Paolo Nutini @ Arena Alpe Adria
Lignano Sabbiadoro, 24 Giugno 2024
Avrei potuto iniziare a scrivere di questo live prima di assistervi.
È doveroso che io comunichi, prima di lasciarvi andare avanti nella lettura, che il concerto del 24 Giugno 2024 a Lignano Sabbiadoro non è il mio primo live di Paolo Nutini in Italia.
Potrei dire che siamo a cinque ma, al fine di non cadere in noiosi paragoni, proveremo a rimanere concentrati sulla data in questione e proporre un punto di vista che guarda al futuro di questo cantautore scozzese. Procediamo con ordine.
È una piacevolissima serata di Giugno, mi trovo all’Arena Alpe Adria di Lignano Sabbiadoro. Il contesto è suggestivo e un tramonto di attesa rende il tutto più piacevole. Il caldo quasi assente. Lo spazio è distribuito tra parterre e gradinate in un’unica continuità, lasciando libero lo spettatore di decidere se godersi il concerto nella prima o seconda modalità. Tutto lascia presagire una serata di intimità con un numero di spettatori massimi che, nonostante il sold out, è veramente esiguo.
Ore 21:15 circa, Paolo Nutini e la sua band salgono sul palco uniti e con uno stile decisamente sobrio.
Potremmo allungare questo report con frasi gossip sullo stile maglietta & jeans da antidivo, o per la passione di Paolo per i superalcolici, ma alla fine spero non siate qui per questo.
Nutini è ormai un artista affermato che non necessita di particolari presentazioni: una voce unica attraversa una produzione totale di quattro album studio in quasi vent’anni di carriera. Una produzione non particolarmente prolifica ma in grado di lasciare il segno, a dimostrazione che forse non abbiamo bisogno di un album nuovo ogni due anni.
Un bicchiere ed un telefono rosso sono appoggiati accanto al sintetizzatore e si inizia subito forte con Afterneath, brano di apertura anche dell’ ultimo LP del 2022 Last Night in the Bittersweet. Il telefono è l’unico vezzo artistico del palco in funzione al testo della canzone (Nutini lo userà infatti per cantare “I got your call on a red telephone” ndr). Lo stile è attinente all’album e questa è una delle poche eccezioni di un concerto tutto riarrangiato rispetto alle versioni in studio. Il pezzo è pischedelico, potente quanto basta e connesso con un filo rosso ad un celebre successo di Nutini, Iron Sky, per la scelta di inserire discorsi o citazioni. In questo caso è il turno di alcune frasi riprese dal film True Romance di Quentin Tarantino del 1993. La protagonista del film pronuncia, tra le altre, le parole “You’re so cool” che ritroviamo proiettate come accompagnamento al pezzo, sullo schermo allestito per il concerto.
Piccola liaison musicale e si passa a Scream (Funk My Life Up), direttamente dall’album Caustic Love, penultimo lavoro dell’ artista del 2014. Il pezzo è pienamente groove e funk, testo leggero e fresco.
Con la terza traccia, Let Me Down Easy, iniziamo a percepire il vero argomento fulcro di questo report: le influenze ben precise dell’elettronica nel presente, e forse futuro, artistico di Paolo.
L’apporto di un nuovo membro della sua band, una ragazza timidissima alla chitarra e sintetizzatore della quale non sono riuscito a reperire il nome, assieme al mitico Donato Di Trapani alla pianola, è straordinario. Passaggi elettronici eleganti e mai banali, basi e arrangiamenti quasi irriconoscibili, tanto che gran parte del pubblico farà fatica a riconoscere i pezzi dalle primissime note. Che goduria. Questo è uno degli elementi che più mi permettono di immergermi in un live, improvvisazione e sperimentazione più che un mero copia e incolla dall’album studio.
