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Tag: Music

I Hate My Village @ Monk

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• I Hate My Village •

Monk (Roma) // 02 Febbraio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Alle 21:30 del 2 febbraio si aprono finalmente le porte del Monk, circolo ARCI nato nel 2014, che a luglio compirà cinque anni e che “resiste” e si afferma tra i tanti locali come luogo di culto romano.

Casa base di live importanti per la scena musicale contemporanea e di numerosi incontri che pongono al centro di ogni evento l’aggregazione e la condivisione culturale.

Siamo tanti nella sala concerti per questa prima data italiana andata sold out, pervasi da curiosità ed euforia, come di chi attende ad un primo appuntamento.

Vedremo salire sul palco alcuni dei nostri artisti preferiti (già conosciuti per i loro progetti precedenti e paralleli) che hanno creato un’ intesa e quindi deciso di formare un’ unica band di livello “I Hate My village“.

I fantastici 4 del rock alternativo sono Fabio Rondanini alla batteria (Calibro 35, Afterhours), che insieme ad Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion) è la mente di questo progetto, Alberto Ferrari alla chitarra e voce (Verdena) e Marco Fasolo (Jennifer Gentle) – al basso durante il tour – produttore e curatore del sound dell’album.

Eccoli apparire, finalmente, per presentarci il loro primo album Tony Hawk of Ghana, visibilmente emozionati per il debutto. Si dirigono composti verso la propria postazione, uno scambio di sguardi d’intesa e si parte con Presentiment, una scossa elettrica che ti attraversa e ti invita al movimento.

I brani si susseguono in modo energico, naturale, come colonne sonore di paesaggi aspri e selvaggi dal forte impatto mistico. Ognuno di questi è caratterizzato da un’alternanza di bassi graffianti, ritmi sincopati e discontinui della batteria e dai vocalizzi sussultori e urlati caratteristici di Ferrari.

Le luci calde a intermittenza e la macchina del fumo creano l’ambiente ideale per I Ate My Village, e finalmente il pubblico, che non ha mai avuto bisogno di rompere il ghiaccio, si lascia andare alle danze. L’ andamento del brano è così energizzante da far sciogliere anche l’individuo più legnoso.

Bahum è una festa, come un grande abbraccio sonoro tra loro, un festeggiamento intorno al grande fuoco che hanno creato insieme. Quando arriva  poi l’attesissima Tony Hawk of Ghana, che da il titolo all’album, si conferma un sigillo a tutte le aspettative sul live e su questo album sorprendente.

Un concerto come un grande sogno, che ci porta per certo in Africa in un villaggio sconosciuto.

Un villaggio dove questi musicisti si sono “accampati” con la mente e con il loro sound, prendendo tutto ciò che è possibile assimilare da queste atmosfere e fondendolo nelle proprie contaminazioni artistiche.

Grazie ad Fleisch[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Rachele Moro

Foto: Simone Asciutti

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Uriah Heep @ Vidia_Club

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• Uriah Heep •

 

Vidia Club (Cesena) // 02 Gennaio 2019

 

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Grazie a Vertigo
Foto: Mattia Celli

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You Me At Six @ Santeria_Social_Club

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• You Me At Six •

+ Big Spring | Hot Milk

 

Santeria Social Club (Milano) // 01 Febbraio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Febbraio, altrimenti chiamato volgarmente tristezza è un mese grigio e umido nel cuore dell’inverno. Incisivo nella sua breve durata tanto quanto è logorante gennaio con i suoi novantasette infiniti giorni. Se poi aggiungiamo che febbraio 2019 porta con sé i miei 37 anni, possiamo direttamente passare a marzo.

E invece no!

Perché c’è la musica, quella che mi viene in soccorso e che mi invita a partecipare proprio il primo del mese al concerto di uno dei gruppi più dolci e gentili che io abbia mai avuto il piacere di conoscere.

Questa sera infatti gli You Me at Six, gruppo britannico del Surrey formatosi nel 2004, raggiungono Milano portando sul palco del Santeria Social Club i loro successi intervallando la scaletta anche con pezzi dell’ultimo album in studio, VI uscito nel 2018.

Grazie a questo concerto ho avuto anche la possibilità di conoscere un locale esclusivo e molto originale in una zona di Milano da me mai frequentata. Quello che dapprincipio sembra essere un locale ricercato con una parete di alcolici di ottima annata sulla sinistra, mi smentisce non appena volgo lo sguardo a destra e mi ritrovo, ammirata, ad osservare capi d’abbigliamento in perfetto stile minimal – retrò.

