 2025 • Superstition

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10 Luglio • Wolfmother + Dirty Honey

Foto di Isabella Monti

17 Luglio • Marco Castello

Foto Di Isabella Monti

1 Agosto – Manu Chao

Foto di Lucia Adele Nanni

14 Agosto • Ivreatronic

Foto di Lucia Adele Nanni

23 Agosto • Joan Thiele

Foto di Lucia Adele Nanni

24 Agosto • Okgiorgio

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29 Agosto • Franz Ferdinand

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30 Agosto • Lucio Corsi

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THE ZEN CIRCUS: “UN MILIONE DI ANNI” NUOVO SINGOLO E VIDEO

THE ZEN CIRCUS  ESCE OGGI 28 AGOSTO “UN MILIONE DI ANNI” IL NUOVO SINGOLO E VIDEO Terzo estratto dall’album “IL MALE” in uscita il 26 settembre Sold-out lo storico raduno Villa Inferno al Vidia Club di Cesena: annunciata una seconda data, il 27 settembre Multilink “Un milione di anni”: https://orcd.co/thezencircus-unmilionedianni “Un milione di anni” è il nuovo singolo e video di THE ZEN CIRCUS, disponibile dalle 12:00 di oggi, giovedì 28 agosto, su tutte le piattaforme digitali e terzo estratto da “Il Male”, il loro prossimo attesissimo album, già in preorder, in uscita in formato digitale il 25 settembre e formato fisico il 26 settembre, per Carosello Records. Link al videoclip ufficiale di “Un milione di anni” su YouTube: https://youtu.be/fE3MXIWNd4Y Una ballad rock che esprime l’essenza del linguaggio musicale del Circo Zen, attraversata da una profondità emotiva che cresce nel dialogo tra chitarra e voce fino a esplodere in un’intensità corale che rimanda alla tradizione dei grandi songwriter.  The Zen Circus presentano il brano“Cosa potrebbero capire di noi gli archeologi di un futuro lontanissimo, scavando fino a trovare i nostri resti? Fra un milione di anni l’essere umano proverà ancora dolore? Esisteremo ancora? Sarà finita l’epoca manicheista del Bene contro il Male? Di queste e tante altre cose parla questa canzone. E del fatto che comunque andrà, magari non su questo pianeta, ma la vita ci sarà ancora, e sarà bellissima. Di questo siamo certi.” Gli Zen Circus hanno costruito un percorso in continua crescita, diventando un punto di riferimento del rock italiano con oltre venticinque anni di carriera, migliaia di concerti, un nutrito pubblico transgenerazionale, dodici album alle spalle, di cui gli ultimi sei entrati nella Top Ten delle classifiche ufficiali di vendita, la partecipazione tra i big al Festival di Sanremo 2019 e un romanzo anti-biografico edito da Mondadori, che ha conquistato i lettori e le classifiche stilate dai maggiori quotidiani nazionali. Il ritorno della band, con l’uscita del tredicesimo album ormai alle porte, continua ad essere segnato da importanti novità. La prima è l’ottava edizione dello storico raduno degli Zen, “Villa Inferno”, in programma il 26 settembre al Vidia Club di Cesena, andato già sold out e a cui, vista la grande richiesta, si aggiunge una seconda data il 27 settembre. Per entrambi gli eventi l’ingresso sarà riservato esclusivamente a chi avrà acquistato online la musicassetta “Il Male – Villa Inferno Edition”, diversa per ciascuna giornata e non interscambiabile, da ritirare al Vidia Club presentando la conferma d’ordine. La seconda riguarda il tour, organizzato da Locusta, che a pochi giorni dall’annuncio ha registrato il tutto-esaurito in prevendita nelle date di Padova e Bologna, ora raddoppiate. THE ZEN CIRCUS – TOUR 202528 novembre – Padova, Hall (sold out)29 novembre – Padova, Hall (nuova data)03 dicembre – Milano, Alcatraz04 dicembre – Torino, OGR Torino05 dicembre – Firenze, Teatro Cartiere Carrara11 dicembre – Roma, Atlantico12 dicembre – Bologna, Estragon (sold out)13 dicembre – Bologna, Estragon (nuova data)26 dicembre – Molfetta (BA), Eremo27 dicembre – Senigallia (AN), Mamamia28 dicembre – Napoli, Duel29 dicembre – Perugia, UrbanI biglietti sono disponibili su https://www.thezencircus.it e sui circuiti di prevendita di TicketOne e DICE. “Il Male”, anticipato dai singoli “È solo un momento” e “Miao”, arriva a tre anni dal precedente lavoro ed è stato annunciato con un’originale televendita diffusa sui loro canali social: una pillola video che oltre a comunicare l’arrivo del nuovo disco, invita a chiamare il numero (+39) 02 401 365 89, attraverso il quale saranno svelate diverse sorprese fino all’uscita dell’album. Link al videoclip ufficiale di “È solo un momento”https://www.youtube.com/watch?v=oHEVUw2gByY
Link al videoclip ufficiale di “Miao”https://youtu.be/EX_-YcIAvCs  Link acquisto online musicassetta “Il Male – Villa Inferno Edition”:https://store.sonymusic.it/products/il-male-mc-black-escl-store-sony
THE ZEN CIRCUS – “UN MILIONE DI ANNI” Crediti del brano: Testo: Andrea AppinoMusica: The Zen Circus (Andrea Appino, Gian Paolo Cuccuru, Massimiliano Schiavelli) e Fabrizio “Thegeometra” PagniProduzione artistica: The Zen CircusRegistrato e mixato da Andrea Appino e The Zen Circus presso Iceforeveryone Studio di Livorno. Finalizzato da Andrea Appino, Marco Gorini e The Zen Circus presso Starwave Studio di Pontedera (PI). Masterizzato da Christian Wright presso Abbey Road Studios di Londra. Appino: voce, chitarreUfo: basso, coriKarim Qqru: batteria, cori Francesco “Il Maestro” Pellegrini: chitarre, cori Crediti del video: Produced by A71 StudiosDirected by Asia J. Lanni x Mòndeis Co-Director: Francesca BaniDOP: Sergio BagnoliCamera Op: Francesco Mancusi Edit: Asia J. LanniColor: Sergio Bagnoli Thanks to Boris Pimenov, Sartoria Caronte Etichetta: Carosello RecordsEdizioni musicali: ©Carosello C.E.M.E.D. S.r.l., Sony Music Publishing (Italy) S.r.l. 

