27 novembre: prima delle tre tappe del Cremonini live 2018 all’Unipol arena di Bologna.
È così che Cesare torna a casa, tra la sua gente, nella sua città natale.
Tanti gli elementi che hanno reso questo live degno di essere ricordato:
la scenografia, l’insieme di effetti e luci che hanno reso l’atmosfera davvero unica anche per chi, come me, era lì con una macchina fotografica tra le mani pronta ad immortalare tutto.
Momenti pieni di così tanta energia da aver voglia di fermarsi per godersi solo la musica e lo spettacolo che l’artista, quasi come se fosse uno show man, è capace di creare.
Tra le stelle filanti che cadono dall’alto e il pianoforte al centro del palco, Cremonini va ben oltre l’idea classica di “concerto”; il suo è un vero e proprio show.
In una parola, incredibile.
Bravissimo ad intrattenere il pubblico; sia a farlo ballare con i grandi successi che tutti conosciamo, sia a fargli venire la pelle d’oca con i suoi pezzi poetici, da accendino in aria e luci basse.
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text][/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Sara Alice Ceccarelli
24 novembre 2017
24 novembre 2018
Esattamente un anno dopo l’uscita di Regardez Moi, Frah Quintale torna a Bologna, dove tutto è cominciato.
Francesco Servidei, in arte Frah Quintale, nasce nel 1989.
E’ la sua passione per i graffiti ad avvicinarlo alla cultura Hip Hop fin dal 2002. Il suo percorso musicale inizia con il duo Fratelli Quintale da cui si separa nel 2006 per intraprendere la strada da solista.
Il cantante bresciano festeggia all’Estragon il primo compleanno del disco davanti ad pubblico quattro volte più numeroso rispetto a quello che l’aveva salutato l’anno precedente, dal piccolo palco del Locomotiv.
Un anno importante per l’artista che ha creato con la sua musica una zona borderline tra il rap e l’indie con il potere di far sentire a casa gli amanti di entrambi i generi.
Grazie a BPM Concerti.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto e Testo: Matilde Manara [/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”9585,9586,9592,9594,9593,9595,9587,9590,9588,9589,9591″][/vc_column][/vc_row]
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Quando ero una studentessa universitaria lavoravo come promoter nei week-end e la mia postazione era proprio di fianco ai cd. Un giorno, annoiata, mi sono messa a spulciare tra i dischi in vendita ed è stato li che mi sono imbattuta in Anthology di Bryan Adams: dopo averlo accuratamente imboscato, sono tornata a comprarlo con il mio primo stipendio. Mi sembrava giusto: il primo cd che ho ascoltato è stato All for love, e sancire la mia entrata nel mondo del lavoro acquistando un cd, doppio per giunta, dell’artista che ha accompagnato la mia crescita, mi sembrava il modo migliore per investire i miei soldi.
Così come quando ad agosto è stato annunciato che The Ultimate Tour avrebbe fatto tappa a Montichiari mi sembrava giusto correre ad assicurarmi un biglietto.
Ovviamente si è trattato di una scelta più che azzeccata.
Bryan Adams, con la sua voce calda e la sua chitarra, non tradisce mai. Nonostante avessi già assistito a un suo concerto esattamente un anno fa non vedevo l’ora che arrivasse il 24 novembre.
Bryan e la sua band salgono sul palco alle 21.00, puntuali come degli orologi svizzeri e iniziano. Due ore senza sosta, ventisei canzoni sparate a raffica. Ritmi che dei ventenni forse non riuscirebbero a reggere.
Si parte subito con Ultimate Love, uno dei brani più recenti del canadese, e poi si passa ai pezzi storici: quelli che ci hanno fatto ballare, quelli che hanno fatto sognare e ovviamente quelli che ci hanno fatto innamorare.
Immancabile, ovviamente e per fortuna, Everything I Do (I do it for you), la canzone d’amore per eccellenza quella che tutte le donne (ok io sono di parte) vorrebbero sentirsi dedicare. Credo che sia stato uno dei momenti più emozionanti del concerto: lui, la sua chitarra, un fascio di luce e la sua voce che si diffondeva per il palazzetto. Da brividi, davvero.
