Iron Maiden @ Milano Summer Festival
Milano, 15 Luglio 2023
Questo non è un concerto.
Questo è una walk down the memory lane, un viaggio nel passato che sa di futuro.
Perchè nel momento in cui Bruce Dickinson, davanti a una folla che urla “Maiden, Maiden, Maiden”, sorride e inizia a parlare di viaggi nel tempo, delle possibilità di attraversare i “Gate of time” (non con una Delorean come in Ritorno al Futuro ma bensì con una Fiat, per rispetto della cultura italiana), io penso a quando, a 15 anni, ho comprato la mia prima maglia degli Iron Maiden, quella di Fear of the Dark, con la speranza di indossarla un giorno ad un loro concerto. Quel giorno è arrivato 13 anni dopo, e l’attesa è stata pienamente ripagata. Ma andiamo con ordine.
Il 15 luglio, si è tenuto, all’Ippodromo Snai San Siro di Milano, The Return of the Gods Festival Milano, durante il Milano Summer Festival: è una giornata estremamente calda e, quando si arriva alla fermata di Lotto per andare agli ingressi, si inizia a realizzare che sì, sta succedendo veramente, che gli Iron Maiden suoneranno davvero quella sera per l’unica data italiana del loro The Future Past Tour. Dal momento in cui si entra effettivamente all’Ippodromo, e fino alla fine, si ha la sensazione di far parte di un’unica grande famiglia: non tanto perché tutti praticamente indossiamo la maglia o un accessorio che richiama gli album della band, ma perché tutti siamo genuinamente interessati a trascorrere una bella serata ascoltando, cantando e venerando questa band metal britannica. Proprio tutti, dai fan sfegatati che seguono il gruppo dagli anni ’80 ai bambini, in spalla ai genitori. C’è una grande energia che, come ci si aspetta, sarà poi pienamente corrisposta dall’incredibile performance live di Bruce Dickinson, Dave Murray, Adrian Smith, Janick Gers, Steve Harris e Nicko McBrain.
A scaldare gli animi (in senso metaforico, perché in senso letterario ci pensa il meteo) è una scaletta di band metal europee: The Raven Age (inglesi), Blind Channel (finlandesi), Epica (olandesi) e Stratovarius (finlandesi) si alternano sul palco portando le loro diverse sfumature di metal, ingannando l’attesa degli headliner. Si inizia con l’heavy metal de The Raven Age, che come founder e chitarrista vedono George Harris (il figlio di Steve Harris, bassista degli Iron Maiden). Il suono forte delle loro chitarre e bassi lascia poi spazio ad una declinazione dell’heavy metal, il nu metal, rappresentati qui dai Blind Channel, con quattro album in studio all’attivo e il plus di aver rappresentato la Finlandia all’Eurovision nel 2021 (oltre ad avere una delle bio più belle su IG, aka “Backstreet Boys of the metal scene”). Salgono poi sul palco gli Epica, una delle band di symphonic metal più importanti del panorama. Simone Simons è una sirena che incanta con la sua note alte, e la commistione con la voce death di Mark Jansen rende l’esperienza quasi mistica, considerando poi la forte commistione dei loro testi con tematiche che spaziano dalla spiritualità alla filosofia e fino ai più diversi ambiti della scienza. Nell’andarsene, ci lasciano con la loro cover strumentale di One Day, un brano della colonna sonora di Pirati dei Caraibi, il che da fan del gruppo e delle colonne sonore mi lascia estremamente soddisfatta e ancor più pronta per gli Iron Maiden. Chiudono con letteralmente due brani in chiave power metal gli Stratovarius perchè, avendo avuto problemi con il loro volo, sono arrivati tardi e sono riusciti a regalare al pubblico solo due pezzi, prima di lasciare spazio, puntualissimi alle 21, agli Iron Maiden.
Doctor, Doctor Please parte in playback e poi eccoli, sono sul palco, con lo spirito di chi non vede l’ora sia di suonare al pubblico sia i brani più recenti, tratti dall’album Senjutsu, che i grandi classici, quelli che infiammano (letteralmente, considerati i giochi di fuochi e fiamme che intervallano l’intero concerto) il mondo interno da quasi 50 anni. Rispettando le aspettative che il titolo di un tour come The Future Past può dare, il concerto è un viaggio di 15 brani (della durata di quasi due ore), che ripercorre la loro leggendaria carriera, tra suoni, innovazioni e intuizioni che hanno plasmato il genere metal con un occhio di riguardo verso le avanguardie. Nella prima cinquina di brani, il tema del tempo e del viaggio nel tempo fa da protagonista, con brani come Caught Somewhere in Time e The Time Machine. C’è poi spazio per vedere The Writing on the Wall e per urlare a gran voce “Not a prisoner, I’m a free man”. Bruce Dickinson è un frontman nato: più la folla è grande e partecipe, più lui si fa intrattenitore e direttore di questo coro di voci ed emozioni che nel frattempo è diventato l’Ippodromo Snai San Siro. Non può mancare Eddie The Head, la mascotte della band, che compare sul palco tre volte, una delle quali, intrattenendo una duello a colpi di armi da fuoco (scenografico ovviamente) con Bruce Dickinson stesso. Da Can I Play With Madness poi, è una vera e propria esperienza collettiva in cui tutti cantano, sempre incitati dagli accordi di chitarre, bassi e batteria, oltre che da Bruce, che urla “Milano!” ad ogni ritornello. Storia, cultura e religione si alternano grazie a brani quali Death of the Celts, Alexander the Great e Heaven Can Wait.
La sera ha ormai lasciato spazio alla notte, ma nessuno teme le tenebre quando tutti intonano a gran voce Fear of the Dark. Un ultimo salute su note di brani come Iron Maiden e The Trooper e gli Iron Maiden tornano nella leggenda. Alla quale però, questa volta, ho preso parte pure io.