Galzignano Terme, 5 Agosto 2024
Non so se ce l’avete presente quella serie di video intitolata If Google was a guy, nella quale, come il titolo già fa intendere, Google è un impiegato e riceve nel suo ufficio una lunghissima fila di utenti che fanno domande (ovvero le ricerche), alcune diciamo normali, altre decisamente inconsuete.
Questo preambolo perchè, mentre mi trovavo in procinto di fissare su carta una manciata di pensieri sul CLAMOROSO concerto di Timber Timbre all’Anfiteatro del Venda, ho fatto – e non me ne vergogno – esattamente queste due ricerche su Google:
- quante stelle cadono ogni giorno;
- quanti concerti ci sono ogni giorno nel mondo.
In maniera decisamente ottimistica confidavo di trovare un valore credibile per ciascuna domanda ed ottenere poi una percentuale, eseguendo una semplice divisione, che mi avrebbe finalmente portato a conoscere quante probabilità c’erano che, alle spalle del palco affacciato su una porzione della pianura padana, nel momento esatto in cui Taylor Kirk e i suoi tre compagni di viaggio, a qualche decina di chilometri sopra le nostre teste, sarebbe caduta una luminosissima stella cadente, vista dai più, a sentire il boato e conseguente applauso.
Lo stupore e l’incanto di un accadimento sì raro, ai limite dell’incredibile considerato il tempismo, tuttavia non affievolisce, al contrario, si consolida e cresce, minuto dopo minuto, brano dopo brano.
La band canadese si presenta stasera in formazione a quattro, disposti in maniera anomala sul palco, ravvicinati e quasi in cerchio, con Kirk in ombra in seconda fila, affiancato dalle tastiere di Marianna D’amario, alla quale sono affidati anche i cori, mentre poco più avanti, in proscenio la batteria di Adam Bradley Schrieber e i synth/tastiere/rumori di Mike Dubue.
L’alchimia che i Timber Timbremostrano al numeroso pubblico accorso è stupefacente, la leggerezza e la dolcezza delle melodie suonate quasi in punta di dita, senza voler eccedere mai, una misurata eleganza che sfocia in una smisurata bellezza.
Ask the Community, I’m Coming to Paris to Kill You, Black Water, Holy Motors sono alcuni dei brani che riempiono la scaletta (e i nostri cuori), anche se, e sembra impossibile ma credetemi è andata così, è quando iniziano i bis che la faccenda si fa ancora più seria, la distanza del palco dalle stelle sopra le nostre teste si azzera, Taylor Kirkci porta ad altezze inesplorate, anzi negate ai più, con gli encore, prima con una straordinaria versione di Hot Dreams e, uscito di nuovo per acclamazione, da solo con la chitarra, a donarci un’altra stella, la più luminosa, Demon Host.
Nelle sere migliori, con le condizioni ideali, guardando nella direzione giusta, è possibile vedere fino a cinquanta stelle cadenti.
In Italia ogni giorno ci sono letteralmente migliaia di eventi, il che porta la probabilità che ciò accada di nuovo a ridosso dello zero, quindi mettetevi il cuore in pace.
Potete, se volete, consolarvi digitando “stelle cadenti” su Google e vedere che succede.