Ora veniamo al punto dolente e, a mio avviso, di non ritorno della serata: Nutini si prepara seduto per una sezione di pezzi alla chitarra acustica tecnicamente complicati e ricchi di arpeggi , proprio qui in un momento di esecuzione intimo e ricco di impegno la maleducazione di una parte del pubblico alla destra del palco che insiste nel chiedere dei vecchi pezzi più blasonati, spezza il flusso artistico di Paolo che poco dopo non resiste e interrompendo il pezzo Everywhere esclama “Tell me what you want me to play, l’ll do it. Then please just go fucking away”. Cala il gelo ed io sono dispiaciuto.
Come dichiara proprio Paolo in una recente intervista “Per me la cosa che conta di più è cantare quelle (le canzoni ndr) che sono più importanti per me oggi”. Lo penso anch’io, e al gruppetto di maleducati voglio dire anche io just go fucking away.
Da questo momento in poi, potendo raffrontare il concerto con quello straordinario di quarantott’ore prima a Lido di Camaiore, l’interazione con il pubblico e forse la voglia di suonare rallentano bruscamente.
Il cambio lascia spazio a una New Shoes eseguita in stile “Tenetevi questo pezzo vecchio”.
La seguente Petrified in Love è un rock positivo che si distingue dalla versione su disco per la ripetizione della parola petrified in ogni occasione possibile durante le incursioni delle chitarre elettriche. Accento e timing piacevolissimi.
Passiamo ora nuovamente al punto sul quale voglio porgere maggiore attenzione in questo report, come già menzionato sopra: la nuova svolta nei gusti musicali dell’artista.
Nutini si cimenta in un solo con il sintetizzatore che richiamano la mia memoria, non ci arrivo subito ma poi mi salta un nome alla mente che scrivo subito nei miei appunti: Vangelis. Qui si nasconde quello che potrebbe essere un presagio sui futuri lavori di Nutini, che si dichiara già pieno di nuove idee per una nuova produzione. L’accostamento tra una voce naturalmente votata al blues come la sua potrebbe fondersi con chiare ispirazioni New Wave ed elettroniche. È lo stesso Nutini a dichiararsi fan quasi ossessionato dell’album Chinese Restaurant dei Krisma, band elettronica anni settanta e tutta italiana che Paolo omaggia nell’outro di Pencil Full Of Lead, con la cover di C-Rock.
Candy e Children Of The Stars costringono la mia memoria a lavorare ancora una volta per associazioni. Nella nuova interpretazione ci vedo lo stile dei Dire Straits, chitarra elettrica country e pulita.
Interessante e, ancora una volta, qualcosa di nuovo nell’approccio che contribuisce ad una interpretazione rilassata dei pezzi dove Nutini limita i suoi graffiati all’essenziale.
Iron sky è una pietra miliare nella discografia nutiniana, messaggi di pace e fratellanza vengono urlati come in una piazza, ed è una protesta che il pubblico accoglie cantando. Nutini scende vicino alle transenne in un atto di riappacificazione con il pubblico e forse è proprio questo il modo di andare d’accordo con lui e i suoi live: esserci, cantare, rispettare. Insomma se siete quelli di “vado a sentirlo perché conosco a memoria New Shoes o Candy” lasciate perdere. Nutini non è più quello e abbracciare i nuovi stili degli artisti che apprezziamo è un’occasione unica per divertirsi guardando a ciò che non si conosce e magari uscirne con spunti interessanti. Io stesso non conoscevo Chinese Restaurant dei Krisma eppure adesso sono nella mia playlist.
Chiude il concerto un altro pezzo dell’ultimo album, e siamo a ben undici tracce su diciotto, Shine A Light.
Ancora una volta siamo pervasi da un messaggio di non farsi demoralizzare dagli eventi e l’outro elettronica lascia proprio l’intento di far muovere il pubblico ed esprimersi con positività.
In conclusione, la parola che più riassume questo concerto è futuro: il prossimo LP potrebbe essere un lavoro di fusione tra new age e blues interessantissimo.
Il messaggio che esce all’uscita dell’Arena di Lignano è quindi un’attesa carica di elettricità per il suo prossimo lavoro.
Prenditi il tuo tempo Paolo, all’arte non si mette fretta.
Foto di copertina da archivio