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Tag: Live

Canova @ Palaestragon

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• Canova •

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Palaestragon (Bologna) // 05 Aprile 2019

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Era passato un po’ di tempo, forse anche troppo, dal primo album dei Canova che quest’anno hanno giocato d’anticipo sulla primavera regalandoci un attesissimo nuovo album Vivi per sempre, uscito il primo marzo per Maciste Dischi e un omonimo tour che si è concluso il 5 aprile al Palaestragon di Bologna.

L’immagine “regina” che regnava come sfondo sul palco è stata la stessa scelta per la copertina dell’album: quella dell’ormai famoso cane e dell’espressione dei suoi occhi, diventato un po’ l’amico fedele di tutti quelli che da sempre sono fedeli alla musica di questa giovane band milanese e di tutti quelli che in qualche modo trovano rifugio, estremo piacere e un pizzico di sana malinconia in quelle nove tracce che rimangono impresse nella testa tanto quanto gli occhi di quel cane.

Ai Canova l’originalità non è mai mancata, così come non è mai mancato l’entusiasmo e la voglia di riuscire nella missione di fare e diffondere buona musica.

E sembra abbiano fatto davvero un ottimo lavoro questi quattro ragazzi, perché sono partiti da zero ma sempre uniti e umili nel voler portare avanti il loro “credo” divenuto presto anche quello di molti giovani idealisti come me e cercando di alzare sempre di più la loro asticella fino ad arrivare al loro meritatissimo successo.

Tra salti avanti e indietro nel tempo con vecchi successi alternati ai nuovi brani che hanno il potere di diventare immediatamente colonne sonore di vita e salti nel vero senso della parola, una cosa è certa: durante un loro live è facile perdere la cognizione del tempo e del fiato a disposizione per poter cantare a squarciagola.

A tutto questo va aggiunta l’eleganza innata (nel senso più ampio e variopinto del termine) del loro front man Matteo Mobrici. Le sue parole sono quella boccata d’aria che serve dopo una lunga apnea, sono quel qualcosa che ti “tocca” dopo non so quanta apatia.

Se dovessi riassumere in una frase tutto quello che ho sentito forse non saprei bene quali parole utilizzare per descrivere al meglio il mio benessere mentale in quell’ora e mezza, ma in compenso so benissimo cosa riescono a fare loro.

So benissimo cosa sono capaci di scatenare e smuovere.dentro, fuori e ovunque ci sia della pelle su cui far venire i brividi o qualche cuore da far battere a ritmo veloce.

I Canova non deludono mai, sono una garanzia senza data di scadenza. Qualunque sia il dubbio o la domanda, tra Avete ragione tutti e Vivi per sempre ci sarà sicuramente una risposta.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a Magellano Concerti

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Claudia Venuti

Foto: Luca Ortolani

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Fulminacci

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Ex-Otago @ Gran_Teatro_Geox

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• Ex-Otago •

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C O S A   F A I   Q U E S T A   N O T T E ?   T O U R   2 0 1 9

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Gran Teatro Geox (Padova) // 04 Aprile 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Enrico Dal Boni

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C’mon Tigre @ Bronson

Signori, in carrozza. Si parte!

Assistere ad un concerto dei C’mon Tigre è come partire per un viaggio. La meta è sconosciuta, ma quello che è certo è che farà tappa a Ravenna. Da un po’ tempo ormai desideravo un concerto in un club, intimo e fumoso. Al Bronson trovo quello che cerco. È l’ultima data del loro tour, partito a Febbraio da Bologna, e nonostante abbia già ascoltato con attenzione i loro due album, non so bene cosa aspettarmi da questa serata.

Quando salgono sul palco la sala è piena. I C’mon Tigre sono un duo. Ma sul palco sono in sei, tutti musicisti.

