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Tre Domande a: Sara Piccolo

Tre Domande a: Sara Piccolo

| Redazione

Se dovessi scegliere una sola delle tue canzoni per presentarti a chi non ti conosce, quale sarebbe e perché?

Se dovessi scegliere una canzone sarebbe I Don’t Know, probabilmente è il brano che mi ha rappresentato maggiormente mentre ho lavorato al mio progetto e continua ad essere quello più vicino al mio modo di esprimermi ancora oggi. È un brano scritto di getto, in cui ho unito una serie di ricordi piacevoli e non, trasformandoli in una motivazione per credere in me stessa e nelle mie potenzialità nonostante le difficoltà o le interruzioni. Ci sono dei ricordi che ho impresso come per darmi carica e grinta, vedendoli come luoghi in cui sostare per stare bene, come ad esempio l’altalena sulla quale mangiavo la mela con mia nonna da bambina. 

C’è un evento, un festival – italiano o internazionale – in particolare a cui ti piacerebbe partecipare?

Recentemente sono stata al Freshgrass festival in America, precisamente in Massachussetts: era un festival a cui volevo andare da molto tempo ed è stato meraviglioso ascoltare moltissimi artisti che ammiro uno dopo l’altro, tutti nello stesso posto. Sarei incredibilmente felice se dovessi avere un giorno la possibilità di parteciparvi come artista, è un mio sogno nel cassetto. 

Qual è la cosa che ami di più del fare musica?

La cosa che amo di più del fare musica è la connessione immediata che sento con la parte più intima e vera di me, quella che ordinariamente fa fatica a mostrarsi e si confonde nelle mille sfumature della vita. Ecco, per me la musica è precisione, uno strumento di divisione tra chi sono davvero e chi fingo di essere e tutto il processo creativo, dallo scrivere, al modificare, suonare, cantare, dare la voce a ciò che era silente, è ciò che mi aiuta a tenere i piedi a terra.