Un concerto che tornerei a vedere mille volte perché pochi altri artisti riescono a trasmettere le emozioni come fa Bryan Adams. Non si tratta solo di un cantante ma di un poeta, di un’artista a tutto tondo in grado di parlare ad ogni generazione.
E’ stato un concerto piccolo, ma carico di emozioni dalla prima all’ultima nota. Bryan corre, ride e scherza con Keith Scott, il suo storico chitarrista, e con il pubblico. Ci ha invitati a cantare insieme a lui Heaven, e a ballare sulle note di You belong to me. Il rapporto che riesce ad instaurare con il suo pubblico è un qualcosa di speciale: non è un caso infatti che la canzone di chiusura dei suoi live sia All for love, colonna sonora del film I tre moschettieri.
Per spiegare le sensazioni, le emozioni e il rapporto che si è creato nel corso delle due ore vorrei prendere in prestito proprio il motto di D’Artagnan e compagni: Uno per tutti e tutti per uno. Anzi: tutti per Bryan.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Laura Losi
Sidro Club (Savignano sul Rubicone) // 23 Novembre 2018
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]3 Gennaio 2018
Mi metto in contatto con Peter, il cantante dei Naftalina. Ho appena acquistato la raccolta 2001/2011 e voglio complimentarmi con lui. Nonostante ci fossimo presentati diversi anni prima, com’era ovvio, non si ricordava di me.
“Mi ha telefonato Klari, dopo 18 anni, sto cercando di fare una reunion ma Pinna è incasinato. A febbraio registriamo un ep. Gli ultimi 5 pezzi e chiudiamo il libro per sempre.”
8 Marzo 2018
Sono in studio con Peter, Clarissa e David Sabiu, produttore storico ed attuale batterista della band.
Voglio scattargli qualche foto posata.
I ragazzi ci tengono a farmi sentire i nuovi brani; sono il primo ad ascoltarli.
Parte il primo pezzo dell’album, poi il secondo, il terzo e cosi via.
Dopo sei brani mi giro verso Peter, con gli occhi lucidi ed il cuore a mille “È una bomba! Qui ragazzi si fa una figata!”
Estate 2018
Le pagine Facebook ed Instagram della band aumentano di follower ed iniziano ad arrivare le prime richieste per i live.
L’album rimane in attesa, mentre giriamo i video dei due singoli che usciranno nel 2019.
Nel frattempo RetroPopLive crede nei ragazzi e gli fissa due date: una al Sidro Club ed una al Vidia Club.
23 Novembre 2018
21:45
Io, Peter, Clarissa e David siamo nella sala di registrazione sopra al Sidro. È un momento molto intimo: loro si scaldano, ridono e provano qualche canzone.
22:15
Sono esattamente 8 e 17 gli anni che hanno separato Peter e Clarissa dal loro ultimo live ad oggi. Il Sidro si sta affollando.
Arrivano messaggi a Peter: la gente di sotto sta aspettando.
22:35
Finalmente scendiamo.
La gente li saluta e li abbraccia.
Si alzano i primi cori.
Le persone presenti li aspettano: vogliono i Naftalina.
22:45
Inizia lo show, ed è una grande festa!
Sono presenti molti amici di vecchia data, c’è tantissima stima da parte di tutti.
Il concerto parte con Ignoro, e poi ci sono cinque nuove canzoni presenti in scaletta, tra cui una con la collaborazione di Frank e Teone degli IESSE ai fiati.
I ragazzi ingranano subito ed è veramente un peccato quando arrivati all’ultima canzone, Se, ci deliziano con un solo bis, A me piace così.
Torneremo a vederli a Cesena a gennaio, in quel del Vidia, e sicuramente ci saranno delle sorprese.
Questo è solo l’inizio del libro.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]
SETLIST:
IGNORO
LABILE
A ME PIACE COSI’
11 AGOSTO
BAGLIORI INSOLITI
ERROR 404
SCUOLA GUIDA
NOSTRAND AVENUE
NON SALTI COME ME
STANZA 423
CRIMINE
NON MI DIRAI
BUBONIX
DEBBY
DISTRUGGIMI
SE
BIS:
A ME PIACE COSI’
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto e Testo: Luca Ortolani
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Prima data del Potere Tour ieri sera a Bologna per Luchè.