Si parte con Gran Torino, irregolare e spezzata, e subito intuisco che il sortilegio è stato lanciato. Le luci tagliano il palco in inquadrature cinematografiche, i musicisti escono dall’ombra e ci rientrano. Pur rimanendo fermi, sono in movimento perpetuo. Anche visivamente, e non solo nei suoni, il loro è un concerto liquido.

Guide to Poison Tasting è un pezzo sensuale. La musica dei C’mon Tigre è perfetta per fare l’amore. Non solo con un uomo o una donna, ma con il mondo intero.

Si attraversa in nave il Mediterraneo. Si percorre a dorso di dromedario la Via della Seta. Ci si perde in un mercato marocchino. Le atmosfere sono da muretti a secco, da kasbah. I loro suoni fanno da colonna sonora a un miraggio nel deserto, allargano gli orizzonti. E in questi tempi bui, di porti chiusi e menti blindate, ce n’è davvero bisogno.

Penso che, forse, un concerto come questo sarebbe stato utile prima. È un grande omaggio al Mediterraneo. Tra un fiato e una percussione tribale sembra quasi di sentirlo, l’odore delle spezie, e sono certa che questo immaginario profumo d’incenso arrivi alle narici di ogni singolo spettatore del Bronson.

808 si espande e riempie la sala. E’ una partita a calcio, giocata da un gruppo di ragazzini a piedi nudi sulla sabbia, una lunga marcia di elefanti. I suoni dei C’mon Tigre non hanno niente a che fare con l’occidentalissima musica a cui abbiamo abituato le nostre orecchie. Sono suoni stranianti che sfuggono a qualunque etichetta. Attraversano i generi, da una costa del Mediterraneo all’altra, appunto.

In Underground Lovers le parole vengono ripetute all’infinito come un mantra. I bassi sono profondissimi, le percussioni fanno vibrare lo sterno. I fiati hanno il sapore della nostalgia di qualcosa che non ho mai visto. Ma che adesso sembra mancare terribilmente. È faro che accoglie una barca nel porto. I suoni sono deformati, allargati, espansi fino all’estremo. Le ritmiche sono sincopate, irregolari.

Paloma suona sexy. C’è molto miele. E, come con il miele, questi suoni ti si appiccicano alle dita.

Sembra di essere in una balera post atomica. Tutto è andato distrutto dopo la Terza Guerra Mondiale. E’ rimasta solo la memoria. Le radici, o le Recines, come il titolo del loro ultimo album.

Mi volto e vedo diverse persone nel pubblico con gli occhi chiusi. Perché è così che succede. Si inizia a muovere un piede, per tenere il ritmo delle percussioni, si alza e si abbassa una spalla e ci si ritrova con gli occhi chiusi, a perdersi in questi suoni che esplodono. I C’mon Tigre sono gli incantatori di serpenti. Merito anche dei suoni ripetitivi, che ipnotizzano. Durante il concerto si toccano le frange della serata da club, ma sempre con enorme eleganza.

L’ultimo pezzo è tra quelli più conosciuti. Parlo di Federation Tunisienne De Football. Già dalle prime note in sala si avverte l’entusiasmo. La chitarra e le percussioni danno alla canzone un bel tiro, addirittura superiore alla versione album. La gente è felice.

La sensazione che ho avuto, brano dopo brano, è che il pubblico voglia sinceramente bene ai C’mon Tigre. E non è difficile capire perché. Sono generosi e offrono la possibilità di assistere a un concerto davvero insolito, nel panorama italiano. Con suoni che difficilmente sarà possibile ritrovare altrove. Impossibile dare una definizione a quello che ho visto.

Un concerto funk? Jazz? Soul? Afrobeat? Difficile dirlo. Ma non mi hanno mai interessata le didascalie, sono per gente di poca fantasia.

Al termine dello spettacolo il gruppo raggiunge il fronte del palco e si inchina davanti al pubblico.  I musicisti ringraziano, si abbracciano, la gente applaude. Questa è l’ultima data, come dicevo, e si festeggia.

