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Tag: Rimini

Gattamolesta @ Bradipop

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• Gattamolesta •

 

Bradipop (Rimini) // 02 Marzo 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Il Carnevale dei Gattamolesta

E’ il week end di carnevale, la ricorrenza più anticonformista dell’anno e anche in quel di Rimini c’è voglia di far baldoria.
La Riviera non perde l’occasione di fare festa e anche stasera non si smentisce.
Siamo al Bradipop, fuori dal locale è pieno di gente mascherata pronta ad entrare e a divertirsi prima con il live e poi con la discoteca.
Gli ospiti sono i Gattamolesta, band romagnola, che ci propone un folk rock scatenato e scanzonato.

La band si presenta sul palco con il volto coperto da mascherine colorate, in pieno stile carnevalesco, ma chi li conosce sa che in realtà loro non hanno bisogno di costumi. 
Si tratta di un gruppo pittoresco e coreografico che ci ha proposto una scaletta di 12 coinvolgenti brani.
Il pubblico, da prima quasi intimorito, non è riuscito a resistere a lungo senza farsi coinvolgere.
Inizialmente la platea era rintanata sul fondo della sala, ma nota dopo nota, il ritmo ha avuto la meglio e nel giro di qualche minuto un tripudio di maschere colorate ha riempito la pista lasciandosi sedurre dal richiamo della musica.
Quando verso la metà del live hanno sdoganato il loro cavallo di battaglia, Gattamolesta, il pubblico era completamente conquistato.

Festa e balli per un carnevale scatenato targato Gattamolesta e Bradipop …un’accoppiata vincente.

 [/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Foto: Mattia Celli

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551741854055{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12048,12047,12049,12050,12051,12052,12053,12054,12055″][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551662557744{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”12056,12046,12057,12045,12058,12059,12060,12044″][/vc_column][/vc_row]

Gazzelle @ RDS_Stadium

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• Gazzelle •

 

P  U  N  K   T  O  U  R

 

RDS Stadium (Rimini) // 27 Febbraio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Ci sono momenti che attendiamo con ansia, quell’ansia positiva che ha il sapore di entusiasmo misto a voglia di vivere qualcosa che sappiamo già quando potrà farci star bene, ma bene davvero.

Ho aspettato il 27 febbraio proprio così, sapendo che il concerto segnato sul mio calendario aveva un nome speciale, quello di un artista che seguo dagli esordi, da quando ho ascoltato per la prima volta la sua prima canzone Non sei tu scritta con la tastiera che gli regalò suo padre a soli 6 anni.

L’artista in questione è Flavio Pardini, meglio conosciuto come Gazzelle che ieri sera è finalmente tornato sul palco dopo un anno di assenza per dare il via al suo Punk Tour e per farlo ha scelto l’Rds Stadium di Rimini.

Un RDS che non solo ha segnato la tappa zero di una lunga lista di appuntamenti in giro per l’Italia tutti sold out, ma che ha segnato anche un passaggio fondamentale per la carriera di questo giovane cantautore romano che ha sempre scritto canzoni senza dirlo a nessuno.

Tutto fino a quando non ha suonato per la prima volta nel sottoscala di un bar di Trastevere e fino a quando 3 anni fa, non ha deciso di inviare un messaggio alla sua attuale etichetta discografica Maciste Dischi chiedendo di poter inviare alcuni brani.

Gazzelle nasce così e ieri sera il suo pubblico non era più quello di pochi amici intimi in un bar, ma un grande pubblico capace di scaldare e riempire un palazzetto.

Un successo meritato, perché attraverso i suoi testi e con la sua musica riesce ad essere un ottimo compagno di avventura in questo viaggio chiamato vita, dando voce a tutte quelle sensazioni che nascono nella bocca dello stomaco difficili da mettere nero su bianco.

Alle 21:00 spaccate tutto buio e un minuto dopo inizia uno dei concerti più emozionati, vivi ed intensi a cui io abbia mai assistito.

Dopo un duro lavoro di prove durato mesi, Gazzelle, accompagnato dalla sua band e da un meraviglioso quartetto d’archi e coriste, brano dopo brano, spaziando tra le canzoni contenute nel suo primo album Superbattito e nel suo secondo album Punk, regala al suo pubblico momenti indimenticabili con scenografie e giochi di luce mozzafiato, oltre ad una dose significativa di energia allo stato puro.

Emozionato e nel suo perfetto stile Brit anni 90 è stato in grado di stupire senza sosta dall’inizio alla fine, compresa una finta chiusura del live interrotta solo per 60 secondi che scorrevano in un maxi schermo e segnavano un countdown che ha portato ad un cambio palco e in un attimo ha portato lui alle nostre spalle pronto ad intonare Quella te.

Per me un bel concerto è quello da cui non andresti mai via e che vorresti non finisse mai e ieri sera, ad un certo punto hanno riacceso le luci, lo spettacolo era finito ma io ero ancora lì a guardare quei coriandoli viola sul pavimento e a sorridere.

Ha fatto davvero Scintille.

