Skip to main content

Tag: Live

Nomadi @ Teatro Tenda

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Nomadi •

 

NomadIncontro – 2° Premio Augusto Daolio

 

Teatro Tenda – Novellara (Re) // 16 Febbraio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Era il 2007. Avevo 16 anni quando mi facevo accompagnare dai miei genitori, armato di una delle prime compattine, al mio primissimo concerto.

Quel concerto era dei Nomadi ed è inutile che vi dica qual è stato il risultato di quelle fotografie.

Nonostante abbia assistito ad un’altra decina di live del gruppo, per vari motivi, non sono mai riuscito ad essere presente al Nomadincontro di Novellara.

Questo evento che si svolge tutti gli anni nel paese di Augusto Daolio, a ridosso del giorno del suo compleanno, rappresenta il momento più significativo in cui ricordare l’indimenticato cantante.

Ad aprire la giornata sono quattro artisti emergenti: Marco Sorana, Gianpaolo Scaiano, Vincenzo Greco e Sabrina Dolci. Tutti propongono un paio di brani a testa e vengono applauditi rumorosamente dal pubblico; d’altronde il Popolo Nomade è una grande famiglia e fa sentire tutti a casa.

Subito dopo è il turno di Pierdavide Carone con i Dear Jack che pescano carte da entrambi i repertori fino ad arrivare alla canzone Caramelle, esclusa dall’ultimo Festival di Sanremo.

Prima dei Nomadi c’è spazio per la solidarietà, tema da sempre caro al gruppo.
Vengono assegnate due borse di studio per la ricerca dall’associazione Augusto Per La Vita, fondata da Rosanna Fantuzzi, compagna di Daolio.

Poco dopo le 16.00 comincia il concerto.

È la prima volta che sento dal vivo Yuri Cilloni, da due anni nuovo cantante della band, e rimango piacevolmente stupito.

La sua voce si alterna a quella più rock e graffiante di Massimo Vecchi per ripercorrere 56 anni di storia nomade.

Dopo qualche canzone ecco un’inaspettata interruzione: Valerio Staffelli sale sul palco. In tutto questo tempo non ha mai trovato un motivo per dare il Tapiro d’Oro a Beppe Carletti, quindi decide di assegnarli il famigerato premio per la carriera.

Lo show può riprendere. Si canta e ci si emoziona soprattutto quando arriva il momento de Il Vecchio e il Bambino seguito da Auschwitz.

Un pubblico multigenerazionale quello di questa serata, con nonni e nipoti che durante il ritornello di Io Voglio Vivere si fa influenzare dall’aria carnevalesca e riempie il cielo del tendone lanciando coriandoli. Il colpo d’occhio è bellissimo.

Come di consueto prima della chiusura del concerto con l’intramontabile Io Vagabondo, vengono letti tutti gli striscioni lasciati sul palco dai numerosi fan club.

Quello che funziona per un gruppo così longevo forse più delle loro canzoni, che restano sempre attuali, è il fatto che sul palco riescano ancora a divertirsi come all’inzio.

Sempre Nomadi

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo e Foto: Mirko Fava

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11556,11557,11558,11559,11560,11561,11562,11563,11564,11565,11566,11567,11568,11569,11570″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Pierdavide Carone & Dear Jack

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11547,11551,11554,11548,11555,11549,11550,11552,11553″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Sabrina Dolci

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11546,11544,11545″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Vincenzo Greco

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11541,11542,11543″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Gianpaolo Scaiano

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11538,11539,11540″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Marco Sorana

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11535,11537,11536″][/vc_column][/vc_row]

P.O.D. @ Rock Planet

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• P.O.D. •

 

 +

Alien Ant Farm

’68

 

Rock Planet Club (Pinarella di Cervia) // 16 Febbraio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Finalmente sabato sera rimetto piede dopo un’infinità di tempo al Rock Planet Club di Pinarella di Cervia, forse l’ultimo vero rock club nei dintorni di Rimini, dove si possano godere ancora live performance alla vecchi maniera e ascoltare dj set che non propongano le solite scalette commerciali.

