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Tag: Music

La magia degli Avantasia a Milano

Attraversare Milano è sempre un incubo per me. Traffico lento, strombazzare di clacson, moto che sfrecciano sui marciapiedi. Insomma, un’esperienza tremenda.

Per evitare di dover guidare più del dovuto in quella giungla urbana in cui vige la legge del più forte, decidiamo di parcheggiare ad una ventina di minuti dall’Alcatraz e di farci una passeggiata.

Perchè anche se Milano è famosa per lo smog, con l’arrivo della primavera e dell’ora legale, che ci regala qualche momento di luce in più, tutto sembra più bello.

La nostra meta, come detto prima, è l’Alcatraz dove suonano gli Avantasia, per la loro unica data italiana del Moonglow Tour.

Devo ringraziare il mio amico Alessandro, che eroicamente ha anche fatto da autista durante questo viaggio, per avermi fatto scoprire questa band di cui, fino a qualche mese fa, ignoravo l’esistenza. Anche se siamo solo ad aprile per me hanno già vinto il premio come “scoperta dell’anno”.

Varchiamo le porte della discoteca alle 20.15 e c’è già una folla di gente riunita e scalpitante in attesa che i loro beniamini facciano la loro comparsa sul palco.

Ce la siamo presa comoda perché l’orario d’inizio segnato sul biglietto era alle 20.30…ma quando mai un concerto inizia all’ora prestabilita?

Le luci si abbassano e in sala inizia a risuonare You Shook Me All Night Long degli AC/DC seguita dall’Inno alla Gioia.

Guardo l’orologio: sono le 20.30. Incredibile.

Terminata la musica classica cade il sipario (no, non è un errore di battitura) e lui, Tobias Sammet, è li, in posa plastica, avvolto nella penobra.

Non si parla, niente presentazioni, si parte subito: Ghost in The Night. 

Rimango folgorata, è nato un amore.

La voce di Tobias è un qualcosa di indescrivibile. Potente e avvolgente: da brividi.

La prima cosa che noto dopo la mia folgorazione iniziale è la bellissima scenografia: sullo sfondo c’è la copertina di Moonglow, che ricorda le immagini di Tim Burton, mentre alberi con lanterne e cancellate, che richiamano alla mente un maniero vittoriano in rovina, incorniciano il tutto.

Ma non c’è tempo per perdersi dietro alla scenografia. 

La voce e il modo in cui Tobias si muove sul palco sono magnetici e continuo a seguirlo con gli occhi.

Al termine della canzone prende il microfono e ci preannuncia che lui e i suoi Avantasia ci faranno compagnia per le tre ore seguenti.

Il pubblico a quel punto impazzisce e tutti quelli presenti nel locale iniziano ad urlare e a chiamare “Toby”, come si farebbe con un vecchio amico che non vedi da anni e incontri dall’atro lato della strada.

E così una dopo l’altra gli Avantasia ci regalano le canzoni del nuovo album e i successi del passato, quelli che da vent’anni a questa parte li hanno resi un gruppo che vale la pena di conoscere.

Ma non è solo un concerto, è una festa sul palco accanto a Tobias oltre ai tre coristi (Adrienne Cowan, Ina Morgan e Herbie Langhans) duettano, alternandosi Ronnie Atkins, Jørn Lande, Geoff Tate, Eric Martin e Bob Catley. 

Tutti fanno parte della grande famiglia che sono gli Avantasia, una realtà nata da un’idea di un ragazzo, poco più che ventenne, che è stato in grado di coinvolgere artisti di ogni livello.

Tobias Sammet ama il suo pubblico, parla con lui e lo coinvolge; ride e scherza con quelli che condividono il palco con lui perché è questo che la musica dovrebbe essere: divertimento (per chi la esegue e per chi la ascolta).

Alle 23.30 dopo Farewell (da brividi cantata con la corista Adrienne Cowan) tutti quelli che hanno preso parte allo spettacolo salgono sul palco.

Li contiamo: sono in 14. 