Il concerto, già sold out da diversi giorni, si è dimostrato essere particolarmente atteso dai fan del rapper, che si sono radunati davanti ai cancelli con diverse ore di anticipo. Luchè ha trovato nel locale bolognese un pubblico non solo numeroso ma anche caloroso, che è stato ripagato con un concerto lungo quasi due ore.
Ottima partenza, dunque, per il tour dell’artista napoletano, classe 1981, che vede già esaurita anche la prossima data a Firenze. Vi ho prestato la mia città/ E poi me la sono ripresa/ Perché perdere una cosa/ Fa più male di non averla mai avuta.
Si apre così il live, con questo estratto dalla canzone Potere/il sorpasso.
L’artista mette subito a nudo le turbolenze del suo recente percorso che l’ha visto sparire dalla scena rap per poi tornare con un nuovo album, apprezzatissimo sia dai fan che dalla critica.
Grazie a Zamboni53.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto e Testo: Matilde Manara [/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”9608,9600,9604,9609,9603,9601,9606,9605,9599,9602,9598,9607″][/vc_column][/vc_row]
Gli appena nati The Devils aprono la serata al Locomotiv prestissimo.
Non aspettano nemmeno che il pubblico si raduni di fianco agli strumenti e iniziano a suonare: senza presentazioni attaccano crudi, antisociali e decisamente irriverenti.
Gianni Vessella, alla chitarra, ed Erica Toraldo, voce e batteria, distruggono il silenzio di pochi minuti prima.
Il loro trash’n’roll, scomodo e dissacrante, attira un gruppo di ascoltatori che ben presto si ritrova coinvolto in uno show erotico e maledetto, accompagnato da un garage rock senza pause. La band napoletana, nata nel 2015 con un disco d’esordio appena uscito, termina la performance con chitarre flagellate, amplificatori violentati e la batterista che si alza, sui suoi altissimi tacchi di vernice rossa, ed esce di scena.
A seguire, sale sul palco il gruppo spalla ufficiale dei Mudhoney: i Please the Trees, provenienti da Praga e già premiatissimi con il loro album A Forest Affair (2012). Il trio propone brani infiniti, suoni campionati e psichedeliche parti strumentali accompagnate da una voce appena percepita, come una cornice ai pezzi. Tutto molto familiare e tipico di quel genere che si chiama indie rock. Il pubblico, ormai numeroso, apprezza incuriosito questo trio ceco, probabilmente mai ascoltato prima, e la loro energia fatta da un trip di suoni, distorsioni e corde di chitarra strisciate sui piatti della batteria.
Alle 22 circa eccoli. I Mudhoney, questi ormai sessantenni, collaudati pionieri del genere grunge, nato a Seattle negli anni ’90 proprio grazie a loro, si può dire. Le prime canzoni scorrono tranquille, una dietro l’altra: sotto il palco troviamo i ventenni di allora, ormai più che quarantenni. Questa sera sono tornati lì, negli anni ’90, quando ai concerti ancora ci si ammassava e si pogava senza esclusione di colpi. Faccio appena in tempo a posare la macchina fotografica che iniziano gli spintoni e parte il crowdsurfing.
Ed ecco finalmente Touch me, I’m sick. La voce di Mark Arm non è cambiata: graffia l’aria e ti riporta lì dove tutto è nato, dove i Mudhoney sono rimasti senza cambiare di una virgola, senza svendersi per piacere ad un pubblico più ampio. E ancora da Suck you dry fino a 21st cent Pharisees buttano fuori quel sound sporco, primitivo ma maledettamente credibile e coerente, ripercorrendo tutta la loro carriera musicale.
Dobbiamo aspettare il lungo encore di 7 brani per poter saltare con Here come sickness, per poi terminare con Fix me.
Questo concerto, sold out, al Locomotiv di Bologna ci ha ripresentato l’immutevole energia del garage punk dei Mudhoney: ora possiamo tornare a casa tranquilli e sicuri che, nonostante siano già passati 30 anni dal loro debutto, la loro impronta non cambierà mai e la loro musica continuerà a piacere a pochi ma buoni. Perché il grunge non è per tutti anzi, se non fosse stato per i Mudhoney probabilmente non sarebbe mai esistito.