Il locale è già animato al mio arrivo e le pareti trasudano calore e umidità. La transenna è già occupata e il primo dei tre gruppi di stasera sta per iniziare la propria performance: parlo dei ’68.

Sconosciuti o quasi alla maggior parte dei presenti, ma pronti a entusiasmare e diventare, da stasera, già il gruppo preferito di molti, entrano Josh Scogin, ex leader dei Chariot (chitarra e voce) e Nikko Tamada (batteria) a presentare i brani del loro ultimo disco uscito nel 2017, “Two Parts Viper”. Si sono formati solo 6 anni fa, ma sembrano affiatati come se cavalcassero palchi insieme da una vita.

Josh ha una carica ed un carisma trascinanti e si muove come una molla sullo stretto palco del Rock Planet. Dalla chitarra escono suoni invertebrati, tutto senza scaletta, come gli viene; gli basta fissare Nikko negli occhi e via, sputano fuori un pezzo dopo l’altro in una performance di punk rock coi fiocchi: diretta, incessamte, dannatamente convincente.

Dopo un noise rock del genere, la scaletta degli Alien Ant Farm ci sembra quasi muscia chill out.

L’alternative rock di Dryden Mitchell (voce) deve sicuramente la sua fama al brano che li rese famosi, nonché cover del grande Michael Jackson, Smooth Criminal, che lasciano come “dulcis in fundo”; prima scaldano il pubblico con These Days e Movies, due brani ascoltati in radio ben 16 anni fa, ma che sono talmente orecchiabili che non possono che farci passare al meglio il tempo in attesa degli scatenatissimi P.O.D..

Comincia ad essere tardi e Sonny Sandoval (voce) sale sul palco alle 23.45 e saluta a mani giunte il suo amato pubblico. Anzi, la sua “familia”, così ci chiamerà per tutto il resto della serata.

E cosi noi ci siamo sentiti per tutto il tempo durante questo caldo, caldissimo concerto. Non solo per la temperatura che fa colare di sudore noi e loro, ma in primis per la sensazione di essere davvero una famiglia riunita dopo così tanto tempo.

Si perchè i P.O.D. hanno cavalcato il loro successo a cavallo degli anni 2000 e ci hanno fatto pogare  sedicenni con le loro BOOM e Rock the party, che stasera ci sparano fuori per prime.

Anche se hanno cambiato batterista e forse abbandonato il vecchio caro nu-metal per un rock un po’ meno aggressivo, Sonny , Marcos Curiel (chitarra) e Traa Daniels (basso) stasera ci dimostrano che non sono cambiati di una virgola: Sonny è una bomba umana che salta, si dimena col microfono in mano e non perde occasione per saltare dal palco fin dentro la folla.

A metà concerto anche io entro nella mischia e dopo un paio di pezzi mi ritrovo abbracciata a Sonny a urlare il testo di Murderer love insieme a lui. Beh… che dire: posso chiudere qui il racconto, perché chi come me ama il rock, non solo ascoltandolo in piedi appoggiato al muro, ma sudando dentro il pogo e preferisce arrivare casa con la gola in fiamme e le ossa tutte rotte, non può desiderare nulla di meglio di un live così.

 

Valentina Bellini

SETLIST:

Boom

Rock the Party (Off the Hook)

Will You

Panic Attack

Rockin’ With the Best

Soundboy Killa

Always Southern California

Circles

Satellite

Southtown

Murdered Love

Youth of the Nation

Beautiful

Alive

Listening for the Silence

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie ad Hub Music Factory[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text] 

Foto: Valentina Bellini

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11582,11581,11580,11588,11584,11583,11590,11585,11586,11587,11589″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text] 

Alien Ant Farm

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11592,11593,11594,11595,11596,11597,11598,11599,11600″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text] 

’68

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11605,11609,11602,11603,11601,11604,11606,11607,11608,11610″][/vc_column][/vc_row]

Riccardo Sinigallia @ Rework Club

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Riccardo Sinigallia •

 

 C I A O  C U O R E  T O U R

 

Rework Club (Perugia) // 15 Febbraio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Quella appena trascorsa, oltre ad essere la seconda settimana di febbraio, è stata, con molta probabilità, anche la seconda settimana più impegnativa degli ultimi anni.