Ma niente effetto smarrimento per me, solo tanta curiosità di procedere oltre la porta e di curiosare tra i tavoli del pub immergendomi in questa particolare atmosfera, mix perfetto di accoglienza e di creatività.

Davanti a me un’entrata scura con sopra la scritta a neon rossa TEATRO, quasi come annunciare una terza parte altrettanto esclusiva, per tanti ma non per tutti. All’aprirsi delle porte si avverte una sorta di abbraccio vellutato e morbido con due file di tende, come al cinema o appunto a teatro, che si schiudono su una sala affollata e sorridente.

Così come nel 2017 quando ho avuto il piacere di conoscere questa affettuosa band britannica, Josh Franceschi e i suoi musicisti hanno volontariamente deciso di regalare gioia ad un pubblico positivo e reattivo, cantando con il sorriso e intrattenendo il pubblico quasi come conoscessero tutti i presenti nome per nome.

Circa a metà concerto con Cold Night l’energia in circolo tra il palco e il pubblico era talmente tanta che le persone non sapevano se ballare, saltare oppure cantare e basta.

Mille e di nuovo mille le cose che Josh ha deciso di donare al pubblico, come i suoi balli festosi e l’atto di “ribellione” verso le costrizioni che il pubblico deve rispettare rimanendo lontano dal palco, fuori dall’area pit.

Dopo le tre canzoni di rito concesse ai fotografi accreditati sotto al palco, Josh strappa il nastro che delimita l’area e chiama a gran voce il pubblico ad avvicinarsi, salutando e toccando le mani quanto più in là possibile.

Ed ecco il turno della mia preferita Take on The World e via cellulari con torcia accesa e diretta sul palco su richiesta del cantante. Nell’aria c’è tanto amore ora, con questa canzone dal testo meraviglioso che ci accompagna verso la conclusione di una serata dall’atmosfera entusiasta che come sempre loro sanno ricreare.

Esibizioni live, le loro, che non perdono mai quel valore di fondo che è il rispetto verso gli altri, misto alla valorizzazione di ogni forma di amore e condivisione in barba ad un mondo che predica la chiusura e il sospetto.

La band canta, ride e si avvicina al pubblico che in risposta li abbraccia tra un turbinio di luci viola e sostenendo il cantante in uno stage diving che aveva tutte le caratteristiche del “vi voglio abbracciare tutti”.

Performer unici nella loro carica emotiva ed espressiva coinvolgendo il pubblico a tale livello da far dimenticare quali sono i cantanti e quali gli spettatori paganti, quasi come fossero gli You Me at Six ad aver pagato per assistere alla nostra gioia.

È stato tutto unico anche se non irripetibile, perché gli You me at Six superano loro stessi ogni volta.

E grazie ragazzi. Siete splendidi.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

 

Grazie a Indipendente Concerti e Live Nation[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Testo: Sara Alice Ceccarelli
Foto: Luca Ortolani

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Big Spring

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Hot Milk

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Architects @ Alcatraz

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• Architects •

+ Beartooth | Polaris

 

Alcatraz (Milano) // 30 Gennaio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Dopo vari soldout in giro per il mondo, gli Architects sono tornati nel nostro paese a distanza di due anni dagli ultimi show italiani per un’unica data il 30 gennaio 2019 all’Alcatraz di Milano!
Negli ultimi anni la band capitanata da Sam Carter ha continuato ad infiammare i palchi di tutto il mondo con apparizioni nei più prestigiosi festival mondiali, suonando il più grande show della loro carriera all’Alexandra Palace di Londra, ed è stata protagonista di varie copertine di famosi giornali come Rocksound e Kerrang.
Nonostante la scomparsa del chitarrista Tom Searle, non hanno smesso di scrivere musica, e sono pronti per continuare a renderlo orgoglioso conquistando il cuore di migliaia di fans!
La band è stata accompagnata da due special guest di eccezione: i Beartooth, la band di Caleb Shomo, che il 28 settembre dello scorso anno ha rilasciato il suo terzo album Disease, e la band australiana Polaris.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

 

 

Grazie a Hellfire Booking Agency[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Foto: Elisa Hassert

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Beartooth

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Polaris

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Anna Von Hausswolff @ Atlas

Aarhus, January 25, 2019

It is a cold night in Aarhus, freezing temperature and the promise of a snowfall. It is the first time I go and attend a concert at Atlas, a warm and intimate venue with red walls and a cozy low stage.