Bay Fest 2025 • Day 2

Il Bay Fest quest’anno celebra il suo decennale e lo fa, con ancora più vigore di sempre, trasformandoBellaria Igea Marina in un incendiario santuario punk/hardcore, dove il mare abbraccia la ribellione, il pogo è energia pura, catartica e liberatoria, che esplode sottopalco, mentre ogni band presente in cartellone dipinge il suo personale affresco sonoro a colpi di potenza ritmica. 

Ad aprire le forsennate danze della seconda giornata del Bay Fest ci pensano i Kodin Hill & The Pressed Pills, giovanissima band maltese, formatisi solo all’inizio del 2025, che con la sua carica esplosiva di punk spruzzato di venature post-punk ha reso l’apertura del festival come una sorta di battesimo di pura adrenalina per il pubblico ancora in fase di riscaldamento.

A seguire una band tutta italiana, i vicentini Jaguero e la loro originale formula sonica che sul palco racconta strutture punk ed emocore e una visione quasi Anni Novanta del suono, tra amicizia e divertimento, follia selvaggia e melodia, caos ed equilibrio. 

Direttamente da Orange County, California, e non è l’intro di una serie televisiva, arrivano poi The Last Gang, guidati dalla cantante e chitarrista Brenna Red, capelli verdi, babydoll sdrucito e calze a rete rotte da vera punk girl. Il quartetto americano propone un classic punk made in U.S.A. e fa muovere i presenti alle prime luci del tramonto su tappeti di elettricità e ruvido asfalto sonoro. 

Street punk e Rock ‘N’ Roll è la miscela di energia e rabbia proposta da The Drowns sul palco del  Bay Fest. Il loro sound ha scatenato il pubblico e il dialogo vocale dei cantanti della band ha trascinato la folla in un vortice di euforia collettiva. 

Si percepiva sin dall’inizio, già guardando molti dei presenti con i giubbotti di jeans smanicati e brandizzati provenienti da molte parti d’Europa e con gli iconici cappelli da marinaio, che in tanti attendevano l’arrivo dei norvegesi Turbonegro per tuffarsi letteralmente all’interno del loro epico deathpunk e la band non ha deluso le loro aspettative. Tra scioglimenti drammatici e rinascite, i Turbonegro del 2025 sul palco del Bay Fest restano sempre quella fusione di glam, punk e hard rock, quei gladiatori in costumi bizzarri e trucco da Arancia Meccanica pronti ad aizzare quei fan così devoti da cantare a squarciagola quasi tutti i brani presenti in scaletta come la conclusiva I Got Erection, mentre una palla viene fatta volare sopra le teste e qualche bolla di sapone appare tra le retrovie. 

