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The Brian Jonestown Massacre @ sPAZIO211

The Brian Jonestown Massacre @ sPAZIO211

| Andrea Riscossa

Torino, 10 Luglio 2023

La quarta serata di T!LT, Turin is Louder Today, rassegna di concerti open air proposti dallo Spazio211, vede salire sul palco la band californiana de The Brian Jonestown Massacre.

In realtà non si tratta di una prima assoluta, perché erano stati ospiti della città già nel 2016, durante i ToDays, nella stessa venue.

La serata viene aperta dai Mother Island, gruppo vicentino dedito al rock psichedelico. Definiscono la loro musica ed il loro stile come “il caldo torrido della psichedelia westcoastiana filtrato da una lisergica nebbia britannica”. Fatto è che sono assolutamente in linea con coloro che saliranno sul palco successivamente. 

TBJM sono soprattutto Anton Newcombe, cantante e leader maximo della formazione di San Francisco, figura carismatica, spigolosa e iper creativa, attorno alla quale, negli anni, hanno ruotato qualcosa come sessanta musicisti diversi, alcuni di gruppi blasonati, come The Dandy Warhols e Black Rebel Motorcycle Club. Tutto iniziò nel ’91, quando Newcombe incide un singolo intitolato Pol Pot’s Pleasure Penthouse e diventa di culto nella scena indie californiana. Dopo il disco di esordio rifiuta le majors che si fanno avanti e procede la sua marcia fatta di libertà artistica e stilistica: nel solo 1996 escono tre album, tre capitoli in cui si passa dallo shoegaze al folk, dai Velvet Underground agli Stones, per finire nel country. Seguirono altri album, storie di alcol e droga, rehab e scioglimenti, che però, nel corso degli anni, non hanno impedito alla band di produrre dischi, arrivati al venerabile numero di venti. The Future Is Your Past, uscito a febbraio 2023 è il motivo che ha spinto TBJM in giro per il mondo. 

Il live è uno spettacolo antico e psichedelico, in cui le chitarre planano in overdrive, è integralista e analogico, con riti che appartengono al secolo passato, come le pause infinite tra un pezzo e quello successivo: la band si prende il tempo per un’accordata, per una mezza sigaretta, per un sorso di vino, spezzando il ritmo della setlist, e mostrando quello che sembra essere una sorta di simulazione di sala prove, dove non c’è elettricità da live, dove il rapporto col pubblico si limita a un “faccaldi” e poco altro. Del resto siamo davanti a un pezzo di storia della musica americana, una band che gira con il pilota automatico. La setlist segue la traccia del tour, quindi ampiamente annunciata, copre tutti gli anni di attività della band e non scontenta nessuno. Sul palco sono in otto, ma diventano dieci sugli ultimi pezzi, quando i roadies imbracciano altre chitarre, arrivando a un totale di sei. Un piccolo wall of sound vecchia maniera, che chiude un live impeccabile.

In copertina foto d’archivio di Francesca Garattoni