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Tag: barley arts

Fantastic Negrito @ Acieloaperto

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• Fantastic Negrito •

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Acieloaperto (Rocca Malatestiana – Cesena) // 14 Giugno 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435921124{margin-top: 20px !important;margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Mentre aspetto che Xavier Dphrepaulezz, meglio noto come Fantastic Negrito, salga sul palco di acieloaperto, alla Rocca di Cesena, il ragazzo di fronte a me si accende un cannone. Una coppia attempata, ma irriducibilmente giovane, sta già facendo lo stesso poco più in là. Due ragazzi alle mie spalle invece si stanno baciando da dieci minuti buoni. Capisco in fretta l’aria che tira: la musica di Fantastic Negrito accende l’anima e i desideri. È sporca, sexy e un po’ folle.

Lo show inizia in perfetto orario e mentre si dimena nei suoi pantaloni rossi non faccio fatica a immaginarlo fare festa in un club di Los Angeles, tra bottiglie di champagne e ragazze poco vestite. Lo guardi e pensi che deve aver avuto una vita piuttosto avventurosa, questo afroamericano di Oakland. Durante il concerto racconterà qualche aneddoto della sua esistenza travagliata, sempre condito da sarcasmo: la strada, il difficile rapporto con i genitori, la droga, i contratti milionari bruciati, l’incidente che ha rischiato di fargli abbandonare per sempre la musica. Tutta roba che lo ha reso inevitabilmente il “motherfucker” di oggi, come si auto definisce.

E proprio con la chitarra ha un rapporto particolare. La suona senza plettro con la sua mano semi paralizzata, a volte accarezzandola dolcemente, altre con violenza. Amore e odio, come i grandi del blues. Anche per Fantastic Negrito la chitarra, o forse sarebbe meglio dire la musica, sembra essere il mezzo per esorcizzare sfortune e disastri personali. È la rivalsa su una vita che si è messa di traverso, ma che non gli ha impedito di guadagnarsi – meritatamente – due Grammy.

Il palco è spoglio, non c’è niente alle sue spalle, ma Negrito ha una tale presenza scenica che è impossibile guardare qualunque altra cosa. Su Bad Guy Necessity l’atmosfera si scalda. Il pezzo è il classico esempio di black music rivisto al modo di Fantastic Negrito. “Tutti hanno bisogno di un cattivo ragazzo, di qualcuno da incolpare, ora sono così dipendente da queste pillole, sono solo una vittima e sono così sospettoso, ho bisogno di protezione, questo il mio secondo emendamento“, un testo che la dice lunga sulla sua personalità. C’è rabbia, è vero, ma c’è anche molta ironia.

La voce è la vera sorpresa: riesce a passare da un falsetto androgino a bassi profondissimi, sostenuti dalla sezione ritmica che l’accompagna sul palco. Che sia rimasto folgorato da Prince sulla Via di Damasco è evidente.

Su Scary Woman il Fantastico inizia a far presagire la vena da mattatore che lo caratterizza e che andrà in crescendo per tutta la serata. Sferza il pubblico con uno stile da predicatore e inventa uno slang tutto suo, unendo parole e pronunciando frasi in italiano che deforma fino a far diventare una cantilena.

Negrito è riuscito a rivisitare il patrimonio musicale afroamericano senza tradirlo. Ogni pezzo, pur essendo facilmente riconducibile alle atmosfere dei grandi bluesman, e penso a B.B. King solo per citarne uno, risulta invece essere tremendamente attuale. In An Honest Man domina il groove. Negrito è un satiro: attraversa il palco saltellando, fa piroette, si agita e ci fa muovere il culo. Ad un certo punto mi guardo intorno e mi sento dentro ad una scena di Dirty Dancing.

Il pubblico balla, da solo o in coppia, non importa. La musica di Negrito ha a che fare con il sesso. E come nel sesso le persone sudano, si divertono, sorridono. Non si può chiedere di più ad un concerto. A Boy named Andrew infiamma il pubblico, che canta sulla base il nananana con un incedere orientaleggiante. Il gospel di A letter to Fear è bellissimo e arriva alla pancia.

Tra un pezzo e l’altro c’è posto per un ringraziamento a Chris Cornell, il primo che ha portato Fantastic Negrito in Italia. La parte narrativa, tutti questi aneddoti che condivide con noi, sono importanti tanto quanto il suo suono e danno la dimensione della sua complessità.

Parte In the Pines, cover del classico di Lead Belly e la sua voce tocca bassi incredibili. È dedicata al fratello, al cugino e al migliore amico, tutti morti a causa di un’arma da fuoco. Per quanto mi riguarda è uno dei pezzi più memorabili del concerto. Qui la sensualità della musica di Negrito raggiunge le vette più alte dello show.

