Bdrmm, Slowdive @ Sexto ‘Nplugged
Sesto al Reghena, 6-7 Luglio 2024
Sulla Terra, inteso come pianeta, in condizioni normali, il suono si propaga alla velocità di quasi 1200 km/h. Le onde sonore si diramano e diradano in più direzioni, disperdendosi nell’atmosfera o cozzando contro vari ostacoli, siano essi edifici, alberi, corpi.
Ho provato a cercare in internet le risposte alle mie lacune in fisica, specie in riferimento non tanto alla velocità di queste onde sonore quanto piuttosto alla durata delle stesse, quanto tempo cioè occorre perchè l’onda raggiunga il valore nullo, perchè voglio credere che nella piazza castello di Sesto al Reghenae nelle viuzze adiacenti stiano ancora riverberando echi delle ultime due serate dell’edizione 2024 di Sexto ‘Nplugged.
Sono state due giornate a forte tinte UK, specie il sabato, che vedeva in programma i Jadu Heart e i Bdrmm.
I primi, al debutto in Italia, hanno portato sul palco la loro visione riveduta e declinata in maniera totalmente personale del dream pop, evitando di cadere nel già visto/già sentito, orbita Beach House per intenderci e rimanere nei contemporanei, ma sconfinando non di rado nel post punk. Diva Jeffrey (synth, basso e voce) e Alex Headford (synth, chitarra e voce), nell’occasione accompagnati da violino e batteria, regalano un set di grande livello, vario, mai piatto o banale, con Headford che verso il termine del live scende in mezzo al pubblico per improvvisare un allegro pogo in mezzo alla folla.
A seguire gli headliner della serata, quei Bdrmm che fino alle 22:40 del 6 luglio mi risultavano ancora una creatura sfuggevole, impossibile da inquadrare ed afferrare. Adoravo la loro anima post rock mentre faticavo di più ad apprezzarli nei loro momenti più dreamy. Ed invece già dalle prime note di Alps i pochi dubbi venivano scacciati, la potenza e la profondità di suono che il quartetto inglese riesce a sprigionare è tanto sorprendente quanto ammaliante. E la voce di Ryan Smith regala brividi veri lungo tutta la durata del live. We Fall Apart, Gush, Standard Tuning travolgono di luci e suoni i presenti (non numerosissimo il pubblico a dire il vero, peccato), è poesia pura e magia vera. Meraviglia.
La domenica, mi si conceda un parallelo evangelico, un pò come accadde nelle nozze di Cana, Sexto ‘Nplugged tiene da parte il vino più buono per la fine, ed infatti la doppietta di chiusura recita I Hate My Village e Slowdive.
I primi sono i veri vincitori della serata, a mio avviso. Il loro ultimo disco mi era piaciuto ma sembrava mancare di mordente, di accenti, di spigoli, tutte caratteristiche che invece i quattro (Viterbini, Rondanini, Fasolo, Ferrari) dal vivo fanno comparire in maniera copiosa e sorprendente. Volumi alti, diffusa sensazione di caos, la batteria di Fabio Rondaninia seminare ritmi sghembi senza soluzione di continuità, e quando hai una quantità di talento tale sul palco e la sincera voglia di suonare e divertirti non può che culminare in un enorme apprezzamento da parte di una Piazza Castello stasera sì praticamente sold out.
Ed eccoci al momento clou della serata e di forse tutto Sexto, ovvero l’esibizione degli Slowdive. Era la mia terza volta di fronte alla band di Reading, in cuor mio sapevo cosa aspettarmi, avevo anche intravisto un pò delle scalette delle serate precedenti, ma nonostante ciò in più momenti mi sono trovato totalmente impreparato e in balia degli eventi.
Si è trattato di un’esibizione in continua crescita, non solamente grazie alla scaletta, ma sulle prime la sensazione fosse che Rachel, Neil e compagnia fossero in modalità “compitino”, another day at the office per capirsi. Ma da Souvlaki Space Station in avanti è stato un fiume inarrestabile di incalcolabile poesia, culminata con la coda estatica di Golden Hair, il punto più alto del live e picco di bellezza ad altezze inaccessibili ai più.
Senza dubbio la mia teoria si scontrerà con la fisica e con molte sue leggi, ma voglio continuare a sognare e a credere che da qualche parte, in qualche anfratto, in un vicolo cieco, in una sorta di spazio sospeso, in questo momento si possano continuare ad udire, impegnandosi a fondo, le chitarre di When The Sun Hits.