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie ad VIVO Concerti

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Claudia Venuti

Foto: Luca Ortolani

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11814,11818,11828,11832,11827,11823,11829,11824,11830,11815,11813,11820,11817,11831,11821,11826,11816,11822,11825,11819″][/vc_column][/vc_row]

Be Forest @ Bradipop

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• Be Forest •

Bradipop (Rimini) // 09 Febbraio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]L’atmosfera magica dei Be Forest.

Una batteria minimale suonata in piedi, a scandire ritmi essenziali e precisi, una chitarra sospesa che amalgama il tutto alla perfezione una linea di basso pulita il tutto accompagnato da una voce gentile ed eterea, questa è la miscela vincente dei Be Forest, band pesarese al loro terzo disco, Knocturne.

È la terza data del loro nuovo tour e noi li incontriamo, al Bradipop di Rimini.

Ahinoi! Puntuali si sale sul palco alle 00.00 (..) dove il trio ha suonato impeccabilmente per un’ora davanti ad un pubblico attento, trasportandolo nelle loro atmosfere cupe ed eteree, il loro è uno shoegaze, che strizza molto l’occhiolino ai primi The cure, con moltissime atmosfere dark e wave, segnate da basso plettrato e spesso distorto e da chitarre invase dal delay che avvolgono l’ascoltatore e lo lanciano in un viaggio lontano.

Quei suoni che hanno segnato l’epoca di Joy Division e My Bloody Valentine sono qui perfettamente reinterpretati da Costanza, Nicola ed Erica ed è innegabile che ora la band sia una delle più interessanti da qualche anno e non solo; infatti la band ha già avuto occasione di fare un tour europeo ed è in procinto di partire per un tour americano fra la fine di Marzo egli inizi di Aprile.

L’eleganza e la bellezza dei loro suoni, è qualcosa di cui andare fieri.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto e testo: Michele Morri

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11169,11181,11164,11179,11173,11168,11165,11166,11175,11167,11170,11176,11177,11171,11178,11174,11172,11180″][/vc_column][/vc_row]

Dave Orlando, i Pearl Jam e un po’ di Messico

Questa intervista nasce da un’idea condivisa. E da tanta empatia. Due elementi fondamentali per la riuscita di un progetto. Sì, perché dal momento in cui sono entrata a far parte del mondo di VEZ Magazine, il mondo di Vez Magazine si è intersecato alla perfezione con il mio, sfiorando con delicatezza anche le sfere più personali.

Lau, quando suona Dave a Rimini?” – mi disse Sara, direttrice della rivista e amica, un paio di settimane fa. “Venerdì 18 gennaio, all’Hobos”. “Ok, io e la Vali ci organizziamo per le foto, tu lo intervisti”.

È andata così.

Nella cornice di un locale che porta con sé il calore del Messico, l’entusiasmo dei leggendari avventurieri, il profumo del limone con la tequila, Dave Orlando ci ha presi per mano, accompagnandoci lungo un cammino musicale, tra i brani dei Pearl Jam, di Eddie Vedder e delle colonne sonore del film Into the Wild.

Non solo. Ha condiviso con il pubblico, con noi, uno dei suoi brani inediti, Il funambolo.

Abbiamo voluto approfondire…

 

Un brano con cui apri molto spesso i tuoi live è Off he goes, dei Pearl Jam. Una canzone in cui si racconta di un viaggio, di partenze, di ritorni, di cambiamenti. Dove ti ha condotto, ad oggi, la strada della musica?

Off he goes è un brano a cui sono particolarmente affezionato perché è sia complesso a livello musicale che a livello emotivo. Musicale perché non è facile da eseguire e l’ho preparato con grande impegno. Doveva venire in quel modo, secondo anche un po’ il mio perfezionismo nella musica.

Per quanto riguarda il significato, parla di un personaggio in cui ho rivisto sempre Eddie Vedder. Un uomo che lascia la sua città, gli affetti, la quotidianità per intraprendere questo viaggio lungo la strada della musica. Una volta tornato, si accorge di un profondo cambiamento. Nella canzone, in realtà, l’aspetto che più mi affascina è l’interpretazione, che rimane sospesa: è il mondo ad essere cambiato o è mutato il punto di vista del protagonista? È il protagonista ad essere cambiato, durante il viaggio.

Ecco, ho rivisto qui il mio percorso da quando mi sono dedicato completamente alla “vita musicale”: mi sono allontanato da una quotidianità che avevo vicina ed è cambiato proprio il mio modo di approcciarmi ad essa. Ho rinunciato a molte cose, tra cui, la più importante, il tempo. C’è un dispendio di energia enorme, sia sul palco che dietro le quinte diciamo. Io affronto tutto in modo viscerale, personale e tento di spiegarlo così, all’inizio di ogni serata. Con Off he goes.

Soprattutto nei miei live da solista, in cui decido soltanto il pezzo di apertura, mai la scaletta. Mi racconto attraverso dei brani che mi rappresentano, che sento tantissimo e che parlano la mia stessa lingua, seguendo le emozioni e l’atmosfera che si crea. Ad oggi, sicuramente, guardandomi indietro, il bilancio è positivo perché vivo di una passione. Della mia passione.