There are about a hundred people scattered around, some seating on the steps on both sides of the room, some enjoying a beer in the candle light in front of the stage.

The stage is pretty essential, with guitars, a drum set and mike stands waiting for the opening band — Of the wand & the Moon — to step on it and entertain the crowd with their pleasant-to-the-ears neofolk music.

After just a thirty minutes set, the stage is emptied and as the noise of stormy winds fills the speakers, people fill the space in front of the stage while we all wait for the main artist of the evening, the Swedish musician Anna von Hausswolff.

Anna von Hausswolff is a blond pixie with the fierceness of a Viking goddess: she can caress your ears with the softest of the melodies and the moment after she’s orchestrating a raging wall of sound with her keyboard and synths worth of the most brutal death metal bands.

Despite the setlist she plays is only seven songs long, including the encore, she drags her audience into this distorted temporal dimension where music, melodies, noises and sounds all clash together creating beauty.

After the powerful opening sequence with The truth, the glow, the fall, Pomperipossa and Ugly and Vegenful, Anna steps in front of her keyboard and with just voice and a harmonica, she gets hold of the whole crowd with Källans återuppståndelse.

The lights are blue, the moment so magic, her voice so magnetic and mesmerising: you could feel she had complete control of the audience, her charisma filling the whole room.

And then it arrived, the song that I was waiting for: The mysterious vanishing of Electra with its gloomy atmosphere, the oppressive, ossessive guitar riffs that suffocates the listener in a crescendo of agony until the moment when you cannot bear it any longer.

Silence.

And then the fury arrives and liberates all our interior demons like a storm. I am not ashamed to admit I had shivers down my spine.

The set concluded with Come wander with me/Deliverance and Gösta performed among the crowd. The curtain fell on the stage and it was time to step outside into the magic light of a snow covered city.

Photo courtesy of Steffen Jørgensen

ita

Flogging Molly @ Estragon

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• Flogging Molly •

Estragon Club (Bologna) // 28 gennaio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

E’ con un grandissimo soldout che l’unica data italiana, per questo tour dei Floggin Molly, approda all’Estragon di Bologna.

I Flogging Molly, capitanti dal carismatico Dave King, salgono sul palco dopo il live dei Buster Shuffle, scaricando la loro energia di celtic folk/punk un pezzo dopo l’altro.

Trascinati dal motore battente di Mike Alonso la grande famiglia italiana dell’irish folk accoglie i Losangelini con entusiasmo in una “bolgia infernale” e sottopalco il pogo non ha mai fine.

Siamo solo al terzo pezzo e parte Drunken Lullabies, sto ancora fotografando sottopalco, e subito verrebbe la voglia di lanciare tutta l’attrezzatura in aria e buttarmi nel pogo! La spensieratezza e la fratellanza tipica dell’irish folk emerge subito, e in un attimo ti ritrovi a ballare abbracciato con qualcuno che neanche conosci, sono solo sorrisi e pogate senza fine.

Chiaramente non possono mancare i grandi successi come Drunken Lullabies o Salty Dog o Float.

Quasi due ore di live volano e ci ritroviamo già in macchina per venire a casa, esausti e contenti, come dopo ogni buon concerto che si rispetti, e una cosa è certa, i Flogging Molly sono il classico gruppo – come nelle migliori tradizioni irish – da vedere live, perché l’energia che trasmettono è contagiosa, nessuno si è tirato indietro dal ballare!

“Cause we find ouverselves in the same old mess

singin’ drunken lullabies”

 

Setlist:

(No More) Paddy’s Lament

The Hand of John L. Sullivan

Drunken Lullabies

The Likes of You Again

Swagger

The Days We’ve Yet to Meet

Requiem for a Dying Song

Life in a Tenement Square

Float

The Spoken Wheel / Black Friday Rule

Life Is Good

Rebels of the Sacred Heart

Devil’s Dance Floor

Crushed (Hostile Nations)

What’s Left of the Flag

The Seven Deadly Sins

 

Grazie ad Hub Music Factory

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo e Foto: Michele Morri

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10893,10892,10891,10890,10888,10864,10885,10862,10887,10886,10875,10884,10877,10879,10878,10881,10882,10880,10869,10868,10873,10863,10876,10865,10861,10874,10866,10870,10871″][/vc_column][/vc_row]

Neck Deep @ Zona_Roveri

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• Neck Deep •

+ Dream State | Parting Gift

 

Zona Roveri Music Factory (Bologna) // 26 Gennaio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Credo che un vero orecchio critico debba sapere quando cade in fallo, quando con presunzione e forse con un po’ troppa superficialità affronta una circostanza musicale che non crede adeguata ai suoi standard.

