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Placebo @ Anfiteatro Camerini

Placebo @ Anfiteatro Camerini

| Alberto Adustini

Piazzola sul Brenta, 18 Luglio 2023

Che poi, alla fine, spesso il tutto si riduce all’assioma secondo il quale a grosse aspettative seguono grosse delusioni, o detta in maniera più scientifico/matematica, la delusione è direttamente proporzionale all’aspettativa.

Non faccio mistero pertanto di essermi approcciato al concerto dei Placebo, nella splendida cornice di Piazza Camerini a Piazzola sul Brenta(provincia di Padova, appena a sud dell’Islanda), con un misto di serena attesa e sincera curiosità, trattandosi della mia prima volta di fronte alla band di Brian Molko.

Sorvolando a piè pari le polemiche degli ultimi giorni sulle esternazioni del frontman, scorgo con un certo stupore che c’è davvero un sacco di gente, la fila all’ingresso è piuttosto lunga e incredibilmente educata e ordinata, dietro di me si parla della data milanese dei Depeche Mode, si ragiona sulla scaletta della serata, la temperatura è incredibilmente sopportabile, non sono presenti gruppi spalla, non si potranno fare foto né video, diciamo che le premesse sono molto più che ottimistiche.

Alle 21:45, minuto più, minuto meno, dopo il doppio annuncio (inglese e italiano) sull’essere presenti, vivere l’attimo, hic et nunc insomma, l’imponente impianto luci e video allestito sul palco accoglie finalmente i Placebo, “European band” come ci terrà a precisare Mr. Molko, che senza troppi indugi dà il via alle danze con Forever Chemicals, brano che apre il loro ultimo disco in studio, Never Let Me Go.

Dopo qualche momento di assestamento dei volumi ciò che mi sorprende maggiormente e che mi tiene lo sguardo incollato al palco, è la stratificazione e la varietà dei suoni, ai quali sinceramente non ero pronto. Effettivamente non avevo notato immediatamente che sul palco sono ben in sei, oltre ai due soli membri originali Molko e Stefan Olsdal (la risposta dell’alternative rock a Martin Fucsovic), scorgo il violino di Angela Chan, già Lanterns On The Lake, oltre a Bill Loyd al basso e tastiere, Matt Lunn alla batteria e Nick Gavrilovic che si destreggia tra chitarre e tastiere.

Il ritmo del concerto è molto serrato, Brian Molko sembra non voler far scendere l’adrenalina e la tensione, i cambi chitarra sono rapidi in stile cambio gomme in Formula 1, a livello scenico lo spettacolo è davvero godibile, gli schermi alle spalle della band e le luci aumentano la carica sprigionata dalla musica, il pubblico è partecipe e tutto attorno vedo sguardi felici e distesi.

La scaletta ricalca quasi fedelmente quella degli ultimi concerti, nessuno spazio alle sorprese, a metà live me la vado a guardare su setlist.fm e, per dire il mio livello di ignoranza, scopro che da diversi anni le varie Pure Morning, Every You Every Me non vengono più suonate, non avrebbero fatto nemmeno Special K, resto perplesso, l​’intenso finale di Surrounded By Spies mi riporta sul palco, quando verso il finale del concerto la sequenza For What It’s Worth – Slave to the Wage – Song to Say Goodbye – The Bitter End sono davvero un trionfo, si respira un’energia particolare, e non posso non riconoscere che ne han fatte davvero molte di canzoni belle i Placebo.

La scaletta si chiude con Infra-Red, gli encore non lasciano spazio a sorprese, con le due cover previste, Shout e Running Up The Hill inframezzate da Fix Yourself.

Me ne torno a casa molto più che soddisfatto, ragionando tra me e me (dato che effettivamente ero solo) su quanto appena visto, sugli arzigogolati ragionamenti che spesso si fanno sulla durata dei live, sulla costruzione delle scalette, sugli effetti speciali, quando alla fine ciò che è indispensabile rimane l’avere delle canzoni. Possibilmente belle.