 

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Riportando l’attenzione alla partenza, appunto. Quando hai deciso di intraprendere questo viaggio? Quando ti sei detto: “Da grande voglio fare il musicista”?

Il viaggio è partito dalla passione, appunto. Scoperta anche un po’ per caso, nonostante i miei genitori avessero sempre avuto ed hanno tutt’ora a che fare con la musica. Loro, però, non mi hanno mai spronato a suonare uno strumento o cose simili ecco. Forse era inevitabile che mi avvicinassi a questo mondo. All’inizio per curiosità, amici che suonavano…e soprattutto l’ascolto di tanta, tanta musica.

L’idea di formare la prima band è arrivata intorno ai tredici anni e da lì, attraverso le tappe fondamentali per lo meno per la mia generazione… nessun ragazzino a sedici anni partecipava ai talent ecco… quindi, tappa dopo tappa, è cresciuta anche la consapevolezza di certe doti e capacità. Il mio approccio è sempre stato più “professionale” durante il percorso al punto che, qualche anno fa, ho sentito fortemente il desiderio di far diventare il tutto un lavoro, anche se non mi piace troppo chiamarlo così. Da un sogno si è trasformato, con il tempo, in un progetto realizzabile.

Chiaro che la mia carriera ruota molto attorno alle cover. Ho avuto sempre, distribuiti negli anni, anche progetti di musica inedita. Mai miei al 100 % in quanto non essendo il cantante non li sentivo troppo miei. Ma è stato utilissimo perché l’approccio è davvero diverso rispetto al contesto delle cover o dei tributi. Ti vedi in sala prove, inizi a jammare finché non esce un riff che funziona, porti le tue idee.

Probabilmente il tutto era impostato in modo troppo adolescenziale: ti incontri spesso, produci poco perché il metodo è sbagliato. Il passaggio ai progetti con le cover è stato dettato anche dall’età. A un certo punto devi per forza scegliere, investire costruttivamente tempo e qualità.

 

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Hai molti progetti all’attivo, sia da solista che con delle band. Tributi a Nirvana, Pearl Jam, Foo Fighters, Eddie Vedder, Chris Cornell. I più grandi nomi del panorama grunge anni ’90. Che cosa può suggerirci oggi, e ancora oggi, quella musica?

Gli artisti che sono emersi in quegli anni e che sono ancora in attività… non molti purtroppo… hanno iniziato a scrivere canzoni per esprimere un’urgenza, un disagio che era diffuso tra i giovani, specialmente a Seattle, che è stata una fucina di talenti. Provavano rabbia, volevano ribellarsi a una società a cui non sentivano di appartenere. Ovviamente, oggi il messaggio è molto cambiato. Sono uomini adulti che hanno anche superato difficoltà, momenti bui, perdite.

Hanno costruito spesso una famiglia, sono maturati, vedono la vita con altri occhi… e tutto questo si ascolta nei loro lavori più recenti… che non possono essere, tra l’altro, simili o di totale ripresa delle prime produzioni. Non capisco quelle persone che criticano per forza i cambiamenti da un disco all’altro di un gruppo o di un artista. Riprendendo questo discorso, appunto, il messaggio che la musica nata negli anni Novanta può veicolare oggi è l’importanza della comunicazione, della musica come comunicazione.

L’immenso potere che ha la musica di far sentire unite persone legate da esperienze simili che si rivedono in determinati brani…e magari riscontrano in quei brani lo stesso percorso, la stessa forza nel superare gli ostacoli, nel non arrendersi, nel voler costruire qualcosa. Purtroppo, secondo me, specialmente in Italia, abbiamo perso questo valore. Ascolto sempre più testi vuoti, basati su cliché, su schemi prefissati per entrare a far parte di un contesto che è basato molto sul business.

 

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Immagina di avere una macchina del tempo e tornare a Seattle, nel 1990. Squilla il telefono… “Ehi, vuoi venire a suonare con noi?”. Chi vorresti fosse dall’altro lato della cornetta? Di quale gruppo avresti voluto far parte?

Ehhh questa domanda mi mette parecchio in difficoltà. In qualche modo sono legato a tutte quelle band, da ognuna prenderei qualcosa. Se volessi fare un disco grunge, ad esempio, prenderei un po’ delle caratteristiche di ognuna, benché tutte diversissime. Dovendone scegliere una… Ti dico i Pearl Jam, forse anche per un discorso di longevità.

È stato il gruppo che si è espresso nei modi più diversi, dall’hard rock alla ballata acustica e credo che sia quello che mi rispecchia di più. Essere Eddie Vedder non sarebbe stato male dai… Ecco, mi vengono in mente ora anche gli Stone Temple Pilots che sono rimasti sempre più nell’ombra. È una band che adoro e, secondo me, il disco più bello uscito nel 1991 forse non è Ten… Ma Core degli Stone Temple Pilots.