In Plastic Hamburger gli assoli grondano sangue. Come può un pezzo unire blues e Led Zeppeling? Chiedete a Fanstastic Negrito perché pare proprio che ci sia riuscito. Durante tutto il concerto, che è durato per oltre un’ora e mezza, la sua voce non ha un cedimento: alta e limpida e baritonale quando serve.

Ad un certo punto chiede al suo chitarrista il nome della città in cui si trovano. Alla risposta “Céssena”, aggiunge un divertito “sembra qualcosa che si fuma, molto buona questa Cèssena“, mentre il pubblico ride. È anche questo che definisce la personalità di Fantastic Negrito: il senso dell’umorismo, probabile conseguenza di una vita spesso tragica.

Il concerto termina con Night Has Turned to Day/Bullshit Anthem: “prendi quelle cazzate, trasformale in una buona merda“, perché il percorso verso una vita migliore è proprio non lasciare che tutte quelle cazzate ti definiscano. Quest’ultimo pezzo è la giusta chiusura all’insegna della fratellanza e del lieto fine, che in una vita di travagli emotivi come quella di Negrito sembrava impossibile. “Buttami giù, continuerò a combattere”, grazie Negrito, continua a farlo, anche noi proveremo a fare lo stesso.

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Daniela Fabbri

Foto: Valentina Bellini

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[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

Finley @ Campus_Industry

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Finley •

 

Campus Industry Music (Parma) // 19 Aprile 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Foto: Mirko Fava

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Grazie a Barley Arts

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

John Mayall @ Campus_Industry_Music

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• John Mayall •

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435921124{margin-top: 20px !important;margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

8 5 t h   A n n i v e r s a r y   T o u r

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

Campus Industry Music (Parma) // 29 Marzo 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a Barley Arts

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Foto: Mirko Fava

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12721,12723,12730,12729,12727,12724,12728,12718,12719″][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551660750403{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12725,12726,12720,12717,12722,12731″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

FRANCESCO PIU

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Don Broco @ Legend_Club

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• Don Broco •

+ Dreamshade

 

Legend Club (Milano) // 19 Gennaio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Arrivo al Legend Club alle 21, di scena oggi una band che aspettavo di fotografare da tempo, i DON BROCO.

In cassa accrediti ricevo la più bella notizia della giornata. Posso fotografare tutto il concerto!

Occhi a cuore.

Aprono le danze i Dreamshade, band italo/svizzera che con la loro carica scaldano a dovere il pubblico del Legend Club di Milano. Cala il buio.

È il turno dei Don Broco. Parte l’intro di Come Out to LA e fasci di luce tagliano il palco a tempo con la base.

Boom!
Si accendono le luci e finalmente esce Rob Damiani, che inizia a divincolarsi sul palco, incantando le ragazze in prima fila.

La presenza scenica del frontman dei Don Broco è notevole.

Esco dal pit e mi butto a fotografare tra la folla, una cosa che mi piace moltissimo, perché ti metti alla pari del pubblico. I tuoi occhi sono i loro, le loro mani sono parte della foto e senti il loro calore.

Senti anche le gomitate nello stomaco, le ascelle pezzate di sudore e le ragazze stonate che ti cantano addosso e ti salgono sui piedi, ma va bene cosi!

In scaletta sono presenti tutti i brani più belli della band, Come Out To LA e Stay Ignorant sicuramente i miei preferiti.

Spengo la macchina fotografica e mi godo il concerto, pogo, salto e muovo le mani assieme a tutti i presenti, formando una grande onda.

I’m gonna ride that wave
I’m gonna ride that wave
Ooh
I’m gonna ride that wave
I’m gonna ride that wave

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

SETLIST:

COME OUT TO LA

PRETTY

SUPERLOVE

TECHNOLOGY

TIGHTROPE

GOOD LISTENER

MONEY POWER FAME

THE BLUES

PORKIES

EVERYBODY

GOT TO BE YOU

STAY IGNORANT

AUTOMATIC

KEEP ON PUSHING

PRIORITIES

FURTHER

GREATNESS

YOU WANNA KNOW

NERVE

TSHIRT SONG

 

Grazie a Barley Arts

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Testo e Foto: Luca Ortolani

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10687,10699,10701,10691,10694,10685,10683,10689,10679,10700,10698,10684,10680,10681,10682,10696,10686,10688,10693,10692,10690,10695,10697″][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1548005329787{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

Dreamshade

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Prodigy @ Rds Stadium

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Prodigy •

| No Tourists Live |

RDS Stadium (Rimini) // 01 Dicembre 2018

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Grazie Barley Arts. Grazie per aver incluso VEZ Magazine tra le riviste in accredito per quella che io definirei più una esperienza di vita che un concerto.

E siamo qui, io e il mio brother da una vita Michele Morri, a vedere un gruppo, The Prodigy, che fa parte di tutti noi cani sciolti (ndr).