È quello che mi è successo in quel di Bologna, più precisamente Zona Roveri, sabato 26 gennaio, per il concerto dei Neck Deep.

Essendo figlio del punk rock californiano di prima “battitura” tendo ad essere diffidente verso le nuove leve, soprattutto quelle del Pop-Punk. Oberato dall’emulazione esasperata dei Blink 182 lungo il corso degli anni, la fiamma conoscitiva e curiosa si è gradualmente affievolita, lasciando spazio ad una sorta di glaciale indifferenza verso la categoria.

Fuoco ravvivato dall’inclinazione musicale della mia compagna che ha deciso (con pieno merito) di portarmi a vedere la band Gallese. Zona Roveri è più gremita di quel che credevo, il pogo e la partecipazione scivolano costanti e dettati da grande intensità.

Le sonorità che popolano le mura del locale riecheggiano molto bene, in maniera compatta, quadrata, energica e coinvolgente.

Il morbido e il duro viaggiano su di un binario equilibrato e uniforme, la vena romantica delle tematiche si mescola alle distorsioni, la batteria detta la strada come un faro luminoso che giostra i salti e cori del pubblico che, per usare un’espressione calcistica sono il dodicesimo uomo in campo.

Un muro di suoni ben indirizzato che fa perdere di vista un dettaglio non di poco conto, ai giovani gallesi manca il basso tra le loro file. La formazione ordinaria attuale non lo prevede.

Il vecchio bassista ha terminato la sua esperienza del 2018 ma sembra che la scelta azzardata del quartetto possa apparire convincente, anche se non nego di avere molta curiosità nel sentire uno show dei Neck Deep con un basso e una voce di coro supplementare.

A questo punto arriviamo a Ben Barlow, alla sua voce e alla sua presenza. Partendo dal presupposto che sono ragazzi giovani e che l’attitudine in questo settore o ce l’hai o non puoi inventartela. Il ragazzo mescola un cocktail di genuina cattiveria, rabbia mai invasiva e sorrisi consacranti da vero Frontman buono.

Un piccolo leader dalle notevolissime capacità vocali, dallo spirito trascinante di chi sul palco sembra ci sia nato. Non nego l’amore verso personaggi cosi diretti, cosi alla ricerca del contatto col pubblico, che dimostrano che stare sul palco è una scelta dettata da un’esigenza innata di vivere e vedere perché no, a dispetto della massa, il bicchiere mezzo pieno.

L’espressività travolgente e sincera ha creato una sorta di filo conduttore familiare che ha abbattuto letteralmente il muro di scetticismo che mi avvolgeva.

Band promossa, band da seguire soprattutto in campo internazionale, band che fa ancor più rumore perché il Galles non è prettamente un’officina di situazioni musicali pop-punk, ma questi hanno le carte e lo spirito per scrivere pagine importanti per la scena.

La ricerca di una consacrazione tramite tecnicismi, virtuosismi e complesse situazioni musicali è un cliché che i Neck Deep smembrano perfettamente, dando adito al fatto che le cose semplici, d’impatto e ben suonate restano sempre le migliori, quelle che alla gente restano veramente.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

SETLIST:

MOTION SICKNESS

GOLD STEPS

LIME ST

——

SMOOTH SEAS

PARACHUTE

——-

TORN

JUDGEMENT DAY

KALI MA

——-

SERPENTS

WHAT DID YOU EXPECT?

——-

CITIZENS

DON’T WAIT

——-

DECEMBER

1970 SOMETHIN

IN BLOOM

——-

ROOTS

WHERE DO WE GO WHEN WE GO

 

 

Grazie a Hellfire Booking Agency[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Testo: Vasco Bartowsky Abbondanza

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10824,10825,10826,10832,10831,10827,10828,10829,10841,10834,10840,10833,10835,10830,10837,10839,10842,10836,10838″][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1548005329787{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

Dream State

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Parting Gift

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10855,10853,10852,10857,10856,10854″][/vc_column][/vc_row]

Basement @ Locomotiv_Club

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Basement •

+ Culture Abuse | Muncie Girls

 

Locomotiv Club (Bologna) // 25 Gennaio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Gli Inglesi Basement, in questo Venerdì di fine Gennaio riscaldano con il loro Rock il pubblico del Locomotiv Club di Bologna e ci presentano Beside Myself, il loro ultimo album uscito nel 2018 per l’etichetta Fueled By Ramen.