 

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Oltre ad avere la grande capacità e il talento di rendere personali le cover che esegui, hai anche un progetto di musica inedita. Abbiamo ascoltato Il funambolo. Che cosa significa per te comporre, scrivere?

Ad un certo punto, ho sentito che era arrivato il momento e il bisogno di comunicare qualcosa di mio. Ok, riesco a farlo anche attraverso le cover rispecchiandomi molto negli artisti, nei brani, nelle parole e nelle atmosfere musicali che omaggio. Ma volevo dire la mia. Ovvio che dietro quello che tu scrivi, c’è sempre la speranza che arrivi a più persone possibili. Sarebbe ipocrita non ammetterlo… non è però il motivo per cui ho iniziato a scrivere.

È la musica che mi ha cercato. Non ho preso in mano una chitarra o mi sono messo di fronte a un foglio di carta, pensando: “Adesso scrivo una canzone”. È quella magia che avviene quando ti svegli, di notte o di mattina, con un’idea. Unendo tutti i pezzi, viene fuori qualcosa. Descrivo la mia musica come molto istintiva e poco ragionata perché c’è tanto di me. Non mi importa che sia più o meno condivisibile o ancora meglio, o peggio, vendibile. Non riesco a scendere troppo a compromessi quando si parla della mia musica e non voglio contaminarla. Non le ho dato molto spazio, per ora. Ma voglio che ne rimanga invariata l’autenticità.

 

Talvolta, parlando delle tue canzoni, hai confessato che sono ancora chiuse in un cassetto… Quale chiave potrebbe aprirlo?

Sinceramente, non lo so. Molti segnali, nel tempo, mi hanno portato a pensare di lasciar perdere. Non batoste o cose simili… magari aspettative disattese. E ho pensato: “Sto buttando via soltanto tempo?”. È anche vero, però, che ogni volta che suono i miei brani durante un live, magari solo uno, qualcosa dentro si muove. Mi dispiacerebbe privarmi dell’emozione provata quando eseguo una mia canzone. Il cassetto si aprirebbe se… arrivasse un contratto da qualche milione di euro? Scherzo ovviamente. Forse dipende solo da me. Il tema “inediti” è una questione a cui tengo talmente tanto che se non ci sono i presupposti per farli uscire…piuttosto non li faccio uscire.

È strano da spiegare. Sicuramente avere gli spazi per presentarli e farli ascoltare aiuterebbe molto. Di solito li propongo in qualche mio live quando percepisco che si crea uno scambio intenso con il pubblico. Quando si condivide una stessa lunghezza d’onda e io mi sento più aperto. Allora è figo. Quella magia lì è decisiva per aprire o meno il cassetto. E mi darebbe anche più energia per continuare a scrivere, comporre. Ecco, la comunicazione, lo scambio comunicativo sarebbe una chiave per aprire quel cassetto.

 

Ultima domanda. Se tra il pubblico, durante un tuo live, ci fosse la Musica in persona, come la ringrazieresti? Quale brano vorresti dedicarle?

Cazzo…. Bella domanda, ma difficile! Voglio rispondere in maniera istintiva. Credo che le dedicherei un mio brano. Ti spiego. Detto con tutta la modestia e l’umiltà del mondo, il “dono” di riuscire a creare una canzone dal nulla, secondo me, è una cosa grandissima. Ed è un dono che la vita e la musica ti fanno. Io, al di là di quello che può pensare la gente, sento di averlo. Per quanto riguarda il brano, sceglierei Il funambolo. È quello che propongo anche di più perché me ne sono innamorato da subito…della musica, delle parole, della metafora. Lì ho scritto tutto io e sarebbe tutto per Lei.

 

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Testo di Laura Faccenda

Foto di Valentina Bellini

 

 

Rimini, il Teatro Galli e la Carmen

Venerdì 4 gennaio, noi di VEZ Magazine siamo stati invitati per assistere alla data della Carmen, l’Opera lirica in quattro atti di Georges Bizet nel nuovo allestimento dell’Associazione Coro Lirico città di Rimini Amintore Galli al debutto sul palco del Teatro Galli il primo giorno di gennaio.

Una data aggiunta dopo il sold out della prima settimana di prevendite per le tre recite previste per martedì 1, giovedì 3 e sabato 5 gennaio.

Oltre 2000 biglietti venduti (circa 700 per ognuna delle tre recite previste), non solo ai tantissimi riminesi che in questi giorni hanno sfidato code e liste d’attesa, ma a tanti appassionati provenienti da diverse parti d’Italia e per lo più dalle città di Bologna, Ravenna, Milano e Firenze.

Occasione unica quindi per tutti, ma anche per noi per assistere al debutto del coro sul Palco fresco di restauro.

Una storia lunghissima quella del Teatro, che inizia nel 1841 con l’incarico al modenese Luigi Poletti (1792-1869) di progettare il teatro secondo il proprio stile neoclassico.