Un gruppo di Braintree, UK, che dagli anni novanta è sulla scena con una sperimentazione musicale che li ha portati ad essere inseriti nel filone del Big Beat, genere totalmente British che propone un mix di rock, dance, psichedelia e techno hardcore.

Vorrei sottotitolare questo articolo con “Una serata con The Prodigy ovvero quella esperienza di vita che ti mancava”.

Sicuramente mancava a me questa esperienza, dato che seguo questo gruppo da che ne ho memoria e che nel mio adorato Velvet (vedere la maglietta di Morri per questa serata su Facebook, ndr) questo sound non poteva mancare mai.

Perché poi diciamocelo, chi di noi quasi quarantenni non associa qualche momento della propria adolescenza a un gruppo come questo?

E quindi vai a un loro concerto credendo di sapere quello che ti aspetta.

Fai la fila, attendi il tuo turno al controllo borse e zaini.

E fa freddo, regaz.

Poi entri e ti fai fregare dalla tasca 15 euro che avevi appositamente inserito a casa per comprare le birre.

E sino a qui, ancora inconsapevoli, si procede come d’abitudine.

Poi tutto cambia. Un’ora e mezza di concerto durante la quale tutti noi presenti abbiamo dato l’anima, le corde vocali e i menischi.

E se non fosse che il giorno dopo mi devo svegliare alle 5:30 per andare a lavorare, probabilmente avrei lasciato volentieri sulla pista anche qualche tendine rotuleo.

Mi sono sottratta, ahimè, al pogo selvaggio e non ne vado fiera, ma non mi sono sottratta ai salti e al ballo dalla canzone NUMERO UNO.

Quell’incipit anfetaminico di Breathe che ti spinge e ti tira e ti travolge.

E poi non ci capisci niente. E dici solo WOW.

E poi Voodoo People e verso il finale Firestarter e Smack My Bitch Up.

Luci, tante luci. Fumo e nebbia e ancora luci.

E quando tutto finisce realizzi che fino a poco prima eri proprio nell’occhio del ciclone, in un vortice spazio temporale che ti ha spettinato per poi lasciarti solo con un senso di vuoto a dover tornare miseramente a casa.

È così che mi sento, mentre punto la sveglia e mi chiedo se domani riuscirò ad andare a lavorare.

Grazie ancora gentile Barley Arts e grazie allo Staff dell’RDS Stadium, perché qui a Rimini, questa sera, ci siamo divertiti.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Sara Alice Ceccarelli

Foto: Michele Morri

 

Grazie a Barley Arts[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”9815,9796,9800,9798,9805,9817,9799,9807,9801,9813,9808,9802,9806,9803,9814,9804,9809,9810,9797,9811,9812,9816,9818,9819,9820″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Slaves

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”9830,9822,9826,9828,9831,9832,9827,9823,9824,9825,9829,9833,9834″][/vc_column][/vc_row]

Xavier Rudd

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Xavier Rudd •

Estragon – Bologna // 9 Ottobre 2018

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]In un Estragon gremito è andata in scena la seconda data italiana del tour Europeo di Xavier Rudd.
Dopo il concerto di ieri sera all’Atlantico di Roma questa sera tocca a Bologna.

Xavier si presenta sul palco, ovviamente scalzo, con il suo sorriso raggiante e un energia travolgente, presentando il suo ultimo disco Storm Boy.

Diverso dall’ultimo tour che aveva toccata l’Italia, dove il sound reggae era molto più presente e potente, questa volta la formazione leggermente più ridotta ha lasciato molto più spazio alle emozioni e alle musiche più spirituali, non dimenticando i suoi cavalli di battaglia come Follow The Sun, Spirit Bird, Come Let Go

Immancabile il solo (encore) in formazione “One man band” con batteria e didjeridoo che ha mandato il pubblico dell’Estragon letteralmente in visibilio.

Ultimo immancabile appuntamento italiano, domani sera (oggi 10 ottobre, ndr) all’Alcatraz di Milano.

 

Grazie come sempre a Barley Arts.

 

Testo e Foto: Michele Morri[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”8795,8797,8817,8798,8825,8814,8799,8811,8816,8824,8807,8800,8804,8818,8801,8822,8796,8823,8810,8802,8819,8803,8805,8813,8806,8808,8821,8820,8826,8812,8809,8815″][/vc_column][/vc_row]

Madness

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Madness @ Sullasabbia – Beky Bay (Bellaria-Igea Marina) // July 19, 2018

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Thanks to Barley Arts e LP Rock Events

 

 

 

 

 [/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

EELS

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EELS @ acieloaperto – Rocca Malatestiana (Cesena) // June 23, 2018

+That 1 Guy

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EELS

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That 1 Guy

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Thanks to Retropop Live and Barley Arts

 

 

 

 

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