Dopo l'uscita del suo album Possibili scenari e il suo primo tour estivo negli stadi, Cesare Cremonini ha dato il via anche al tour invernale, con doppia tappa al 105 Stadium di Rimini il 20 e il 21 novembre.Ad accoglierlo un pubblico letteralmente in estasi, dalla prima all'ultima nota suonata. Cremonini ha dichiarato più volte il suo amore per la città di Rimini dicendo di sentirsi come a casa; e sarà stato questo il motivo per il quale è riuscito a far sentire a casa anche tutte le persone presenti, circa diecimila nelle due serate. Non c'è stato nessun filtro tra il palco, il parterre e le tribune: tante voci unite in un unico ritmo. La scaletta proposta dall'artista ha toccato i momenti più importanti della sua carriera. Cesare è un insieme di aggettivi positivi: è un poeta dall'aria romantica capace di reggere la scena con una naturalezza disarmante e allo stesso tempo coinvolgente. E' instancabile. Il palco è il suo habitat naturale, il luogo in cui riesce ad esprimersi al meglio, interpretando i suoi testi in modo così vero e vivo che risulta impossibile non lasciarsi andare e non rimanerne incantati. Ecco, Cesare incanta e lo fa soprattutto quando diventa un tutt'uno con i tasti del pianoforte. E' lì che nasce l'incantesimo. Ha la capacità di far sognare con brani come Vieni a vedere perchè o Dev'essere così e allo stesso tempo di far saltare con Gray groose o Mondo. Non è mancato un tuffo indietro, ai tempi di 50 special e Un giorno migliore, quando era il leader dei Lunapop. Ed è stato con Momento silenzioso, brano contenuto nell'album Maggese, che ha ringraziato quella fetta di pubblico che gli è fedele da sempre, fin dall'inizio della sua carriera da solista. Instancabile, esuberante e immensamente bello, nell'accezione più ampia del termine.E poi succede che stiamo bene insieme senza nessun perchè. Ma in questo caso il perchè c'è: è la sua musica.
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Il 14 agosto 2018 è iniziato come un giorno tra tanti.
Mi alzo, doccia, colazione e mi preparo per andare al lavoro. Un lavoro di quelli che amo, quelli dove al centro di tutto c’è la musica. Tutto sommato, una bella giornata.
Ore 12:05
“Hai visto cos’è successo a Genova?”.
“No, che è successo?”.
“Meglio che accendi la tv”.
Esco dal bagno. E mi dirigo in salotto. Tv già accesa e il mio collega (Carlo Vergani, ndr) davanti allo schermo.
“Carlo metti il TG, Alessio mi ha detto che è successo qualcosa a Genova”.
“Ah lo so VEZ. Vieni a vedere”.
Questo è il mio primo ricordo di quel giorno.
Un giorno nel quale in un primo momento ho creduto che questa storia potesse essere un po’ come le tragedie successe a L’Aquila nel 2009 oppure come il terremoto dell’Emilia del 2012, per poi rendermi conto che con quel tipo di tragedie, questa non ha nulla a che vedere.
Questa, piuttosto, ricorda il disastro del Vajont del 1963. Un disastro prevenibile.
E se ci fosse qualcosa da dire riguardo al 14 agosto 2018 e al crollo del ponte Morandi, forse, gli abitanti e le vittime potrebbero dire la stessa cosa: tutto era prevedibile e previsto.
Sicuramente la morte di tutte quelle persone poteva essere evitata.
Quarantatré persone rimaste vittime dell’incuria e della mancanza di controllo (vittime ricordate qui, sull’articolo di Panorama)
E se L’Aquila e l’Emilia si sono rialzate, così farà anche Genova, ma con una consapevolezza in più: non ripetere più quell’errore e non abbassare mai la guardia, perché i cittadini in prima persona devono occuparsi e preoccuparsi del proprio territorio.
E così tra una fotografia e l’altra e il susseguirsi di artisti che noi di VEZ amiamo, riesco a parlare con il presentatore dell’evento che condivide con noi la rabbia e l’amarezza provata per l’avvenimento che poteva non accadere.
