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The Jesus and Mary Chain @ Barezzi Festival

The Jesus and Mary Chain @ Barezzi Festival

| Gianluca Maggi

Parma, 20 Novembre 2023

Una volta il cantautore nordirlandese Andy White mi ha detto che dopo lo scioglimento dei Sex Pistols e dei Television, quando anche la parabola ascendente dei Clash e dei Ramones poteva dirsi conclusa e la dirompente forza sovversiva del movimento punk si è era ormai affievolita, ci si domandava quale nuovo fenomeno avrebbe scosso il panorama musicale. A quel punto, ricordava sempre Andy White, arrivarono The Jesus and Mary Chain e cancellarono l’idea che non ci sarebbe stato un futuro musicale per la generazione con la cresta, gli anfibi ed il giubbotto di pelle. Salivano sul palco vestiti di nero, davano le spalle al pubblico, Douglas Hart tagliava due delle quattro corde del basso perché non gli servivano ed i loro concerti erano un concentrato di distorsioni e feedback, che secondo la leggenda (neanche troppo leggenda) erano utili a mascherare le scarse capacità tecniche dei membri della band. 

Sono trascorsi quasi quarant’anni da quel momento. Ora che il chiodo ha lasciato spazio a giacche eleganti e camicie, ora che Jim Reid non solo guarda gli spettatori ma gli rivolge anche la parola, ora che il primo fischio cacofonico arriva al quinto pezzo, cosa rimane dei Jesus and Mary Chain? Risposta: la musica. Il valore della loro musica è inalterato ed il concerto di ieri lo ha dimostrato. 

The Jesus and Mary Chain sono arrivati a Parma per la loro unica data italiana, compresa nella rassegna del Barezzi Festival, e si sono esibiti davanti ad un Teatro Regio pieno e tranquillo (gli anni del pogo sono passati per la maggior parte dei presenti) ma non per questo poco partecipe. C’è chi canta ogni verso, c’è chi, non conoscendo le parole, si limita ad intonare i doo-doo-doo di loureediana memoria e c’è persino chi, nello stile di Joey Ramone, tiene il tempo durante gli stacchi urlando “one-two-three-four”. 

La scenografia è fantastica, con fasci conici di luci cangianti che spesso arrivano a toccare noi del pubblico, comodamente seduti sulle inconfondibili poltroncine rosse da teatro, e la scaletta non è da meno. I Jesus partono col botto suonando immediatamente alcuni grandi classici del loro repertorio, come Blues From a Gun e April Skies, e non si fermano letteralmente più. Le canzoni si susseguono freneticamente, senza sosta e costituiscono una sorta di greatest hits. La band suona infatti senza snobismo (perché lo snobismo è poco punk) tutte le canzoni che i fan vogliono ascoltare: quelle nuove, come Amputation, e quelle vecchie, come Taste of Cindy, che non dura più di 90 secondi. Ad un certo punto il mio vicino urla “Come on William, make some noise” e lui, cortesemente, attacca a suonare il riff di Happy When It Rains catapultandoci nella fase più intensa del concerto. Some Candy Talking ad esempio, che ricorda una canzone dei Velvet Underground, specialmente quando il batterista si alza come Moe Tucker per suonare il ritornello, arriva poco più tardi e rappresenta uno dei picchi emotivi della serata. Dopodiché lo stesso William si lamenta perché siamo “very quiet” ed il fratello Jim ci incita ad alzarci: sobillatori! È un momento liberatorio, finalmente possiamo goderci il concerto come si deve. I più temerari si accalcano davanti agli otto subwoofer posti ai piedi del palco, mentre gli altri si limitano ad ancheggiare felici e nostalgici sulle note di Darklands e Just Like Honey prima di venire investiti dai dieci rumorosissimi minuti di Reverence: il pezzo conclusivo che ci ricorda che, anche se il tempo passa, certe cose non cambiano mai. 

La Canzone della serata: Happy When It Rains

P.s.: questa mattina, al mio risveglio, avevo in testa Darklands così ho tirato fuori dal mobile tutti i dischi dei Jesus che ho… buon segno.

jesus and mary chain barezzi setlist