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Tre Domande a: Feexer

Tre Domande a: Feexer

| Redazione

Come e quando è nato questo progetto?

Feexer nasce nella sua veste attuale nel 2017, con la pubblicazione di un demo-album chiamato Headed To in cui Manuel (Ciccarelli) ha raccolto 10 tracce, scritte come solista negli anni precedenti e pubblicate grazie al successo di una campagna su una delle principali piattaforme di crowdfunding. Da quel momento Manuel ha stabilito una road map per portare il progetto a un livello superiore, iniziando a studiare produzione musicale e realizzando alcuni demo che hanno catturato l’attenzione di due etichette (una tedesca e una italiana), nonché di un produttore italiano che oggi vive e lavora negli Stati Uniti.
Purtroppo la pandemia e il successivo contrarsi degli investimenti delle label sui nuovi progetti hanno impedito una pubblicazione immediata del primo disco in studio della band. A quel punto è stato chiaro che Feexer avrebbe dovuto muoversi come realtà indipendente, anche dal punto di vista della produzione: una scelta che ha richiesto un ulteriore lavoro di approfondimento in tale ambito – solitamente di competenza di esperti del settore – che sul medio periodo ha però portato enormi vantaggi. A questo occorre aggiungere l’arrivo nella band del batterista Stefano Mazzoli, che aveva calcato i palchi insieme a Manuel quando entrambi militavano nella band Zeroin e che ha permesso di raffinare ulteriormente le scelte artistiche.
Il primo studio-album di Feexer Don’t Bother, in uscita il 4 novembre, è il prodotto di questo recente passato che ha portato oggi la band ad essere una realtà completamente indipendente e con una impostazione artistica molto definita.
In ogni caso Feexer è probabilmente nato negli anni Novanta, quando Manuel ha ricevuto in regalo una chitarra e un amplificatore sgangherato da suo fratello maggiore!

 

Se doveste riassumere la vostra musica con un tre parole, quali scegliereste e perché?

Probabilmente canzone, chitarre e fusioni. 

Canzone, perché la band non fa della ricerca di un determinato sound il suo punto di riferimento. Tanta della musica prodotta oggi si concentra sulla ricerca di un suono ben determinato, con l’obiettivo di distinguere quel progetto da tutti gli altri: i dischi sono a volte un’espressione statica di questa volontà, dove il suono è al centro di tutto e all’interno di un LP si riesce a dar vita soltanto ad alcune sfaccettature. Per Feexer questo non è il punto di riferimento. Manuel e Stefano si concentrano sul riuscire a dare la migliore veste a una determinata canzone, quell’insieme di strofa e ritornello con tutti i suoi ricami. Agire senza schemi predeterminati, senza aver paura di accostare canzoni più aggressive a pezzi più introspettivi o a ballate acustiche. L’importante è che quelle note scritte inizialmente con una chitarra acustica arrivino a esprimersi con tutto il loro potenziale anche nella versione finale del brano.
Chitarre: sono al centro di tutto l’album. L’intreccio di chitarre acustiche e di riff più incisivi di chitarre elettriche sono una chiave sonora senza dubbio predominante, nonostante il ruolo altrettanto fondamentale della parte ritmica e degli inserti elettronici. Durante la produzione si è manifestato una sorta di rispetto reciproco del mondo acustico verso quello elettrico e viceversa. Non si è mai stabilito a priori cosa dovesse essere più in rilievo: quando un riff potente veniva accostato a una chitarra acustica ritmica questa non è mai andata a scontrarsi con la prima, bensì è stata concepita come un supporto per la stessa che andasse nella stessa direzione. Stessa cosa, soprattutto, nel lasciare alle atmosfere acustiche il loro spazio nonostante le numerosissime sovraincisioni elettriche.
Fusioni, perché queste nove canzoni hanno dato l’opportunità di far incontrare spesso le varie anime della band. Dal grunge più sporco alla raffinatezza di un certo alternative rock di matrice britannica, lasciando inoltre la libertà alla vena più elettronica di farla da padrone in diversi passaggi del disco. 

 

C’è un artista in particolare con cui vi piacerebbe collaborare/condividere il palco?

A volte si rimane affascinati da certe parabole artistiche. Sicuramente una delle storie che ci hanno più colpito negli anni è stata quella dei Vex Red, band inglese che all’inizio degli anni Duemila è stata una meteora folgorante, con un disco Start with a Strong and Persistent Desire – prodotto da Ross Robinson – che aveva scalato le classifiche dell’alternative rock sia nel Regno Unito che in Europa. Manuel ricorda ancora il giorno in cui, durante una festa organizzata in un appartamento nel Bolognese, aveva ascoltato il singolo The Closest. È stata la prima e unica volta in cui ha implorato di potersi portare a casa in prestito un disco lasciando una festa dopo pochi minuti. La profondità di quel disco dei Vex Red, le sonorità malinconiche eppure potentissime che trasmette, ha sicuramente segnato la nostra passione per la musica.
Eppure si tratta di una band che, per dissidi con la casa discografica e altre motivazioni personali, non ha più prodotto nulla fino a poco tempo fa, nel 2019 con l’EP Give Me the Dark, che ne ha segnato la reunion e un primo nuovo esperimento musicale.
Ecco, probabilmente scrivere un pezzo con i Vex Red e suonarlo dal vivo con loro esaudirebbe un grande desiderio e chiuderebbe il cerchio con quella fuga improbabile da una festa nel Bolognese.