Skip to main content

Tag: rock

Genova e la musica: un pomeriggio con i Banana Joe

Il 13 dicembre prossimo al Mikasa di Bologna, suoneranno per la prima volta i Banana Joe, band tutta genovese fresca di secondo posto al Rock Contest 2018.

Noi di VEZ abbiamo già conosciuto i ragazzi e ne abbiamo anche recensito l’album Supervintage (uscito il 26 ottobre, Pioggia Rossa Dischi, ndr), un freschissimo primo lavoro che travolge e talvolta, commuove, per quel sound grunge anni ’90 che, shakerato, non mescolato, fa breccia nel cuore di noi amanti del moderno/passato e della psichedelia dei fantastici sixties.

E poi li abbiamo conosciuti durante il Concerto per Genova quando ci hanno accolto sorridenti a concerto ultimato. Disponibili e gentili, con quell’attitude seria ma rilassata di chi ama seriamente il proprio lavoro e lo fa con passione, ci hanno salutato con la promessa di rivederci presto.

Oggi abbiamo intervistato Andrea, frontman e voce del gruppo.

 

Andrea, una domanda al volo, su due piedi: ma quanti anni avete? Siete davvero giovanissimi!

Beh, io di anni ne ho 25, Emanuele ne ha 30. In verità chi abbassa la media è Fulvio, il nostro chitarrista: ne ha 24.

 

E come vi siete conosciuti?

Fulvio e io ci siamo conosciuti ad una grigliata estiva sulle rive del Varenna a San Carlo di Cese (dei nostri amici ci hanno addirittura scritto sopra una canzone). Una festa dove si è mangiato tanto e si è anche bevuto, diciamo (ride). Abbiamo iniziato a jammare con batteria e chitarra e abbiamo capito che in qualche modo sarebbe stato bello poter lavorare assieme.

Era però il caso di trovare un vero batterista, perché appunto Fulvio suona la chitarra. Abbiamo invitato Lele, che già conoscevamo, al nostro primo live quando abbiamo aperto la data dei Combine, gruppo tedesco di origine iraniana.

E così siamo riusciti ad avere il nostro batterista, mentre prima c’erano solo turnisti.

 

Chi scrive la musica e i testi?

Ogni pezzo ha una scrittura a sé. Talvolta sono io che scrivo la musica e Fulvio magari scrive i testi. Oppure Lele il testo e Fulvio la musica. Oppure è un lavoro fatto assieme, in contemporanea. In realtà è molto difficile capire chi ha scritto cosa.

La risposta giusta sarebbe: “Musica e testi li scrivono i Banana Joe. Assieme”

 

E i Banana Joe, hanno un luogo del cuore, un luogo che amano e dal quale sono ispirati?

Ah per prima cosa i vicoli di Genova. Tutti i vicoletti di Genova.

Girando la movida genovese siamo sempre lì, tra i suoi caruggi e sicuramente questi hanno avuto una grande importanza nella scrittura dei pezzi e dei testi.

La periferia poi riveste per noi un ruolo davvero basilare. Genova Bolzaneto e Genova Sampierdarena sono due quartieri che siamo soliti frequentare poiché il primo è dove abbiamo il nostro studio di registrazione e poi in entrambi ci sono dei piccoli bar che somigliano tanto a quei baretti di periferia che amiamo tanto.

Una menzione in particolare va anche ai Giardini di Plastica, che in realtà si chiamerebbero Giardini Baltimora.

È uno spazio che dà il nome ad un pezzo che andrà nel nostro prossimo album ed è una zona che ci è rimasta molto impressa. Quando eravamo piccoli era uno spazio degradato anche se in realtà era nato come luogo per far giocare i bambini.

Sai quei parchetti dove le famiglie alla domenica portano i bambini a giocare, e dove appunto ci sono tutti questi giochi in plastica? Ora è in riqualificazione.

 

Noi ci siamo incontrati al Concerto per Genova, esperienza che per me da emiliano-romagnola è stata molto toccante. Come l’avete vissuta questa tragedia da “errore umano” e con che spirito avete partecipato al concerto?

Abito vicino a dove è successo il crollo del ponte (Ponte Morandi, ndr). Ero fuori a fare la spesa, pioveva a dirotto e ho sentito un boato. In quel momento pensi a tutto ma sicuramente non ad una cosa come questa.

