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Tre Domande a: Laura Masotto

Tre Domande a: Laura Masotto

| Redazione

Come e quando è nato questo progetto?

Ho iniziato a suonare il violino quando avevo cinque anni con la musica classica che era l’unica strada per studiare questo strumento. Crescendo ho iniziato ad ascoltare musica ben diversa dalla classica, tutti i suoni elettronici mi ipnotizzavano e mi era nato il desiderio di sperimentare con il mio strumento. Così ho iniziato a suonare in una band rock e piano piano il suono del mio violino si trasformava, prima provando i pedalini del chitarrista del gruppo, poi comprando un violino elettrico e ormai la mia voglia di musica sperimentale era sempre più forte. In quegli anni componevo le parti degli archi per vari cantautori e nei due gruppi in cui suonavo.
Mai avrei pensato di fare un progetto di violino solo, ma un giorno del 2018 qualcosa si è mosso dentro di me. L’incontro con una persona a Berlino mi ha portato a fare qualcosa che ancora non avevo immaginato. Tornata da quel viaggio ho comprato una looper, ho iniziato a registrare layers e poi inventare melodie. In due mesi avevo preparato il mio primo album per violino solo e looper: Fireflies. Volevo ripartire da capo, dal suono puro del violino e poi album dopo album integrare le altre parti di me con i sintetizzatori, la sperimentazione del suono con gli strumenti ad arco, le campane tibetane, il tamburo sciamanico e il gong. 
Ora sono al terzo album, si chiama The Spirit of Things, è nato con il brano Dark Horse che di getto ho scritto dopo un viaggio sciamanico, che possiamo descrivere come una viaggio onirico alla ricerca del nostro animale guida. Questo album mi ha portato fino in Guatemala e ora non vedo l’ora di condividerlo.

Qual è la cosa che ami di più del fare musica?

Amo emozionarmi con la musica e condividere questo stato con le altre persone, penso sempre che i concerti si facciano insieme, tra chi sta sul palco e il pubblico. A volte quando suono dal vivo sento delle scosse che mi attraversano il corpo, a volte i giorni che seguono ho male alle gambe come se avessi corso una maratona. Le vibrazioni che emana il violino sono molto forti e il fatto che sia appoggiato al collo, in contatto con la mandibola fa si che le ossa entrino subito in risonanza, a volte mi sembra di essere un tutt’uno con lo strumento. 
Amo dedicare il tempo anche a suonare altri strumenti come i sintetizzatori, le percussioni, il sitar, la viola, in particolare quando lo faccio con alcuni miei amici musicisti, quando andiamo in sala prove e colleghiamo tutto e per ore ci sconnettiamo dalla vita reale. 

C’è un artista in particolare con cui ti piacerebbe collaborare/condividere il palco?

Ci sono diversi artisti con cui mi piacerebbe sia collaborare che condividere il palco.
Mi piacerebbe arrangiare i brani per archi di Björk, per me lei è un’artista che si è contraddistinta per originalità, sensibilità e intensità. Mi piacerebbe inoltre stare sul palco con lei per capire meglio la sua arte visuale e vivere uno dei suoi sogni che mette in scena nei suoi spettacoli.
Con Thom Yorke mi piacerebbe scrivere un brano perché ho una grande stima per il suo gusto nella ricerca dei suoni, in particolare dei sintetizzatori.
Con Benjamin Clementine vorrei suonare il violino con un quartetto d’archi perché la sua voce e pianoforte si impastano perfettamente con il suono degli archi e creano una vera magia.
Se dovessi scegliere una band con la quale salire sul palco sarebbero gli LCD Soundsystem perché creano un muro di suono che fa stare bene gli spettatori.
Tra gli artisti italiani con cui mi piacerebbe collaborare sicuramente sceglierei Daniela Pes per la sua purezza e intensità.

Foto di copertina Francesca Serotti