L’ultima esibizione è un pezzo corale. Tutti cantano, tutti gli artisti che hanno preso parte a questa serata magica ci regalano un ultimo pezzo di loro, prima di salutarci, esibendosi in Sign of the Cross/The Seven Angels.

Quando ci apprestiamo ad uscire sono ancora sotto l’effetto dell’incantesimo della loro musica. 

Le tre ore del concerto non ci sono bastate e gli Avantasia ci hanno accompagnato anche nel viaggio verso casa, per farci sognare ancora un po’.

 

Laura Losi

Mòn @ Monk

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• Mòn •

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G U A D A L U P E   T O U R

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Monk (Roma) // 30 Marzo 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a L’Eretico Booking

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Simone Asciutti

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The André @ Auditorium_Parco_Della Musica

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• The André •

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L A   M U S I C A   A T T U A L E

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Auditorium Parco Della Musica (Roma) // 30 Marzo 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a OTR Live

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Matteo Cassoni

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John Mayall @ Campus_Industry_Music

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• John Mayall •

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8 5 t h   A n n i v e r s a r y   T o u r

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Campus Industry Music (Parma) // 29 Marzo 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a Barley Arts

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Foto: Mirko Fava

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FRANCESCO PIU

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Cor Veleno @ Locomotiv_Club

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• Cor Veleno •

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L O   S P I R I T O   C H E   S U O N A   T O U R

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Locomotiv Club (Bologna) // 29 Marzo 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a Zamboni53 Store

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Luca Ortolani

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12786,12776,12777,12784,12774,12779,12785,12778,12787″][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551660750403{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12775,12783,12788,12780,12782,12781,12789″][/vc_column][/vc_row]

Frank Carter & The Rattlesnakes @ Locomotiv_Club

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• Frank Carter & The Rattlesnakes •

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Locomotiv Club (Bologna) // 26 Marzo 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Per molti è stata la rivelazione della scorsa edizione del Firenze Rocks, altri lo seguono dai tempi delle sfuriate punk rock dei Gallows e dalle distorsioni elettriche dei Pure Love. Frank Carter torna in Italia con i suoi The Rattlesnakes, progetto nato nel 2015, in costante ed eclettica evoluzione.

Dopo l’appuntamento alla Santeria Social Club, la data del 26 marzo vede come scenario il Locomotiv Club di Bologna. L’atmosfera familiare e raccolta del locale riceve con entusiasmo la band di apertura.

Sono giovani, sono inglesi, sono i King Nun. I quattro londinesi suonano forte, hanno pezzi di qualità, si divincolano sul palco con scoordinata energia.

Guardandoli, sembra di avere davanti una vecchia foto anni ’70: i classici rampolli britannici di buona famiglia e l’unico neo di aver scelto la strada del rock ‘n’roll. Per fortuna.

Giusto il tempo di posizionare la pedaliera di Dean Richardson, lo sgabello di Gareth Grover e il basso di Tom ‘Tank’ Barclay che il palco è pronto ad accogliere Frank Carter. I tatuaggi in vista dalla canotta traforata, i pantaloni della tuta rossi sgargianti, come i suoi capelli. Ci si scalda sulle note di Crowbar, primo singolo estratto dal nuovo album End of Suffering, in uscita il 3 maggio 2019. Con le sembianze di un folletto gabber, il cantante salta, corre, sorride in ghigni espressivi.

Il pubblico, esaltatissimo, non aspetta altro che uno dei suoi famosi crowdsurfing che arriva già alla terza canzone, finendo con una perfetta verticale sulla folla.

Tra circle pit, teste che si scuotono a ritmo e sudore, il live si infuoca. Un concerto che riecheggia delle note e delle parole di sentite dediche.

Se Fangs è un ringraziamento a Matt Cabani di Hellfire per aver creduto in lui fin dagli esordi, Heartbreaker è l’occasione per manifestare contro ogni forma di violenza, soprattutto contro quella sulle donne.

Il frontman ne ricorda il ruolo fondamentale, si scusa a nome del genere maschile per averle offese in qualsiasi modo e invita le ragazze ad arrivare sino al palco, passando di mano in mano, senza che nessuno si permetta di toccarle.