Per qualche congiunzione astrale o strana energia, ho percepito tutto in modo amplificato: impegni quotidiani, emozioni ritrovate, riflessioni costanti sull’esistenza. E tanta stanchezza, compresa.

<< Quindi tu stasera prendi la macchina e vai da sola a Perugia? >> – mi ha detto, sorpresa, la mia collega, venerdì, prima che mi lasciassi la porta dell’ufficio alle spalle, accennando un con la testa. Perché ci sono strade che senti il bisogno di percorrere. Luoghi in cui devi essere. Concerti a cui desideri fortemente partecipare, nonostante tutto, nonostante tutti.

Il luogo in questione è il Rework Club di Perugia, dove sono entrata tanto presto da vederlo riempire, persona dopo persona, da tutto il pubblico arrivato per la penultima data del Ciao Cuore Tour di Riccardo Sinigallia.

Un pubblico con delle caratteristiche precise, quello dell’artista romano: pacato, discreto, educato, attento. Degli ascoltatori che, sicuramente, conoscono non solo il suo profilo di cantante ma anche quello di autore, arrangiatore, compositore, produttore.

Chi lo segue, sa che cosa significano i nomi Tiromancino, Max Gazzè, Niccolò Fabi, ma sa anche meglio, e a memoria, le canzoni dei suoi quattro album, la connessione con i suoi videoclip, le collaborazioni in ambito cinematografico.

Chi lo ama, sa che Riccardo Sinigallia porta tutto ciò sul palco, quando sale con lo sguardo timido, il sorriso emozionato e le mani giunte, sulle note dell’intro di So delle cose che so, brano con cui si apre l’ultimo lavoro in studio.

Accanto a lui, Laura Arzilli, sua moglie, al basso (in complementarietà anche cromatica, nel colore della maglia di lei e delle tinte verde acqua della chitarra del marito), Francesco Valente alle cinque corde, Andrea Pesce alle testiere e Ivo Parlati alla batteria.

Dietro di lui, una scenografia in continua evoluzione: proiettate sugli schermi, lancette VU METER, dapprima analogiche, poi digitali, vibrano ai colpi di suoni concreti, fisici, naturali e meno elettronici di quanto si potesse immaginare.

Protagonista è il cuore che prende la forma dell’organo anatomico, pulsante in ogni arteria, per sciogliersi nei contorni colorati del disegno stilizzato, universalmente riconosciuto.

È cantato, celebrato all’unisono nella titletrack e in A cuor leggero, preceduto da una clip estratta dal film Non essere cattivo, di Claudio Caligari, di cui è la colonna sonora.

Luci soffuse illuminano, uno dopo l’altro, i personaggi raccontati nei brani. Coloro che non emergono e a cui Sinigallia confessa di essere così legato. Appare il Backliner, “comunuque fuori moda, mentre un’altra notte vola”. Le donne di destra, che si rintanano nei bagni e nella loro tristezza, “quando non escono la sera”.

C’è anche Dudù, con la sua pelle scura e l’amore per il ballo. Lo stesso amore per la danza che porta in scena la figlia di Riccardo, la bambina ritratta sulla copertina di Ciao cuore, con un balletto scatenato che termina con un passo a due assieme al padre.

Frangenti dinamici, nei quali l’artista si lascia andare trasportato dal calore del pubblico, si alternano a momenti di raccolta intensità: Se potessi incontrarti ancora, Niente mi fai come mi fai tu e Amici nel tempo sono eseguite al pianoforte, con un accompagnamento ridotto all’essenziale e la forza delle parole a riempire gli spazi e i silenzi.

Passato e presente del cantautore convergono, poi, un un attimo, o meglio ne La descrizione di un attimo, le cui note giungono come una rivincita, come una sorpresa, come un regalo per tutti noi.

Alla presentazione della band, seguono frasi di profondo riconoscimento per chi, negli anni, ha continuato a seguirlo, ad ascoltarlo, a rispecchiarsi nella sua musica e a capire la sua attitudine, così vera, di colui che suona a testa in giù.