Nel 1843 iniziano i lavori con l’appaltatore Pietro Bellini di Rimini e si concludono nel 1846 le opere murarie. A causa di scarsità di fondi i lavori vengono abbandonati e poi ripresi nel 1854 terminando i lavori nel 1857 con l’inaugurazione della stagione lirica da parte di Giuseppe Verdi (unico caso in Italia) che presenta una nuova opera, l’Aroldo, composta appositamente.

Il teatro Galli infatti 15 maggio 1841, dopo una serie di progetti elaborati da professionisti locali, viene incaricato del progetto per la realizzazione del Nuovo Teatro di Rimini l’architetto Luigi Poletti di Modena (1792-1869), illustre esponente della professione legato alla scuola neoclassica purista romana, avendo studiato nella città eterna, ed elaborando un proprio linguaggio di superamento dello stile purista.

Nel 1859 il Teatro è dedicato a Vittorio Emanuele II.

 

A causa delle lesioni post terremoto del 1923, il teatro viene chiuso e durante i restauri viene installato un impianto elettrico ma nel 1943 a seguito di un bombardamento aereo crolla il tetto della sala.

Nel 1947 il Teatro, semidistrutto, è dedicato al musicista Amintore Galli (1845-1919), critico musicale e compositore famoso a livello nazionale e mondiale, per il successo del suo inno del lavoratore con il testo scritto da Filippo Turati.

Negli anni si susseguono varie iniziative e finanziamenti per la ristrutturazione del teatro grazie al Ministero dei Beni Culturali la Soprintendenza per i Beni Architettonici di Ravenna e al contributo economico della Regione Emilia-Romagna  – finanziamento Europeo POR FESR.

Nel 28 marzo 2015, conclusi i lavori di restauro iniziati nel 2010,  il Foyer viene consegnato alla città per essere utilizzato come contenitore culturale nell’attesa che si concluda la ricostruzione del Teatro Galli.

Il Teatro ‘Amintore Galli’ di Rimini torna ad alzare il suo sipario: a distanza di 27.333 giorni, 898 mesi, 75 anni il luogo della grande musica è stato restituito a Rimini e alla comunità riminese.

Prosegue quindi ora la prevendita dei biglietti con ulteriori 700 posti disponibili.

I costi dei biglietti vanno dai 10 ai 75 euro.

L’Opera, prodotta dall’associazione Coro Lirico città di Rimini Amintore Galli con il patrocinio e il contributo del Comune di Rimini, avrà la regia di Paolo Panizza e sarà diretta dal Maestro concertatore Massimo Taddia, con la Astral Music Symphony Orchestra delle Marche e il Coro Lirico città di Rimini Amintore Galli preparato dal M° Matteo Salvemini.

L’opera, nella versione originale francese, sarà sottotitolata in italiano.

I solisti

Carmen, Anastasia Boldyreva mezzosoprano; Don Josè, Giuseppe Varano tenore; Escamillo, Daniele Caputo baritono; Micaela, Paola Cigna soprano (1 -5 gennaio) Zeina Barhoum (3 gen) soprano; Frasquita, Elisa Luzi soprano; Mercedes, Laura Brioli mezzosoprano; El Dancairo, Giovanni Mazzei baritono; El Remendado, Roberto Carli tenore; Zuniga, Luca Gallo basso; Morales, Nico Mamone baritono; una venditrice di arance, Chiara Mazzei soprano; un soldato Leonardo Campo baritono; Lillas Pastià, Alessandro Semprini (voce recitante) uno zingaro Riccardo Lasi, una guida Luca Frambosi, Alcalde Giuseppe Lotti.

Con il corpo di ballo Future Company. Direttrice e coreografa Gabriella Graziano

Ballerini: Pietro Mazzotta, Marco Dalia, Alessandro Zavatta, Michela Amati, Elisa Amenta, Alessia Bernardi, Sara Fabbri, Martina Moro, Merilinda Pellegrini.  E il coro a voci bianche “Le Allegre Note” di Riccione. Maestro del coro Fabio Pecci.

 

Carmen Pubblicita

Joan Thiele @ Bradipop

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• Joan Thiele •

Bradipop Club (Rimini) // 15 Dicembre 2018

 

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Ieri sera al Bradipop Club di Rimini ho sicuramente assistito ad uno dei live piu belli ed intensi di questo 2018.
Alessandra, in arte Joan Thiele ci ha stregato tutti con la sua musica.
Tango, è il nome del suo ultimo album, caratterizzato da eleganza e passionalità, e Joan ne ha da vendere!
Joan è da sola sul palco (e ci basta!) e alterna perfettamente la chitarra a drum machine/campionatori vari, dimostrando una presenza scenica pazzesca.
Un mix di suoni elettronici ed acustici che fanno emozionare, come la dolcezza della sua voce, che ti rapisce dal primo secondo.
Circa 45 minuti di Live, Save Me a mio avviso l’episodio migliore, assieme a Blue Tiger e Tango direttamente dall’ultimo full lenght.
Se non lo avete ancora fatto andate ad ascoltare Joan, non ve ne pentirete!