Anxiety è anticipata da una confessione: “Circa due anni fa, quando ho iniziato a comporre i nuovi brani, stavo attraversando un momento davvero difficile. La musica, le persone care, la mia famiglia, il mio lavoro non riuscivano a farmi dimenticare il mostro che si presentava allo specchio, ogni mattina. Mi sentivo profondamente solo. Poi ho intrapreso una battaglia. Ed è stato anche per merito dei miei amici e compagni di band che ho scelto di lottare. È una fortuna e una benedizione averli al mio fianco. Perché se la depressione appartiene al passato e l’ansia per quello che verrà al futuro, ciò che conta è vivere questo momento, insieme”.

Alla figlia, invece, è dedicata Lullaby, una ninna nanna molto alternativa che precede i ringraziamenti di rito e il gran finale.

Grazie a chiunque si trovi qui, oggi. Grazie a voi che, a miglia e miglia da casa mia, cantate le mie canzoni. Sì, sto parlando a voi, a degli uomini. Uomini che affrontano guerre contro i propri demoni perché siamo costantemente spinti ad essere guerrieri. Sapete, però, che il nobile traguardo di un guerriero è quello di morire? Desidero, invece, che ogni singola persona qui viva una lunga, fottuta vita per i propri genitori, partner, figli e famiglie. Voglio soprattutto che lo faccia per se stessa. Parlate, apritevi. E ascoltate chi chiede il vostro aiuto”.

La chiusura con il classico I hate you, dall’album Blossom, è una festa. I King Nun si uniscono ai Rattlesnakes, in una pioggia di champagne e grida con il poco fiato rimasto.

Sì, perché a un concerto di Frank Carter non si va per l’impeccabilità della voce o per la perfetta esecuzione.

Quello a cui si assiste è l’espressione di un’urgenza artistica ed emotiva che evade ogni assolo di chitarra, ogni colpo di batteria, ogni nota urlata al microfono. Il significato che racchiude va oltre, come quello che custodisce l’inchiostro di un tatuaggio.

 

“If you are struggling with the weight of the world around you, please talk to someone. Embarrassment breeds Shame, shame breeds loneliness and loneliness will kill you if you let it. You are not alone.”

– Frank Carter[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

 SETLIST:

 

 

frank

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a Hellfire Booking Agency

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Laura Faccenda

Foto: Luca Ortolani

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12640,12648,12637,12645,12646,12649,12639,12643,12644″][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551660750403{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12650,12638,12641,12642,12651,12647″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1553717919599{border-top-width: 10px !important;border-bottom-width: 10px !important;}”]

KING NUN

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Måneskin @ Fabrique

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• Måneskin •

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Fabrique (Milano) // 24 Marzo 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a VIVO Concerti

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Foto: Maria Laura Arturi

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Loren @ Bradipop_Club

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• Loren •

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C I   S A L V E R E M O   T O U R

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Bradipop Club (Rimini) // 23 Marzo 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]“Siamo soffitti poggiati a colonne sonore di vecchi film”

Soffitti, Loren

 

In un momento storico e sociale come quello in cui ci troviamo, ricordare a tutti che l’essenza di quello che siamo deriva da un passato che non dobbiamo dimenticare ha qualcosa di futuristico.

Una sorta di innovazione che in qualche modo ci rammenta di come siamo effettivamente dei piccoli esseri umani, nonostante molto significativi poiché minuscoli pezzi di un puzzle che crea un eterogeneo universo.

Un dolce eco, quelle colonne sonore di quello che ho scoperto essere la voce dei miei nonni paterni che mi hanno più volte ricordato che se non conosciamo la storia passata siamo destinati a ripetere gli errori nel futuro.

E se non bastasse questo cassetto della memoria che si apre per farmi amare una band colta e umile, arriva anche la canzone Giganti con i continui e involontari, per ammissione di Francesco (cantante e autore ndr), collegamenti con la nostra Romagna e nello specifico Rimini.

