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Tre Domande a: FANALI

Tre Domande a: FANALI

| Redazione

Come e quando è nato questo progetto?

La prima incarnazione di FANALI risale a cinque anni fa; Allora FANALI era un duo composto da Michele e Jonathan che suonavano già assieme da tempo (EPO, unòrsominòre); facevamo una musica decisamente più ostica ed improvvisata, avevamo individuato nel progetto la possibilità di dare sfogo anche a quella esigenza che magari trovava meno spazio nella forma canzone di altri progetti in comune.
In quella modalità abbiamo suonato una manciata di impro set e sonorizzato dal vivo per qualche performance di cinema sperimentale.
Quando è arrivata Caterina (Tropico, Sulaventrebianco, E’ Zezi, PMS) abbiamo cominciato a guardare al discorso sulla musica per immagini da più angolazioni.
Dalle prime jam è stata più chiara la direzione che si può ascoltare ad ora nelle nostre cose; un suono a volte più dilatato e mellow, altre volte rumoroso e destabilizzante.

 

Progetti futuri? 

Strettamente nell’immediato: promuovere questo disco.
Shidoro Modoro esce il 7 ottobre, è rimasto imprigionato nelle maglie della pandemia per due anni ed ora è qui per farsi ascoltare, anticipato da DOVE, singolo in collaborazione con Pietro Santangelo (Nu Genea, PS5, Slivovitz), che esce il 9 settembre.
Più in avanti: continuare a lavorare alla nostra musica, proporla quanto più possibile dal vivo ed in contesti adeguati, ma soprattutto continuare con la nostra grande passione: la musica per immagini.
Abbiamo ideato FANALI come “colonna sonora di un film che non esiste”, chissà che questo film (o serie tv) adesso invece non esista davvero e non ci stia aspettando.
Con Sabrina, l’artista visuale che cura l’output visivo di FANALI, siamo inoltre alla continua ricerca di nuove idee per far convivere arti visive e suono.

 

Qual è la cosa che amate di più del fare musica?

Indubitabilmente “l’interplay” che è un concetto abbastanza difficile da riassumere; le possibilità di dialogo tra musicisti con una certa affinità sono incalcolabili, come incredibile è il livello di connessione che si ricrea facendo musica assieme.
Amiamo passare ore in sala ad improvvisare, a trovare nuove soluzioni, a scolpire il suono. Amiamo riascoltare le jam per trovarne gli spunti giusti per un brano nuovo. Amiamo lavorare in studio, che è sempre un momento anche creativo e di scambio, oltre che meramente esecutivo.
Veniamo da esperienze diverse – chi dalla classica chi dalla musica pesante, chi da quella più sperimentale – ma nel suono di FANALI riesco a sentire sia le nostre individuali personalità che una coerenza di fondo nonostante l’eterogeneità delle atmosfere.