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Turnstile @ AMA Music Festival

Turnstile @ AMA Music Festival

| Alberto Adustini

Romano D’Ezzelino, 23 Agosto 2023

Se come si sente dire di tanto in tanto la diversità è ricchezza, noi che eravamo presenti al Day 1 dell’AMA Festival possiamo serenamente abbandonare i nostri lavori e dedicarci ad altre e più appaganti e arricchenti attività. Tipo andare a concerti.

Si scherza ovviamente, anche se oggettivamente la serata del 23 agosto è quella più multiforme e differenziata tra le cinque che compongono il festival veneto, giunto all’ottava (?) edizione e capace di presentare delle primizie assolute, leggasi Chemical Brothers, Cypress Hill, Yunglud, Megadeth e molto altro.

Arrivo al parco di Villa Cà Cornaro un pò in ritardo rispetto alle previsioni, causa intoppi vari lungo la strada, con i Bnkr44 che stanno già allietando i primi presenti. Collettivo di giovani toscani, la loro proposta è sideralmente distante dai miei gusti, non solo per una mera questiona anagrafica, tuttavia vedo gente divertirsi, alcuni miei coetanei conoscono addirittura diversi pezzi a memoria, si balla spensierati ma causa alcune insistenti gocce di pioggia opto per andare a fare una prima tappa al bar.

Il secondo artista in scaletta è il rimpiazzo dell’ultim’ora, chiamato a sostituire la defezione pesante, quella di Salmo. Parliamo infatti di Nitro, rapper “di casa”, che presenta un set di livello davvero alto. Il pubblico inizia ad aumentare sensibilmente, l’interazione tra sopra e sotto il palco è continua e coinvolgente, Nitro alterna pezzi dal suo ultimo Outsider a pezzi storici, cantati all’unisono da gran parte del pubblico, la pioggia continua a tamburellare sulle nostre teste ma il live è incalzante e mi porta a posticipare il secondo giro. Si chiude con una versione davvero sentita di Ti Direi, “Ogni errore mi ha reso la versione migliore di me”. Grande Nitro, ben fatto.

Si fa buio, si cambia nuovamente totalmente genere, si vola in Inghilterra con i White Lies. La band capitanata da Harry McVeigh dimostra di essere perfettamente a proprio agio in queste situazioni, suoni pieni, di grande impatto, anche se personalmente non apprezzo troppo questa predominanza di tastiere anni ‘80, come in Is My Love Enough.

Mi rimane la sensazione di un’esibizione che sul lungo periodo tende un pò ad appiattirsi, a rimanere entro degli argini troppo stretti, nonostante una sezione ritmica (che bel batterista è Jack LawrenceBrown!) di livello assoluto.

Ed eccoci a noi. 

Allora non faccio mistero che quando erano stati annunciati i primi nomi, i miei occhi si erano posati subito sui Turnstile. Se già il loro ultimo GLOW ON aveva un grado di gradimento nella mia personale graduatoria molto alto, per l’esibizione live tocca utilizzare il moltiplicatore. 

C’è una strana elettricità nell’aria, nel pit si avverte una certa qual tensione che preme per essere sprigionata, mi guardo intorno e non capisco se tutta quella gente sia lì per la band di Baltimorao se siano orfani di Salmo, ma per fortuna i nostri non tardano ad arrivare sul palco. E scatenare il delirio.

Come segretamente speravo l’inizio è affidato a MISTERY, brano di apertura del loro ultimo album, e tutto quello che immaginavo e sognavo inizia ad accadere. Sul palco Brendan Yates è una furia, Daniel Fang alla batteria e Franz Lyons al basso tengono ritmi insostenibili, le chitarre di Pat McCrory supportata dal nuovo innesto Meg Mills sparano quei riffoni sui quali è letteralmente impossibile stare fermi. Volano bicchieri di birre, volano persone sopra le nostre teste, Brendan salta a destra, salta a sinistra, si toglie la camicia e nei pochi momenti più rallentati accenna movenze che nemmeno Patrick Swayze in Dirty Dancing. GLOW-ON viene suonato praticamente tutto, quando nel finale parte BLACK OUT, cantata da tutto il pubblico, ho finalmente il tempo di riguardarmi intorno ed accorgermi che il dubbio iniziale non aveva ancora trovato risposta, tuttavia non c’era più una persona una che non fosse stata catturata dall’energia dei Turnstile, anzi.

C’è ancora tempo per un altro paio di canzoni, un Brendan Yates che ci informa (con mio sommo sbigottimento) che si tratta della loro prima volta in assoluto in Italia, e sulla spettacolare esplosione di coriandoli su T.L.C. cala il sipario su questa serata magica.

Si torna a casa con la convinzione che i Turnstile siano una delle live band migliori in circolazione.

Ed enormemente più ricchi. 

Già.