Tra Pantani e Simoncelli, durante la nostra cena assieme veniamo anche a conoscenza del nome passato della band, Amarcord, che chiude il cerchio sulla nostra terra e strizza l’occhio agli anni d’oro della musica italiana.

Quei Giganti appunto, sui quali poggiano delle colonne dalle radici profonde, scavate e riempite dai sacrifici e le gesta di un passato da tenere sempre nel cuore.

Grazie Loren, avete restituito compattezza e spessore ad un periodo spesso ripetitivo e ridondante del panorama musicale italiano attuale.

 

Sara Alice Ceccarelli

 

Ci sono concerti che non sono solo concerti perché non si limitano ad una semplice esibizione.

Ci sono band che non sono solo un insieme di persone con la passione per la musica, ma “anime” che ci mettono davvero l’anima in quello che creano, realizzano e che poi portano sul palco dopo prove su prove, per arrivare ad avere un risultato perfetto tra arrangiamenti e sacrifici.

È il caso dei Loren e del loro omonimo album uscito per Garrincha Dischi che ieri hanno fatto tappa al Bradipop Club di Rimini con il loro Ci salveremo Tour.

È facile innamorarsi di certe parole e del modo in cui vengono intonate ed interpretate da Francesco (penna e voce del gruppo).

Ed è altrettanto facile lasciarsi coinvolgere e trasportare completamente dall’energia che la band riesce a creare dal momento in cui sale sul palco.

Ognuno al proprio “posto di combattimento”, pronti per mettere in scena una lotta tra  sentimenti, corse e soste, promesse mantenute e mancate, amori che resistono al tempo e tempo che poi sembra sempre sfuggire dalle nostre mani.

Ho visto una moltitudine di concerti, sempre pronta ad immortalare con dei video quei secondi in cui si ha la possibilità di registrare dal vivo tutte le canzoni che ami e che fino a quel momento hai ascoltato solo nelle cuffie, magari stesa sul letto o in macchina mentre vai a lavoro.

Ecco, ieri sera io ho registrato ben poco, perché avevo paura di perdermi proprio la magia di quei momenti. Ieri per la maggior parte del tempo ho lasciato il telefono in tasca, perché più che rivedere un video, volevo sentire e conservare tutte quelle emozioni che arrivavano  una dopo l’altra. Senza sosta.

A fine concerto avevo perso la voce.

Sono tornata a casa con la convinzione che è importante avere una propria identità, perché è l’unico modo per arrivare al cuore delle persone.

Che si tratti di musica o di parole, arriva solo ciò che nasce dalla verità e dall’autenticità, tutto il resto tende a scomparire.

Per questo i Loren hanno una lunga strada da percorrere, appena iniziata ma sicuramente capace di conquistare ancora molti moltissimi cuori.

Loro dicono che Ci salveremo tutti e io ci credo. A me quest’album ha salvato un sacco di volte.

 

Claudia Venuti

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 SETLIST:

 

 

002

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a Garrincha Dischi

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Testo:

Foto: Luca Ortolani

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12572,12574,12580,12575,12582,12589,12581,12585,12577″][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551660750403{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12571,12579,12583,12584,12587,12588,12586,12591,12576″][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551660750403{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12578,12573,12590″][/vc_column][/vc_row]

Massimo Volume @ Teatro_Moderno

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• Massimo Volume •

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Teatro Moderno (Savignano sul Rubicone) // 22 Marzo 2019

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In Italia abbiamo tantissime “buone” band rock, di tanti sottogeneri diversi è vero, ma sono davvero tante nella cosiddetta palude del “alternative rock”, e poi ci son loro: i Massimo Volume.

Un passato di successo e collaborazioni con i più importanti artisti italiani, da Manuela Agnelli a Cristina Donà, i Massimo volume hanno sempre avuto uno stile e una classe unica nel genere tanto da aver sempre esaltato la critica.

L’occasione che cogliamo per ascoltarli dal vivo e raccontarveli è quella del concerto al Teatro Moderno di Savignano, dove i Massimo Volume, vengono accolti dagli applausi di un’attentissimo pubblico.