All’inizio infatti non ci credevo. Mi sembrava una cosa impossibile. Per andare alle prove ci passavamo sotto ogni giorno. Lele infatti era a 300 metri dal luogo del crollo.

Ogni volga che passiamo di là, perché ora hanno aperto nuovamente la strada, viene un po’ di magone perché non sembra vero. Non vedere più quel ponte è una cosa sulla quale non fai mai l’abitudine.

Suonare a questo evento è stato bello, poiché Genova è una città attiva, ma solo in determinate situazioni. A livello culturale sembra molto provinciale, e questo anche per quanto riguarda la musica e i locali. Sembra quasi chiusa.

In questa circostanza invece abbiamo notato che le persone si sono attivate per far capire che la popolazione c’è. E così ci si rialza dal basso, e si va avanti.

 

Ma parliamo del Rock Contest 2018. Un bel secondo posto….

Sì, bellissimo. Il Rock Contest io l’ho conosciuto tramite il cantante del gruppo Lo straniero, gruppo piemontese di La Tempesta Dischi. È un contest molto ben organizzato e con un livello molto alto delle band in gara.

I live sono gestiti nel migliore dei modi e mi è stato riferito che molte band vogliono partecipare. Delle circa 800 domande pervenute, solo una trentina sono state selezionate.

La finale è stata bellissima e in giuria giudici del calibro di Maria Antonietta e de I Ministri. Presenti anche etichette come Woodworm. Una gran bella vetrina per noi genovesi competitivi e anche se avremmo desiderato il primo posto, siamo davvero orgogliosi.

E scherzi a parte, fosse stato per me avrei fatto vincere tutti. Ottimo livello e ottimi compagni di avventura.

 

Qual è il vostro rapporto con la stampa e più in generale con tutti i media?

Se non ci fosse la stampa non si conoscerebbe la musica.

Noi con i giornalisti ci siamo sempre trovati bene ed è veramente piacevole sapere che ci sono persone interessate a te e che vogliono conoscere la tua storia.

L’informazione in Italia rispetto agli altri paesi è comunque ad un livello piuttosto basso. E per questo va protetta e incentivata, non di certo fermata.

 

Ultimissima domanda, qual è la cosa che amate di più fare quando non vi occupate di musica?

A me piace tanto il cinema, Fulvio si dedica alla cucina perché è un cuoco provetto e di Lele posso dirti che ama tantissimo fare il papà. Ha un figlioletto di 6 anni e quando ne ha tempo, anche lui ama andare al cinema come me.

Una cosa che invece ci lega come gruppo, togliendo appunto la musica, è il fatto che siamo dei cazzoni! No seriamente, le nostre prove in studio sembrano puntate di Zelig. Lavoriamo con impegno e serietà, ma l’umorismo è uno dei nostri collanti principali.

 

7b

Banana Joe & Me, Concerto per Genova, 17 novembre 2018

 

Grazie mille Andrea e grazie ai Banana Joe.

Ci vediamo il 13 al Mikasa di Bologna.

E lì, ci andremo a bere una birra.

 

Sara Alice Ceccarelli

La prima volta di VEZ a Radio Veronica

Vi voglio raccontare una storia.

Se c’è una cosa che ho imparato negli ultimi due anni di lavoro come ufficio stampa e come giornalista è stato che nulla può essere fatto senza sostegno e collaborazione.

Credo in un mondo in cui il rispetto reciproco e il riconoscimento del valore altrui sia fondamentale per creare rapporti sereni e duraturi. Nella vita come nel lavoro.

E credo anche che ci sia bisogno di racconti di esperienze positive e di collaborazioni proficue. Perché c’è anche questo, fortunatamente. E la collaborazione maggiore mi è arrivata da parte delle donne. Sì, proprio di quelle donne che tutti pensano competitive e invidiose.

Ora, non fraintendiamoci, molti sono gli uomini su cui posso e ho potuto contare, ma le donne, loro sono state una sorpresa. Ma torniamo alla nostra storia.

Durante il Bay Fest, festival musicale che si tiene ad agosto a Bellaria Igea Marina, ho conosciuto Ivana Stjepanovic.