In supporto Muncie Girls e Culture Abuse.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

SETLIST:

Disconnect

Nothing Left

Aquasun

Whole

Be Here Now

Brother’s Keeper

For You the Moon

Reason for Breathing

Pine

Spoiled

Stigmata

Covet

Promise Everything

 

Grazie a Hellfire e ERocks Production[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

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Culture Abuse

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Muncie Girls

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Anna Von Hausswolff @ Atlas

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• Anna Von Hausswolff •

 

Atlas (Aarhus) // 25 gennaio 2019

 

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È una notte fredda ad Aarhus, temperature sotto zero e aria da neve. È la prima volta che vado a vedere un concerto all’Atlas, un locale caldo e intimo con muri rossi e palco basso.

Ci sono un centinaio di persone sparse nel locale, chi seduto sulle gradinate ai lati della sala, chi si sta godendo una birra al lume delle candele sui barili-tavolini di fronte al palco.

L’allestimento del palco è essenziale, con chitarre, una batteria e aste per i microfoni che attendono che arrivi il gruppo di apertura — Of the wand & the Moon — per intrattenere il pubblico con il loro godibilissimo neofolk.

Dopo appena mezz’ora di set, il palco viene svuotato mentre il rumore di venti tempestosi si diffonde dalle casse; la gente vince la timidezza e va a riempire lo spazio di fronte al palco mentre tutti aspettiamo l’artista principale della serata, la musicista svedese Anna von Hausswolff.

Anna von Hausswolff è un folletto biondo con la fierezza di una divinità vichinga: può accarezzare le tue orecchie con la più delicata delle melodie e un secondo dopo orchestrare un feroce muro di suono con la sua tastiera e i suoi synth degno dei più brutali gruppi death metal.

Nonostante la scaletta sia di soli sette brani, encore incluso, trascina il suo pubblico in una dimensione temporale distorta, dove musica, melodie, rumori e suoni si fondono insieme per creare bellezza.

Dopo la potenza della sequenza iniziale con The truth, the glow, the fall, Pomperipossa e Ugly and Vegenful, Anna si sposta davanti alla sua torre di tastiere e con solo voce e armonica, tiene in pugno l’intero pubblico con Källans återuppståndelse.

L’atmosfera è blu, il momento magico, la sua voce così magnetica e ammaliante: si percepisce che ha il completo controllo degli astanti, il suo carisma riempie l’intera sala.

Ed ecco che in quel momento arriva, la canzone che stavo aspettando: The mysterious vanishing of Electra con le sue atmosfere cupe, i riff di chitarra opprimenti, ossessivi che soffocano l’ascoltatore in un crescendo di agonia fino al momento in cui non riesci più quasi a respirare.

Silenzio.

Ed è lì che arriva la furia che libera i nostri demoni interiori come una tempesta. Non mi vergogno di ammettere che avevo i brividi lungo la schiena.

Il concerto si conclude con Come wander with me/Deliverance e Gösta cantata tra il pubblico.

Il sipario cala sul palco ed è ora di uscire nella luce magica data dalla città coperta da una coltre bianca.

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Testo: Francesca Garattoni
Foto: Steffen Joergensen

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en

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Don Broco @ Legend_Club

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• Don Broco •

+ Dreamshade

 

Legend Club (Milano) // 19 Gennaio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Arrivo al Legend Club alle 21, di scena oggi una band che aspettavo di fotografare da tempo, i DON BROCO.

In cassa accrediti ricevo la più bella notizia della giornata. Posso fotografare tutto il concerto!

Occhi a cuore.

Aprono le danze i Dreamshade, band italo/svizzera che con la loro carica scaldano a dovere il pubblico del Legend Club di Milano. Cala il buio.

È il turno dei Don Broco. Parte l’intro di Come Out to LA e fasci di luce tagliano il palco a tempo con la base.

Boom!
Si accendono le luci e finalmente esce Rob Damiani, che inizia a divincolarsi sul palco, incantando le ragazze in prima fila.

La presenza scenica del frontman dei Don Broco è notevole.