Incontro anche l’organizzazione il Ce.Sto, tra i promotori delle due serate.
Il Ce.Sto nasce più di 30 anni fa nel Centro Storico di Genova, come associazione di volontari laici e cristiani. E’ un contenitore che accoglie obiettivi educativi, creativi e culturali, fornendo percorsi e strumenti per valorizzare e rafforzare il potenziale di ciascuno.
Le attività dell’associazione si focalizzano su educazione minorile, accoglienza di famiglie straniere, integrazione sociale e attività culturali sul territorio con una particolare attenzione al lavoro di rete e alla figura del volontario, che gioca un ruolo fondamentale all’interno dell’Associazione.
Il Ce.Sto ci racconta l’attivismo che da qualche tempo impegna la popolazione e spiega anche il proprio impegno e volontà di creare consapevolezza nei cittadini, i primi interessati al benessere della propria città.
Attivismo in collaborazione con l’altro supporter e organizzatore di queste due serate, l’organizzazione Love What U Love che nasce a Genova nel 20015 e organizza serate di libera espressione e dove quello che ami non ha giudizio.
Live Music, Arte e tutti i nostri cuori al centro della scena allo scopo di creare una rete di artisti locali e non, appoggiandosi all’aiuto dei Giardini Luzzati che si sono mostrati entusiasti dell’idea.
E adesso non resta che rimboccarsi le maniche e fare il più possibile per imparare da quello che è successo, in questo caso per ricordarsi che la vita è una e che curarsi l’uno dell’altro significa vivere e sopravvivere.
Grazie quindi a questi artisti, Ex-Otago, Lo Stato Sociale, Canova, Motta, Willie Peyote, Rezophnic, Francesco Baccini, Era Serenase, Banana Joe, Jess e a tutti gli altri che il giorno dopo, domenica 18, hanno scaldato il palco dell’RDS Stadium di Genova.
Sono contenta di aver partecipato, qui come ad Amiche per l’Abruzzo il 21 giugno 2009, al Concerto per l’Emilia del 25 giugno 2012 e a Italia Loves Emilia del 22 settembre 2012.
Grazie, perché ancora una volta l’arte, la musica e le persone, più di ogni altra cosa sanno unirsi quando ce né più bisogno per mostrarci la via della solidarietà.
Il contributo dei nostri biglietti andrà alle famiglie degli sfollati tramutandoli in buoni spesa e alle attività che sono state toccate sensibilmente dal crollo del ponte Morandi.
Per poter donare invece, l’IBAN di riferimento è del Dopolavoro Ferroviario su cui si appoggia il Comitato degli sfollati
Dopolavoro Ferroviario di Genova Pro Sfollati di Via Porro e Campasso
Numero: IT86Y03359016001000001 61754[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Sara Alice Ceccarelli
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]In scena ieri sera al Bradipo Club, i Kaufman, una delle più promettenti band indie pop italiano, che hanno portato i loro ritmi e melodie davanti ad un bel pubblico di curiosi.
I Kaufman, sulla scena già da una decina d’anni, il primo disco è del 2009, con diversi passaggi di formazione, sono una delle classiche band “vere”, di quelle che la musica te la portano a sentire, in tour costante.
Arrivano nella nostra città riminese con un trio di date Bologna-Foggia-Rimini e sul palco hanno dato tutto il meglio del loro repertorio.
Un repertorio con qualche brano del passato fino alla, nuovissima La vita su Marte ed i successi del loro bellissimo disco Belmondo (prod. INRI).
LP contenente canzoni come Macchine Volanti, Come si sta eL’età difficile, brano che a noi riminesi tocca non poco, perché parla di una sensazione che ben conosciamo.
Quella romantica sensazione di fine estate e conseguente fine dell’amore, che ora da adulti guardiamo con un po’ di nostalgia e tenerezza.
Sfido chiunque a non averla mai provata!
Pop, elettro pop, indie pop, definire è sempre difficile, ma ieri sera abbiamo un po’ sognato e un po’ ballato.
Grazie Kaufman, continuate con i kilometri in strada, noi di Vez ci saremo!
La terza delle undici tappe del Troppoforte tour dei Viito è stata Bologna.