Perché di Riccardo Sinigallia, oltre che l’indiscusso e confermato talento, è impossibile non apprezzare l’umiltà, l’umanità. La capacità di esprimere l’arte delle emozioni, la possibilità di cadere, rialzarsi e ricominciare.

Per Una rigenerazione, “scoprendo dentro al palmo della mano, un’altra immagine del nostro cuore”.

 

Grazie a 1Day[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Laura Faccenda

Foto: Simone Asciutti

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11455,11467,11465,11472,11456,11466,11457,11458,11471,11462,11470,11463,11461,11464,11468,11469,11460,11473″][/vc_column][/vc_row]

Naftalina @ Bevitori_Longevi

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Naftalina •

 

Bevitori Longevi (Forlimpopoli) // 15 Febbraio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie agli amici Naftalina e Retro Pop Live

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Luca Ortolani

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11438,11450,11437,11440,11441,11445,11443,11451,11436,11442,11444,11446,11448,11449,11447,11435,11439,11434″][/vc_column][/vc_row]

Negramaro @ RDS_Stadium

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Negramaro •

Amore Che Torni Tour Indoor 2019

 

RDS Stadium (Rimini) // 14 Febbraio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Il 14 febbraio è il giorno in cui si celebra l’amore e i Negramaro non avrebbero potuto scegliere data migliore per dare inizio al loro tour che ha preso il via proprio la sera di San Valentino dall’RDS Stadium di Rimini.

Un inizio posticipato di qualche mese dopo il malore che a settembre ha colpito il chitarrista della band Lele Spedicato e la conseguente scelta da parte del gruppo di aspettare la sua ripresa per tornare a suonare tutti insieme.

Alle 21:00 si abbassano le luci ed ha inizio un intro commovente.

Giuliano Sangiorgi si siede al pianoforte ed inizia ad eseguire il brano Cosa c’è dall’altra parte scritto per l’amico Lele. Come per incantesimo Lele compare sulla scena a sorpresa suonando assieme a Giuliano la canzone scritta proprio per lui e commosso augura a tutti un buon San Valentino.

<<Ricordate che la cosa più importante della vita è l’amore. Perché l’amore aiuta tutti Grazie a tutti, tornerò presto. Grazie ancora>>.

E ci lascia lasciando il posto sul palco al fratello Giacomo che scalderà assieme alla band i cuori delle 5000 anime presenti e accompagnerà i Negramaro per tutto il resto del tour.

Il pubblico che riempie il palazzetto è eterogeneo in termini di età; un pubblico che alterna momenti di silenzio in risposta a quel modo di “rapire” l’attenzione delle persone che solo Giuliano Sangiorgi sa creare, ad altrettanti momenti di partecipazione calorosa e coinvolgente.

La voce principale dei Negramaro, Giuliano, diviene ben presto il protagonista della scena, carismatico leader di un gruppo che ha trascorso troppo tempo lontano dalle scene.

Il bisogno di tornare sul palco era tanto quanto quello dei fan di tornare a cantare a squarciagola le loro canzoni.

Nell’aria c’è del romanticismo.

Ci sono coppie di giovani amori e coppie di amori già vissuti ma comunque vivi.

Ci sono abbracci, sguardi d’intesa tra amiche, mani che si stringono e occhi lucidi, perché l’amore vanta milioni di sfumature che ogni singola canzone in scaletta sembra poter immortalare.

Come se ogni sfumatura fosse interpretata dalle parole delle canzoni di Giuliano Sangiorgi.

Dalla nostalgia de La prima volta, alle attese colme di speranza di Amore che torni, fino ad arrivare alle parole che toccano tutti quegli amori impossibili e non vissuti in Per uno come me e quegli amori eterni descritti in L’amore qui non passa.

La scenografia cambia continuamente, con laser e luci suggestive che rendono viva l’atmosfera. Palcoscenici scorrevoli che agevolano una scena in continuo movimento, vicini, sempre più vicini al pubblico “innamorato”.

I live dei Negramaro sono sempre una garanzia, un momento di riflessione personale ma soprattutto di condivisione legata a quella parola magica che inizia con la A e che dovrebbe muovere il mondo non solo il 14 febbraio, ma sempre.