Stappano qualche bottiglia di vino, riempiono i bicchieri, se li passano tra loro e alle prime file. Anche a me, brindiamo insieme.

Alla vostra ragazzi, e bon vent!

 

Daniela Fabbri

 

 

La magia degli Avantasia a Milano

Attraversare Milano è sempre un incubo per me. Traffico lento, strombazzare di clacson, moto che sfrecciano sui marciapiedi. Insomma, un’esperienza tremenda.

Per evitare di dover guidare più del dovuto in quella giungla urbana in cui vige la legge del più forte, decidiamo di parcheggiare ad una ventina di minuti dall’Alcatraz e di farci una passeggiata.

Perchè anche se Milano è famosa per lo smog, con l’arrivo della primavera e dell’ora legale, che ci regala qualche momento di luce in più, tutto sembra più bello.

La nostra meta, come detto prima, è l’Alcatraz dove suonano gli Avantasia, per la loro unica data italiana del Moonglow Tour.

Devo ringraziare il mio amico Alessandro, che eroicamente ha anche fatto da autista durante questo viaggio, per avermi fatto scoprire questa band di cui, fino a qualche mese fa, ignoravo l’esistenza. Anche se siamo solo ad aprile per me hanno già vinto il premio come “scoperta dell’anno”.

Varchiamo le porte della discoteca alle 20.15 e c’è già una folla di gente riunita e scalpitante in attesa che i loro beniamini facciano la loro comparsa sul palco.

Ce la siamo presa comoda perché l’orario d’inizio segnato sul biglietto era alle 20.30…ma quando mai un concerto inizia all’ora prestabilita?

Le luci si abbassano e in sala inizia a risuonare You Shook Me All Night Long degli AC/DC seguita dall’Inno alla Gioia.

Guardo l’orologio: sono le 20.30. Incredibile.

Terminata la musica classica cade il sipario (no, non è un errore di battitura) e lui, Tobias Sammet, è li, in posa plastica, avvolto nella penobra.

Non si parla, niente presentazioni, si parte subito: Ghost in The Night. 

Rimango folgorata, è nato un amore.

La voce di Tobias è un qualcosa di indescrivibile. Potente e avvolgente: da brividi.

La prima cosa che noto dopo la mia folgorazione iniziale è la bellissima scenografia: sullo sfondo c’è la copertina di Moonglow, che ricorda le immagini di Tim Burton, mentre alberi con lanterne e cancellate, che richiamano alla mente un maniero vittoriano in rovina, incorniciano il tutto.

Ma non c’è tempo per perdersi dietro alla scenografia. 

La voce e il modo in cui Tobias si muove sul palco sono magnetici e continuo a seguirlo con gli occhi.

Al termine della canzone prende il microfono e ci preannuncia che lui e i suoi Avantasia ci faranno compagnia per le tre ore seguenti.

Il pubblico a quel punto impazzisce e tutti quelli presenti nel locale iniziano ad urlare e a chiamare “Toby”, come si farebbe con un vecchio amico che non vedi da anni e incontri dall’atro lato della strada.

E così una dopo l’altra gli Avantasia ci regalano le canzoni del nuovo album e i successi del passato, quelli che da vent’anni a questa parte li hanno resi un gruppo che vale la pena di conoscere.

Ma non è solo un concerto, è una festa sul palco accanto a Tobias oltre ai tre coristi (Adrienne Cowan, Ina Morgan e Herbie Langhans) duettano, alternandosi Ronnie Atkins, Jørn Lande, Geoff Tate, Eric Martin e Bob Catley. 

Tutti fanno parte della grande famiglia che sono gli Avantasia, una realtà nata da un’idea di un ragazzo, poco più che ventenne, che è stato in grado di coinvolgere artisti di ogni livello.

Tobias Sammet ama il suo pubblico, parla con lui e lo coinvolge; ride e scherza con quelli che condividono il palco con lui perché è questo che la musica dovrebbe essere: divertimento (per chi la esegue e per chi la ascolta).