Il titolo del tour, è lo stesso del loro album d’esordio, uscito l’8 settembre scorso e anticipato da quattro singoli, che hanno portato la band ad un rapido successo nel giro di pochi mesi.
Un successo in una scena Indie ormai ricca di talenti emergenti e non, in cui non è facile farsi spazio. Eppure ci stanno riuscendo benissimo.
E il segreto è solo uno, anzi, due: semplicità ed umiltà.
Tutto è iniziato meno di un anno fa, con l’uscita di: Bella come Roma, ultima canzone nella scaletta proposta del duo, composto da Giuseppe e Vito, che ieri sera, sul palco del Covo Club, hanno regalato al loro pubblico un live – faccia a faccia e cuore a cuore.
Un concerto – intimo- se vogliamo.
Una festa non è solo una delle loro canzoni d’amore più belle, è anche il modo in cui ci hanno fatto vivere un’ora e mezza intensa.
Ogni sentimento è stato toccato.
Dal romanticismo sulle note di Esami e Lisbona, alla carica/scarica di energia di Industria porno e Compro oro.
Troppo forti davvero questi ragazzi!
Partiti da zero e da soli, una complicità iniziata con una convivenza romana da studenti fuorisede e continuata poi condividendo l’amore puro per la musica. E così Vito al microfono e Giuseppe alla chitarra, ha preso vita una band destinata ad una scalata verso un successo sempre più grande.
Arriveranno Tempi migliori ma intanto grazie, perché sicuramente, riescono a rendere migliori questi.
Scrivendo testi così vicini alla nostra realtà che poi ? la stessa di tutti quei ragazzi che ieri hanno cantato a memoria ogni brano.
Le parole vere arrivano sempre al cuore della persone.
E i Viito ne stanno avendo la dimostrazione.
Arrivano al cuore anche a chi come Valeria e Laura sono arrivate appositamente da Sulmona per sentirli cantare a Bologna.
Noi di Vez li abbiamo incontrati per bere una birra e fare due chiacchiere post- concerto.
Scalpitavo per questa serata da quando è uscita la programmazione del Locomotiv Club.
Ero proprio curioso di fotografare e godermi il live dei Superorganism!
Quello dei Superorganism inizia come un progetto di registrazione casuale con membri che hanno sede in piu paesi, Inghilterra, Giappone e Australia per citarne alcuni, il tutto nato online nei forum di musica.
Attualmente sette membri su otto vivono sotto lo stesso tetto in una grande casa a schiera nell’East End, mentre l’ottavo membro, il vocalist sud-coreano Earl Ho vive a Sydney, lontano dal gruppo, per questo ultimamente una immagine stampata del suo volto sostituisce il vocalist nelle foto di gruppo della band.
Nei primi mesi del 2018 escono con l’omonimo album Superorganism, il singolo Everybody Wants to Be Famous entra tra le prime posizioni in classifica in molti paesi.
In apertura troviamo Pauline de Tarragon aka PI JA MA, che io amo sia come illustratrice che come cantante.
Sul palco stasera ad affiancare la parigina Pauline è presente anche Axel Concato alla chitarra.
Per lei, vestitino da scolaretta con sopra disegni e scritte fatte a mano più birra Moretti in lattina, per lui una bella tuta bianca da operaio.
Consiglio di ascoltare il loro indie pop sul loro canale Spotify (link), a me piacciono veramente tanto!
I superorganism entrano in scena avvolti in impermeabili glitterati, maneggiando sfere luminose, suonando un triangolo ed immersi nella luce e nelle grafiche che vengono proiettate alle loro spalle.
La cantante principale, Orono, si presenta in Crocs e occhiali da sole e per i primi tre brani che toccano a noi fotografi sembra non si voglia fare troppo vedere evitando più volte di incrociare le nostre macchine fotografiche con lo sguardo. Nove brani in scaletta, con suoni e grafiche che ti catapultano direttamente nel loro mondo.
Una band stravagante e divertente che fa ballare e cantare, fondendo magistralmente musica e visuals in un vortice di emozioni che ti destabilizza.
Uscendo dal Locomotiv non mi sarei meravigliato di trovarmi direttamente dentro qualche assurdo cartone animato o videogioco giapponese!