La mia neo collega e collaboratrice dello stesso festival per cui anche io stavo lavorando mi è venuta incontro con un sorriso. E in un mondo costellato di tatuaggi, magliette e canotte di gruppi musicali, piercing (ne ho alcuni anche io) e Bella VEZ + Regaz, Ivana mi ha incuriosito tantissimo.

Biondissima, occhi azzurrissimi e tanta energia, Ivana mi racconta di Radio Veronica, la famosissima emittente radio per la quale lavora e che ognuno di noi ha imparato a conoscerne durante la propria crescita. Le ho chiesto un’intervista e lei ha rilanciato chiedendone una anche a me (sotto questo articolo, il trailer della puntata radio della quale sono stata ospite).

 

Una radio storica Radio Veronica… Chi non la conosce!

Per più di quarant’anni Radio Veronica è stata una delle emittenti di spicco delle Marche ma anche di tutta la parte del Centro italia e dell’Emilia Romagna. E’ una sorta di istituzione. Nel 2017 però sono state vendute le frequenze che ora sono di RTL 102.5 (Radio Freccia). Il marchio poi è stato affittato a Radio Arancia di Ancona. Al momento Radio Veronica è tornata ancora più forte e più viva, ma con un nuovo palinsesto tra i quali c’è anche Marmellata Sound, il mio programma, che proprio a dicembre compirà il suo primo anno di vita.

 

Da quando hai iniziato a lavorare in radio?

Lavoro in radio da poco più di due anni. Prima di Radio Veronica ho fatto una breve esperienza in un’altra radio locale di Pesaro. Dopo la laurea magistrale in Televisione, cinema e New Media allo IULM di Milano ho iniziato il lavoro a Radio Veronica.

 

Sei sempre stata una DJ quindi!!

Non solo. Da un paio d’anni sono qui a Radio Veronica ma non sono solo una DJ. Mi occupo anche della parte commerciale della radio e svolgo anche il ruolo di consulente pubblicitario. On Air come dicevo, mi occupo del programma Marmellata Sound dal dicembre 2017 e ne vado molto orgogliosa. Il programma va in onda dalle 18:00 alle 19:00 dal lunedì al venerdì. Con questa trasmissione ho deciso di uscire un po’ da quello che sono i soliti generi che si possono ascoltare in radio e seguire di più anche i miei gusti personali e dei miei collaboratori.

 

Tanto Rock quindi a Marmellata Sound, e tanto cuore…

Certo il rock, ma anche punk, indie e musica elettronica. Abbiamo anche deciso di invitare ed intervistare anche personaggi differenti inserendo anche tante notizie di cinema, eventi e festival. Vorrei che questo spazio giornaliero potesse diventare un punto di riferimento per tutti quelli che come me amano la musica e le arti e vogliono rimanere sempre aggiornati sulle novità. La passione però non è solo mia. Tutto il team che lavora con me si impegna tantissimo per non far morire questa emittente storica.

 

Vorrei ringraziare Ivana per l’ospitalità e Radio Veronica per la bella musica.

Ragazzi in bocca al lupo e See You Soon!!!

 

Sara Alice Ceccarelli

 

Video Trailer di Mattia Celli

 

Banana Joe e il loro Supervintage

Aprite il calendario del cellulare o, se siete dei nostalgici come la sottoscritta, tirate fuori l’agenda e segnate come data da ricordare il 26 ottobre.

Questo perché uscirà Supervintage, il cd d’esordio dei Banana Joe.

La band, che prende il nome dal celebre film di Bud Spencer, è composta da tre ragazzi di Genova che, nonostante la giovane età, si sono fatti conoscere suonando al fianco di artisti del calibro di Omar Pedrini e i Punkreas.

Supervintage è un album variegato in cui si intrecciano diverse tonalità appartenenti a generi apparentemente incompatibili ma che vanno a creare un mix sorprendente.

Come si può evincere dal titolo dell’album il cardine che lega insieme le canzoni sono le atmosfere vintage, in particolare quelle un po’ psichedeliche degli anni ’60.

Il tutto però è condito da toni rock e grunge, tipici degli anni ’90, che uniti insieme vanno a creare una sorta di vintage-moderno, se mi passate l’ossimoro.

Otto brani da ascoltare tutti d’un fiato per immergersi in un’atmosfera un po’ d’altri tempi ma anche estremamente attuale perché va a toccare tematiche e situazioni in cui ci siamo ritrovati tutti.