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Prodigy @ Rds Stadium

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• Prodigy •

| No Tourists Live |

RDS Stadium (Rimini) // 01 Dicembre 2018

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Grazie Barley Arts. Grazie per aver incluso VEZ Magazine tra le riviste in accredito per quella che io definirei più una esperienza di vita che un concerto.

E siamo qui, io e il mio brother da una vita Michele Morri, a vedere un gruppo, The Prodigy, che fa parte di tutti noi cani sciolti (ndr).

Un gruppo di Braintree, UK, che dagli anni novanta è sulla scena con una sperimentazione musicale che li ha portati ad essere inseriti nel filone del Big Beat, genere totalmente British che propone un mix di rock, dance, psichedelia e techno hardcore.

Vorrei sottotitolare questo articolo con “Una serata con The Prodigy ovvero quella esperienza di vita che ti mancava”.

Sicuramente mancava a me questa esperienza, dato che seguo questo gruppo da che ne ho memoria e che nel mio adorato Velvet (vedere la maglietta di Morri per questa serata su Facebook, ndr) questo sound non poteva mancare mai.

Perché poi diciamocelo, chi di noi quasi quarantenni non associa qualche momento della propria adolescenza a un gruppo come questo?

E quindi vai a un loro concerto credendo di sapere quello che ti aspetta.

Fai la fila, attendi il tuo turno al controllo borse e zaini.

E fa freddo, regaz.

Poi entri e ti fai fregare dalla tasca 15 euro che avevi appositamente inserito a casa per comprare le birre.

E sino a qui, ancora inconsapevoli, si procede come d’abitudine.

Poi tutto cambia. Un’ora e mezza di concerto durante la quale tutti noi presenti abbiamo dato l’anima, le corde vocali e i menischi.

E se non fosse che il giorno dopo mi devo svegliare alle 5:30 per andare a lavorare, probabilmente avrei lasciato volentieri sulla pista anche qualche tendine rotuleo.

Mi sono sottratta, ahimè, al pogo selvaggio e non ne vado fiera, ma non mi sono sottratta ai salti e al ballo dalla canzone NUMERO UNO.

Quell’incipit anfetaminico di Breathe che ti spinge e ti tira e ti travolge.

E poi non ci capisci niente. E dici solo WOW.

E poi Voodoo People e verso il finale Firestarter e Smack My Bitch Up.

Luci, tante luci. Fumo e nebbia e ancora luci.

E quando tutto finisce realizzi che fino a poco prima eri proprio nell’occhio del ciclone, in un vortice spazio temporale che ti ha spettinato per poi lasciarti solo con un senso di vuoto a dover tornare miseramente a casa.

È così che mi sento, mentre punto la sveglia e mi chiedo se domani riuscirò ad andare a lavorare.

Grazie ancora gentile Barley Arts e grazie allo Staff dell’RDS Stadium, perché qui a Rimini, questa sera, ci siamo divertiti.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Sara Alice Ceccarelli

Foto: Michele Morri

 

Grazie a Barley Arts[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”9815,9796,9800,9798,9805,9817,9799,9807,9801,9813,9808,9802,9806,9803,9814,9804,9809,9810,9797,9811,9812,9816,9818,9819,9820″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Slaves

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”9830,9822,9826,9828,9831,9832,9827,9823,9824,9825,9829,9833,9834″][/vc_column][/vc_row]

Cesare Cremonini @ Rds Stadium

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• Cesare Cremonini •

RDS Stadium (Rimini) // 20 Novembre 2018

 

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Dopo l'uscita del suo album Possibili scenari e il suo primo tour estivo negli stadi, Cesare Cremonini ha dato il via anche al tour invernale, con doppia tappa al 105 Stadium di Rimini il 20 e il 21 novembre.
Ad accoglierlo un pubblico letteralmente in estasi, dalla prima all'ultima nota suonata. 
Cremonini  ha dichiarato più volte il suo amore per la città di Rimini dicendo di sentirsi come a casa; e sarà stato questo il motivo per il quale è riuscito a far sentire a casa anche tutte le persone presenti, circa diecimila nelle due serate. Non c'è stato nessun filtro tra il palco, il parterre e le tribune: tante voci unite in un unico ritmo. 
La scaletta proposta dall'artista ha toccato i momenti più importanti della sua carriera. Cesare è un insieme di aggettivi positivi: è un poeta dall'aria romantica capace di reggere la scena con una naturalezza disarmante e allo stesso tempo coinvolgente. 
E' instancabile. Il palco è il suo habitat naturale, il luogo in cui riesce ad esprimersi al meglio, interpretando i suoi testi in modo così vero e vivo che risulta impossibile non lasciarsi andare e non rimanerne incantati. Ecco, Cesare incanta e lo fa soprattutto quando diventa un tutt'uno con i tasti del pianoforte. E' lì che nasce l'incantesimo. Ha la capacità di far sognare con brani come Vieni a vedere perchè o Dev'essere così e allo stesso tempo di far saltare con Gray groose o Mondo. 
Non è mancato un tuffo indietro, ai tempi di 50 special e Un giorno migliore, quando era il leader dei Lunapop. Ed è stato con Momento silenzioso, brano contenuto nell'album Maggese, che ha ringraziato quella fetta di pubblico che gli è fedele da sempre, fin dall'inizio della sua carriera da solista. Instancabile, esuberante e immensamente bello, nell'accezione più ampia del termine.
E poi succede che stiamo bene insieme senza nessun perchè. Ma in questo caso il perchè c'è: è la sua musica.