E non importa quando possano far male le parole di certe canzoni o di quanto venga portata all’estremo la descrizione di quegli stati d’animo.

I Negramaro lasciano sempre e comunque Senza fiato.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

SETLIST:

 

FINO ALL’IMBRUNIRE

TI E’ MAI SUCCESSO

LA PRIMA VOLTA

ESTATE

SEI TU LA MIA CITTA’

IL POSTO DEI SANTI

RIDAMMI INDIETRO IL CUORE

MI BASTA

AMORE CHE TORNI

ATTENTA

PARLAMI D’AMORE

PER UNO COME ME

L’AMORE QUI NON PASSA

SOLO PER TE piano solo Giuliano Sangiorgi

SOLO 3 MINUTI / SEI

PEZZI DI TE

TUTTO QUI ACCADE

L’IMMENSO

VIA LE MANI DAGLI OCCHI

CI STO PENSANDO DA UN PO’

SENZA FIATO

MANTRE TUTTO SCORRE

NUVOLE E LENZUOLA

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Grazie a Live Nation Italia[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Claudia Venuti

Foto: Luca Ortolani

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11386,11395,11391,11399,11392,11397,11390,11381,11382,11402,11380,11405,11385,11403,11389,11383,11401,11379,11396,11394,11398,11387,11393,11400,11388,11404,11384″][/vc_column][/vc_row]

Rival Sons @ Campus Industry Music

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Rival Sons •

+ Sheepdogs

 

Campus Industry Music (Parma) // 14 Febbraio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Sfortunatamente il camion dei Rival Sons è stato fermato alla dogana Svizzera. Fortunatamente sono stato avvisato.

L’apertura dei cancelli al Campus Industry Music era prevista per le 19.30 ma a causa del disguido è stata posticipata alle 22.00.

Mancano pochi minuti quando arrivo e la gente in attesa è già tanta. Nonostante la comunicazione sia stata data anche tramite Facebook, molti vengono da lontano e non hanno fatto in tempo a vederla.

Alle 22.10 si può finalmente entrare. Qualcuno esulta.

È l’unica data italiana del tour dei Rival Sons e le prevendite hanno fatto registrare il tutto esaurito già da tempo.

Il Campus si riempie velocemente e tocca ai The Sheepdogs rompere il ghiaccio. Il loro buon vecchio rock’n’roll fa subito colpo sui presenti, tanto che dopo un paio di pezzi sembra quasi che siano loro gli headliner della serata.

Finita la loro esibizione, però, la folla acclama a gran voce i veri protagonisti e sin dalle prime note di Back in the Woods tutto il locale comincia a cantare e saltare.

La presenza scenica di Jay Buchanan è potente tanto quanto la sua voce e coinvolge continuamente il pubblico in uno scambio di energia reciproco. Dopo Do Your Worst la band californiana scende dal palco prima del consueto bis.

Al grido unanime di “One more song! One more song!” sembra che i fan abbiano dimenticato definitivamente il tanto ritardo. C’è spazio ancora per Shooting Stars e Keep on Swinging prima dei saluti finali con un “Grazie mille Parma” urlato in italiano.

 

 

 

Grazie a Vertigo[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo e Foto: Mirko Fava

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11364,11354,11371,11361,11355,11363,11357,11373,11358,11359,11360,11356,11362,11365,11366,11367,11368,11370,11372,11369″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

 

The Sheepdogs

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11350,11353,11349,11352,11348,11351″][/vc_column][/vc_row]

I Hate My Village @ Locomotiv Club

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• I Hate My Village •

 

Locomotiv Club (Bologna) // 14 Febbraio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Anche questa sera, senza smentirsi mai, il Locomotiv Club di Bologna apre le porte per proporci suoni underground e d’avanguardia.

Un sipario rosso nasconde il piccolo palco già allestito e ad accoglierci è Stefano Pilia, chitarrista turnista live degli Afterhours, giocoliere di timbriche e di chiaroscuri elettronici. La sua performance è breve, totalmente strumentale e molto, ma molto sperimentale.

