
Tre Domande a: GIALLO
C’è un artista in particolare con cui ti piacerebbe collaborare/condividere il palco?
Inizio col dire che per quanto io, come ogni artista, ami i momenti “in solitaria” per scrivere e produrre i miei brani, allo stesso tempo il fare musica è una delle poche attività in cui mi sento a mio agio con gli altri e che, anzi, ho bisogno di condividere.
Non credo si possa senza le persone: dal processo in studio di scrittura e produzione al suonare sul palco, creare dei rapporti empatici facendo musica insieme per me è molto più semplice che crearli in qualsiasi altra situazione; non a caso come dico in Windows XP “a me si piace stare in giro, ma in giro di do”.
Ciò detto c’è più di un artista del panorama italiano che stimo e con il quale avrei un immenso piacere a collaborare: non posso di certo non citare Caparezza, mio conterraneo Pugliese, e quello che ritengo uno dei miei maestri. Sono cresciuto ascoltando la sua musica e ho sempre amato tutto di lui, dal modo in cui la scrive e produce (non c’è neanche bisogno di citarlo), alle tematiche trattate; ma soprattutto di lui stimo il rispetto che ha per la sua musica e per quella degli altri, e il peso che dà a questa: non è qualcosa di scontato ed è proprio quella componente che oggi, ahimè, vedo spesso mancare.
Questa componente la ritrovo anche in Dutch Nazari, altro artista che ho scoperto molto più recentemente e che stimo immensamente: anche lui di grande ispirazione per me, per il suo approccio alla scrittura dei testi, per i suoi giochi di parole (che come penso che si sia capito sono un must per me) che rendono poetiche le tematiche più leggere e sdrammatizzano quelle più impegnative.
Come non citare poi il grande Fulminacci, mio coetaneo: di lui amo come riesca in modo semplice a rendere romantica la tematica più leggera, un po’ come Lucio Dalla, e amo inoltre il fatto che sia squisitamente pop spaziando largamente nel sound e nelle influenze sonore, pur mantenendo sempre la componente cantautorale e quella suonata.
Insomma, spero davvero un giorno di poter collaborare con uno di loro o con tanti altri artisti che amo, magari quando ne avrò la possibilità e quando sentirò la necessità di farlo, ma nonostante tutto non mi interessa quanto siano “importanti” gli artisti, ho già in piano di collaborare con vari artisti che stimo e apprezzo nel futuro prossimo e l’ho già fatto nel passato.
Quanto punti sui social per far conoscere il tuo lavoro? Ce n’è uno che usi più di altri?
Questa è una domanda che apprezzo davvero tanto, nello specifico perché io personalmente ho un rapporto complesso con i social, un “odi et amo” che ho persino difficoltà a spiegare con le parole: ci passo un’immensa quantità di tempo da spettatore, ma non ho mai amato espormi, in generale non mi fa impazzire condividere tutto quello che faccio nella mia vita privata e tanto meno limitare le mie interazioni a dei commenti. Fondamentalmente sono un carattere introverso, da spettatore passo moltissimo tempo su YouTube seguendo interviste oppure tutorial e recensioni di artisti e professionisti del settore musicale. Per quanto riguarda Instagram e TikTok invece si entra in un ambito ancora più difficile, il primo è proprio il mio “social generazionale” come si suol dire, quindi non solo lo prediligo per quanto riguarda lo scrolling ma anche per quanto riguarda la mia comunicazione. Come dicevo, non amo troppo espormi e condividere la mia quotidianità, quindi partire da un social media che già sento mio per ciò che concerne le dinamiche sociali mi aiuta ad indorarmi un po’ la pillola, ecco! Per ciò che invece concerne TikTok, devo ammettere, il rapporto non è dei migliori. Non lo uso eccessivamente per più motivi, in primis perché appunto non rientra molto su quella che sento la mia “piattaforma”, ma soprattutto devo ammetterlo, per me è come un grande buco nero, una volta entrato mi ci perdo e non mi rendo quasi conto della quantità di tempo che è passato. Su TikTok vengono fuori tutte le mie pessime abitudini: lo scrolling compulsivo, quasi automatico, la passività davanti allo schermo e chi più ne ha più ne metta. Quindi non ci entro proprio, prevenire è meglio che curare in questo caso!
Tornando al mio lavoro, come dicevo, Instagram è quindi la piattaforma che prediligo. Tuttavia ci ho pensato molto e voglio essere completamente onesto, è stata una scelta quella di non essere su TikTok, mi rendo conto che dal punto di vista “lavorativo” possa sembrare poco funzionale, però io ho una percezione molto critica del mezzo social e mi ritengo molto polemico, non ho assolutamente niente contro gli artisti che condividono moltissimo sui social e che riescono a comunicare il proprio personaggio in modo continuativo, un po’ come fossero influencers. Anzi, spesso sono il primo a seguirli e ad apprezzarne la comunicazione e la finestra che mi aprono sulla loro quotidianità. Tuttavia, vorrei che ci fosse anche un po’ di considerazione per quegli artisti, che come me, hanno la musica come mezzo di comunicazione e non si ritengono dei personaggi pubblici particolarmente interessanti e accattivanti. Mi fa un po’ soffrire pensare che, ad oggi, per poter supportare il mio lavoro, per farmi conoscere, io debba raccontare e condividere pubblicamente aspetti che invece ritengo privati o comunque non attinenti alla mia professione. Ovviamente, cerco di adeguarmi, anche perché comprendo l’importanza di questi mezzi di comunicazione e della grande libertà di espressione che ne consegue. Come spiegavo all’inizio, ho un rapporto complesso con queste piattaforme.
C’è un evento, un festival – italiano o internazionale – in particolare a cui ti piacerebbe partecipare?
Il mio sogno è sempre stato quello di partecipare al Festival di Sanremo, che sia come artista, come musicista, come autore o produttore. Lo vedo come un obiettivo davvero importante, forse per una questione generazionale, perché lo guardavo fin da piccolo con i miei e sicuramente perché è il momento mediatico più importante e discusso per l’intera nazione, e sapere che è di genere musicale non può far altro che rendermi fiero e orgoglioso. Apprezzo tanto che al contrario di altri programmi televisivi incentrati sulla musica come i talent, in cui il gossip e la vita privata dell’artista hanno spesso un peso maggiore della sua stessa arte, a Sanremo il ruolo centrale lo ha la canzone: chi la canta, chi l’ha scritta, chi l’ha prodotta. Non a caso si chiama il Festival della Canzone Italiana. È insomma un punto d’arrivo per tutti, e per quanto sia comunque un fenomeno televisivo, dopo la settimana di Sanremo non solo le classifiche, ma anche i gusti e le modalità di fare nuova musica vengano influenzate notevolmente dallo stesso.
Un altro aspetto di Sanremo che apprezzo veramente tanto è che esista ancora una vetrina così importante a livello nazionale in cui viene dato davvero tanto spazio alla musica live, suonata dal vivo da musicisti e da un’intera orchestra di altissimo livello. Non è affatto scontato. In generale non posso far a meno di gasarmi ancora quando ci sono dei musicisti che suonano dal vivo, motivo per cui amo i festival e i concerti in generale, ma vederlo in televisione è sempre un motivo per essere orgoglioso.