Oggi non sono degli scatenati ragazzini che si dimenano sul palco, la formazione è ripartita dalle origini e quello che ne è uscito è un disco eccezionale, suoni adulti, ritmi puliti e sonorità rock, ballad e suoni isterici, ma la prosa e la poesia di Clementi recitata come in uno spettacolo teatrale, (si avete capito bene, lui non canta: recita!), accompagna in un mondo meraviglioso l’ascoltatore, rendendolo partecipe per quasi due ore di un viaggio onirico ma terribilmente reale.

Se non avete mai ascoltato niente di loro il nostro consiglio è di non aver fretta e clickare play sui vostri dispositivi, i Massimo Volume vanno ascoltati, capiti, non è musica per chi ha fretta.

Il loro l’ultimo album, a distanza di 6 anni dal precedente è stato superapprezzato dalla critica, e anche da noi, Il Nuotatore è un album che viaggia all’interno dell’essere umano scovandone debolezze e illuminazioni.

“E ho imparato a naufragare senza perdermi nel mare e ho scoperto che può annegare anche chi rinuncia a navigare”

 

Grazie a Retro Pop Live[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto e testo: Michele Morri

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Gazzelle @ Palaestragon

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• Gazzelle •

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P U N K   T O U R

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435921124{margin-top: 20px !important;margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

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Palaestragon (Bologna) // 21 Marzo 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Prosegue senza sosta il Punk Tour di Gazzelle che continua a registrare sold out ad ogni tappa e quella di ieri sera al Palaestragon di Bologna non è stata da meno rispetto alle altre.

Noi di Vez Magazine stiamo seguendo questo sorprendente tour sin dalla data zero all’Rds Stadium di Rimini. Siamo stati a Roma, a Milano e c’eravamo anche ieri, perché ascoltare Gazzelle è un po’ come rivedere ancora una volta uno dei nostri film preferiti, uno di quelli che non stanca e non annoia mai anche se conosciamo a memoria ogni battuta e sappiamo benissimo come andrà a finire o come ci faranno sentire alcune scene.

Con lui va a finire che durante quell’ora ora e mezza di live, hai la possibilità di saltare, ballare, piangere, fermarti a pensare, avere la pelle d’ora, sentire il cuore battere un po’ più forte con alcune parole e allo stesso tempo ritrovarti a sorridere di fronte ad altre.

Con lui va a finire che senti tutto, anche quello che credevi di aver dimenticato o archiviato in qualche angolo della testa, perché ha il potere di scavarti dentro e andare a fondo.

Con lui va a finire che capisci persino cos’hai dentro e sei lì con il telefono in mano pronto a fare quella telefonata o mandare quel messaggio per dire quel: “Mi manchi” o quel “Ti amo”.

Con lui riaffiorano i ricordi e i vuoti, ma allo stesso tempo quel sano egoismo che a volte fa mandare tutto a fanculo.

Di solito dopo aver visto un artista dal vivo, dopo aver ascoltato per tanto tempo un suo disco in attesa di un suo concerto, l’unica cosa che mi vien voglia di fare è smettere di ascoltare la sua musica almeno per un po’.

Ecco, con lui va a finire al contrario, perché l’ho ascoltato anche oggi e sicuramente lo ascolterò anche domani.

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a VIVO Concerti

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Claudia Venuti

Foto: Sara Alice Ceccarelli

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1553186365022{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12535,12528,12533,12525,12529,12531,12527,12536,12530″][/vc_column][/vc_row]

Canova @ Alcatraz

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• Canova •

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[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

Alcatraz (Milano) // 20 Marzo 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a Magellano Concerti | Friends and Partners

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Elisa Hassert

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1553186365022{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12513,12501,12498,12496,12499,12500,12506,12505,12510″][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1553186356715{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12497,12509,12511,12503,12507,12502,12508,12504,12495″][/vc_column][/vc_row]

Salmo @ Unipol_Arena

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• Salmo •

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552929903994{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

P L A Y L I S T   T O U R

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Unipol Arena (Bologna) // 16 Marzo 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435921124{margin-top: 20px !important;margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]La sera del 16 marzo a Bologna, Maurizio Pisciottu in arte Salmo, ha coinvolto il pubblico dell’Unipol Arena in uno spettacolo degno di un artista navigato che calca palchi importanti da qualcosa come quarant’anni.

