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Tre Domande a: Sena

Tre Domande a: Sena

| Redazione

Se dovessi riassumere la tua musica con un tre parole, quali sceglieresti e perché?

Le prime due parole che sceglierei sarebbero la coppia anagrammatica ironica/onirica. Trovo che siano molto appropriate perché la mia musica è ironica e onirica al tempo stesso, così come lo sono io. Toni Servillo, il mio singolo d’esordio in uscita il 20 settembre, è un brano onirico già a partire dal sound, morbido, sospeso e letteralmente anacronistico, nel senso di fuori dal tempo; le immagini cantate nelle strofe sono in qualche modo dei flash onirici, al limite fra sogno e realtà. Ma il verso iniziale del ritornello, quello che dà il titolo al brano, non può che essere preso con ironia. “E allora dillo… come farebbe Sorrentino senza Toni Servillo?” è la frase che spezza l’atmosfera onirica del brano e, all’interno di una canzone fondamentalmente malinconica, può strappare un sorriso, pur racchiudendo in sé tutto il senso del brano; una metafora che lì per lì fa ridere, ma fa anche riflettere. Ecco, penso che questa definizione di ironica/onirica si adatti bene anche ad altri brani (che usciranno prossimamente!) e alla mia musica in generale.
Una terza parola che sceglierei, su due piedi, sarebbe pop. Un aggettivo semplice che oggi forse non vuol dire più nulla, ma al quale penso che la mia musica possa essere collegata, sia come genere musicale (se è mai esistito il genere pop), sia per il significato etimologico, quindi popolare, ma non tanto nel senso di mainstream (in quel senso è solo una definizione numerica ed è il pubblico che sceglie cosa sia pop e cosa no), piuttosto nel senso di vicina alla mia quotidianità e quindi alla quotidianità delle persone; le mie in fondo sono canzoni semplici e quotidiane, quindi, in questo senso, pop.

 

Qual è la cosa che ami di più del fare musica?

La cosa che amo di più del fare musica è la possibilità di esprimermi, e di farlo senza alcun tipo di limite o regola. Scrivere una canzone è dare forma concreta ad una sensazione, un concetto, un pensiero, un sogno inesprimibile altrimenti, non basterebbe la sola parola, non basterebbe la sola melodia; è un po’ come costruire qualcosa che non c’era prima, ma di cui in qualche modo ho sempre percepito o intuito la presenza. Diciamo che, in generale, la musica è il modo che per ora trovo più efficace, fra quelli che avevo a disposizione, per esprimere quello che sono e che sento; credo sia semplicemente un modo per auto-affermarmi per dire qualcosa che magari non interesserà a nessuno, ma speriamo che a qualcuno sì. Se quello che scrivo toccherà anche solo una persona avrò raggiunto il mio obiettivo.

 

Progetti futuri? 

Visto che il pezzo in uscita il 20 settembre si intitola Toni Servillo e parla della coppia artistica Sorrentino – Servillo non posso che citare una frase di un film che li vede protagonisti “Progetti per il futuro: non sottovalutare le conseguenze dell’amore”. Scherzi a parte, ho tantissimi pezzi scritti in questi anni, alcuni anche già prodotti dal maestro Taketo Gohara e suonati con musicisti d’eccezione (Alessandro Asso Stefana, Niccolò Fornabaio, Francesco Colonnelli) non vedo l’ora che escano così che il mio progetto prenda finalmente forma anche all’esterno. I brani confluiranno in un album o EP e ci sarà anche un tour.