Alle 23.30 dopo Farewell (da brividi cantata con la corista Adrienne Cowan) tutti quelli che hanno preso parte allo spettacolo salgono sul palco.

Li contiamo: sono in 14. 

L’ultima esibizione è un pezzo corale. Tutti cantano, tutti gli artisti che hanno preso parte a questa serata magica ci regalano un ultimo pezzo di loro, prima di salutarci, esibendosi in Sign of the Cross/The Seven Angels.

Quando ci apprestiamo ad uscire sono ancora sotto l’effetto dell’incantesimo della loro musica. 

Le tre ore del concerto non ci sono bastate e gli Avantasia ci hanno accompagnato anche nel viaggio verso casa, per farci sognare ancora un po’.

 

Laura Losi

Mòn @ Monk

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• Mòn •

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G U A D A L U P E   T O U R

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Monk (Roma) // 30 Marzo 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a L’Eretico Booking

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Simone Asciutti

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I racconti al chiaro di luna degli Avantasia

C’era una volta Avalon, un’isola misteriosa avvolta dalla nebbia e dal mistero. Le sue sponde erano abitate da creature magiche e sfuggenti: fate, maghi, cavalieri, re e regine. 

Avalon era la patria di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda, di Merlino e Morgana; una terra lontana e incantata che ha sempre suscitato un fascino viscerale tra scrittori e artisti.

Nel 2000 un giovane cantante tedesco Tobias Sammet, frontman degli Edguy, ha un sogno; quello di creare un super gruppo metal che riunisca insieme alcuni dei più grandi nomi del panorama internazionale. Ed è da questa idea e da una crasi tra le parole Avalon e Fantasia, che nascono gli Avantasia.

Nel loro primo album intitolato The Metal Opera Part I, del 2001, Avantasia, traccia numero 9 del cd, viene presentata come un mondo al di la’ dell’imaginazione umana in cui si svolgono le vicende raccontate nei 13 brani che compongono l’opera.

La band nata come un side project degli Edguy ad oggi è forse la creatura più riuscita di Tobias, quella a cui dedica più tempo e sopratutto quella in cui riesce ad esprimere al meglio le sue doti sia di polistrumentista che di autore.

La formazione attuale comprende oltre al cantante Tobias Sammet, Sasha Paeth alla chitarra, Miro Rodenberg alla tastiera e Felix Bohnke alla batteria.
Accanto a loro però nel corso degli anni, e degli album, si sono avvicendati tutti i grandi nomi del panorama metal mondiale: da Alice Cooper a Michael Kiske ( degli Helloween), da Rudolph Schenker (degli Scorpions) a Marko Hietala (dei Nightwish) per citarne alcuni.
Gli Avantasia ci propongono un metal di tipo operistico con brani spesso lunghi, che a volte superano i 10 minuti, e che ci proiettano in un mondo fiabesco e fatato. Ogni concept album ci racconta una storia diversa ed ha un suo filo conduttore.

Quello che li rende un unicum nel panorama musicale mondiale è l’abilità di spaziare da un genere ad un altro regalandoci un carosello di sonorità che vanno dal power metal al symphonic, dal folk all’hard rock, senza però stranire l’ascoltatore.

L’alternarsi continuo di generi infatti si sposa con il cambio di cantanti e di timbriche, con l’introduzione di un coro o di una voce femminile, che va a rendere la musica di Tobias non solo armonica ma anche ipnotica.

Le canzoni dei loro album si susseguono in un turbinio di generi ed emozioni che ti prendono e ti trasportano in un mondo magico al di là dello spazio e del tempo.

Dal 2001 ad oggi gli Avantasia hanno prodotto 8 album l’ultimo dei quali, Moonglow, é uscito lo scorso 15 febbraio ed è accompagnato da un tour mondiale.

Secondo Sammet Moonglow, che è costato alla band due anni di fatiche, sarebbe l’album più dettagliato che abbiano mai prodotto; non solo ambizioso ma ricco di amore per i particolari.

