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Tag: fantastic negrito

Fantastic Negrito @ Teatro Verdi

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• Fantastic Negrito •

 

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Teatro Verdi  (Cesena) // 19 Febbraio 2023

 

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VEZ5_2022: Alma Marlia

A dicembre scorso, mentre pubblicavamo per il secondo anno di fila le personali top 5 della redazione e degli amici di VEZ, ci eravamo augurati come buon proposito per l’anno nuovo di tornare il prima possibile e in modo più normale possibile ad ascoltare la musica nel suo habitat naturale: sotto palco.
Nel 2022 tutto sommato possiamo dire di esserci riusciti, tra palazzetti di nuovo pieni e festival estivi senza né sedie né distanziamenti. Però ormai ci siamo affezionati a questo format-resoconto per tirare le somme, quindi ecco anche quest’anno le VEZ5 per i dischi del 2022.

 

Benjamin Clementine And I Have Been

Un pianoforte per negare le proprie radici, una voce per ricordare le proprie origini. Vivere una relazione di amore-odio con noi stessi, perché ciò che siamo diventati porterà sempre le tracce di ciò che siamo stati. Trasformare questa sensazione in arte, farne musica è un destino inevitabile.

Traccia da non perdere: Genesis

 

Auge In Purgatorio

Il rock italiano esiste e può essere spietato. Nove brani per parlare di profondità dell’anima, una musica che non rimargina, ma apre ferite. Una chitarra elettrica che taglia le pieghe della pelle, un basso potente che scava in profondità e una voce che ha il coraggio di guardare dentro l’abisso e da gemito di dolore si trasforma in grido di liberazione.

Traccia da non perdere: Tu Sei Me

 

The White Buffalo Year of the Dark Horse

Come il cavallo del titolo, il progetto si muove libero sfuggendo a interpretazioni e definizioni muovendosi tra stili e atmosfere diverse, per soffermarsi, poi, su note intime e paesaggi musicali dolci e familiari. Un piccolo necessario stato di grazia.

Traccia da non perdere: C’mon Come Up Come Out

 

Fantastic Negrito White Jesus Black Problems

Il quarto disco in studio per Xavier Amin Dphrepaulezz con il soprannome Fantastic Negrito dove il rock contemporaneo lascia prevalere le tradizioni ritmiche della black music unita a quel q.b. di psichedelia per parlare di razzismo, disuguaglianza sociale, violenza, ma anche amori struggenti viaggiando tra passato e presente come una macchina del tempo. 

Traccia da non perdere: You Better Have a Gun

 

Florence + the Machine Dance Fever

Dal passato arrivano i demoni esistenziali che prima non si riuscivano a capire, e che ora, invece, vengono affrontati con maggiore maturità e consapevolezza. L’esperienza della pandemia fatta di ansie e aspettative diventano testi che oscillano tra l’introspezione e l’audacia per esorcizzare fantasmi e paura a ritmi di ballate oppure sfumature pop più moderne e synth brillanti. Il tutto abbracciato dall’accattivante voce di Florence Welch.

Traccia da non perdere: Anti-Hero 

 

Honorable mentions 

Cris Pinzauti Moonatica – Musica per raccontare l’essere umano nella sua fragilità di vittima e carnefice, destinato alla follia per rimanere se stesso. 

Pixies Doggerel Un basso pulito e sonorità eleganti per una band che onora la propria storia musicale senza rimanerne intrappolati.

Ivan Francecsco Ballerini Racconti di Mare. La via delle spezie. – Essere cantautori è un mestiere difficile oggi, ma, come i navigatori di un tempo, l’artista affronta i pericoli e le meraviglie dei mari misteriosi della musica.

Harry Styles Harry’s House – L’accattivante voce di Harry Styles si muove tra melodie piacevoli e in apparenza leggere, per svelare momenti di intimità, la malinconia, ma anche la gioia di vivere ogni momento. 

Ariete Specchio Ariete è forza delicata, un simbolo di opposti dove la giovane età abbraccia la profondità di un animo più maturo di molti artisti della vecchia guardia. 

 

Alma Marlia

Fantastic Negrito @ Fiesole

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• Fantastic Negrito •

Teatro Romano (Fiesole) // 20 Luglio 2022

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foto di Letizia Mugri

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Fantastic Negrito @ Acieloaperto

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• Fantastic Negrito •

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Acieloaperto (Rocca Malatestiana – Cesena) // 14 Giugno 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435921124{margin-top: 20px !important;margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Mentre aspetto che Xavier Dphrepaulezz, meglio noto come Fantastic Negrito, salga sul palco di acieloaperto, alla Rocca di Cesena, il ragazzo di fronte a me si accende un cannone. Una coppia attempata, ma irriducibilmente giovane, sta già facendo lo stesso poco più in là. Due ragazzi alle mie spalle invece si stanno baciando da dieci minuti buoni. Capisco in fretta l’aria che tira: la musica di Fantastic Negrito accende l’anima e i desideri. È sporca, sexy e un po’ folle.

