Sum 41 @ Unipol Arena
Bologna, 16 Novembre 2024
È difficile rendere giustizia in poche righe a ciò che è accaduto nella serata di sabato 16 novembre all’Unipol Arena. Si è trattato di un saluto sentito, una famiglia che abbraccia per l’ultima volta i propri beniamini, i Sum 41. Al posto delle lacrime e della tristezza, attorno a me ho potuto vedere e sentire entusiasmo, venerazione e tanta carica ed emozione. “It’s a celebration!” dichiara Deryck Whibley: sul suo viso è stampato il sorriso di chi sa di avere davanti due ore in cui, non solo dominerà la prima data sold out italiana del loro ultimo “Tour of the Setting Sum”, ma potrà farlo mentre sono ancora all’apice della loro forma fisica e musicale.
I Sum 41 sono quella band pop punk di cui tutti ci ricordiamo, anche chi non ascolta pop punk, anche chi non è patito di musica. Il gruppo composto da Deryck Whibley(frontman), Dave “BrownSound” Baksh (chitarrista), Jason “Cone” McCaslin (bassista), Tom Thacker (chitarrista e tastierista) e Frank Zummo (batterista) – e chi li ha preceduti nelle formazioni che si sono susseguite negli anni – hanno composto alcune delle principali colonne sonore dei primi poghi della nostra generazione, quella a cavallo fra Millennials e Gen Z.
Il privilegio di poter aprire un evento di questo calibro poteva essere attribuito solo ad una band: i Neck Deep, che rappresentano ad oggi una delle maggiori promesse del pop punk a livello internazionale, fondendo sonorità old school e un’attitudine fresca ed energica. La loro performance convince e trascina il parterre a scaldare le ginocchia.
I protagonisti della serata fanno il loro ingresso sul palco sulle note di Motivation dal secondo album All Killer No Filler (2001) e dietro di loro si illumina la scenografia che riporta tutte le grafiche degli album storici della band. La setlist di quasi 30 pezzi ripercorre la storia di un gruppo che nel tempo non ha mai perso la capacità di proporsi con un sound sempre estremamente riconoscibile, un’identità tra le più forti anche fra le band dello stesso genere. Seguono le hit di quel capolavoro di Does This Look Infected? (2002), The Hell Song e Over My Head (Better Off Dead) e il pit inizia a far spuntare i primi piedi volanti dei crowd surfers.
Se deve essere l’ultima festa, non deve mancare niente: pezzi da pogare, ballad su cui piangere, hit nuove e vecchie, brani sottovalutati o poco conosciuti che sbalordiscono dal vivo. Di questa ultima categoria, personalmente, devo sicuramente citare War, unica canzone selezionata dall’album 13 Voices, che, grazie alle straordinarie armonizzazioni fra Whibley e BrownSound e alla linea vocale dal tono epico, diventa un’esperienza sublime. La setlist va ad attingere anche all’ultima fatica della band canadese, Heaven :x: Hell (2024), con l’inno Landmines e la frenetica Rise up. Non mancano poi alcune perle che non suonavano da vent’anni come Noots e, d’altro canto, i sempreverdi come Fat Lip o Still Waiting.
Nei giorni precedenti al concerto, confrontandomi con qualche amico sulle caratteristiche della band, si parlava di come nel panorama pop punk i Sum 41 si siano sempre distinti per marcate influenze heavy metal anni ’80-’90. Difatti, durante il live, al momento di We’re All To Blame incitano i metallari tra il pubblico fino a sfociare in un piccolo tributo ad alcuni classici del genere, accennando l’intro di Raining Blood degli Slayer e chiedendo a BrownSound di deliziarci con l’assolo di Master of Puppets dei Metallica.
Quello che mi porto a casa da un evento di questa portata è sicuramente la sensazione di aver fatto parte, anche solo per poco, di una grande famiglia: “You have been the Sum 41 family for almost 30 years!” afferma Whibley ringraziandoci ripetutamente.
L’iconico frontman non ha mancato un’occasione per rivolgere cure ed attenzioni nei confronti di un pubblico affezionato e devoto. Questa aria di casa, di appartenenza l’abbiamo respirata tutta la sera, fino al momento, dolce e potentissimo allo stesso tempo, del congedo. Dopo un paio di encore, dopo che ci avevano quasi fatto intendere che non ci fosse più un’ultima canzone, ci siamo commossi su So Long Goodbye e abbiamo saltato un’ultima volta su Welcome To Hell.
È stato un onore per me aver partecipato all’ultima festa dei Sum 41.
Setlist
- Motivation
- The Hell Song
- Over My Head (Better Off Dead)
- No Reason
- Out for Blood
- War
- Underclass Hero
- Noots
- Landmines
- Dopamine
- Raining Blood
- Master of Puppets
- We’re All to Blame
- Some Say
- Screaming Bloody Murder
- Walking Disaster
- With Me
- Makes No Difference
- My Direction / No Brains / All Messed Up
- Preparasi a salire
- Rise Up
- Pieces
- Fat Lip
- Still Waiting
Encore:
- Summer
- Waiting on a Twist of Fate
- In Too Deep
Encore 2:
- So Long Goodbye
- Welcome To Hell