Infine arriva la rivoluzione dei Refused, con il loro tour d’addio alle scene e l’ultima e unica data italiana. Potenza punk, energia hardcore e parole di libertà per la Palestina e per tutti gli esseri umani, parole politiche, perché la band la rivoluzione l’ha custodita da sempre anche negli intenti. Dietro a loro compare infatti la scritta: “This is what our ruling class has decided will be normal” 

Dennis Lyxzén è un animale da palcoscenico, quello stesso palco che sventra in lungo e in largo, che sconquassa con salti vorticosi, catalizzatore ammaliante mentre la folla si lascia al pogo disinibito brano dopo brano o al grido “Free Palestine” urlato all’unisono. Poi ci sono i loro brani, quelli che hanno fatto storia, The Shape of Punk to Come e Refused Are Fucking Dead e infine la furia generale esplode con la feroce e bellissima New Noise

Vivere l’esperienza del Bay Fest è come assistere a una selvaggia preghiera collettiva, in una sorta di alchimia perfetta tra la forza primordiale della sabbia e l’energia devastante del punk rock. È un po’ come sentirsi a casa, tra amici, guardando i bagliori di un tramonto hardcore, mentre tra una birra, uno stage diving e un pogo che scandiscono i pezzi delle band sul palco, esplodono grida di libertà e di gioia. In questo decennale del festival non c’è stata solo la celebrazione della musica, ma anche la liturgia di un forte senso di comunità che non sbiadisce mai, come un tatuaggio indelebile impresso sulla pelle. 

Ida Stamile

Bay Fest 2025 • Day 1

Sole, spiaggia, mare, punk: tutto perfettamente in equilibrio. Il Bayfest, a Bellaria, rappresenta una garanzia per gli amanti del genere, proponendo per il primo giorno una line-up esplosiva a partire da metà pomeriggio per arrivare fino a sera. 

Respirare l’aria marittima si sa, fa bene, ma mai quanto quello che si respira in una serata del genere. Tolleranza, militanza per i diritti, accettazione delle diversità sono, oltre alla musica in sé, il cuore pulsante del movimento punk, e ad un evento del genere ci si sente davvero dentro, davvero parte di qualcosa. Il pubblico, composto principalmente da ascoltatori veterani del genere, per me è sempre stato di un’eleganza unica. D’atteggiamento, si intende. Il rispetto e l’educazione nei confronti del prossimo, che non sono cose scontate ad un concerto o ad un qualsiasi tipo di evento, non sono mai mancati. Dall’attenzione agli altri spettatori durante il pogo, al fare in modo che tutti potessero vedere, ai vari “grazie” e ai vari “permesso”. Tutto questo per dire che nonostante l’aspetto crudo e hardcore, sia del suono che dell’abbigliamento che specchia la cultura punk, sotto pulsa un cuore che brucia, che batte più forte alle parole libertà, amore, cura. 

La stessa cosa vale per le band, dagli Honey, passando per i Doc Rotten e i Grade 2, che iniziano a scaldare il palco e a fare subito ballare e saltare le persone sotto. Un’altra cosa che mi stupisce sempre del genere è la mentalità aperta e l’assenza totale di gatekeeping (che è l’atto di limitare la fruizione di qualcosa, in questo caso un gruppo o di un genere, a qualcuno che non lo conosce o ne è quasi a digiuno). Tutti ascoltano e tutto si ascolta; tante volte si trovano delle gemme nascoste. 

Dopo le prime band inizia il cuore vivo della serata, con i Codefendants che mischiano rap, ska, punk rock (grazie anche ai due frontman Ceschi, rapper e Sam King, cantante dei Get Dead) e movimenti frenetici e quasi robotici sul palco. La musicalità dei brani che si rinnova ad ogni nuova canzone e i testi provocanti che parlano soprattutto di denuncia sociale offrono un live bellissimo, equamente diviso fra commovente e divertente.Subito dopo è il momento dei Madball, band completamente diversa dalla precedente, dall’anima molto più hardcore. La pista si riempie sempre di più e la gente urla sempre di più, poga, salta. Hanno uno stile energico, molto movimentato, quasi non si fermano fra una canzone e l’altra. I Madball hanno posseduto il palco per tutto il tempo, nonostante forse poca partecipazione e conoscenza delle canzoni da parte del pubblico, ma hanno lasciato inevitabilmente il segno anche a chi, magari, non li aveva mai sentiti. Una band hardcore con la lettera maiuscola, che sa intrattenere e tiene la soglia dell’attenzione e il ritmo costantemente altissimi. Poi arrivano gli headliner della serata: i Cockney Rejects. Storica band Oi! londinese che è stata capace di trasportare tutti nell’immaginario della Londra di quegli anni. Lo spirito della band non è per nulla cambiato anche se ha visto, nel tempo, un importante cambiamento a livello di membri: potrebbero essere infatti definiti una superband, perchè vedono Olga del gruppo Toy Dolls alla chitarra, JJ Kaos di Anti-Nowhere League al basso e Ray Dust di The Business e Argy Bargy alla batteria, oltre che allo storico frontman Jeff “Stinky” Turner. Insomma, i Cockney Rejects anche grazie alla loro esperienza e l’ottimo nome di cui godono sanno regalare uno spettacolo indimenticabile per i fan del genere. 

Inutile dire che serate come queste ti lasciano addosso un sapore unico. Tornare a casa con il sale sulla pelle e le orecchie che fischiano. Cosa si può volere di più?

Riccardo Rinaldini