Esco dal pit e mi butto a fotografare tra la folla, una cosa che mi piace moltissimo, perché ti metti alla pari del pubblico. I tuoi occhi sono i loro, le loro mani sono parte della foto e senti il loro calore.

Senti anche le gomitate nello stomaco, le ascelle pezzate di sudore e le ragazze stonate che ti cantano addosso e ti salgono sui piedi, ma va bene cosi!

In scaletta sono presenti tutti i brani più belli della band, Come Out To LA e Stay Ignorant sicuramente i miei preferiti.

Spengo la macchina fotografica e mi godo il concerto, pogo, salto e muovo le mani assieme a tutti i presenti, formando una grande onda.

I’m gonna ride that wave
I’m gonna ride that wave
Ooh
I’m gonna ride that wave
I’m gonna ride that wave

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

SETLIST:

COME OUT TO LA

PRETTY

SUPERLOVE

TECHNOLOGY

TIGHTROPE

GOOD LISTENER

MONEY POWER FAME

THE BLUES

PORKIES

EVERYBODY

GOT TO BE YOU

STAY IGNORANT

AUTOMATIC

KEEP ON PUSHING

PRIORITIES

FURTHER

GREATNESS

YOU WANNA KNOW

NERVE

TSHIRT SONG

 

Grazie a Barley Arts

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Testo e Foto: Luca Ortolani

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10687,10699,10701,10691,10694,10685,10683,10689,10679,10700,10698,10684,10680,10681,10682,10696,10686,10688,10693,10692,10690,10695,10697″][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1548005329787{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

Dreamshade

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Riccardo Sinigallia @ Locomotiv Club

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• Riccardo Sinigallia •

CIAO CUORE TOUR

 

Locomotiv Club (Bologna) // 19 gennaio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Il CIAO CUORE TOUR di Riccardo Sinigallia fa tappa a Bologna nell’intima cornice del Locomotiv Club.

 

Ecco le prossime date del Tour:

25 gennaio Milano Santeria Social Club

1 febbraio Roncade (TV) New Age

7 febbraio Pozzuoli (NA) Duel Beat

8 febbraio Modugno (BA) Demodè

15 febbraio Perugia Rework Club

16 febbraio Roma Monk

 

 

Grazie a 1Day[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10736,10724,10725,10731,10732,10721,10727,10722,10723,10728,10726,10730,10729,10733,10734,10735,10737″][/vc_column][/vc_row]

Noyz Narcos @ Estragon

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Noyz Narcos •

Estragon Club (Bologna) // 18 gennaio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]L’Enemy Tour di Noyz Narcos continua senza sosta, registrando sold-out ad ogni tappa compresa quella di ieri sera all’Estragon di Bologna, città particolarmente amata dall’artista.

Fuori da ogni schema logico, Emanuele Frasca, resta ancorato alle sue origini caratterizzate da quell’hardcore ormai quasi svanito in Italia e dall’hip hop vero.

Caratteristiche appunto, che lo rendono inconfondibile.

Nei suoi testi continuano a regnare tematiche crude, sapore di strada, ingiustizie e proteste contro un sistema corrotto che Noyz non ha paura di descrivere decidendo di non omologarsi al mercato musicale commerciale.

Enemy è anche il titolo del suo ultimo album, all’interno del quale coesistono varie collaborazioni con altri artisti e amici della scena romana e non come Coez, Salmo, Achille Lauro e Carl Brave.

Alcuni featuring sono stati riprodotti durante il live al maxi schermo con immagini e video in bianco e nero. Un susseguirsi di tinte ombrose che richiamano atmosfere cupe e in perfetto stile Noyz.

Tante sono le rime taglienti come lame che l’artista ha premura di affilare per bene in ogni suo disco.

Mancano ancora alcune tappe alla fine del tour. Due tappe che potrebbero essere le ultime di tutta la carriera di Noyz il quale sembra aver mostrato la volontà di ritirarsi dalle scene.

A dispetto però di tanti suoi colleghi partiti dal rap e finiti nel commerciale, Noyz Narcos è nato per strada ed è rimasto quello che era e ci auguriamo che la storia dello scioglimento sia un po’ “farlocca” come quella degli EELST.

Grazie a Thaurus e Zamboni53[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Testo: Claudia Venuti

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10655,10662,10659,10654,10667,10666,10669,10658,10668,10661,10656,10657,10660,10672,10665,10663,10670,10664,10671″][/vc_column][/vc_row]