Lo show inizia in perfetto orario e mentre si dimena nei suoi pantaloni rossi non faccio fatica a immaginarlo fare festa in un club di Los Angeles, tra bottiglie di champagne e ragazze poco vestite. Lo guardi e pensi che deve aver avuto una vita piuttosto avventurosa, questo afroamericano di Oakland. Durante il concerto racconterà qualche aneddoto della sua esistenza travagliata, sempre condito da sarcasmo: la strada, il difficile rapporto con i genitori, la droga, i contratti milionari bruciati, l’incidente che ha rischiato di fargli abbandonare per sempre la musica. Tutta roba che lo ha reso inevitabilmente il “motherfucker” di oggi, come si auto definisce.

E proprio con la chitarra ha un rapporto particolare. La suona senza plettro con la sua mano semi paralizzata, a volte accarezzandola dolcemente, altre con violenza. Amore e odio, come i grandi del blues. Anche per Fantastic Negrito la chitarra, o forse sarebbe meglio dire la musica, sembra essere il mezzo per esorcizzare sfortune e disastri personali. È la rivalsa su una vita che si è messa di traverso, ma che non gli ha impedito di guadagnarsi – meritatamente – due Grammy.

Il palco è spoglio, non c’è niente alle sue spalle, ma Negrito ha una tale presenza scenica che è impossibile guardare qualunque altra cosa. Su Bad Guy Necessity l’atmosfera si scalda. Il pezzo è il classico esempio di black music rivisto al modo di Fantastic Negrito. “Tutti hanno bisogno di un cattivo ragazzo, di qualcuno da incolpare, ora sono così dipendente da queste pillole, sono solo una vittima e sono così sospettoso, ho bisogno di protezione, questo il mio secondo emendamento“, un testo che la dice lunga sulla sua personalità. C’è rabbia, è vero, ma c’è anche molta ironia.

La voce è la vera sorpresa: riesce a passare da un falsetto androgino a bassi profondissimi, sostenuti dalla sezione ritmica che l’accompagna sul palco. Che sia rimasto folgorato da Prince sulla Via di Damasco è evidente.

Su Scary Woman il Fantastico inizia a far presagire la vena da mattatore che lo caratterizza e che andrà in crescendo per tutta la serata. Sferza il pubblico con uno stile da predicatore e inventa uno slang tutto suo, unendo parole e pronunciando frasi in italiano che deforma fino a far diventare una cantilena.

Negrito è riuscito a rivisitare il patrimonio musicale afroamericano senza tradirlo. Ogni pezzo, pur essendo facilmente riconducibile alle atmosfere dei grandi bluesman, e penso a B.B. King solo per citarne uno, risulta invece essere tremendamente attuale. In An Honest Man domina il groove. Negrito è un satiro: attraversa il palco saltellando, fa piroette, si agita e ci fa muovere il culo. Ad un certo punto mi guardo intorno e mi sento dentro ad una scena di Dirty Dancing.

Il pubblico balla, da solo o in coppia, non importa. La musica di Negrito ha a che fare con il sesso. E come nel sesso le persone sudano, si divertono, sorridono. Non si può chiedere di più ad un concerto. A Boy named Andrew infiamma il pubblico, che canta sulla base il nananana con un incedere orientaleggiante. Il gospel di A letter to Fear è bellissimo e arriva alla pancia.

Tra un pezzo e l’altro c’è posto per un ringraziamento a Chris Cornell, il primo che ha portato Fantastic Negrito in Italia. La parte narrativa, tutti questi aneddoti che condivide con noi, sono importanti tanto quanto il suo suono e danno la dimensione della sua complessità.

Parte In the Pines, cover del classico di Lead Belly e la sua voce tocca bassi incredibili. È dedicata al fratello, al cugino e al migliore amico, tutti morti a causa di un’arma da fuoco. Per quanto mi riguarda è uno dei pezzi più memorabili del concerto. Qui la sensualità della musica di Negrito raggiunge le vette più alte dello show.

In Plastic Hamburger gli assoli grondano sangue. Come può un pezzo unire blues e Led Zeppeling? Chiedete a Fanstastic Negrito perché pare proprio che ci sia riuscito. Durante tutto il concerto, che è durato per oltre un’ora e mezza, la sua voce non ha un cedimento: alta e limpida e baritonale quando serve.

Ad un certo punto chiede al suo chitarrista il nome della città in cui si trovano. Alla risposta “Céssena”, aggiunge un divertito “sembra qualcosa che si fuma, molto buona questa Cèssena“, mentre il pubblico ride. È anche questo che definisce la personalità di Fantastic Negrito: il senso dell’umorismo, probabile conseguenza di una vita spesso tragica.

Il concerto termina con Night Has Turned to Day/Bullshit Anthem: “prendi quelle cazzate, trasformale in una buona merda“, perché il percorso verso una vita migliore è proprio non lasciare che tutte quelle cazzate ti definiscano. Quest’ultimo pezzo è la giusta chiusura all’insegna della fratellanza e del lieto fine, che in una vita di travagli emotivi come quella di Negrito sembrava impossibile. “Buttami giù, continuerò a combattere”, grazie Negrito, continua a farlo, anche noi proveremo a fare lo stesso.

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Daniela Fabbri

Foto: Valentina Bellini

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