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SETLIST:

POSSIBILI SCENARI

PADREMADRE

IL COMICO (SAI CHE RISATE)

LA NUOVA STELLA DI BROADWAY

LATIN LOVER

LOST IN THE WEEKEND

UN UOMO NUOVO

BUON VIAGGIO (SHARE THE LOVE)

MOMENTO SILENZIOSO

UNA COME TE

VIENI A VEDERE PERCHE’

LE SEI E VENTISEI

MONDO

LOGICO

GRAY GOOSE

DEV’ESSERE COSI’

AL TUO MATRIMONIO

IL PAGLIACCIO

50 SPECIAL

MARMELLATA #25

POETICA

NESSUNO VUOLE ESSERE ROBIN

UN GIORNO MIGLIORE

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Testo: Claudia Venuti

Foto: Carlo Vergani

 

Ringraziamo The Front Row e Carlo Vergani per la gentile concessione delle foto.

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”9464,9465,9466,9482,9467,9468,9481,9469,9480,9470,9486,9471,9485,9472,9478,9473,9474,9475,9479,9484,9476,9477,9483″][/vc_column][/vc_row]

Kaufman

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Kaufman •

Bradipop (Rimini) // 17 Novembre 2018

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]In scena ieri sera al Bradipo Club, i Kaufman, una delle più promettenti band indie pop italiano, che hanno portato i loro ritmi e melodie davanti ad un bel pubblico di curiosi.

I Kaufman, sulla scena già da una decina d’anni, il primo disco è del 2009, con diversi passaggi di formazione, sono una delle classiche band “vere”, di quelle che la musica te la portano a sentire, in tour costante.

Arrivano nella nostra città riminese con un trio di date Bologna-Foggia-Rimini e sul palco hanno dato tutto il meglio del loro repertorio.

Un repertorio con qualche brano del passato fino alla, nuovissima La vita su Marte ed i successi del loro bellissimo disco Belmondo (prod. INRI).

LP contenente canzoni come Macchine Volanti, Come si sta e L’età difficile, brano che a noi riminesi tocca non poco, perché parla di una sensazione che ben conosciamo.

Quella romantica sensazione di fine estate e conseguente fine dell’amore, che ora da adulti guardiamo con un po’ di nostalgia e tenerezza.

Sfido chiunque a non averla mai provata!

Pop, elettro pop, indie pop, definire è sempre difficile, ma ieri sera abbiamo un po’ sognato e un po’ ballato.

Grazie Kaufman, continuate con i kilometri in strada, noi di Vez ci saremo!

Tk’s to Treid Agency e Bradipop Club

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Foto e Testo: Michele Morri

 

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”9411,9410,9402,9414,9401,9406,9403,9405,9409,9404,9407,9408,9412,9413″][/vc_column][/vc_row]

Un 31 agosto targato SUM 41 @ Rimini Park Rock.

Qualcuno di recente mi ha fatto notare che spesso sembro freddina – “ina” però, non 100% di ghiaccio – e che in realtà questo non mi rispecchia.

Raga, forse è vero che a lasciarsi andare non c’è niente di male e che diciamocelo, guardiamoci negli occhi, forse sembro anche un pochino meno stronza se mollo un attimo la presa e abbraccio la spontaneità.

Quindi, per iniziare con questo nuovo spirito e aprire anticipatamente le porte all’autunno che per noi introspettivi è il periodo migliore per pensare e scrivere, con quella malinconia di fondo che fa tanto “solo io capisco me stessa”, vi parlerò della fine della mia adolescenza.

Ma messa così anche no.

Vi parlerò di un gruppo che ha segnato la fine della mia adolescenza – così va meglio – e che grazie a LP Rock Events, Live Nation e al 2018 che è stato un anno superfigata, domani sera avrò l’occasione di vedere: i SUM 41.

Domani infatti si terrà l’ultimo concerto estivo organizzato da LP Rock Events appunto, per la quale ho avuto l’onore di lavorare per il secondo anno e che ha deciso di chiudere in bellezza una splendida stagione romagnola che ha visto protagoniste numerose band internazionali (sulle nostre pagine ci sono tutti i live report).

Domani suoneranno al Rimini Park Rock i canadesi SUM 41, Deryck Whibley, Dave Baksh, Tom Thacker, Cone McCaslin e Frank Zummo e per me sono stati una colonna sonora per svariati anni.

Ed ora è tipo ripercorrere quello che poi mi ha portato fino a qui, a diventare giornalista, a svolgere attività di ufficio stampa e a confrontarmi giorno dopo giorno con quello che sfida la mia resistenza fisica e mentale.