Come succede in Neve, una metafora della vita in cui si riflette su come, con il passare del tempo, cambiamo il modo di percepire le cose.

E quindi la neve che da bambini era una cosa quasi magica con l’arrivo dell’età adulta non è null’altro che una scocciatura.

Abbiamo l’immancabile  canzone d’amore, Polvere, che forse proprio per la semplicità e la linearità del testo ti rimane in testa e ti ritrovi a canticchiare il ritornello.

Per il loro cd d’esordio i Banana Joe hanno provato a mischiare sonorità distorte a groove dal sapore vintage e il risultato è tutto da ascoltare.

Un pugno di canzoni che lasciano il segno, come un cazzotto di Bud Spencer.

 

Laura Losi

Un 31 agosto targato SUM 41 @ Rimini Park Rock.

Qualcuno di recente mi ha fatto notare che spesso sembro freddina – “ina” però, non 100% di ghiaccio – e che in realtà questo non mi rispecchia.

Raga, forse è vero che a lasciarsi andare non c’è niente di male e che diciamocelo, guardiamoci negli occhi, forse sembro anche un pochino meno stronza se mollo un attimo la presa e abbraccio la spontaneità.

Quindi, per iniziare con questo nuovo spirito e aprire anticipatamente le porte all’autunno che per noi introspettivi è il periodo migliore per pensare e scrivere, con quella malinconia di fondo che fa tanto “solo io capisco me stessa”, vi parlerò della fine della mia adolescenza.

Ma messa così anche no.

Vi parlerò di un gruppo che ha segnato la fine della mia adolescenza – così va meglio – e che grazie a LP Rock Events, Live Nation e al 2018 che è stato un anno superfigata, domani sera avrò l’occasione di vedere: i SUM 41.

Domani infatti si terrà l’ultimo concerto estivo organizzato da LP Rock Events appunto, per la quale ho avuto l’onore di lavorare per il secondo anno e che ha deciso di chiudere in bellezza una splendida stagione romagnola che ha visto protagoniste numerose band internazionali (sulle nostre pagine ci sono tutti i live report).

Domani suoneranno al Rimini Park Rock i canadesi SUM 41, Deryck Whibley, Dave Baksh, Tom Thacker, Cone McCaslin e Frank Zummo e per me sono stati una colonna sonora per svariati anni.

Ed ora è tipo ripercorrere quello che poi mi ha portato fino a qui, a diventare giornalista, a svolgere attività di ufficio stampa e a confrontarmi giorno dopo giorno con quello che sfida la mia resistenza fisica e mentale.

Il primo album dei SUM risale al 2001 All Killer No Filler, e se il primo singolo Fat Lip non mi aveva troppo entusiasmato, con il secondo invece In Too Deep ero già stata conquistata da questo gruppo che pian piano prendeva sempre più spazio nei miei ascolti giornalieri.

Ecco, si potrebbe quasi azzardare a dire che i SUM hanno creato quel decisivo scollamento tra me e il sound dei Take That, Backstreet Boys e Boyzone (non c’è niente da ridere, erano comunque dei fighi, GO NINETIES).

Comunque niente. Si procede con Still Waiting del secondo album che cantavo fino allo stremo per arrivare all’album Chuck e Pieces che avevo iniziato a capire la piega che tutto questo stava prendendo.

Stavano per calare l’asso di briscola con Underclass Hero del 2007, album che esce in estate ma che ha lo stesso potere di farmi pensare e scrivere e riflettere e commuovere e pensare e commuovere ancora, quasi come fosse il periodo delle zucche e le foglie cadessero gialle e rosse.

Perché uno non ci pensa, ma la profondità risiede in tanti luoghi, così come l’amore. E se il pop, il punk e il rock non vi sembrano abbastanza profondi, siete tutti amorevolmente invitati domani sera al Rimini Park Rock e lo scoprirete da soli.

E faremo anche del casino.

Alle 19:00 saranno i coloratissimi Waterparks a salire sul palco, seguiti dai mitici Zebrahead (quelli di Playmate of the Year per fare un piccolo ma incisivo recall) e alle 21:30 Deryck &Co. In tutto il loro splendore.

Bella VEZ, a domani!

Cuori per tutti!

 

Sara Alice Ceccarelli

  • 1
  • 2