Della serie: o la ami, o la odi.

La chitarra è un pennello che disegna architetture sonore, che partorisce campionature improvvisate. Tutto si conclude con un applauso di apprezzamento del pubblico e lo show procede puntualissimo.

Poco prima delle 22.30 infatti entrano, acclamatissimi dal pubblico i fantastici quattro di questo super gruppo italiano, chiamato I hate my Village: Fabio Rondanini (batterista dei Calibro 35 e Afterhours), Adriano Viterbini (chitarrista dei Bud Spencer Blues Explosion), con la collaborazione della voce di Alberto Ferrari (Verdena) e Marco Fasolo al basso (anche curatore della produzione) presentano il loro album new born omonimo.

Potrei raccontarvi dilungandomi inutilmente riguardo la scelta del nome della band o delle palesi influenze della musica africana, ma la verità è che questi quattro talenti non hanno avuto altro intento che far convergere, come in un imbuto di idee, le loro virtù musicali e compositive in totale spontaneità.

Una tavola rotonda di suoni, ritmi, improvvisazioni e tanto divertimento. Un brain storming musicale.

Rito, tradizioni, ancestralità. Forse è proprio questo che Fabio & Co. vogliono andare a ricercare con questi suoni contaminati e innovativi che però non perdono affatto le loro radici, palesemente groove e psichedeliche.

Infatti, dopo tutte le recensioni lette, temevo di ascoltare qualcosa di molto lontano dalle atmosfere rock, blues, a cui le mie orecchie sono abituate. E invece mi sbagliavo: questa perfetta energia sonora è nuova, ma infallibilmente stimolante e per nulla deludente.

Anzi, insegna: insegna che non deve per forza esserci un testo da cantare, una canzone che si apre, che abbia un centro e poi una fine. Ci si sente in preda ad un ritmo tribale, ma psichedelico che scuote, elettrizza e coinvolge.

E tutto questo hanno saputo far trasudare questa sera a noi famelici e curiosi ascoltatori.

Non potrebbero attaccare con brano migliore di Presentiment, durante la quale è più facile muoversi che canticchiare e basta.

Loro suonano e si divertono: e si vede. La voce di Alberto Ferrari canta in lingua inglese e si mescola perfetta e distorta in I ate my Village.

Prima dell’ultimo brano, quasi ci spiazzano attaccando con la cover di Micheal Jackson “Don’t stop til you get enough”, ma a questo punto tutto il Locomotiv sta ballando insieme a loro, la condivisione è totale e l’atmosfera primitiva dei primi brani lascia spazio ad una originalissima ballad senza tempo.

 

SETLIST

PRESENTIMENT

TRUMP

ACQUARAGIA

FARE UN FUOCO

I ATE MY VILLAGE

ELVIS

FAME

BAHUM

KENNEDY

TONY

COVER (DON’T STOP TIL YOU GET ENOUGH)

TUBI INNOCENTI

 

Grazie a Fleisch Ufficio Stampa[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo e Foto: Valentina Bellini

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11413,11411,11412,11422,11421,11419,11424,11416,11415,11418,11420,11423,11417,11425″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

 

Stefano Pilia

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11426,11427,11431,11428,11429,11430″][/vc_column][/vc_row]

Kiko Loureiro @ Campus Industry Music

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Kiko Loureiro •

 

+ Avelion

Campus Industry Music (Parma) // 12 Febbraio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text][/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Una goduria per le orecchie!

Sono queste le parole giuste per descrivere quello che è andato in scena ieri sera al Campus Industry Music di Parma.

A fare gli onori di casa ci pensano gli Avelion, formazione power metal parmigiana, che accolgono i primi ospiti del Campus scatenando tutta la loro energia.

Quando poi sale sul palco il trio capitanato da Kiko Loureiro si capisce subito che si farà sul serio. L’attuale chitarrista dei Megadeth comincia con i virtuosismi che ci accompagneranno per tutto il concerto.

Felipe Andreoli al basso e Bruno Valverde alla batteria non ci stanno a fare i comprimari e sfoderano tutta la loro abilità nei rispettivi assoli.

