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Tre Domande a: Decrow

Tre Domande a: Decrow

| Redazione

Se dovessi riassumere la tua musica con tre parole, quali sceglieresti e perché?

Bipolare, libera e nuda.
Bipolare, perché rispecchia a pieno il mio carattere e la mia musica. Sono una persona che è sempre stata in bilico tra momenti di felicità, tristezza e iperattività. Non riesco a stare fermo: la staticità mi da depressione. Col tempo ho imparato a controllarmi, ma prima agivo veramente solo d’ istinto e questo portava sia a risultati positivi, ma spesso a cattive esperienze e problemi da risolvere.
Libera, perché non credo che si debba sempre dare un’etichetta alle cose o alle persone come vogliono farci credere i nostri tempi. Non ho un genere musicale e non mi sento di appartenere ad un contesto specifico: oggi registro un pezzo grunge, domani ne scrivo uno con la cassa dritta, oppure metà brano è punk, mentre l’altra metà è hyperpop.
Nuda è l’aggettivo che attribuirei al mio nuovo disco che uscirà. Mi sono divertito a scrivere in maniera criptica fino a poco tempo fa mentre ora mi accorgo che, quando lo faccio, non penso più alla mente  di chi ascolta, a come entrarci, ma scrivo di getto quello che provo e quello che sento; non creo più castelli in aria da raggiungere, ma sono in terra in mezzo a tutti e penso a gli affari miei. Potrei essere nudo… non mi toccherebbe comunque nessun giudizio.

Se dovessi scegliere una sola delle tue canzoni per presentarti a chi non ti conosce, quale sarebbe e perché?

Bronchi Il perché è facile: parlo di me. L’ho scritta un anno fa ed è uscita da poco. È stata la prima canzone che ho scritto senza pensare a come l’ascoltatore possa interpretarla. È una dedica alla persona che mi ha insegnato a rimanere con i piedi per terra, ed la cosa più bella del mondo, oltre ad avermi cambiato la vita. Solo stando con i piedi per terra possiamo sorprenderci ancora e ancora, e lo stupore è, secondo me, l’unica medicina per questa società malata di indifferenza in cui viviamo.

Qual è la cosa che ami di più del fare musica?

Il fatto che sia una via di fuga. Penso che chi è in grado di scrivere canzoni sia molto fortunato.
Quando scrivo sono su un altro pianeta. Se mi fai una domanda mentre sto scrivendo un brano non sarei in grado di ascoltarti, inoltre chi fa musica non deve tenere conto di niente a nessuno: possiamo annullarci ed entrare in un mondo parallelo in cui ci esprimiamo. Scriviamo quello che vogliamo e dopo non rendiamo conto a nessuno perché non è importante. La cosa importante è che abbiamo espresso noi stessi.