Il primo album dei SUM risale al 2001 All Killer No Filler, e se il primo singolo Fat Lip non mi aveva troppo entusiasmato, con il secondo invece In Too Deep ero già stata conquistata da questo gruppo che pian piano prendeva sempre più spazio nei miei ascolti giornalieri.

Ecco, si potrebbe quasi azzardare a dire che i SUM hanno creato quel decisivo scollamento tra me e il sound dei Take That, Backstreet Boys e Boyzone (non c’è niente da ridere, erano comunque dei fighi, GO NINETIES).

Comunque niente. Si procede con Still Waiting del secondo album che cantavo fino allo stremo per arrivare all’album Chuck e Pieces che avevo iniziato a capire la piega che tutto questo stava prendendo.

Stavano per calare l’asso di briscola con Underclass Hero del 2007, album che esce in estate ma che ha lo stesso potere di farmi pensare e scrivere e riflettere e commuovere e pensare e commuovere ancora, quasi come fosse il periodo delle zucche e le foglie cadessero gialle e rosse.

Perché uno non ci pensa, ma la profondità risiede in tanti luoghi, così come l’amore. E se il pop, il punk e il rock non vi sembrano abbastanza profondi, siete tutti amorevolmente invitati domani sera al Rimini Park Rock e lo scoprirete da soli.

E faremo anche del casino.

Alle 19:00 saranno i coloratissimi Waterparks a salire sul palco, seguiti dai mitici Zebrahead (quelli di Playmate of the Year per fare un piccolo ma incisivo recall) e alle 21:30 Deryck &Co. In tutto il loro splendore.

Bella VEZ, a domani!

Cuori per tutti!

 

Sara Alice Ceccarelli

Calexico

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Calexico @ Percuotere la Mente – Rimini // July 12, 2018
opening act: Domenico Imperato

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Domenico Imperato

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1517934209414{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][edgtf_single_image enable_image_shadow=”no” image=”7889″ image_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1517934209414{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][edgtf_single_image enable_image_shadow=”no” image=”7890″ image_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”7888″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Michele Morri

Thanks to Retro Pop Live

 [/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

Caparezza

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Caparezza @ Rimini Park Rock – Rimini // July 5, 2018

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Premesso che parlare di un concerto musicale, in questo caso, è davvero riduttivo. Sì, ci sono artisti poliedrici che rendono interessante il loro operato, tramite colpi di scena spalmati lungo l’andamento del proprio show. Ma qui fa ancora più eco la notizia perchè siamo in Italia, in tempi storici lugubri, privi di riferimenti culturali solidi, quindi arrivano di conseguenza “occhi di meraviglia” se le sorprese giungono con incessante regolarità, canzone dopo canzone.

Parlare di Caparezza nel 2018 diviene delicato quanto sacrale, ci si trova davanti a un artista multiforme che annienta il muro del termine “Musical”, facendo scivolare senza appigli il termine stesso verso un dimenticatoio anacronistico. L’uomo, prima ancora del cantautore, stringe un patto di fiducia con l’enorme folla che popola il Rimini Rock Park. I primi scambi di considerazioni col pubblico arrivano dopo un paio di brani e sanno tanto di abbraccio liberatorio, lo si nota anche dai tantissimi bimbi accorsi che hanno vissuto le prime tracce del concerto a bocca aperta, stregati letteralmente da suoni, personaggi, luci e colori, per loro era tutto infinitamente enorme; come fosse arrivato il momento di chiedere a Babbo Natale un regalo speciale . Si perchè ogni componente dello show è parte di una favola fatta di metafore e ironia, di clichè sbriciolati e di verità ineluttabili. E’ un salto altalenante tra tecnologico e spirituale, uno schiaffo ai riti pagani e una sberla ai “social dormienti” di questo incerto presente. Mescolare con esagerata giustezza dosi di polveri esplosive e farle detonare sempre nell’accento esatto, nello stacco che da respiro e nella rima dall’efficacia suprema che mette veto al concetto, rincorso per tutta la canzone. Ecco, Michele da Molfetta arriva all’epilogo quando deve arrivare, non ha la fretta di svelare subito il segreto delle sue informazioni. La riflessione a velocità Flash Gordon, la nitidezza delle tematiche che obbligano ad essere concentrati sulla sostanza dei brani, non solo dedizione al divertimento, a dimostrazione che lui vuole coscienza e partecipazione oltre a uno sfogo danzante del tutto naturale. Un vate moderno, un porta voce, un amico, uno zio. Azzarderei politicamente corretto se non avessi la certezza che il termine “politico” non è più speculare a quello del termine “vocazione”. Invece incarna una leadership senza schemi di cui abbiamo bisogno e il buio del mainstream italiano viene abbagliato, senza pretese di insegnamento o di spicciola retorica. Capa tira fuori la verità e lo fa con lo stile dei grandi cantautori, come ai tempi faceva Rino Gaetano.

Superare il concetto di superamento mi fa stare bene.

Testo: Vasco Bartowski Abbondanza

Foto: Carlo Parrinello

Grazie a Vertigo e LP Rock Events

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