La tecnica mostruosa dei tre musicisti si fonde perfettamente in brani metal ed in sonorità più tipicamente brasiliane.

Le quasi due ore di concerto passano quasi senza accorgersene, restando estasiati dall’abilità della sezione ritmica e venendo catturati dalle melodie che escono dalla chitarra di Kiko.

 

 

Testo e Foto: Mirko Fava

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11272,11273,11274,11275,11276,11281,11277,11278,11285,11279,11280,11282,11283,11284,11286,11297,11287″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Avelion

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11288,11289,11290,11296,11291,11292,11293,11295,11294″][/vc_column][/vc_row]

Subsonica @ Unipol_Arena

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Subsonica •

8  T o u r

 

Unipol Arena (Bologna) // 11 Febbraio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

 

Grazie a Vertigo e Studios Online[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Luca Ortolani

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11227,11235,11220,11242,11230,11231,11241,11240,11233,11234,11225,11239,11218,11232,11223,11236,11224,11226,11228,11229,11221,11237,11222,11238,11217,11245,11219″][/vc_column][/vc_row]

Death Cab for Cutie @ VEGA, Copenhagen

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Death Cab for Cutie •

Thank You For Today tour

 

VEGA (Copenhagen, DK) // 10 Febbraio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]È domenica, fuori piove da una settimana e sebbene il mio istinto mi spinga verso il divano, mi metto in macchina con due ore e mezza di strada davanti a me verso Copenhagen e verso i Death Cab for Cutie.

Il concerto si tiene nel blasonatissimo VEGA, locale della capitale danese di cui ho sempre sentito parlare ma che non avevo ancora avuto l’occasione di vedere con i miei occhi.

La sala grande è al primo piano di un edificio grigio, squadrato, con un’aria da periferia di città comunista pre-caduta del muro, atmosfera che in un certo qual modo si respira anche all’interno salendo le scale con i pavimenti chiari, la boiserie a listelli e il corrimano da palazzone anni ’50-’60: chiunque ha una zia o una nonna che vive in un condominio del genere e sa a cosa mi sto riferendo. Varcate le porte di quella che sembrava un’ambientazione al limite del modernariato insipido, la meraviglia di una sala tutta in legno, balconata intarsiata e lampadari vintage. Per dirla con le parole di Ben Gibbard, leader della band, “sembra di suonare dentro un pezzo di arredamento molto costoso”. 

Ad intrattenere il pubblico prima dei Death Cab, salgono sul palco The Beths, neozelandesi che fanno un rock tranquillo e carino, perfettamente adatto a distrarre il pubblico per una buona mezz’ora dalla noia dell’attesa.

Il palco si svuota dal guazzabuglio di strumenti che era per il set de The Beths per lasciare un ampio spazio circondato dalle postazioni per i cinque membri del gruppo: batteria, basso, microfono, chitarra, tastiere e un pianoforte. Un allestimento essenziale, come essenziali sono le luci che illuminano il concerto per tutta la sua durata: semplici, pulite, per non togliere attenzione alla musica.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_empty_space][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_single_image image=”11259″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_empty_space][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Le 21:00 spaccate: I Dreamt We Spoke Again, tratta dall’ultimo Thank You For Today apre le danze.

Una delle prime cose che noto sono i segni del tempo addosso a tutti i membri del gruppo, eccetto Ben Gibbard: lui non solo non sembra affatto scalfito dagli anni di carriera e da una vita in tour, ma è pure migliorato! Sarà forse il fatto che non sta fermo un secondo, si muove, corre avanti e indietro sul palco, saltella, sembra che il suo corpo non riesca a contenere la musica che ha dentro.

Le canzoni scivolano una dopo l’altra senza il minimo attrito. Come un meccanismo ben oliato, la band sul palco infila brani dall’ultimo disco sapientemente integrati in una scaletta che copre la loro intera produzione discografica. Passiamo attraverso Kintsugi, Narrow Stairs, Transatlanticism, andando indietro nel tempo fino addirittura a quella perla che è Photobooth, tratta da The Forbidden Love EP del 2000, uno dei primi segnali che nel Pacific Northwest, sotto alle ceneri del grunge, ancora ardeva una fiammella di speranza musicale.