Al mio arrivo, il palco e la scenografia sono coperti da teli neri. L’intenzione di creare attesa e curiosità con me generalmente funziona poco, dato che preferisco vedere il palco vuoto e immaginare cosa potrà succedere successivamente con gli artisti in scena.

In realtà la solennità dei tendoni neri unita al frastuono di un palazzetto sold out con personaggi di tutte le età hanno aggiunto un’aura di eccitazione che, diciamolo, ha toccato anche me.

L’artista olbiense, punta tantissimo sulla propria simpatia innata e sulla capacità di saper stare comodo comodo sul palco quasi come fosse casa propria e il risultato incarna un riuscito mix di sperimentazione ed eccitazione.

In un mondo indie tinteggiato principalmente di quel viola e rosa che io tanto amo, quello che Salmo ci presenta è un arancione carico nutrito da tinte rosso carminio. Un vitaminico mix che si amalgama con la forza espressiva di un artista a “tinte forti” che sceglie consapevolmente di essere differente affermando così la propria grandezza.

Sta esagerando, direte voi.

Ebbene, non proprio, dato che sono appena stata colpita all’altezza dell’ombelico dal pugno di un rapper che incorpora un sound rock sfiorando l’hardcore, perché forse non tutti sanno che Salmo alle spalle ha trascorsi rock, punk e metal dovuti alle tante collaborazioni con gruppi come Skasico e To Ed Gein, tra gli altri.

Jacopo Volpe alla batteria mi ha lasciato senza parole ancora una volta, passando da un rock melodico ad un rap atomico con la scioltezza con cui ci si addormenta dopo due ore di nuoto intenso. E che dire del basso di Dade (Linea 77 ndr)? Incredibile oggi sul palco come incredibile è sempre stato.

Salmo interagisce con il pubblico. Scherza, sfotte e poi chiede alla platea di collaborare con un pogo circolare che può fare invidia a Giotto. Una ragazza si ferisce e il dolce Maurizio la chiama sotto al palco per vedere se ha bisogno di qualcosa.

Cuore.

E mentre sono ancora qui a chiedermi se una bomba energetica come questa possa aver avuto precedenti, e per mia esperienza solo Caparezza lo eguaglia, Salmo ha fatto un cambio d’abito. Nero, tono su tono con luci stroboscopiche verdi che introducono il pubblico al suono techno che nemmeno alla festa dei cento giorni puoi trovare, e lì si che ti serve la carica, cazzo.

Arancione, rosso e giallo. Poi tinte acide, fredde. Occhiali da sole. Ora giubbino di pelle. Infine Nitro sul palco (per Dispovery Channel). E ancora stage diving buttandosi da un parapetto laterale… Salmo è un figo ragazzi, anche se non ha mai visto una partita di calcio (nota dolente per una calciofila) e non ha mai visto dal vivo una ola.

E comunque non è finita, perché ad un certo punto ci regala dei balli afro che se potessi gli chiederei se durante la propria adolescenza non sia passato qualche volta in Romagna alla Melody Mecca. No, perché ci saremmo potuti fare una birretta.

Comunque un giorno qui in redazione si diceva che ad ognuno il suo genere, ma se così fosse e nessuno si mettesse alla prova con ciò che non conosce, io non sarei qui a chiedermi come mai siano solo 6 mesi che ascolto Salmo.

Osate, ragazzi. Sperimentate. Ce lo insegna anche Salmo.

 

Grazie a VIVO Concerti

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Luca Ortolani

Testo: Sara Alice Cecarelli

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1552930133949{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12412,12414,12425,12423,12422,12428,12429,12416,12420″][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1552931205934{padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12416,12426,12434,12424,12431,12430,12421,12417,12413″][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1552931197993{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12432,12435,12433,12418,12415,12427,12436″][/vc_column][/vc_row]