Come si può evincere dal titolo le canzoni prendono spunto dalla luna e dalla notte. Si tratta di 12 tracce piuttosto cupe che si ispirano ai romanzi di matrice vittoriana e che parlano di creature che si muovono nelle tenebre in cerca di qualcosa.

C’è chi ispirato dalla luce lunare abbandona le proprie convinzioni per inseguire i propri sogni, chi aspetta un segno e chi vuole ritrovare se stesso.

La notte e la luna, che dall’alba dei tempi sono fonte d’ispirazione per gli artisti, sono riuscite a catturare l’attenzione del frontman tedesco che con questo album, ha dato il meglio di sè.

Per tutti gli amanti del genere, ma anche per gli appassionati di fantasy, gli Avantasia saranno all’ Alcatraz di Milano il 31 marzo per l’unica data italiana del Moonglow Tour. Un appuntamento da non perdere per chi vuole farsi trasportare dalla loro musica; per chi vuole chiudere gli occhi e immaginare di trovarsi tra le Nebbie di Avalon.

Laura Losi

The André @ Auditorium_Parco_Della Musica

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• The André •

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L A   M U S I C A   A T T U A L E

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Auditorium Parco Della Musica (Roma) // 30 Marzo 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a OTR Live

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Matteo Cassoni

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John Mayall @ Campus_Industry_Music

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• John Mayall •

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8 5 t h   A n n i v e r s a r y   T o u r

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Campus Industry Music (Parma) // 29 Marzo 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a Barley Arts

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Foto: Mirko Fava

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FRANCESCO PIU

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Cor Veleno @ Locomotiv_Club

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• Cor Veleno •

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L O   S P I R I T O   C H E   S U O N A   T O U R

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

Locomotiv Club (Bologna) // 29 Marzo 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a Zamboni53 Store

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Luca Ortolani

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12786,12776,12777,12784,12774,12779,12785,12778,12787″][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551660750403{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12775,12783,12788,12780,12782,12781,12789″][/vc_column][/vc_row]

Frank Carter & The Rattlesnakes @ Locomotiv_Club

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• Frank Carter & The Rattlesnakes •

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Locomotiv Club (Bologna) // 26 Marzo 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Per molti è stata la rivelazione della scorsa edizione del Firenze Rocks, altri lo seguono dai tempi delle sfuriate punk rock dei Gallows e dalle distorsioni elettriche dei Pure Love. Frank Carter torna in Italia con i suoi The Rattlesnakes, progetto nato nel 2015, in costante ed eclettica evoluzione.

Dopo l’appuntamento alla Santeria Social Club, la data del 26 marzo vede come scenario il Locomotiv Club di Bologna. L’atmosfera familiare e raccolta del locale riceve con entusiasmo la band di apertura.

Sono giovani, sono inglesi, sono i King Nun. I quattro londinesi suonano forte, hanno pezzi di qualità, si divincolano sul palco con scoordinata energia.

Guardandoli, sembra di avere davanti una vecchia foto anni ’70: i classici rampolli britannici di buona famiglia e l’unico neo di aver scelto la strada del rock ‘n’roll. Per fortuna.

Giusto il tempo di posizionare la pedaliera di Dean Richardson, lo sgabello di Gareth Grover e il basso di Tom ‘Tank’ Barclay che il palco è pronto ad accogliere Frank Carter. I tatuaggi in vista dalla canotta traforata, i pantaloni della tuta rossi sgargianti, come i suoi capelli. Ci si scalda sulle note di Crowbar, primo singolo estratto dal nuovo album End of Suffering, in uscita il 3 maggio 2019. Con le sembianze di un folletto gabber, il cantante salta, corre, sorride in ghigni espressivi.

Il pubblico, esaltatissimo, non aspetta altro che uno dei suoi famosi crowdsurfing che arriva già alla terza canzone, finendo con una perfetta verticale sulla folla.