Se con i brani da Thank You For Today il pubblico è timido e rispettosamente silenzioso, con le hit storiche come What Sarah Said, o I Will Possess Your Heart la sala si riempie di cori improvvisati, talvolta stonati, espressione di una partecipazione genuina ed incontenibile come l’energia sprigionata sul palco.

Soul Meets Body chiude la parte principale del concerto e mi ritrovo a pensare, ascoltandola, quanto i Death Cab for Cutie attraverso la freschezza delle loro composizioni, cantino un aspetto di Seattle diverso, rispetto a quello che è giunto a noi attraverso il grunge.

Nelle canzoni dei Death Cab for Cutie, c’è la freschezza della vita all’aria aperta, i boschi, il sole brillante che si specchia nel blu del Pudget Sound, l’attitudine filo hipster di una città che vuole togliersi di dosso la nomea di essere grigia triste e piovosa, cantata per anni in ballate cupe, disagio generazionale e rock ribelle chiuso in piccoli locali scarsamente illuminati.

Ben Gibbard rientra in scena da solo, chitarra acustica in mano, ed è il momento per, a proposito di leggerezza e solarità, I Will Follow You Into The Dark, delicata, malinconica ballata.

Anche il resto della band ritorna sul palco e c’è ancora tempo per altri tre pezzi prima di congedarsi da un pubblico estremamente caloroso per essere scandinavo.

Transatlanticism chiude con il suo crescendo travolgente un impeccabile concerto durato due ore.

Fuori piove ancora, ma adesso, con la musica dei Death Cab nelle orecchie e nel cuore, non mi importa più: chiudo gli occhi e faccio finta di essere a Seattle.

 

Testo: Francesca Garattoni

Foto: Joseph Miller

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_single_image image=”11260″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_empty_space][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_single_image image=”11261″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_empty_space][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_single_image image=”11263″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row]

Be Forest @ Bradipop

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Be Forest •

Bradipop (Rimini) // 09 Febbraio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]L’atmosfera magica dei Be Forest.

Una batteria minimale suonata in piedi, a scandire ritmi essenziali e precisi, una chitarra sospesa che amalgama il tutto alla perfezione una linea di basso pulita il tutto accompagnato da una voce gentile ed eterea, questa è la miscela vincente dei Be Forest, band pesarese al loro terzo disco, Knocturne.

È la terza data del loro nuovo tour e noi li incontriamo, al Bradipop di Rimini.

Ahinoi! Puntuali si sale sul palco alle 00.00 (..) dove il trio ha suonato impeccabilmente per un’ora davanti ad un pubblico attento, trasportandolo nelle loro atmosfere cupe ed eteree, il loro è uno shoegaze, che strizza molto l’occhiolino ai primi The cure, con moltissime atmosfere dark e wave, segnate da basso plettrato e spesso distorto e da chitarre invase dal delay che avvolgono l’ascoltatore e lo lanciano in un viaggio lontano.

Quei suoni che hanno segnato l’epoca di Joy Division e My Bloody Valentine sono qui perfettamente reinterpretati da Costanza, Nicola ed Erica ed è innegabile che ora la band sia una delle più interessanti da qualche anno e non solo; infatti la band ha già avuto occasione di fare un tour europeo ed è in procinto di partire per un tour americano fra la fine di Marzo egli inizi di Aprile.

L’eleganza e la bellezza dei loro suoni, è qualcosa di cui andare fieri.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto e testo: Michele Morri

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11169,11181,11164,11179,11173,11168,11165,11166,11175,11167,11170,11176,11177,11171,11178,11174,11172,11180″][/vc_column][/vc_row]

Dark Polo Gang @ Fabrique

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Dark Polo Gang •

 

Fabrique (Milano) // 09 Febbraio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Grazie a Vivo Concerti e Words For You

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Foto: Maria Laura Arturi

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11204,11198,11199,11214,11197,11208,11200,11201,11202,11203,11210,11205,11206,11207,11209,11211,11212,11213″][/vc_column][/vc_row]