Tra circle pit, teste che si scuotono a ritmo e sudore, il live si infuoca. Un concerto che riecheggia delle note e delle parole di sentite dediche.

Se Fangs è un ringraziamento a Matt Cabani di Hellfire per aver creduto in lui fin dagli esordi, Heartbreaker è l’occasione per manifestare contro ogni forma di violenza, soprattutto contro quella sulle donne.

Il frontman ne ricorda il ruolo fondamentale, si scusa a nome del genere maschile per averle offese in qualsiasi modo e invita le ragazze ad arrivare sino al palco, passando di mano in mano, senza che nessuno si permetta di toccarle.

Anxiety è anticipata da una confessione: “Circa due anni fa, quando ho iniziato a comporre i nuovi brani, stavo attraversando un momento davvero difficile. La musica, le persone care, la mia famiglia, il mio lavoro non riuscivano a farmi dimenticare il mostro che si presentava allo specchio, ogni mattina. Mi sentivo profondamente solo. Poi ho intrapreso una battaglia. Ed è stato anche per merito dei miei amici e compagni di band che ho scelto di lottare. È una fortuna e una benedizione averli al mio fianco. Perché se la depressione appartiene al passato e l’ansia per quello che verrà al futuro, ciò che conta è vivere questo momento, insieme”.

Alla figlia, invece, è dedicata Lullaby, una ninna nanna molto alternativa che precede i ringraziamenti di rito e il gran finale.

Grazie a chiunque si trovi qui, oggi. Grazie a voi che, a miglia e miglia da casa mia, cantate le mie canzoni. Sì, sto parlando a voi, a degli uomini. Uomini che affrontano guerre contro i propri demoni perché siamo costantemente spinti ad essere guerrieri. Sapete, però, che il nobile traguardo di un guerriero è quello di morire? Desidero, invece, che ogni singola persona qui viva una lunga, fottuta vita per i propri genitori, partner, figli e famiglie. Voglio soprattutto che lo faccia per se stessa. Parlate, apritevi. E ascoltate chi chiede il vostro aiuto”.

La chiusura con il classico I hate you, dall’album Blossom, è una festa. I King Nun si uniscono ai Rattlesnakes, in una pioggia di champagne e grida con il poco fiato rimasto.

Sì, perché a un concerto di Frank Carter non si va per l’impeccabilità della voce o per la perfetta esecuzione.

Quello a cui si assiste è l’espressione di un’urgenza artistica ed emotiva che evade ogni assolo di chitarra, ogni colpo di batteria, ogni nota urlata al microfono. Il significato che racchiude va oltre, come quello che custodisce l’inchiostro di un tatuaggio.

 

“If you are struggling with the weight of the world around you, please talk to someone. Embarrassment breeds Shame, shame breeds loneliness and loneliness will kill you if you let it. You are not alone.”

– Frank Carter[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

 SETLIST:

 

 

frank

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a Hellfire Booking Agency

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Laura Faccenda

Foto: Luca Ortolani

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12640,12648,12637,12645,12646,12649,12639,12643,12644″][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551660750403{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12650,12638,12641,12642,12651,12647″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1553717919599{border-top-width: 10px !important;border-bottom-width: 10px !important;}”]

KING NUN

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Måneskin @ Fabrique

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• Måneskin •

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Fabrique (Milano) // 24 Marzo 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a VIVO Concerti

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Foto: Maria Laura Arturi

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Loren @ Bradipop_Club

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• Loren •

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C I   S A L V E R E M O   T O U R

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Bradipop Club (Rimini) // 23 Marzo 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]“Siamo soffitti poggiati a colonne sonore di vecchi film”

Soffitti, Loren

 

In un momento storico e sociale come quello in cui ci troviamo, ricordare a tutti che l’essenza di quello che siamo deriva da un passato che non dobbiamo dimenticare ha qualcosa di futuristico.

Una sorta di innovazione che in qualche modo ci rammenta di come siamo effettivamente dei piccoli esseri umani, nonostante molto significativi poiché minuscoli pezzi di un puzzle che crea un eterogeneo universo.

Un dolce eco, quelle colonne sonore di quello che ho scoperto essere la voce dei miei nonni paterni che mi hanno più volte ricordato che se non conosciamo la storia passata siamo destinati a ripetere gli errori nel futuro.

E se non bastasse questo cassetto della memoria che si apre per farmi amare una band colta e umile, arriva anche la canzone Giganti con i continui e involontari, per ammissione di Francesco (cantante e autore ndr), collegamenti con la nostra Romagna e nello specifico Rimini.

Tra Pantani e Simoncelli, durante la nostra cena assieme veniamo anche a conoscenza del nome passato della band, Amarcord, che chiude il cerchio sulla nostra terra e strizza l’occhio agli anni d’oro della musica italiana.

Quei Giganti appunto, sui quali poggiano delle colonne dalle radici profonde, scavate e riempite dai sacrifici e le gesta di un passato da tenere sempre nel cuore.

Grazie Loren, avete restituito compattezza e spessore ad un periodo spesso ripetitivo e ridondante del panorama musicale italiano attuale.

 

Sara Alice Ceccarelli

 

Ci sono concerti che non sono solo concerti perché non si limitano ad una semplice esibizione.

Ci sono band che non sono solo un insieme di persone con la passione per la musica, ma “anime” che ci mettono davvero l’anima in quello che creano, realizzano e che poi portano sul palco dopo prove su prove, per arrivare ad avere un risultato perfetto tra arrangiamenti e sacrifici.

È il caso dei Loren e del loro omonimo album uscito per Garrincha Dischi che ieri hanno fatto tappa al Bradipop Club di Rimini con il loro Ci salveremo Tour.

È facile innamorarsi di certe parole e del modo in cui vengono intonate ed interpretate da Francesco (penna e voce del gruppo).

Ed è altrettanto facile lasciarsi coinvolgere e trasportare completamente dall’energia che la band riesce a creare dal momento in cui sale sul palco.

Ognuno al proprio “posto di combattimento”, pronti per mettere in scena una lotta tra  sentimenti, corse e soste, promesse mantenute e mancate, amori che resistono al tempo e tempo che poi sembra sempre sfuggire dalle nostre mani.

Ho visto una moltitudine di concerti, sempre pronta ad immortalare con dei video quei secondi in cui si ha la possibilità di registrare dal vivo tutte le canzoni che ami e che fino a quel momento hai ascoltato solo nelle cuffie, magari stesa sul letto o in macchina mentre vai a lavoro.

Ecco, ieri sera io ho registrato ben poco, perché avevo paura di perdermi proprio la magia di quei momenti. Ieri per la maggior parte del tempo ho lasciato il telefono in tasca, perché più che rivedere un video, volevo sentire e conservare tutte quelle emozioni che arrivavano  una dopo l’altra. Senza sosta.

A fine concerto avevo perso la voce.

Sono tornata a casa con la convinzione che è importante avere una propria identità, perché è l’unico modo per arrivare al cuore delle persone.

Che si tratti di musica o di parole, arriva solo ciò che nasce dalla verità e dall’autenticità, tutto il resto tende a scomparire.

Per questo i Loren hanno una lunga strada da percorrere, appena iniziata ma sicuramente capace di conquistare ancora molti moltissimi cuori.

Loro dicono che Ci salveremo tutti e io ci credo. A me quest’album ha salvato un sacco di volte.

 

Claudia Venuti

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 SETLIST:

 

 

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[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a Garrincha Dischi

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Testo:

Foto: Luca Ortolani

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12572,12574,12580,12575,12582,12589,12581,12585,12577″][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551660750403{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12571,12579,12583,12584,12587,12588,12586,12591,12576″][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551660750403{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12578,12573,12590″][/vc_column][/vc_row]